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Politica

Governo: nodi e impasse trattativa; Meloni punta sui migliori

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Dovrebbe essere riproposto lo schema Draghi con ventitre’ ministeri ma nel centrodestra le trattative per la formazione dell’esecutivo andranno avanti per tutta la settimana, probabilmente i leader della coalizione si rivedranno a stretto giro dopo l’incontro di ieri. Si parte giovedi’ dall’elezione delle presidenze delle Camere: Fratelli d’Italia punta su La Russa ma la Lega, secondo quanto e’ emerso ieri ad Arcore al vertice che si e’ tenuto alla presenza dei leader, ancora insiste su Calderoli. Da qui la prima impasse, al momento il partito di via Bellerio non arretra ma per Fdi non ci sarebbe un ‘piano B’ per palazzo Madama. Alla fine, dovrebbe spuntarla La Russa con un leghista alla Camera (Molinari e Giorgetti i nomi) ma il ‘puzzle’ e’ complessivo in quanto sul governo ci sono diversi nodi da sciogliere. Potrebbero essere 3 o 4 i tecnici. Il quadro e’ ancora da comporre: la casella piu’ delicata resta quella del Mef dopo il no di Panetta, ieri Meloni come segnale di disponibilita’ nei confronti degli alleati avrebbe buttato sul tavolo anche il nome di Giorgetti (e aperto alla Casellati alla Giustizia) per il post-Franco ma per la figura di via XX Settembre si e’ fatto nei giorni scorsi pure il nome di Scannapieco che, pero’ spiegano altre fonti, dovrebbe rimanere a Cdp. Restano da decidere posizioni e nomi, nel vertice di ieri si e’ discusso soprattutto sulla distribuzione riguardo FI e Lega ma sul peso va definita l’intesa. Se due partiti hanno preso l’8 e un altro il 26% non ci puo’ essere lo stesso numero di ministri, sottolineano fonti parlamentari di Fdi. Insomma, gli azzurri e gli ‘ex lumbard’ potrebbero avere quattro (e non cinque) dicasteri ognuno, ma la coalizione dovra’ fare passi in avanti nel confronto sulle figure e sulla collocazione. Con Berlusconi che e’ convinto che non ci dovranno essere veti riguardo le personalita’ scelte. La sua e’ una posizione determinata e sulla stessa lunghezza d’onda c’e’ la Lega. Con il presidente di Fdi molto cauta sulla richiesta di ministeri ‘pesanti’ da parte degli alleati, il cui numero nel partito e’ considerato eccessivo. E con Salvini che ieri all’incontro a villa San Martino, dopo aver tenuto il punto su Calderoli per la presidenza del Senato, avrebbe a quel punto sottolineato di non aver avuto veti da nessuno per quanto riguarda gli Interni. Non ne fa una questione personale ma rivendica i risultati ottenuti dal partito di via Bellerio quando lui era al Viminale durante il governo Conte I.

Nessun gioco di ricatti in corso, sottolineano dirigenti di FI e ‘ex lumbard’ ma l’incontro sul governo – e’ il ‘refrain’ pure secondo diversi dirigenti di Fdi – e’ servito ieri per un primo giro d’orizzonte, restano ancora le distanze sul tavolo. Sui dicasteri e’ ancora tutto da decidere, con il presidente del Consiglio in pectore che ha chiesto di fare presto in un momento storico molto delicato per il Paese. Meloni ha piu’ volte sottolineato che non ci sono veti ma la volonta’ di una ricerca di figure autorevoli sulla scia dei governi presieduti da Berlusconi. Dunque, l’obiettivo del premier in pectore resta quello di comporre una squadra dei migliori, di alto livello, senza partire da logiche spartitorie e chiedendo un sacrificio anche all’interno del suo stesso partito. Pure nella riunione dell’esecutivo nazionale di Fratelli d’Italia ha chiesto prova di responsabilita’ e di lealta’. Stessi concetti che valgono per i partiti che compongono l’alleanza, il ‘refrain’. Per quanto riguarda il toto-ministri al momento circolano solo ipotesi: alla Difesa crescono le quotazioni di un esponente di Fdi, Cirielli, Urso e Crosetto i nomi. Quest’ultimo e’ in ballo anche per gli Esteri, al pari di Tajani (favorito). Alla Cultura e alla Sanita’ potrebbero andare due tecnici, il Mise potrebbe ‘toccare’ ad un esponente di Fdi. Per il ruolo di Guardasigilli si e’ fatto il nome di Casellati ma tornano a risalire le azioni di Nordio. La Lega ha chiesto, oltre al Viminale, le Infrastrutture (e’ il ‘piano B’ di Salvini, ma in pole position c’e’ anche Rixi), l’Agricoltura e gli affari regionali (per un veneto). Il Cavaliere chiede un dicastero di ‘fascia A’ per la vicecapogruppo di FI al Senato Ronzulli (ipotesi Turismo, gli azzurri Bernini e Cattaneo gli altri nomi di FI) ma c’e’ ancora distanza tra gli azzurri e Fdi. Per gli Affari europei c’e’ il nome di Fitto. Salvini vorrebbe anche un ministero della Famiglia, l’ex governatore della Sicilia Musumeci potrebbe andare al dicastero del Mezzogiorno.

