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La storia di Paolo, capo di azienda farmaceutica e padre di un bambino con una malattia rara

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Quando le sfere personali della vita intersecano la scienza e la tecnologia, spesso, nasce il progresso con effetti benefici universali. Paolo Galfetti è Ceo di Apr, un’azienda farmaceutica che da tempo si dedica a ricerca e sviluppo ma e’ al contempo padre di un ragazzo di 18 anni affetto da fenilchetonuria (PKU), sindrome metabolica rara che colpisce circa 3.000 pazienti in Italia e un neonato su 10mila in Europa. Un difetto ereditario con effetti tossici per il cervello che se non adeguatamente trattata rende difficile scongiurare un irreversibile ritardo mentale oltre ad importanti deficit neuro-cognitivi. “Diventare padre – ripete Paolo – e’ stata una grande gioia ma dopo la nascita ci siamo ritrovati al San Paolo di Milano con una diagnosi di Fenilchetonuria senza sapere nemmeno cosa fosse. Ho vissuto personalmente l’angoscia di dover gestire dal punto di vista familiare la situazione. Ci sono voluti anni – confessa Paolo – per razionalizzare e prendere le distanze da questa situazione ma ci siamo risusciti al punto che ora c’e’ un gruppo di 3 fratelli che sta insieme. Mi sento un privilegiato per aver avuto la possibilita’ di guardare al paziente in un altro modo, mettendolo al centro e riorientando l’approccio della ricerca che non avesse solo la chimica al centro”.
Oggi grazie all’innovazione scientifica e farmacologica, una terapia dietetica particolarmente severa con cui tenere a bada i livelli di fenilalanina, consente di vivere una vita normale. La fenilchetonuria e’ una malattia recessiva: i genitori del paziente ne sono portatori sani e non se ne sa nulla fino a prima della nascita. I ricercatori di Apr, partendo dall’esperienza diretta di Galfetti, hanno elaborato dei farmaci a base di miscele di amminoacidi facilmente assorbibili, per garantire un adeguato apporto proteico alle persone con PKU. L’Applied Pharma Research e’ una realta’ con una lunga tradizione di famiglia alle spalle. “Iniziata negli anni ’50 quando mio nonno brevetto’ i primi mezzi di contrasto per le radiografie”, racconta Galfetti. L’azienda vera e propria e’ nata un ventennio fa, distribuisce farmaci gia’ in 50 Paesi ma solo negli ultimi anni, complice la vicenda familiare privata, si e’ aperta alle malattie rare. Il nuovo ramo ha portato con se’ un’evoluzione nell’approccio alla ricerca: dalla tecnologia farmaceutica applicata ai principi attivi si e’ passati a una visione del tutto nuova. “Per la prima volta – spiega Galfetti – abbiamo messo il paziente al centro di tutto, prima guardavamo alle terapie come a un processo meccanicistico fatto di reazioni chimiche che producevano risultati a vantaggio del paziente ma noi non guardavamo il paziente, in realta’. Come padre e professionista ho capito cio’ di cui mio figlio aveva bisogno ed ho dirottato il processo di ricerca orientandolo alla qualita’ della vita e non solo alla terapia”.

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Tenta il cavallo di ritorno ma all’appuntamento trova i Carabinieri, preso a Qualiano

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Tenta il cavallo di ritorno ma all’appuntamento ha trovato un carabiniere in borghese che si è finto il proprietario della vettura rubate e che avrebbe dovuto versare 600 euro per riavere indietro la macchina. E’ accaduto a Qualiano, nel Napoletano. Tutto ha avuto inizio quado un uomo non ha ritrovato la sua auto che aveva lasciato in sosta. Pochi minuti dopo ed è giunta la telefonata: l’interlocutore ha chiesto 600 euro. La vittima però non si è piegata all’estorsione e ha raccontato tutto ai Carabinieri della stazione di Qualiano. Uno di loro, in abiti civili, si è sostituito al proprietario della macchina rubata e si è presentato all’incontro maliziosamente pianificato per incastrare il malvivente. Seicento euro il prezzo pattuito per la restituzione, da portare in una busta chiusa. Un 40enne ha raccolto il plico dalle mani del militare per poi ritrovarsi circondato da gazzelle e carabinieri in uniforme. Al suo polso sono scattate le manette.

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Pallavolo donne: finale Champions è Conegliano-Scandicci

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La finale di Champions League della pallavolo femminile sarà un affare tutto italiano. Domani a Istanbul saranno Conegliano e Scandicci a contendersi il trofeo. E se Conegliano (che in semifinale ha battuto la Vero Volley Milano 3-1) non è una novità, la vera sorpresa è Scandicci che ha rifilato un secco 3-0 alle padrone di casa del Vafibank e giocherà la sua prima finale Champions. Sarà ancora l’A.Carraro Prosecco Doc Conegliano a tentare l’assalto alla CEV Champions League. Nella prima semifinale della Final Four in programma alla Ulker Sports Arena di Istanbul, la squadra di coach Santarelli supera per 1-3 la Numia Vero Volley Milano nel derby italiano, una sfida infinita tra le due migliori compagini italiane che nell’ultimo anno è valsa lo scudetto e la Champions League 2024.

La semifinale la vince Conegliano al termine di un match combattuto e ben giocato da entrambe le formazioni. Le venete domani andranno a caccia della terza CEV Champions League, e soprattutto di un Grande Slam che entrerebbe nella storia dopo i successi di Supercoppa, Coppa Italia, Mondiale per Club e Scudetto. L’avversaria è la Savino Del Bene Scandicci che nell’altra semifinale di giornata dà spettacolo contro le turche del Vafibank: Scandicci che gioca un match perfetto, una gara da incorniciare per Antropova e compagne che hanno letteralmente dominato sin dai primi scambi. Domani pomeriggio (alle 18) la finalissima tutta azzurra: i favori del pronostico sono per Conegliano, ma la crescita di Scandicci è stata notevole, e Antropova e compagne non partono di certo battute. Per il secondo anno di fila la CEV Champions League è a tinte azzurre, la sesta nella storia della competizione. Comunque vada, sarà un successo.

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Le 2 reporter colombiane stanno bene e non sono su nessuna barca

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Il ministero degli Esteri italiano conferma che le due giornaliste colombiane per le quali il presidente del Paese sudamericano Gustavo Petro aveva chiesto aiuto all’Italia e a Malta per localizzarle, dopo aver sostenuto che si trovavano a bordo di una nave della “Flottiglia della Libertà” diretta a Gaza, stanno bene e che non si trovavano all’interno dell’imbarcazione attaccata.

“Le due colombiane che si trovano a Malta non erano sulla nave. Il nostro consolato ha preso contatto con loro, le sta aiutando a tornare e stanno bene”, ha dichiarato un comunicato del ministero degli Esteri italiano. Bogotá aveva mobilitato la sua ambasciata in Italia e il suo consolato a Malta chiedendo ad entrambe le nazioni aiuto per localizzare le reporter Alejandra Cuéllar e Diana Carolina Alfonso, che a detta del governo colombiano viaggiavano sull’imbarcazione dell’ong umanitaria apparentemente attaccata da droni israeliani. Nel chiedere l’aiuto di Roma e La Valletta Petro aveva definito “nazista” il presunto attacco alla nave con aiuti per la popolazione palestinese da parte di droni israeliani.

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