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Economia

I dazi Usa alla Cina al 145%, Wall Street cola a picco

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Il sospiro di sollievo di Wall Street è durato poco. La paura di una guerra commerciale senza esclusioni di colpi fra Stati Uniti e Cina e i timori sui danni che i dazi potrebbero causare all’economia mondiale tornano con prepotenza e affondano i listini americani, alimentando lo spettro di una recessione. “Stiamo facendo bene, ci sono dei costi di transizione ma alla fine andrà tutto bene”, ha cercato, senza successo, di tranquillizzare Donald Trump. In Europa invece le piazze finanziarie hanno brindato alla tregua di 90 giorni sulle tariffe annunciata a sorpresa martedì dal presidente americano, quando i mercati del Vecchio Continente erano già chiusi.

Parigi ha archiviato la seduta in rialzo del 3,83%, Francoforte del 4,53% e Piazza Affari, la migliore, del 4,73%. Complice anche la decisione dell’Unione Europea di sospendere i controdazi varati in risposta al pugno duro americano. E per quel che riguarda gli attesi negoziati con il Vecchio Continente, Trump è stato chiaro: “Tratteremo con l’Ue come un unico blocco”. Dopo aver registrato la migliore giornata dalla seconda guerra mondiale, Wall Street è dunque tornata con i piedi per terra. La realtà è apparsa ben diversa dall’euforia del giorno prima: il Nasdaq è arrivato a perdere oltre il 7%, lo S&P 500 il 6% e il Dow Jones più del 5,5%. Sotto pressione anche il dollaro, sceso ai minimi dall’ottobre del 2024 nei confronti delle altre valute, e i Treasury, sui quali è tornata ad abbattersi un’ondata di vendite che ha fatto schizzare i rendimenti dei titoli a 30 anni al 4,85%. Se dopo un rimbalzo forte come quello di martedì un rallentamento è considerato fisiologico, il nuovo crollo di Wall Street affonda le sue radici in motivi reali.

La precisazione della Casa Bianca sui dazi alla Cina fa temere uno scontro frontale fra le due superpotenze economiche. Le tariffe Usa nei confronti di Pechino – hanno precisato dall’amministrazione – sono complessivamente al 145%: al 125% annunciato da Trump per i dazi reciproci si somma infatti il 20% deciso in precedenza per il fentanyl. Contro la stretta americana, la Cina ha fatto entrare in vigore dazi all’84% sul ‘made in America’ e ha annunciato che importerà meno film dagli Stati Uniti colpendo così quella Hollywood simbolo degli States. “Vogliamo che il mondo ci tratti giustamente: stiamo lavorando con molti Paesi” su un accordo sui dazi, ha detto il tycoon nel corso di una riunione con i suoi ministri. “Stiamo facendo una cosa che andava fatta 20 o 40 anni fa”, ha affermato il presidente, precisando che le tariffe stanno portando nelle casse americane due o tre miliardi di dollari al giorno.

Parole che non hanno calmato gli animi a Wall Street, dove non ha avuto alcun effetto neanche il rallentamento dell’inflazione. Il perdurare delle tensioni sul dollaro e sui Treasury – uno dei motivi principali che hanno spinto Trump ad annunciare una pausa nei dazi – continua infatti ad agitare gli investitori mostrando come il primato americano sui mercati finanziari è messo in pericolo dai dazi. A innervosire è anche la pausa di 90 giorni che, secondo alcuni osservatori, prolunga l’incertezza e non offre nessuna garanzia che un accordo, alla fine, venga raggiunto. L’approccio Paese per Paese che l’amministrazione intende usare per siglare intese commerciali suscita dubbi perché allunga i tempi e l’incertezza, sulla quale pesa anche l’imprevedibilità di Trump che, con un semplice messaggino su Truth, potrebbe cambiare radicalmente la situazione in un senso o in un altro. Come ha ampiamente dimostrato di poter fare. L’unica nota positiva per gli investitori è che il segretario al Tesoro Scott Bessent, colomba amica di Wall Street, ha preso la partita dei dazi in mano, sottraendola almeno in parte ai falchi Peter Navarro e Howard Lutnick, rispettivamente il consigliere e il segretario al commercio di Trump. Lascia bene sperare anche il via libera della Camera alla risoluzione per il budget del presidente che apre la strada a un taglio delle tasse.