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Politica

Regionali Campania, Cirielli rafforza la sua candidatura: “Fdi ha i numeri, Forza Italia non ha ancora proposto un nome forte”

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«Non mi candido con prepotenza o sgomitando». Con queste parole il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli prova a rafforzare la sua candidatura a presidente della Regione Campania, entrando a gamba tesa nel dibattito interno al centrodestra sulla scelta del prossimo candidato. In visita a Napoli insieme al ministro Gennaro Sangiuliano, Cirielli non ha risparmiato frecciate agli alleati di Forza Italia, sottolineando come il partito di Giorgia Meloni sia oggi la prima forza politica nella coalizione e ricordando che al momento, «FI non ha ancora proposto un nome all’altezza».

IL QUADRO POLITICO

Il confronto tra le forze di centrodestra è ripartito con toni accesi a meno di due settimane dal vertice unitario a Roma. Il meccanismo condiviso prevede che ogni partito esprima un nome e che la scelta finale sia affidata ai tre leader nazionali: Meloni, Tajani e Salvini. In questa cornice FdI ha ufficialmente candidato Cirielli, la Lega ha indicato Giampiero Zinzi, mentre Forza Italia era partita con Fulvio Martusciello, ritiratosi però dopo lo scandalo Huawei che ha coinvolto la sua assistente.

Da quel momento, gli azzurri hanno virato sull’ipotesi civica, una proposta che trova poco entusiasmo tra i meloniani. «Se c’è un nome di qualità dalla società civile, bene. Ma finora non ne ho visti. Forza Italia può scegliere chi vuole nel proprio campo, ma i numeri contano», ha ribadito Cirielli.

LE RAGIONI DI FRATELLI D’ITALIA

Il viceministro rivendica il peso politico del suo partito: «Abbiamo il doppio dei voti di FI in Campania e il triplo a livello nazionale. Non scegliamo con il bilancino, ma la rappresentanza politica va rispettata». E, ricordando che Forza Italia già esprime i governatori in Piemonte, Sicilia, Basilicata, Molise e Calabria, sottolinea che ora toccherebbe a Fratelli d’Italia indicare il candidato.

Sul piano dei contenuti, Cirielli chiede un profilo «distante politicamente dall’azione di De Luca» e guarda con attenzione alla costruzione di un programma serio per la Regione, senza escludere altre ipotesi: «Anche un nome di qualità proposto dalla Lega potrebbe essere preso in considerazione».

LA CONTROMOSSA DI FORZA ITALIA

Una risposta potrebbe arrivare già oggi. È infatti prevista una conferenza stampa degli azzurri per presentare la nuova stagione congressuale. «Non è solo un passaggio organizzativo – ha dichiarato Martusciello – ma l’occasione per raccogliere energie e visioni, e costruire una proposta seria per la Campania». Tra le opzioni civiche in campo resta il nome di Giosi Romano, coordinatore della Zes unica del Sud, già alla guida della Zes campana.

LA DECISIONE AI LEADER NAZIONALI

Con le elezioni regionali all’orizzonte, le tensioni tra i partiti della coalizione sono nuovamente esplose. Solo il tavolo nazionale con Meloni, Tajani e Salvini potrà sciogliere il nodo, dirimere le divergenze e designare il candidato che guiderà il centrodestra in Campania.

 

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Politica

De Luca prepara la sfida al Pd: pronto a candidarsi capolista con le sue civiche in tre circoscrizioni

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Nessun contatto diretto, almeno per ora, tra Vincenzo De Luca ed Elly Schlein, ma il governatore campano è in fibrillazione. Ostenta calma, ma prepara la contromossa: restare al centro del gioco politico campano candidandosi da capolista in tre delle cinque circoscrizioni – Napoli, Caserta e Salerno – e mettendo in campo le sue liste civiche. Dentro il centrosinistra se ci sarà accordo, ma anche fuori se la rottura sarà definitiva.

Il fantasma di Fico preoccupa il governatore

A muovere De Luca è soprattutto l’attivismo di Roberto Fico, ex presidente della Camera, che da settimane si muove in modo trasversale sul territorio campano. Non solo incontri ufficiali con il Pd, ma soprattutto colloqui riservati con imprenditori e figure della società civile napoletana. Un’azione discreta che il governatore osserva con crescente allarme.

De Luca vuole trattare ma il Nazareno frena

Il governatore preme per un vertice con la segretaria del Pd. Ma dal Nazareno arriva uno stop: l’incontro ci sarà, ma non a breve. Intanto, De Luca pensa alle sue condizioni. Chiederà l’indicazione di un candidato alternativo a Fico – come Sergio Costa o Federico Cafiero de Raho – e la possibilità di candidarsi in tre circoscrizioni con le sue civiche. Ma la risposta del Pd è chiara: una sola civica per circoscrizione e candidatura solo nella propria area.

