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Cronache

Strage di Brandizzo, si cercano risposte in tabtlet e scatole nere

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L’inchiesta della Procura di Ivrea sulla tragedia ferroviaria di Brandizzo, nella quale sono morti cinque operai, passa anche alla parte delle perizie tecniche: un esperto andrà ad analizzare la memoria delle scatole nere del treno investitore e dei telefoni cellulari di due delle vittime. Ci vorranno fino a sessanta giorni per ottenere i risultati delle analisi. Oltre ai dati tecnici registrati dalla motrice e dalla vettura semipilota del convoglio, l’esperto incaricato dai magistrati, il luogotenente della guardia di finanza Andrea Pellegrini, responsabile della sezione informatica forense della procura di Torino, analizzerà anche i due tablet in dotazione ai macchinisti del treno e i dati estrapolati dalle memorie dei telefoni cellulari di due delle cinque vittime.

Le operazioni inizieranno giovedì mattina dal deposito ferroviario di Alessandria, dove il treno che ha investito gli operai si trova, sotto sequestro, dal giorno dell’incidente. Al conferimento dell’incarico, questa mattina a Ivrea, era presente l’avvocato Massimo Mussato, difensore di Andrea Gerardin Gibin, il caposquadra della Sigifer indagato, mentre per Antonio Massa, l’altro indagato, tecnico Rfi, è stato nominato un avvocato d’ufficio. Presenti anche i legali Enrico Calabrese, Anna Coletto e Claudio Strata che assistono alcune delle famiglie degli operai deceduti. Nominato consulente di parte civile l’esperto informatico Paolo Dal Checco. “Il mio assistito è in condizioni di disperazione e spavento perché ha vissuto in prima persona la tragedia – ha detto l’avvocato Mussato – ma è anche addolorato perché ha perso i suoi amici. L’accusa, al momento, è molto pesante ma sono convinto che nel tempo si trasformerà con la riconduzione alla sua naturale destinazione”.

Il legale ha poi assicurato che il suo assistito è a completa disposizione della procura. Al palazzo di giustizia di Ivrea, per tutta la settimana proseguiranno gli accertamenti dei pm Valentina Bossi e Giulia Nicodemi. In particolare verranno sentite altre persone informate sui fatti. Intanto la testimone chiave dell’inchiesta in un’intervista al Tg1, ha ribadito la propria versione: “Quello che è successo non si può dimenticare, però sono consapevole di avere fatto il mio lavoro nel migliore dei modi, rispettando quello che è il regolamento. Più di quello non avrei potuto fare”, ha detto Vincenza Repaci, la dipendente di Rfi che la sera del 30 agosto, per tre volte, dalla sala controllo di Chivasso (Torino) non diede l’autorizzazione a iniziare i lavori sui binari di Brandizzo perché l’ultimo treno non era ancora transitato.

Prende l’iniziativa anche il ministro delle infrastrutture, Matteo Salvini, che ha nominato i membri della commissione ministeriale che indagherà sulla tragedia. Per guidarla è stato scelto Massimo Sessa, presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, e l’attività della commissione finirà al 31 dicembre. Intanto questa notte è comparsa una scritta in vernice rossa davanti alla sede della Sigifer a Borgovercelli: ignoti hanno scritto sull’asfalto “Assassini. Basta appalti” e, accanto alle parole, una piccola stella a cinque punte. Per capire chi sia stato a realizzare le scritte, potrebbero essere d’aiuto le telecamere di videosorveglianza che si trovano sulla rotonda della provinciale vicino all’ingresso dell’azienda. I caratteri rossi sono stati poi cancellati nella tarda mattinata con un getto di un liquido ad alta pressione. Questa sera nel Duomo di Vercelli si terrà una veglia di preghiera promossa dall’arcivescovo: sono attesi anche i familiari delle vittime. Per il nullaosta e la data dei funerali, invece, resta ancora l’attesa.

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Oltre 100 intossicati alla marcia del primo maggio a Valdagno: sospette due fontane non collegate all’acquedotto

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Salgono a oltre 100 le persone rimaste intossicate dopo aver partecipato a una marcia podistica tenutasi lo scorso primo maggio a Valdagno. Nessuno dei pazienti risulta in condizioni gravi, ma l’improvviso e massiccio afflusso al pronto soccorso dell’ospedale cittadino ha fatto scattare immediatamente l’allarme tra le autorità sanitarie locali.

Dalle prime verifiche condotte dal Servizio di Igiene e Sanità Pubblica dell’Ulss 8 Berica, è emerso un elemento comune tra i partecipanti: tutti si erano abbeverati in alcune fontane private, non collegate all’acquedotto pubblico. Sospettate di essere all’origine dell’intossicazione sono due fontane: quella dei Masteghini (o fontana del Cengio) e quella della Fanana.

