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Esteri

Faccia a faccia con Putin, Xi tiepido sull’Ucraina

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In difficolta’ sul terreno in Ucraina e pressato dalle sanzioni, Vladimir Putin trova una sponda a meta’ dalla Cina per cercare di imbastire una controffensiva nella guerra a distanza con l’Occidente. Nel primo incontro con il presidente Xi Jinping dall’inizio della cosiddetta operazione militare speciale, il leader russo ha spiegato la sua politica con la necessita’ di resistere a quelli che definisce “i tentativi di creare un mondo unipolare”, che hanno assunto aspetti “orribili”. E Xi gli ha mostrato ufficialmente comprensione, assicurando che Pechino e’ pronta a lavorare con Mosca “come tra grandi potenze”. Il vertice, svoltosi nell’antica citta’ uzbeka di Samarcanda a margine del summit dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco), e’ stato preceduto di alcune ore dall’annuncio di Mosca di nuove esercitazioni navali congiunte con la Cina nel Pacifico e nel Mare di Okhotsk, che comprenderanno tiri di artiglieria con munizioni vere. Il tutto mentre la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, avvertiva che se gli Usa forniranno missili a lunga gittata alle forze di Kiev, saranno considerati “parte diretta del conflitto” e la Russia rispondera’ “in modo adeguato”. Ma e’ soprattutto nella sfida economica e finanziaria con gli Usa e la Ue che il Cremlino cerca l’appoggio di Pechino. Gazprom, il gigante statale russo del gas, ha fatto sapere che il 10 settembre le forniture alla Cina hanno raggiunto “un nuovo massimo storico di volumi giornalieri di esportazione” attraverso il gasdotto Power of Siberia. Mentre le forniture all’Unione Europea, ha annunciato il vice primo ministro russo Alexander Novak, potrebbero diminuire di 50 miliardi di metri cubi entro la fine dell’anno. Il messaggio e’ chiaro: il gas – o almeno buona parte di esso – e’ gia’ stato dirottato dai Paesi considerati ostili verso quelli asiatici che non hanno nessuna intenzione di rompere gli ottimi rapporti d’affari con Mosca. Non solo la Cina. In un vertice allargato al presidente mongolo Ukhnaagiin Khurelsukh, Putin ha definito “promettente” la cooperazione a tre in campo energetico, con il progettato nuovo gasdotto Potere della Siberia 2 che dovrebbe passare proprio attraverso la Mongolia per arrivare in Cina. Ma nelle sfumature delle dichiarazioni di Putin e Xi, seduti ai lati opposti di un gigantesco tavolo ovale e separati da una aiuola di fiori rossi, si puo’ cogliere qualche divergenza di vedute, specie sull’Ucraina, dove finora militarmente Pechino non ha mosso un dito. Certo, ha assicurato Xi, la Cina e’ disposta a “fornire un forte sostegno su questioni che riguardano reciproci interessi fondamentali” e approfondire la cooperazione economica. Ma, ha avvertito il leader cinese, Pechino vuole portare “stabilita’ ed energia positiva in un mondo caotico”. I presupposti per continuare ad espandere la sua potenza economica. E i fatti ucraini – anche se lui non lo ha detto pubblicamente – non aiutano certo a concretizzare questi auspici. Non a caso, nelle dichiarazioni prima del colloquio, Putin ha tenuto ad assicurare che comprendeva “le preoccupazioni della Cina sulla questione ucraina” e che intendeva “chiarire la posizione russa” al riguardo. Identiche vedute invece su Taiwan. La Russia e’ “fermamente impegnata” nel riconoscimento del principio di una sola Cina e condanna “le provocazioni degli Usa a Taiwan”, ha detto Putin. Xi ha apprezzato, sottolineano i media cinesi, tornando a ribadire che “Taiwan fa parte della Cina”, che “si oppone con fermezza alle forze separatiste” e alle “interferenze esterne”. Il vertice di Samarcanda e’ stato per Putin anche l’occasione per un incontro con Ibrahim Raisi, presidente dell’alleato Iran. I due Paesi stanno completando la preparazione di un nuovo accordo strategico di cooperazione, ha annunciato il leader russo, affermando che su molte questioni internazionali le loro posizioni “sono vicine o coincidono”. E l’agenzia russa Ria Novosti ha annunciato per la prossima settimana la visita a Teheran di una delegazione composta dai rappresentanti di “80 grandi imprese russe”.

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Zelensky: due i caccia russi abbattuti da droni navali

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Sono due i caccia russi Sukhoi Su-30 abbattuti da droni marittimi ucraini sul Mar Nero in meno di 24 ore, secondo quanto afferma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, citato da Ukrinform. “Ringrazio i nostri ragazzi che stano incrementando le capacità di difesa a lungo raggio dell’Ucraina, sia in aria che in mare”, ha aggiunto Zelensky che ha definito l’operazione “brillante”. Il secondo abbattimento di Su-30 russo sul Mar Nero è stato confermato da Kyrylo Budanov, capo del Servizio d’intelligence militare ucraino (Gur) che operano questi droni navali. Budanov, sempre citato da Urkinform, ha definito la duplice operazione come un “momento storico”.

