L’anno inizia male per l’industria italiana. Sulla scia di previsioni che già da qualche tempo sembravano anticipare un rallentamento della congiuntura, questa mattina l’Istat ha ufficialmente certificato che l’indice della produzione industriale ha subito un rallentamento a gennaio, bruciando i miglioramenti dell’ultima parte dello scorso anno e tornando così di fatto ai livelli di novembre 2023. E a parte qualche rara eccezione, la contrazione si è verificata in tutti i principali settori.
Una situazione, questa, che ha immediatamente allarmato le associazioni dei consumatori che chiedono al governo di prendere atto della situazione e di intervenire. L’Istat stima che l’indice della produzione industriale di gennaio diminuisca dell’1,2% rispetto a dicembre e del 3,4% rispetto a un anno prima. Mese su mese, si nota un aumento solo per l’energia (+2,5%), mentre frenano i beni di consumo (-2,0%) e quelli strumentali (-3,6%).
I beni intermedi risultano stabili. Al netto degli effetti di calendario, l’indice complessivo diminuisce a gennaio del 3,4% rispetto a un anno prima (i giorni lavorativi di calendario sono stati 22 contro i 21 di gennaio 2023). Anche in questo caso l’unico lieve incremento si registra solo per l’energia (+0,4%), mentre calano i beni intermedi (-2,5%) e ancor di più i beni strumentali (-4,9%) e quelli di consumo (-5,4%). E sono proprio questi ultimi ad allarmare le associazioni di difesa degli utenti, con il Codacons che punta il dito contro il “vero e proprio tonfo” dei beni durevoli, crollati del -12,3% su base annua.
A pesare sui numeri dell’industria, spiega assieme all’Unc, è il livello elevato dei prezzi in Italia, con entrambe le associazioni che chiedono al governo di intervenire su questo fronte. E’ infatti solo calmierando i listini che, affermano, sarà possibile tutelare la capacità di acquisto delle famiglie, sostenere i consumi e aiutare industria, commercio ed economia.
Il M5S parla di “dodici mesi in picchiata”: “La premier Meloni racconta un Paese che non esiste”, si accusa in una nota dei parlamentari pentastellati delle commissioni Attività Produttive di Camera e Senato. Secondo l’Istat, gli unici settori di attività economica in crescita tendenziale sono la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+2,0%), la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+1,1%) e le industrie alimentari, bevande e tabacco (+0,6%).
Le flessioni più ampie si registrano nella produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (-15,2%), nell’attività estrattiva (-9,9%) e nell’industria del legno, della carta e della stampa (-8,0%). Ad anticipare l’andamento certificato dall’istituto di statistica era stato tra gli altri il centro studi di Confindustria, che nei giorni scorsi aveva parlato di una “crescita dell’Italia frenata a inizio 2024”. Il quadro anticipato da Viale dell’Astronomia è quello di economia nazionale sostenuta da inflazione bassa, fiducia delle famiglie in aumento e servizi in crescita, a fronte di un’industria che sembra invece stabilizzarsi.