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Cronache

Tardi al concorso dopo un lungo viaggio, esclusa

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Ventisei ore di autobus in due giorni per poi vedersi negare la possibilità di partecipare al concorso indetto dal Comune di Olgiate Olona (Varese) per l’individuazione di istruttore amministrativo. La protagonista della vicenda è una giovane di 25 anni di Corato (Bari) disposta ad attraversare in bus quasi tutta Italia pur di ottenere quel posto di lavoro.

Ma lei, laureata in giurisprudenza come il padre, scrive in una lettera denuncia, dove si parla anche di discriminazione, che non ha avuto alcuna possibilità di mettersi in gioco dimostrando le proprie competenze. Il perché è presto detto: alla prova è arrivata in ritardo a causa di disguidi durante il lungo viaggio notturno. Di 20 minuti, dice il padre nella lettera di messa in mora, segnalando, tra l’altro, che sia la figlia che lui hanno più volte tentato di avvisare gli uffici comunali olgiatesi del disguido in corso certificando che la candidata era in arrivo.

“Mia figlia ha anche avvisato che sarebbe arrivata in ritardo a causa del ritardo dell’autobus – scrive il padre avvocato della ragazza -. Dopo aver provato con l’ufficio personale del Comune che non rispondeva ha chiamato la Polizia Locale dello stesso comune, chiedendo alla persona che ha risposto al centralino di avvisare i commissari del concorso di questo problema. Eppure non c’è stato niente da fare. Se non è discriminazione questa”.

Diversa la versione del sindaco di Olgiate Olona, Giovanni Montano: “Il ritardo non era di 20 minuti ma di 40-45 minuti, tanto che la prova del concorso era già iniziata. Dispiace certamente per la ragazza, dispiace molto, capiamo anche l’amarezza, ma non avremmo potuto fare nulla di diverso. Ammettendola quando gli altri candidati avevano già iniziato la prova saremmo sicuramente incorso in un’invalidazione del concorso. Qualunque altro candidato avrebbe potuto fare ricorso. È un’eccezione che giuridicamente non potevamo permetterci”.

Alla giovane, a quel punto non è rimasto altro da fare che attendere le 19 di sera per riprendere un secondo autobus che, dopo ore di viaggio, l’ha riportata in Puglia senza aver potuto partecipare al concorso per il quale aveva fatto tanta strada.

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Cronache

Incidente nel Ragusano, conducente muore nel rogo dell’auto

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Un grave incidente stradale si è verificato nel pomeriggio nei pressi di Playa Grande, lungo la circonvallazione di Donnalucata, frazione di Scicli, nel Ragusano. Una delle due auto coinvolte ha preso fuoco e il conducente, rimasto incastrato tra le lamiere, è morto carbonizzato nonostante i tempestivi soccorsi. Sono intervenute due squadre dei vigili del fuoco, ambulanze del 118 e gli agenti della polizia municipale di Scicli. Le operazioni di messa in sicurezza e rilievi sono in corso.

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Cronache

Vigili del fuoco morti: salme recuperate dopo 50 ore

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“L’amministrazione comunale di Pennapiedimonte comunica che, dopo quasi 70 ore dall’avvio delle ricerche e a oltre 50 ore dall’individuazione dei corpi dei due vigili del del fuoco Nico Civitella ed Emanuele Capone, si sono appena concluse le operazioni di recupero delle loro salme che verranno ora trasferite all’obitorio dell’Ospedale Civile di Chieti”. A renderlo noto la sindaca Rosalina Di Giorgio in un post sulla pagina Facebook del Comune.

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Cronache

Vincenzo Nibali: «Ero un carusu dannificu. La bici mi ha salvato dalla strada»

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Messina, la Sicilia, la fatica, la gloria. Vincenzo Nibali si racconta al Corriere della Sera, tra ricordi di un’infanzia ribelle, il riscatto sulla bicicletta e la consapevolezza maturata solo dopo il ritiro. Un’intervista intensa, autentica, a cuore aperto.

Una giovinezza a rischio: «Compagni con la pistola nello zaino»

«Ero un carusu dannificu», dice Nibali, usando l’espressione siciliana per “bambino disastroso”. Uno che attirava guai: sassate alle vetrate, petardi nelle cassette postali, motorini lanciati contro i muri. Una giovinezza vissuta in un quartiere difficile di Messina, dove alcuni compagni portavano la pistola a scuola. Nessuna mafia organizzata, ma il pizzo sì: «Colpì anche la cartoleria dei miei genitori».

La salvezza arriva su due ruote: «Sempre in salita, come da Messina»

La svolta arriva con la bici, a 12 anni, grazie al padre e ai suoi amici cicloturisti. Le prime gare, l’ammiraglia della Cicli Molonia, il traghetto per Villa San Giovanni che diventava un passaggio simbolico verso il sogno. A 15 anni vince a Siena e non torna più: «Mai avuto nostalgia. I miei genitori mi dissero: se ti impongono cose sbagliate torna, qui avrai sempre un lavoro. Mi ha aiutato a non cedere al doping».

L’ascesa, la gloria, il peso della vittoria

Nibali è uno dei pochi ciclisti ad aver vinto tutti e tre i grandi Giri. Il Tour de France del 2014 è stato l’apice, ma anche l’inizio di un incubo: «Non potevamo camminare con la carrozzina di nostra figlia senza essere assaliti. Solo adesso che ho smesso, vivo davvero». E confessa: «Mai provato e mai pensato di doparmi. Ma ho pagato il sospetto solo perché vincevo ed ero italiano».

La caduta che fa crescere: l’Olimpiade sfumata

Nel 2016 era lanciato verso l’oro olimpico, ma cadde in curva. «Scelsi io di rischiare, e sbagliai. Nessuna scusa». Parla anche del secondo posto alla Liegi-Bastogne-Liegi, “scippato” da un dopato, ma senza rancore: «Non mi chiedo mai quanto ho perso per colpa del doping».

Il ritorno da turista: «Messina è ‘u megghiu postu nto munnu’»

Oggi Nibali è ambasciatore del Giro e padre presente. Ha visitato la Sicilia con le figlie per farla conoscere da turista: «Antonello da Messina, i templi di Agrigento, i boschi dei Peloritani… È il posto più bello del mondo». Un campione che, a distanza di anni, può guardarsi indietro con orgoglio: «A testa alta, sempre».

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