Secondo Budanov, per l’abbattimento dei due Su-30 sono state utilizzate tre imbarcazioni senza pilota Magura V7, una variante utilizzata come difesa antiaerea del Magura V5. I droni marittimi erano dotati ciascuno di due missili antiaerei Aim-9 Sidewinder di fabbricazione americana, modificati da missili aria-aria (cioè lanciati da un aereo contro un altro aereo) a terra-aria. Il capo del Gur ha riferito che l’equipaggio del primo Su-30 è sopravvissuto ed è stato recuperato nel Mar Nero da una nave civile, mentre non sono sopravvissuti quelli del secondo.

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Hamas, giustiziati diversi saccheggiatori di cibo a Gaza

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Secondo numerose fonti palestinesi da Gaza, Hamas ha giustiziato diversi presunti saccheggiatori dopo diversi incidenti in cui bande armate hanno attaccato depositi di generi alimentari e mense nella Striscia. Ismail Al-Thawabta, direttore dell’ufficio stampa di Hamas, ha reso noto che sono state eseguite diverse “esecuzioni rivoluzionarie” contro “criminali di alto rango” il cui coinvolgimento nei saccheggi è stato dimostrato. Quindi ha spiegato che alcuni saccheggiatori hanno agito sotto l’egida di un clan, mentre altri come gruppi organizzati, alcuni dei quali, secondo lui, hanno ricevuto il sostegno diretto di Israele.

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Harry torna ad attaccare la monarchia: gelo totale con re Carlo dopo l’intervista alla BBC

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harry e meghan

«Ogni famiglia infelice è infelice a modo suo», scriveva Tolstoj. E quella dei Windsor continua a dimostrarlo. Dopo l’intervista rilasciata dal principe Harry alla BBC, i rapporti con re Carlo sono ai minimi storici. Secondo fonti vicine a Buckingham Palace, le parole del duca di Sussex avrebbero ulteriormente inasprito le tensioni familiari, già esplose negli ultimi cinque anni.

LE PAROLE CHE HANNO FATTO INFURIARE BUCKINGHAM PALACE

Nel corso dell’intervista, Harry ha toccato temi delicati, parlando anche della malattia del padre. Un passaggio sul “tempo rimasto” a Carlo è stato giudicato da molti sudditi di pessimo gusto. «Non è il modo per ottenere una riconciliazione», ha commentato un residente di Windsor. In tanti ricordano l’esempio della regina Elisabetta, che mai avrebbe approvato un simile approccio mediatico.

Harry si è detto deluso per la revoca della scorta a lui, Meghan e ai loro figli. Una decisione che ritiene legata alla volontà della Corona di punire la loro scelta di lasciare il Regno Unito. E ha anche accennato velatamente alla morte di sua madre Diana, suggerendo che «c’è chi vuole che la storia si ripeta».

LO STRAPPO CON IL PADRE E LA CORTE

A peggiorare la situazione, la sconfitta di Harry alla Corte d’Appello di Londra, che ha confermato la legittimità della revoca della protezione armata. Il principe sostiene di essere vittima di una trappola governativa, e ha annunciato che scriverà alla ministra degli Interni Yvette Cooper e, se necessario, anche al premier Keir Starmer.

Il Palazzo ha reagito in modo inusuale con un comunicato ufficiale che, senza citare direttamente Harry, ha ricordato che la questione sicurezza è stata più volte valutata dai tribunali, con la stessa conclusione: nessuna protezione speciale per il principe.

IL CONGELAMENTO DEI RAPPORTI FAMILIARI

«Mio padre non mi parla più», ha ammesso Harry. «Ci sono membri della famiglia che non mi perdoneranno mai». Un riferimento diretto all’autobiografia Il minore e ad altre tensioni mai risolte. Harry ha anche detto di conoscere i nomi dei responsabili delle decisioni più dolorose.

Da parte della famiglia reale, la fiducia è ormai compromessa. Le parole del principe avrebbero convinto Buckingham Palace che non è più possibile alcun dialogo riservato. «Le sue dichiarazioni dimostrano che non ci si può fidare di lui», trapela da fonti vicine alla Corona. Il loro ultimo incontro risale al febbraio 2024, quando Harry volò a Londra per vedere il padre dopo l’annuncio della sua malattia. Ma quel fragile momento di riavvicinamento si è dissolto.

UN FUTURO SENZA RICONCILIAZIONE?

Harry ha ammesso di non credere più che potrà portare i suoi figli in Gran Bretagna, farli conoscere al nonno e legarli a quel Paese che pure fa parte del loro patrimonio culturale. A quanto pare, la volontà di normalizzazione a corte è oggi inesistente. E il principe resta, ancora una volta, più lontano che mai dalla sua famiglia.

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