Collegati con noi

In Evidenza

Boom sbarchi di migranti in Italia, una grana per l’Ue

Pubblicato

del

“La più grande tragedia nel Mediterraneo” – definizione della commissaria Ue Ylva Johansson – non è frutto del caso ma di un trend in ascesa verticale che, dopo la strage di Cutro, ha determinato l’ancor più drammatico naufragio di Pylos. A certificarlo sono i dati sia del Viminale sia di Frontex, diffusi quasi contemporaneamente e dall’esito analogo: in Italia e in Europa, dall’inizio dell’anno, è boom di sbarchi. Secondo il ministero dell’Interno sono 55.662 i migranti approdati in Italia nel 2023, con un aumento del 143% rispetto allo stesso periodo del 2022, quando erano stati 22.917. Simile il trend fotografato dall’agenzia Ue: da gennaio a maggio gli arrivi via Mediterraneo Centrale sono stati oltre 50.300, il 158% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, pari a circa la metà degli arrivi totali in tutta Europa. Cifre preoccupanti, alle quali vanno aggiunte quelle non ancora definitive dei morti nel naufragio greco. A Bruxelles la tragedia di Pylos getta un’ombra sull’accordo per la riforma del Patto sulla Migrazione e l’Asilo raggiunto solo due settimane fa dai ministri europei. Un accordo che lascia scoperto uno dei fianchi più deboli del dossier migranti, quello del salvataggio in mare. Sul tema l’Ue già nel settembre del 2020 aveva messo in piedi il gruppo di contatto per le attività di ricerca e salvataggio.

La riunione della mattinata ha avuto al centro dell’agenda il dramma ellenico. L’obiettivo di mettere in campo un’attività Sar comunitaria è al momento irraggiungibile. Difficilmente i singoli Stati accetteranno una Mare Nostrum europea, ovvero che la sorveglianza dei confini marittimi e delle acque territoriali sia co-gestita con autorità comunitarie, è l’osservazione di una fonte a conoscenza del dossier. Per questo, a Palazzo Berlaymont, stanno tentando il piano B, quello di un maggior coordinamento. Un working paper, nei giorni scorsi, è stato elaborato dalla Commissione con l’obiettivo di stabilire dei criteri comuni nella attività Sar. Al gruppo di contatto non era atteso nessun accordo. “La riunione è servita innanzitutto a recepire i singoli dai 27 Paesi membri”, ha spiegato una portavoce dell’esecutivo europeo.

“Ci sono diverse cose che dobbiamo fare. Non escludo” un intervento “sulla capacità” dell’Ue nelle attività Sar “ma il coordinamento tra i Paesi membri è ancora più importante”, ha rimarcato Johansson. Ma nel breve periodo trovare il bandolo della matassa è difficile e il dramma greco rischia di avere effetti anche sull’accordo sulla migrazione, di per sé già traballante, siglato a Lussemburgo. Viktor Orban ha già promesso scintille e il nuovo governo di centro-destra finlandese ha già preannunciato “un cambio di paradigma” sul dossier. I dati del Viminale raccontano che complessivamente nel sistema di accoglienza italiano sono ospitate 118.212 persone (+33% rispetto al 2022). Tra gli stranieri arrivati nel 2023 i più numerosi sono gli ivoriani (7.570), seguiti dagli egiziani (6.986) e dai guineiani (6.374).

Tutti elementi che rendono ancora più urgente la dimensione esterna del dossier migranti. E, anche in questo caso, la partita è in salita. La Libia resta vittima della sua ormai endemica instabilità. Con la Tunisia, la dichiarazione di Cartagine siglata dall’Ue e dal presidente Kais Saied ha segnato un passo avanti ma il dialogo va avanti a singhiozzo. La visita del commissario Ue all’Allargamento Olivier Varhelyi pensata per dare seguito alla prima intesa è stata rinviata a data da destinarsi. Domenica, a Tunisi, giungeranno però i ministri dell’Interno di Francia e Germania, Gerald Darmanin e Nancy Fraeser. Il convitato di pietra di questi incontri resta comunque un’intesa tra Tunisi e l’Fmi. “Vogliamo supportare l’economia tunisina ma resta del lavoro da fare sulle riforme”, ha ribadito Kristalina Georgieva. E l’obiettivo di un Memorandum d’intesa con Saied entro giugno voluto da Giorgia Meloni torna, improvvisamente, a farsi più sbiadito.

Advertisement

In Evidenza

Robert Gallo, padre dell’Hiv: «A 88 anni non smetto, la mia missione è migliorare la vita delle persone»

Pubblicato

del

Il virologo che scoprì il virus dell’Hiv si è trasferito in Florida per guidare un nuovo istituto di ricerca. «Sono un criceto sulla ruota, non posso smettere. Spero nei giovani: la scienza non basta, serve saper vivere nel mondo reale»

A 88 anni, compiuti lo scorso marzo, Robert Gallo (Foto University of South Florida) continua a correre. Lo fa con la determinazione di chi, dopo 1.300 articoli scientifici e una carriera da pioniere, non ha mai considerato il pensionamento una possibilità. «Sono come un criceto sulla ruota: non posso fermarmi», racconta al Corriere della Sera dalla sua nuova base operativa a Tampa, in Florida.

