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Salone Francoforte, futuro non è solo elettrico

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 L’industria europea dell’automobile viaggia, in questo momento, su un nastro di asfalto costellato di buche (la guerra dei dazi, l’incognita Brexit) e di altre difficolta’ inaspettate, come il rallentamento delle vendite degli EV in Cina e l’andamento non positivo dell’economia tedesca. Ma preoccupa anche il fatto che la tanto esaltata transizione verso l’elettrificazione della mobilita’ non si traduca ancora in una ‘rivoluzione’ del mercato. Come ha recentemente ribadito Max Warburton, analista della Salford C Bernstein “non esistono al momento studi di marketing che confermino che esiste la capacita’ di vendere le auto elettriche” assicurando, ad esempio, lo stesso successo che in pochi anni hanno avuto i suv. L’edizione 2019 del Salone Internazionale dell’Automobile di Francoforte, che si aprira’ al pubblico il prossimo 12 settembre si inaugura dunque all’insegna dell’incertezza e dei dubbi sul ‘distacco’ dalle fonti energetiche tradizionali. Una condizione che frena l’acquisto delle auto, soprattutto nelle fasce alte e quindi piu’ remunerative per l’industria. Lo confermano anche i dati sulle vendite nel mercato interno in agosto, sceso dello 0,8% (rispetto allo stesso mese del 2018) e un calo non solo per i diesel (-8,2%) ma anche per i modelli benzina (-2%) e per gli ibridi plug-in (-9,1%) a fronte di una crescita percentualmente elevata delle elettriche (+103,5%) ma limitate a 5.001 unita’. Un segnale interessante – anche in funzione degli investimenti annunciati per ampliare la rete distributiva – e’ l’aumento dei modelli alimentati a metano, +183,7% in agosto. Ad eccezione di Mercedes (+22%) non vanno bene nel mercato interno i grandi marchi tedeschi premium, con Audi che scende del 10,5% e Bmw che perde il 3%, ma lo stesso colosso Volkswagen (in attesa dell’arrivo della Golf 8 e della sua prima elettrica ID.3 che verra’ svelata proprio al Salone di Francoforte) vede diminuire le sue vendite in agosto del 17,1%. Vanno invece bene in Germania (e non e’ un bel segnale) i brand piu’ popolari e meno costosi: Dacia +20,8%, Hyundai +20,4%, Peugeot +17,9%, SsangYong +16,7%, Skoda +13,8% e Citroen + 12,2%. Un salone che gia’ nella preparazione – con oltre 20 marche assenti – aveva evidenziato la criticita’ del momento e che nei quattro padiglioni occupati alla Frankfurt Messe (erano 8 quelli occupati nell’edizione 2017) vedra’ la presenza (rimasti a casa tutto il Gruppo FCA e quello PSA, ad eccezione del brand tedesco Opel) solo tre le aziende non tedesche: la francese Renault (che attraverso l’Alleanza con Nissan e Mitsubishi ha comunque in atto una stretta collaborazione con la Daimler), la giapponese Honda e la britannica McLaren. Molti i temi all’ordine del giorno durante i convegni e le presentazioni a calendario. Su tutte spicca il tema della elettrificazione e della transizione a questa soluzione di mobilita’ indicata ‘irrinunciabile’ ma non ancora accettata dal mercato. L’industria Ue ha investito somme enormi su questa svolta tecnologica, ma come ha ribadito l’Acea – l’associazione europea dei costruttori – sono le autorita’ nazionali a doversi fare parte attiva nella creazione delle strutture di ricarica e delle condizioni (vedi incentivi) che possono far decollare l’elettrico. Intanto, e molte Case hanno gia’ ‘cavalcato’ questo trend, il diesel mostra una nuova e inaspettata vitalita’. Quella che secondo molti esperti e’ ancora la soluzione piu’ desiderata dei clienti, soprattutto nella fascia medio-alta e alta, puo’ contare adesso su raffinate tecnologie di trattamento dei gas di scarico che abbattono dell’80% i famigerati ossidi di Azoto (NOx). A Francoforte le novita’ con la scritta ‘gasolio’ sul tappo saranno molte, forse piu’ numerose di quelle con le prese elettriche. E questa volta, con l’entrata in vigore delle nuove norme sulle omologazioni e i controlli su strada RDE, sembra assolutamente credibile la previsione fatta da Stefan Hartung a capo del settore Mobility Solutions di Bosch che, guardando al 2030, pone le vendite dei veicoli con motore a combustione, di cui molti assistiti dall’elettrificazione, al 75% del totale mondo.