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Economia

Al via nuovo round del concordato, online il software

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Si apre la nuova stagione del concordato preventivo biennale per le partite Iva. L’Agenzia delle Entrate ha pubblicato il software relativo al biennio 2025-2026. I contribuenti avranno tempo fino al 30 settembre per aderire al patto con il fisco che congela per due anni tasse e controlli, da cui quest’anno sono esclusi i forfetari. Sul sito dell’Agenzia delle entrate è ora disponibile il software ‘Il tuo Isa 2025 Cpb’ per calcolare il proprio indice sintetico di affidabilità (Isa) – una sorta di pagella fiscale sull’affidabilità del contribuente – e accedere alla proposta di concordato preventivo biennale per gli anni 2025 e 2026. Quest’anno l’adesione potrà essere formalizzata insieme alla dichiarazione o in alternativa in via ‘autonoma’, cioè inviando il modello Cpb insieme al solo frontespizio di Redditi 2025.

Possono aderire al concordato 2025-2026 i contribuenti che lo scorso anno hanno esercitato, in via prevalente, una delle attività economiche del settore dell’agricoltura, delle manifatture, dei servizi, delle attività professionali e del commercio per le quali risultano approvati gli Isa e che non hanno già un’adesione in corso per il primo biennio (2024-2025). Questa nuova tornata arriva dopo i risultati non proprio soddisfacenti del primo anno di sperimentazione. Per il periodo 2024-2025 hanno infatti aderito al concordato quasi 585.000 contribuenti, circa il 13% dei soggetti potenzialmente interessati. Con un incasso complessivo di circa 1,6 miliardi. Il governo puntava a raggiungere almeno 2,5 miliardi per poter estendere il taglio dell’Irpef al ceto medio.

E così, visto l’incasso di oltre 1,3 miliardi raggiunto alla scadenza del 31 ottobre, ha deciso una riapertura dei termini, dando tempo fino al 12 dicembre: ma nemmeno il ‘concordato bis’ è bastato a raggiungere i risultati sperati. La nuova stagione del concordato arriva con qualche novità, introdotta dal decreto legislativo approvato il 13 marzo dal consiglio dei ministri e ora in attesa del parere delle commissioni parlamentari. I termini per l’adesione vengono estesi dal 31 luglio al 30 settembre, inoltre, tenuto conto della sperimentalità del concordato, vengono esclusi i soggetti che adottano il regime forfetario. La proroga del concordato è stata chiesta a gran voce da commercianti, artigiani e commercialisti che facevano notare come il termine del 31 luglio cadesse in piena stagione della dichiarazione dei redditi. Stoppato dalle proteste delle opposizioni un primo tentativo di inserire la proroga, attraverso un emendamento dei relatori, nel decreto Milleproroghe, si è poi scelta la strada del decreto legislativo.

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Economia

Cresce il Pil italiano, ma vola anche l’inflazione: carrello della spesa a +2,6%, allarme dei consumatori

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L’economia italiana accelera nel primo trimestre del 2025, ma a pagarne il prezzo sono le famiglie, colpite da una nuova impennata dell’inflazione. Secondo i dati diffusi dall’Istat, il Pil è aumentato dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dello 0,6% su base annua, portando la crescita acquisita per l’anno a +0,4%.

Un dato che soddisfa il governo: il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha parlato di «segnale importante che dimostra la correttezza delle nostre previsioni e l’efficacia delle politiche economiche». Sulla stessa linea anche Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, che ha sottolineato come «l’Italia cresca più degli altri grandi Paesi europei». Infatti, l’Italia fa meglio di Germania (+0,2%) e Francia (+0,1%), ma è superata dalla Spagna (+0,6%).

Cresce il Pil ma volano i prezzi

Parallelamente, però, l’Istat ha certificato anche una risalita dell’inflazione, che ad aprile è salita al 2% (dall’1,9% di marzo). A preoccupare di più è il carrello della spesa, che registra un +2,6% su base annua, mentre l’inflazione di fondo (al netto di energetici e alimentari freschi) cresce da +1,7% a +2,1%.