Il piano B: correre da solo con un candidato di fiducia

Se salta l’intesa con il Pd, De Luca è pronto a lanciare una corsa autonoma. Il suo piano B prevede un proprio candidato governatore – come Fulvio Bonavitacola o Lucia Fortini – sostenuto da tre liste civiche e da alleati minori. Azionepotrebbe essere della partita, ma Italia Viva e i Socialisti sembrano orientati a sostenere Gaetano Manfredi, e non l’avventura personale deluchiana.

Obiettivo: rieleggere il suo blocco di fedelissimi

L’altro grande obiettivo di De Luca è rieleggere i suoi uomini in consiglio regionale. Dai salernitani Luca Cascone e Nino Savastano alla ex M5s Valeria Ciarambino, passando per Fulvio Frezza, Corrado Matera, Vittoria Lettieri, Carmine Mocerino, Paola Raia e Diego Venanzoni. E ovviamente se stesso. Ma raggiungere il 10% e ottenere almeno 4 seggi è impresa complessa.

Una sfida che riaccende le tensioni nel centrosinistra

Il tempo stringe. La tensione nel centrosinistra cresce, e le prossime settimane saranno decisive. De Luca è pronto a giocarsi tutto per continuare a contare. Dentro o fuori il Pd, con o contro il campo largo. Ma il rischio di restare isolato è reale.

 

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Napoli

Amministrative in Campania: 244mila elettori al voto tra fratture politiche e simboli scomparsi

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Sono 244.129 gli elettori chiamati alle urne in 15 comuni della Campania il 25 e 26 maggio per il rinnovo dei Consigli comunali. Un turno elettorale caratterizzato da scissioni politiche, simboli di partito assenti e alleanze trasversali, soprattutto nei centri più grandi del Napoletano.

Tra le sorprese, spicca la scomparsa del simbolo del Movimento 5 Stelle in tutti e cinque i comuni al voto in provincia di Napoli e l’assenza del Partito Democratico a Nola, feudo della famiglia Manfredi, dove il candidato scelto si è ritirato poche ore prima del deposito delle liste.

Il caso Capaccio Paestum: dopo l’arresto di Alfieri, partiti in fuga

Nel Salernitano, l’attenzione è puntata su Capaccio Paestum, dove si torna al voto dopo l’arresto del sindaco uscente del Pd Franco Alfieri. Il clima è teso e quasi tutti i partiti, ad eccezione di Fratelli d’Italia, hanno evitato di presentare i simboli ufficiali. Il centrodestra si presenta diviso: Carmine Caramante è sostenuto da FdI e tre civiche, Simona Corradino da quattro liste tra cui Forza Capaccio Paestum con esponenti di FI, e Gaetano Paolino corre con il supporto silenzioso del Pd.

Nola: il Pd resta fuori, campo libero alle civiche

A Nola il caos è totale. Il Pd, dopo il ritiro del suo candidato, resta fuori dalla competizione, così come il M5s. Quattro i candidati in campo, tra cui Maurizio Barbato (FdI), Agostino Ruggiero (Socialisti), Antonio Ciniglio e Andrea Ruggiero, quest’ultimo sostenuto da un’ampia coalizione civica.

Volla e Giugliano: sfide a più voci

A Volla sono ben sei i candidati a sindaco, con il Pd che sostiene Giuliano Di Costanzo insieme a tre civiche. Il centrodestra è compatto su Lino Donato, mentre altre quattro coalizioni civiche completano il quadro.

A Giugliano in Campania, il Pd punta su Diego D’Alterio, sostenuto anche da Italia Viva e Azione. Il centrodestra è unito su Giovanni Pianese (FdI, FI, Udc), mentre corre anche Salvatore Pezzella, già vicino alla civica Insieme per Giugliano.

Casavatore e Marigliano: simboli sbiaditi e divisioni interne

A Casavatore, la frammentazione è evidente: Vito Marino è appoggiato da civiche di centrodestra senza simboli ufficiali, Fabrizio Celaj dal Pd e da un M5s “anonimo”, mentre Mauro Muto corre con Fratelli d’Italia.

A Marigliano, il centrodestra candida Paolo Russo (Noi Moderati), sostenuto anche da Fare Democratico, dove sono confluiti esponenti del Pd. Il Pd ufficiale appoggia Gaetano Bocchino, insieme ad Azione e civiche, mentre Ciro Panariello è sostenuto dalla sola lista Cambiamo Marigliano.

Gli altri comuni al voto

In provincia di Avellino si vota a Chiusano di San Domenico, Rotondi e Senerchia. Nel Beneventano urne aperte a Sant’Angelo a Cupolo. In provincia di Caserta, si vota a Lusciano e Pignataro Maggiore. Infine, nel Salernitano, oltre a Capaccio Paestum, si vota a Castelnuovo di Conza, Ispani e Sant’Angelo a Fasanella.

 

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