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Dita e viso, il futuro della sicurezza senza password

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Intel ha istituto il World Password Day nel 2013. Ogni primo giovedì di maggio, da quell’anno, si ricorda l’importanza delle chiavi alfanumeriche, numeri e parole, per proteggere le nostre vite digitali. Una giornata che potrebbe presto essere un ricordo, con la dismissione delle password tradizionali a favore di metodi più sicuri. Non a caso, l’azienda di sicurezza Sophos vorrebbe ribattezzare l’iniziativa come “Giornata mondiale della password e dell’autenticazione a più fattori”. Per gli esperti del Clusit, l’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica, alle password resta poco da dire: la biometria, ossia la scansione di polpastrelli e del viso, su smartphone, tablet ma anche computer, è l’unica via percorribile per difendere i dati dai criminali informatici.

“Le tecnologie attualmente disponibili consentono di implementare sistemi di protezione decisamente più efficaci rispetto alle sequenze di numeri, lettere e caratteri speciali che, moltiplicate per le decine di servizi digitali che ognuno di noi utilizza, sono oggettivamente impossibili da memorizzare, oltre che facilmente rintracciabili dai cyber criminali” afferma Alessio Pennasilico del Comitato Scientifico del Clusit. La sicurezza digitale può essere oggi garantita, per il Clusit, soltanto da tecnologie moderne di protezione degli account. Tra queste, l’autenticazione multi-fattore, che richiede una doppia validazione, oltre alla password, per verificare l’identità e ottenere il via libera per l’uso di un account, una rete o un’applicazione. Un esempio è la ricezione di un codice temporaneo che arriva sul proprio numero di cellulare.

Oppure i sistemi biometrici, che includono la mappatura delle impronte digitali, il riconoscimento facciale e la scansione della retina, e da altre tecnologie cosiddette “passwordless”, più sicure e meno attaccabili. Dello stesso parere è l’azienda di cybersecurity Kaspersky, che ha ricordato come, negli ultimi mesi a livello globale, quasi otto piccole e medie imprese su dieci (76% delle intervistate) siano cadute sotto i colpi degli hacker spesso a causa di password deboli e ripetute. Il 34% delle Pmi ha riportato fughe di dati riservati, il 23% danni alla reputazione e il 20% perdita di fiducia dei clienti. Circa il 9% ha dovuto sospendere le proprie attività. Per chi usa ancora la combinazione di lettere e numeri, i consigli sembrano ovvi ma ancora necessari: “Non scrivere le password su quaderni o foglietti adesivi” spiegano dalla società di sicurezza Trend Micro “ed evitare nomi e date di nascita. Per noi sono facili da ricordare ma semplificano la vita ai ladri di informazioni digitali”.

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Media, ‘Apple intensifica le trattative con OpenAI’

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Le trattative fra Apple e OpenAI si intensificano dopo mesi di contatti ai minimi. Pur restando in trattative con Google per un possibile uso della sua chatbot Gemini, Cupertino ha iniziato a discutere con OpenAI i termini per un possibile accordo per integrare le sue funzionalità di intelligenza artificiale in iOS18, il prossimo sistema operativo dell’iPhone. Lo riporta l’agenzia Bloomberg citando alcune fonti, secondo le quali Apple non ha ancora deciso con chi collaborerà.

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Apple potrebbe lanciare in autunno l’IA su iPhone

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È ancora una volta Mark Gurman a fornire nuovi dettagli sui progetti di intelligenza artificiale di Apple. Secondo l’informatore di Bloomberg, ed esperto della Mela, il colosso americano starebbe lavorando ad un’IA per iPhone, da lanciare in autunno insieme all’aggiornamento del sistema operativo iOs 18, che mette al centro la privacy degli utenti. Il riferimento è ad un software che non userebbe la connessione internet per rispondere alle domande degli utilizzatori. Il grosso del lavoro sarebbe dunque svolto direttamente sul dispositivo, grazie al database su cui poggerebbe il cosiddetto Llm, large language model.

Anche i concorrenti, da ChatGpt a Copilot e Gemini di Google possono contare sull’archivio di informazioni a disposizione, con la differenza di incrociare dati da internet per fornire risposte più precise e aggiornate. Secondo Gurman, la scelta di Apple porterebbe ad un chatbot con un potenziale minore rispetto a quelli che si connettono al web, e per questo, la compagnia potrebbe colmare il gap inserendo in alcuni contesti del sistema operativo Gemini. Proprio un mese fa, era balzata in rete la notizia di un accordo tra Apple e Google per l’integrazione dell’IA di quest’ultima sugli iPhone. “I principali vantaggi dell’elaborazione sul dispositivo saranno tempi di risposta più rapidi e una privacy superiore rispetto alle soluzioni basate su cloud” scrive Bloomberg. La novità è prevista per l’autunno, con la disponibilità di iOs 18 ma già il 10 giugno, giorno di apertura della conferenza degli sviluppatori Apple Wwdc 2024, sono attese anticipazioni, in modo particolare durante il keynote di apertura di Tim Cook, amministratore delegato dell’azienda.

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