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Esteri

Gli Hezbollah pronti alla guerra sul fronte nord

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Gli Hezbollah libanesi filo-iraniani si mostrano sempre più pronti alla guerra aperta con Israele, dando fuoco alle polveri per il terzo giorno consecutivo contro obiettivi nemici lungo la Linea Blu di demarcazione tra i due Paesi. E attendono di capire quali saranno le prossime mosse di Israele contro Hamas e la popolazione di Gaza. Osservatori libanesi ben informati e vicini a Hezbollah affermano che il movimento sciita potrebbe esser spinto a entrare in guerra con Israele se ci dovesse essere un’invasione massiccia su Gaza. Finora però la retorica di Hezbollah difensiva si concentra sul fronte libanese: “La Resistenza Islamica sarà ferma nella sua risposta agli attacchi israeliani che colpiscono il nostro Paese e la sicurezza del nostro popolo, soprattutto quando questi attacchi provocano la perdita di martiri”, recitava un comunicato del Partito di Dio in riferimento a tre combattenti uccisi lunedì.

E all’indomani dell’arrivo nel Mediterraneo orientale della portaerei americana Gerald R. Ford, il partito armato alleato dell’Iran ha fatto sentire la sua voce proprio contro gli Stati Uniti, accusandoli di sostenere il “terrorismo israeliano” e di essere responsabili, assieme a Israele, “per gli omicidi, i crimini, gli assedi e gli orribili massacri perpetrati contro civili innocenti, inclusi bambini, donne e anziani”. In seguito a queste affermazioni, in Libano si sono diffuse notizie della possibile evacuazione del personale dell’ambasciata americana a Beirut ma in serata è arrivata la smentita dalla stessa sede diplomatica.

“L’ambasciata resta aperta e funziona normalmente”, si legge nel comunicato dei rappresentanti Usa in Libano. E mentre nella capitale libanese e in altre città del Paese salgono i timori per gli effetti devastanti di un possibile conflitto armato con Israele – timori condivisi dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, che ha invitato le parti ad evitare un allargamento della guerra – per tutta la giornata i media di Hezbollah hanno insistito nel dire che il nemico israeliano è “molto confuso” lungo il fronte nord e che “reagisce in maniera isterica” a quelle che finora appaiono come provocazioni dei miliziani sciiti.

Alle notizie provenienti da Israele della possibile infiltrazione di un drone o di un parapendio dal sud del Libano nell’Alta Galilea, Hezbollah ha risposto, tramite gli inviati della sua tv al Manar schierati lungo la Linea Blu, che si tratta di “paranoie” dovute allo “stato di panico generalizzato che si respira negli insediamenti del nord della Palestina occupata”. D’altro canto, Israele ha smentito di aver subito le “ingenti perdite” di cui Hezbollah aveva parlato a metà giornata dopo aver lanciato razzi teleguidati contro postazioni di militari israeliani nei pressi dell’insediamento di Avivim.

La tv al Manar ha mostrato in esclusiva il filmato dell’attacco contro tre soldati israeliani che, a quanto mostra il video, riescono a dileguarsi nella boscaglia riparati dietro blocchi di cemento armati eretti lungo la frontiera militarizzata. Il buio pesto della notte nel profondo sud del Libano, cronicamente senza corrente elettrica a causa della crisi finanziaria che da anni ormai attanaglia il Paese, è stato rischiarato da bombe illuminanti lanciate da Israele lungo ampie zone della Linea Blu. “Le sirene di allarme torneranno a suonare domattina negli insediamenti israeliani”, avverte un commentatore filo-Hezbollah ai microfoni di al-Manar. Così il partito armato libanese, alleato di Hamas e dell’Iran, sembra intenzionato a tenere alta la pressione sul nemico.

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Chico Forti lascia il carcere di Miami: presto in Italia?

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Chico Forti, il 65enne trentino condannato all’ergastolo in Florida per l’omicidio di Dale Pike avvenuto il 15 febbraio 1998, ha lasciato il carcere di Miami. Attualmente, è sotto la custodia dell’Agenzia statunitense per l’immigrazione in attesa del trasferimento in Italia.

Secondo una fonte vicina a Forti, il trasferimento potrebbe avvenire entro due o tre settimane. Tuttavia, altre fonti che seguono attentamente il caso suggeriscono maggiore cautela, stimando un’attesa media di 4-5 mesi per la consegna. Questo periodo di attesa è tipico dopo la sentenza italiana di riconoscimento di quella straniera, un processo di conversione recentemente deciso dalla corte d’Appello di Trento.

La comunità italiana segue con grande interesse e trepidazione gli sviluppi del caso Forti, sperando che il ritorno in patria possa avvenire nel più breve tempo possibile.

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Fico operato: è vigile e in condizioni stabili

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Il premier slovacco Robert Fico è “vigile” ed “in condizioni stabili” dopo l’operazione subita per gli spari che lo hanno colpito nel pomeriggio. Lo riferisce la tv slovacca TA3 che parla di “intervento riuscito”.

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Il premier Robert Fico colpito da più proiettili in un attentato è in fin di vita

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Un responsabile del partito Smer del premier slovacco Robert Fico ha confermato al Guardian che il primo ministro è stato colpito da più proiettili  all’addome ed è ora sottoposto ad un intervento chirurgico. Quali siano le sue condizioni cliniche è difficile da dire. C’è molta confusione ancora su dinamica e su identità dell’uomo arrestato.

In un aggiornamento postato sulla pagina Facebook del premier slovacco Robert Fico e rilanciato dai media slovacchi, c’è scritto che “Fico è stato vittima di un attentato. Gli hanno sparato più volte ed è attualmente in pericolo di vita. E’ stato trasportato in elicottero a Banská Bystrica, perché il trasporto a Bratislava richiederebbe troppo tempo a causa della necessità di un intervento urgente. A decidere saranno le prossime ore”.

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