Tra i principali fattori dell’aumento dei prezzi:

  • Alimentari: +3%

  • Servizi di trasporto: +4,4%

  • Voli internazionali: +31,6%

  • Voli nazionali: +26,3%

  • Alberghi e pensioni: +11,7%

L’allarme dei consumatori

Per il Codacons, questa inflazione significa un aggravio di +657 euro l’anno per una famiglia media, che sale a +895 euro per un nucleo con due figli. Il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona, ha definito la crescita del Pil «una magra consolazione», giudicando «preoccupante» l’accelerazione dell’inflazione. Secondo Dona, il rischio recessione è concreto, soprattutto in caso di nuovi dazi da parte degli Stati Uniti.

Fiducia dei consumatori in calo

Federdistribuzione segnala un calo di oltre due punti della fiducia dei consumatori, il livello più basso da marzo 2021. Confesercenti invita alla cautela, ricordando che rispetto al 2021 i prezzi degli energetici sono saliti del 70% e quelli degli alimentari del 20%. Confcommercio, pur confermando che «la crescita non è brillante», invita a un «moderato ottimismo», stimando una possibile discesa dei prezzi nei prossimi mesi, passato l’effetto pasquale.

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I sindacati in piazza, ‘basta morti sul lavoro’

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Oltre mezzo milione di incidenti sul lavoro e più di mille morti l’anno. Tre al giorno: tragedie in cantieri, fabbriche, campi, a cui bisogna mettere fine. Cgil, Cisl e Uil (foto Imagoeconomica in evidenza) scendono in piazza per il Primo maggio all’insegna della sicurezza sul lavoro, ricordando le tante vittime e dicendo basta. Al governo, che mette sul tavolo altri 650 milioni per la sicurezza, chiedono misure più incisive in vista dell’incontro dell’8 maggio a Palazzo Chigi.

Servono risposte ‘adeguate’ o sarà mobilitazione, avverte il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. In attesa del confronto, la premier Giorgia Meloni rivendica l’azione dell’esecutivo in questi due anni e mezzo: oltre un milione di posti di lavoro in più e il numero degli occupati al massimo storico, più di 24 milioni e 300mila. Un impegno che, assicura, continua anche sul fronte della sicurezza. Ma sulle sue parole si riaccende lo scontro con la segretaria del Pd, Elly Schlein: ‘Continua a mentire sui numeri’, attacca la segretaria dem, rilanciando la necessità di una legge sul salario minimo. Nelle piazze riecheggiano anche i referendum dell’8 e 9 giugno. Schlein al corteo a Roma sfila accanto a Landini, che rilancia l’invito ad andare a votare, e conferma che il Pd sostiene tutti i 5 sì al referendum.

VIA SPARANO PRIMO MAGGIO FESTA DEI LAVORATORI CGIL CISL E UIL UNITI PER UN LAVORO SICURO BANDIERE CGIL UIL CISL (foto Imagoeconomica)

Mentre il leader M5s, Giuseppe Conte, su Fb scrive che il movimento ‘dirà 4 sì’ ai quesiti sul lavoro (resta fuori quello sulla cittadinanza che non aveva firmato). Il tema unitario resta quello della sicurezza e del contrasto agli incidenti sul lavoro. ‘Questa vergogna deve finire’, dice la segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola, dal palco a Casteldaccia (Palermo), dove il 6 maggio dell’anno scorso cinque operai persero la vita, guardando alla convocazione dell’8 maggio per costruire una strategia nazionale e ‘un’alleanza’.

Da Montemurlo (Prato), il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ricorda invece Luana D’Orazio, morta lì quattro anni fa in una ditta tessile. E da lì torna a chiedere di istituire il reato di omicidio sul lavoro e una procura speciale. Alla giovane nel pomeriggio viene intitolata una strada, su iniziativa del comune. E alla mamma, Emma Marrazzo, arriva l’abbraccio anche della ministra del Lavoro, Marina Calderone, presente alla cerimonia: ‘Quello che le è accaduto è il peggior incubo’, le dice assicurando l’impegno a fare di più. Nel pomeriggio il concertone del Primo maggio a Roma – aperto da Leo Gassmann sulle note di ‘Bella Ciao’ – omaggia Papa Francesco: ‘La sicurezza sul lavoro è come l’aria che respiriamo, ci accorgiamo della sua importanza quando viene tragicamente a mancare ed è sempre troppo tardi’, le parole di Bergoglio che riecheggiano in una piazza San Giovanni stracolma.

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