Una certezza però v’è nel M5s: “Il reddito di cittadinanza è la linea del Piave, non si indietreggia di un millimetro”. Costi quello che costi.
La Lega punta ad alzare il regime forfettario per le partite Iva (costa 1,5-2 miliardi). La “pace fiscale” è l’altro punto dolente.
La Lega vuole un condono. Per il M5S sarebbe inaccettabile. Ancor di più quello che sostiene il sottosegretario leghista al Tesoro, Massimo Bitonci: tetto a un milione a contribuente per le somme contestate dal fisco, e un meccanismo permanente per chiudere le liti pendenti (oltre a una riedizione tris del condono sui capitali esteri).
Il capitolo più corposo riguarda però le pensioni. La possibilità di alzare quelle minime a 780 euro per arrivare alla “pensione di cittadinanza”, annunciata da Di Maio vale oltre 10 miliardi, e ne servono altrettanti per la quota 100 (tra età d’ uscita e contributi versati) che vuole Salvini.
Parte delle risorse dovrebbe arrivare dal taglio delle “pensioni d’oro”, che secondo i 5stelle riguarderà la parte non coperta dai contributi versati per gli assegni a partire dai 4.500 euro netti mensili. E su questo pare esserci accordo. Il problema serio è che là dove c’è accordo politico non ci sono soldi per fare alcunché. Insomma il governo è nelle mani di Tria. O forse è Tria che è in bilico? Di Maio pare sia molto stanco dei traccheggiamenti e della mancata apertura del ministro su quasi tutto. Insomma Tria appare ai 5Stelle non come il ministro del Bilancio italiano ma si comporta come il capo della trojka di Bruxelles che ci spiega cosa fare e quanto spendere. Insomma un sorvegliante di Bruxelles piuttosto che un ministro del Governo Conte. E questo è un problema serio. Perchè il governo Conte non sarà il governo politico uscito dalle urne, ma ha un programma politico da seguire. C’è il famoso o famigerato contratto da far rispettare.