Un nuovo inizio a Tampa: «Avevo bisogno di sfide vere»

Dopo aver lasciato il Maryland, dove stava per essere confinato a ruoli cerimoniali, Gallo ha accettato la direzione dell’Institute of Translational and Innovative Virology all’Università della Florida del Sud. «Mi avevano spinto verso il semi-ritiro, ma io ho bisogno di lavorare», dice. Accanto all’università, guida anche un programma sull’oncogenesi microbica al Tampa General Hospital. «Studiamo come virus e batteri possano causare tumori. Ho già portato con me cinque scienziati, anche dall’Italia».

L’Hiv, la sfida che continua

Il suo impegno con il virus che contribuì a identificare negli anni Ottanta non si è mai interrotto. Oggi Gallo lavora su una scoperta recente: l’interferone alfa, che dovrebbe proteggere l’organismo, finisce invece per danneggiarlo nei pazienti con Hiv. «Con una nuova biotech, vogliamo neutralizzare questo effetto. Potrebbe essere una svolta per prevenire tumori e problemi cardiaci nei pazienti Hiv positivi».

La scoperta dell’Hiv e la tempesta che ne seguì

Ripercorrendo gli anni cruciali della scoperta dell’Hiv, Gallo racconta: «All’inizio tutto sembrava favorevole: avevo scoperto i primi retrovirus umani. Poi è arrivata la bufera: cause, rivalità, complottismi, persino minacce di morte. Pensavo bastasse la scienza, invece ho capito che non è così semplice».

I limiti dei vaccini, le promesse della terapia

Sulle nuove terapie a lunga durata per l’Hiv Gallo è ottimista: «Un grande progresso». Ma sui vaccini resta scettico: «L’Hiv muta troppo. Meglio puntare su cure efficaci e prevenzione delle comorbidità».

La ricerca del futuro: «Serve prepararsi alle pandemie»

Gallo guarda avanti, e lo fa con preoccupazione per le nuove minacce virali come l’H5N1 e il vaiolo delle scimmie. «I rischi aumentano, servono investimenti nella ricerca. E serve più consapevolezza politica: tagliare i fondi alla scienza, come ha fatto l’amministrazione Trump, è pericoloso».

Il messaggio ai giovani: «La scienza da sola non vi proteggerà»

Ai giovani ricercatori, Gallo lancia un monito: «La verità scientifica è fondamentale, ma non basta. Bisogna sapersi muovere nel mondo: tra burocrazia, media, potere. E mai arrendersi: ogni crisi è un’opportunità». E infine, una speranza: «Spero che nascano molti nuovi Gallo, anche migliori di me. Il successo non è nei titoli, ma nell’impatto sulla vita delle persone».

Continua a leggere

In Evidenza

Sinner torna a Roma da numero uno: il Foro Italico si prepara a una giornata storica

Pubblicato

del

Dopo tre mesi di assenza e la squalifica scaduta, Jannik Sinner fa il suo ritorno agli Internazionali d’Italia: atteso il primo allenamento sul Centrale. Con lui anche Musetti: sei anni dopo la loro semifinale da giovanissimi, tornano entrambi nella top 10 mondiale

L’attesa è finita: domani il Foro Italico si stringerà attorno a Jannik Sinner, che alle 19 scenderà in campo per il suo primo allenamento ufficiale agli Internazionali d’Italia da nuovo numero uno del mondo, tre mesi dopo l’ultima apparizione nel circuito. L’evento sarà aperto ai 10.500 spettatori titolari dei biglietti “ground” e promette il tutto esaurito.

Una giornata evento: dal volo a Roma al primo allenamento sul Centrale

Sinner è atterrato oggi a Roma con un volo da Nizza. In programma: pranzo leggero in hotel, breve riposo e una sgambata privata, prima dell’accredito ufficiale, simbolo del suo rientro da tennista “libero”. Alle 16 la conferenza stampa, quindi alle 18 la doppia celebrazione della Coppa Davis e della Billie Jean King Cup sul Centrale con gli altri azzurri, e infine l’allenamento. Un rientro in grande stile, curato nei minimi dettagli dalla security del torneo, che ha pianificato percorsi e accessi da oltre due mesi.

Sei anni dopo: da ragazzi sconosciuti a top 10 del tennis mondiale

Nella celebrazione degli azzurri Sinner ritroverà Lorenzo Musetti, fresco di semifinale a Madrid e per la prima volta tra i top 10 del ranking. I due si affrontavano il 9 maggio 2019 nella semifinale delle pre-qualificazioni proprio al Foro Italico: erano i numeri 262 e 453 del mondo. Jannik vinse in rimonta e si guadagnò una wild card per il tabellone principale, diventando il più giovane italiano a vincere un match in un Masters 1000.