Vietato l’uso di due fonti: ordinanza del sindaco

In via precauzionale, il sindaco di Valdagno ha firmato un’ordinanza che vieta l’utilizzo dell’acqua delle due fontanein questione, in attesa dei risultati delle analisi. L’origine della possibile contaminazione potrebbe essere riconducibile alle piogge intense delle scorse settimane, che avrebbero compromesso la qualità delle acque sorgive non protette.

Nel frattempo, campioni d’acqua sono stati prelevati e inviati ai laboratori per essere analizzati. I risultati sono attesi nei prossimi giorni e chiariranno se vi sia presenza di agenti patogeni o sostanze contaminanti.

L’Ulss 8 invita la popolazione a non utilizzare acqua proveniente da fonti non controllate, specialmente durante eventi pubblici. Le persone che dovessero manifestare sintomi gastrointestinali sono invitate a rivolgersi immediatamente al proprio medico o al pronto soccorso.

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Settala, orrore in casa: uccide la moglie a coltellate, la figlia di 10 anni chiama i soccorsi: papà ha ucciso mamma

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“L’ho ammazzata, l’ho ammazzata”. Con queste parole, ubriaco e in stato confusionale, un uomo di 50 anni ha confessato ai carabinieri l’omicidio della moglie, accoltellata nella loro abitazione di Settala, alle porte di Milano. A lanciare l’allarme è stata la figlia di 10 anni, che ha telefonato al 118 intorno alle 23, dicendo: “Papà ha ucciso la mamma”. Una chiamata disperata che ha permesso ai soccorritori e alle forze dell’ordine di intervenire rapidamente.

Una tragedia avvenuta in camera da letto

Secondo una prima ricostruzione, la donna – 43 anni, di origine marocchina – sarebbe stata uccisa nel tardo pomeriggio, alcune ore prima della chiamata, mentre si stava preparando per andare a dormire. Indossava il pigiama e si trovava in camera da letto, dove il suo corpo è stato ritrovato senza vita, vicino a un materasso poggiato sul pavimento. L’uomo l’avrebbe colpita con una dozzina di coltellate. Il coltello è stato rinvenuto nell’abitazione, che è ora sotto sequestro.

L’uomo era ubriaco e già noto per comportamenti molesti

Quando è stato bloccato dai militari, il 50enne era in evidente stato di ebbrezza. Alcune testimonianze raccolte dai carabinieri, tra cui quella di una vicina, parlano di un uomo spesso molesto e incline all’alcol. Sul posto è intervenuto anche il pm di turno a Milano, Antonio Pansa, che nelle prossime ore chiederà al gip la convalida dell’arresto per omicidio aggravato.

La figlia sarà affidata a uno zio materno

Al centro di questa tragedia resta la piccola di 10 anni, testimone diretta dell’orrore. La bambina verrà ascoltata nelle prossime ore in un’audizione protetta, assistita da uno psicologo, come previsto dalle procedure della magistratura minorile. Sarà affidata a uno zio materno, già attivatosi per accoglierla.

Un delitto che scuote la comunità di Settala e rilancia con forza la necessità di intervenire con strumenti efficaci per la prevenzione della violenza domestica, a tutela delle donne e dei minori coinvolti.

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Lite tra giovani nel Trevigiano, un morto e un ferito grave

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Una lite tra una decina di giovani nel Trevigiano si è conclusa con la morte per accoltellamento di un 20enne, Lorenzo C.,  e il ferimento di un 22enne ricoverato in gravi condizioni all’ospedale. Due coetanei sono stati fermati dai carabinieri e portati in caserma per chiarire il loro coinvolgimento nella vicenda. Il fatto è avvenuto alle 4 di oggi nei pressi della discoteca Baita a Lago di Castelfranco Veneto. Secondo una pima ricostruzione dell’Arma i ragazzi si trovavano tutti nel locale e non si esclude che i dissapori siano nati sulla pista d ballo e poi degenerati all’esterno. Accertamenti sono in corso per ricostruire la dinamica dell’aggressione e dei motivi che hanno scatenato la lite tra un numero di giovani ancora in fase di identificazione. La vittima era residente in provincia di Padova.

I soccorsi sono stati attivati dal personale della discoteca che ha chiamato il pronto soccorso dell’ospedale. Sul posto sono quindi arrivati un’ambulanza e i carabinieri, ma al loro arrivo non è stata trovata nessuna delle persone coinvolte. I giovani feriti, infatti, si erano recati nell’ospedale castellano con mezzi propri. Il più grave è stato subito portato in sala operatoria ma è morto poco dopo. L’altro è stato anch’esso trasferito in sala operatoria e poi portato in rianimazione in prognosi riservata. Un terzo giovane ha invece riportato una ferita alla gamba e sta facendo la consulenza ortopedica al nosocomio di Montebelluna. Un quarto ragazzo ha una ferita lieve che è stata suturata e dimesso.

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