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Cronache

Strage di Erba, Azouz Mazourk vuole la revisione del processo: Olindo Romano e Rosa Bazzi non sono gli assassini di mio figlio, io so chi è stato

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Azouz Marzouk, tramite il suo legale Luca D’Auria, ha chiesto alla Procura generale di Milano di raccogliere elementi ai fini della revisione della sentenza di condanna all’ergastolo per la strage di Erba (quattro vittime e un ferito grave) l’11 dicembre del 2006, per la quale sono stati condannati Olindo Romano e Rosa Bazzi. Azouz, marito e padre di due delle vittime, in più interviste agli organi di stampa aveva messo in dubbio la colpevolezza della coppia, rea confessa che poi aveva ritrattato.

L’avvocato Luca d’Auria contesta in particolare la genuinità della confessione della coppia, condannata in via definitiva all’ergastolo in Cassazione. Sarebbero troppi gli “errori” contenuti nelle confessioni rispetto a quanto emerso in seguito. La stessa difesa dei coniugi Romano è al lavoro per una richiesta di revisione della sentenza e, nei mesi scorsi, ha chiesto l’accesso a dei reperti mai analizzati sulla scena del delitto, quali un accendino, un mazzo di chiavi e dei peli ritrovati nell’appartamento. A questo proposito, gli avvocati Fabio Schembri, Luisa Bordeaux e il professor Nico D’Ascola hanno di recente inviato al pm di Como una richiesta di accesso ai reperti, sempre in previsione di una richiesta di revisione della sentenza per l’ex netturbino e l’ex donna delle pulizie reclusi rispettivamente a Opera e a Bollate, a Milano. Nella strage furono uccisi Raffaella Castagna, suo figlio Youssef, di poco piu’ di due anni, la madre di Raffaella, Paola Galli, e una loro vicina di casa, Valeria Cherubini. Rimase gravemente ferito, e divenne il principale testimone conto i coniugi Romano, Mario Frigerio, che mori’ anni dopo. Sul versante della revisione del processo si è speso molto, anche con una bella intervista in carcere ad Olindo Romano, la trasmissione Le Iene di Italia Uno.

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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