Da allora le loro carriere si sono rincorse: razionale e solitario Sinner, passato da Piatti a Vagnozzi e Cahill; emotivo e leale Musetti, sempre al fianco del coach Simone Tartarini. Il derby di Roma 2019 è stato il primo di una serie di sfide (Anversa 2021, Montecarlo 2023) vinte tutte da Jannik. Ma Lorenzo rivendica la sua identità: «Sinner è un esempio, ma io devo fare la mia strada».

Un’Italia da superpotenza tennistica

Con dieci italiani nei primi 101 del ranking ATP, il tennis azzurro vive un momento d’oro. Sinner vuole riprendere la centralità che gli spetta, mentre Musetti è chiamato a confermare la crescita. La tensione è alta, e il sorteggio di domani alla Fontana di Trevi potrebbe già anticipare un altro possibile derby.

Tutto cominciò sei anni fa. Ora, sul rosso di casa, i due simboli del tennis italiano tornano a splendere insieme.

Continua a leggere

Economia

Sncf sfida Trenitalia e Italo: “Porteremo 10 milioni di nuovi passeggeri sull’alta velocità italiana”

La francese Sncf vuole entrare nel mercato AV italiano con 13 treni al giorno tra Nord e Sud. Investimento da 800 milioni e 300 assunzioni.

Pubblicato

del

L’operatore francese chiede spazio per 13 treni al giorno tra Nord e Sud. Ma le trattative con Rfi sono complicate: “Binari saturi, serve razionalizzare”

Milano–Roma–Napoli, ma anche Torino–Venezia: sono queste le direttrici su cui Sncf, il colosso ferroviario francese, punta per rompere il duopolio Trenitalia-Italo nell’alta velocità italiana. Dopo i primi contatti nel 2022, il debutto dei treni francesi è atteso per l’estate del 2027, ma le difficoltà non mancano.

In una lunga intervista al Corriere della Sera, Caroline Chabrol (le foto sono di Imagoeconomica), direttrice generale di Sncf Voyages Italia, racconta le ambizioni del gruppo: “Non vogliamo sottrarre clienti alle aziende esistenti. Il nostro obiettivo è intercettare milioni di italiani che oggi non viaggiano in treno”.

Da Milano a Parigi: +10% di passeggeri, nonostante la frana

Sncf è già presente in Italia con il collegamento Milano–Torino–Parigi, interrotto a lungo per una frana e recentemente ripristinato. “Nonostante il viaggio sia passato da 7 a 9 ore, la domanda è rimasta alta. Le prenotazioni estive 2025 sono aumentate del 10%”, spiega Chabrol.

Con tre frequenze giornaliere, si stimano circa 700mila passeggeri all’anno. Proprio questi volumi hanno spinto la società a investire sull’alta velocità nazionale: “Abbiamo ordinato 15 nuovi TGV M a due piani adattati alle infrastrutture italiane”.

CAROLINE CHABROL DIRETTRICE SNCF VOYAGES ITALIA

Trattative difficili con Rfi: “Ci avevano dato due viaggi, poi solo uno”

Sncf ha chiesto 13 frequenze giornaliere a Rfi: 9 tra Torino–Milano–Roma–Napoli, 4 tra Torino e Venezia. Ma, secondo la dirigente, “le trattative sono state frustranti: all’inizio ci avevano dato due viaggi a direttrice, poi sono scesi a uno. Non è sostenibile”.

Sullo sfondo c’è anche un’indagine dell’Antitrust italiano, che sospetta un possibile “abuso di posizione dominante” da parte di Rfi nell’ostacolare l’ingresso di Sncf. La società che gestisce i binari respinge ogni addebito.

Un piano industriale da 800 milioni e 300 nuove assunzioni

Sncf stima 10 milioni di passeggeri all’anno, con una potenziale sottrazione del 30% agli operatori attuali, ma la strategia resta quella di “aumentare lo switch modale”, spingendo chi oggi viaggia in auto, aereo o autobus a passare al treno.

Ogni treno in doppia composizione potrà trasportare 1.300 passeggeri, con tariffe non ancora definite, anche se si smentisce l’intenzione di diventare una low cost: “Guardiamo anche al segmento corporate”, precisa Chabrol.

Il piano prevede 800 milioni di investimento e 300 assunzioni in Italia, tra macchinisti, capitreno, manutentori e addetti operativi.

“Binari saturi, il modello multi-frequenza non regge più”

La sfida non sarà solo con Trenitalia e Italo, ma anche con la capacità della rete ferroviaria. “I binari sono saturi, e questo sta causando ritardi. Il modello di alta frequenza non è più sostenibile. Serve una razionalizzazione dell’offerta”, dice Chabrol.

Sncf pagherà circa 50 milioni di euro l’anno a Rfi per l’uso dell’infrastruttura, ma chiede in cambio condizioni eque per garantire concorrenza. “Portiamo valore a tutto il sistema, anche all’Italia”, conclude.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto