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Letta: da Milano cominciamo la rimonta

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“Parleremo con gli indecisi, i tanti astensionisti che ci sono: sono convinto che li convinceremo con la bonta’ delle nostre proposte”. Con queste parole il segretario del Pd, Enrico Letta, arriva alla festa dell’Unita di Milano, che apre oggi, allo spazio Ride in zona Porta Genova, e prosegue fino al 4 settembre, con lo slogan di ‘Ride the change, vincono le idee’.Si parte dal tema ‘caldo’: “Credo che sia molto importante che il governo lanci un piano di risparmio energetico che e’ fondamentale per essere in grado di reggere rispetto all’autunno” spiega, e rivolge un messaggio al governo: “Se va in questa direzione ci trova assolutamente disponibili”. Letta si dice “fiero e orgoglioso” di aprire la campagna elettorale nel capoluogo lombardo, regione in cui e’ candidato come capolista alla Camera. “Da Milano parte la riscossa” dice mentre un grande applauso accoglie il segretario sul palco milanese. “Cominciamo da Milano la rimonta che ci portera’ ad arrivare al 25 settembre e a convincere gli italiani a cambiare i sondaggi e cambiare le previsioni che danno oggi il centrodestra vincente. Lo faremo innanzitutto con il voto dei giovani che hanno gia’ dimostrato di essere favorevoli nei nostri confronti”. Ed e’ proprio circondato dai giovani democratici di Milano che parla ai giornalisti, come aveva annunciato su Twitter alcuni giorni fa. A loro, dal palco, Letta rivolge numerose parti del suo intervento. “Ho visto un sondaggio che mi ha molto sollevato: il nostro e’ il primo partito tra i giovani tra 18 e 25 anni. A quei ragazzi io voglio da qui fare una promessa che dipendera’ da come riusciremo a convincere gli italiani: il futuro e’ di stare al cuore dell’Europa e non di stare con l’Ungheria di Orban”. E decreta: “la questione chiave e il lavoro, e il lavoro per i giovani”. Letta appare ottimista: “Il destino non e’ gia’ scritto”, quindi incalza: “Se non rovesciamo il tavolo e consegniamo l’Italia al governo piu’ di destra che il Paese abbia mai visto”. La campagna tanto criticata del ‘di qua o di la’ e’ “legata al fatto che non ci sono sfumature” spiega. Dunque incita i suoi sostenitori: “Vi chiedo di non usare sfumature in questa campagna elettorale e di dire le cose come stanno, anche con durezza. A quelli che dicono ‘proviamo tutto’, noi dobbiamo ricordare che la destra italiana ha governato questo Paese per lunghi anni, l’ultima volta con Silvio Berlusconi: quel governo e’ durato tre anni ed e’ riuscito a far scendere la ricchezza italiana di 3 punti percentuali e a far salire il debito pubblico di 10 punti percentuali; e la ministra delle politiche giovanili, Giorgia Meloni, ha fatto salire la disoccupazione giovanile dal 21% al 31%: non abbiate la memoria corta, non torniamo al 2011”. Il tentativo del leader dem e’ quello di rinvigorire l’immagine del partito: “Non deve passare il messaggio che siamo sempre al potere: non vogliamo essere il partito della protezione civile. Siamo stati costretti ad assumerci una responsabilita’ che non avremmo voluto assumerci”. Nel suo intervento c’e’ spazio anche per la salute e, sulla pandemia, rivolge un serio rimprovero alla leader Fdi, Giorgia Meloni: “Credo che chi si candida a guidare un Paese debba avere rispetto per i protocolli sanitari. Quel suo messaggio sul green pass, solleticare la cultura no vax, l’ho trovato molto grave”. E proprio sulla salute, annuncia, “faremo campagna elettorale per le regionali in primavera. L’hanno gestita talmente male la pandemia che non potremo non vincere in Lombardia”.

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L’Anac, corruzione rafforza mafie e inquina la democrazia

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“La corruzione mortifica legittime aspettative, deteriora la qualità dei servizi pubblici, rafforza le mafie, inquina la democrazia. Ha un costo, quindi, sociale, civile e umano, oltre che economico”. Nel decennale della sua nascita, l’Autorità Nazionale Anticorruzione consegna al Parlamento la tradizionale relazione evidenziando problemi e criticità di un Paese che – per usare le parole del presidente Giuseppe Busia – ha “il valore più alto in termini di danni finanziari al bilancio dell’Unione Europea, stimati a seguito di frodi e malversazioni, anche riconducibili alla criminalità organizzata”. La corruzione, dunque, continua a essere uno dei mali di cui soffre l’Italia e ha inevitabili ripercussioni in ogni ambito, dal lavoro alla salute, dagli appalti all’occupazione. In Parlamento, Busia ha provato a sintetizzare un anno in cui l’anticorruzione ha gestito 1.294 istruttorie, oltre ad aver avviato 395 procedimenti e gestito 441 istanze di precontenzioso.

“Anche quando non uccide – spiega il presidente dell’Anac -, la corruzione arreca danni inestimabili, affinando le sue armi con mezzi sempre più subdoli. Opere non ultimate, o completate con smodati ritardi e sperpero di risorse pubbliche. Imprese sane che falliscono a causa di un mercato poco aperto e trasparente. Giovani eccellenze costrette a cercare all’estero chances di realizzazione professionale, sottratte in patria da concorsi poco trasparenti”. Nella relazione, inevitabile è il passaggio sui fondi del Pnrr che – spiega Busia – ha dato impulso alla contrattualistica pubblica “con un valore complessivo degli appalti avviati di importo pari o superiore a 40.000 euro che si attesta attorno ai 283,4 miliardi di euro”. Si tratta di un aumento, scrive il presidente, “del 36,4% a confronto con il 2021, e addirittura del 65,9% rispetto al 2019”. Questi numeri, avverte però Busia, “non dicono tutto”.

“Avviare un procedimento non significa che si sarà in grado di chiuderlo in tempo, come aprire un cantiere non basta ad assicurare il completamento dei lavori in tempo utile e in modo adeguato”. Ecco perché “la strada è ancora lunga”. E con l’avvicinarsi della scadenza del 2026, “la salita diverrà sempre più ripida e per percorrerla – è il monito e l’invito – servirà lo sforzo congiunto di tutte le istituzioni, ai diversi livelli territoriali”. La relazione contiene anche numerosi appelli al legislatore, compreso quello per una disciplina organica sulle lobby.

“Una normativa che, rifuggendo da tentazioni criminalizzatrici – è il ragionamento dell’Anticorruzione – si ponga l’obiettivo di garantire piena trasparenza sull’attività dei portatori di interesse, anche mediante la creazione di canali digitali, accessibili a tutti, attraverso i quali tanto le lobby più organizzate e strutturate, quanto quelle dotate di mezzi minori, possano far pervenire le proprie proposte ed osservazioni”. Nel suo intervento, Busia, ha tenuto anche a ricordare le vittime della corruzione, “persone alle quali la corruzione ruba opportunità, prospettive, benessere, talvolta persino la vita”.

“Sono vittime della corruzione, intesa in senso amministrativo e non solo penalistico – scrive -, le donne e gli uomini sepolti vivi sotto le macerie di infrastrutture ed edifici costruiti con la sabbia al posto del cemento; i lavoratori schiacciati o soffocati nei cantieri perché chi avrebbe dovuto vigilare sulla loro sicurezza è stato indirizzato verso altri obiettivi; i pazienti che scontano la scarsa qualità di attrezzature sanitarie acquistate attraverso procedure opache; i bambini malnutriti, nei Paesi più fragili, a causa di aiuti umanitari che si perdono nelle pieghe di torbidi intrecci tra burocrazia e malaffare”.

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Cybersicurezza: odg Costa, l’uso del Trojan va regolamentato

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“Si impegna il Governo a prevedere l’introduzione, nel primo provvedimento utile, di una disciplina organica del captatore informatico che rifletta il miglior bilanciamento tra le esigenze investigative e i principi di cui agli articoli 14 e 15 della Costituzione” cioè la tutela del domicilio e il principio della riservatezza. E’ quanto prevede l’ordine del giorno che il deputato di Azione Enrico Costa ha appena presentato al ddl sulla cybersicurezza. Un odg in cui si chiede di fatto una precisa e più severa regolamentazione dell’uso del Trojan, il captatore informatico usato in molte inchieste giudiziarie come quella ligure.

Nell’ordine del giorno di Enrico Costa, firmato anche dalla deputata di Italia Viva, Maria Elena Boschi e dal capogruppo di FI in Commissione Giustizia PIetro Pittalis, si dice anche che “risulta necessario prevedere una disciplina organica che, da un lato, indichi le gravi forme di criminalità per le quali ammettere l’utilizzo del captatore informatico e, dall’altro, dettagli le condizioni applicative e le modalità operative di utilizzo, con l’obiettivo di bilanciare l’accertamento delle ipotesi delittuose ed i principi costituzionali previsti dagli articoli 14 e 15 della Costituzione”.

Dopo aver definito il Trojan “un sistema dissimulato, inoculato da remoto, che invade il terreno della riservatezza penetrando anche nelle sfere più intime e private”, Costa sottolinea come il captatore informatico sia anche “uno strumento itinerante, che si sposta di “ambiente” in “ambiente”, potenzialmente in grado di accendere la webcam, di attivare il microfono e di captare conversazioni, di leggere qualsiasi dato venga archiviato all’interno del cellulare (dagli indirizzi in rubrica, agli sms, ai messaggi whatsapp, agli appunti salvati nelle note), di visualizzare le fotografie, di registrare la “tracciabilità” del possessore del cellulare funzionando da GPS, di catturare segretamente tutto ciò che viene digitato nel dispositivo, potendo quindi risalire anche ad eventuali password o numeri di carte di credito”.

Costa pertanto racconta anche la storia di questo strumento di indagine, a cominciare dalle sentenze della Cassazione che ne parlano e dagli interventi che ci sono stati da parte del legislatore negli anni, chiedendo con il suo ordine del giorno che il legislatore intervenga per “disciplinare” la materia visto che a suo avviso il Trojan è molto “più invasivo” delle normali intercettazioni. L’ordine del giorno, secondo quanto si apprende, potrebbe ricevere il parere favorevole del governo e pertanto venire approvato.

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De Luca: straordinaria vittoria sui fondi per la Campania

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“Il Consiglio di Stato ha confermato pienamente le tesi della Campania, ha censurato i ritardi, e stabilisce l’inaccettabilità delle procedure messe in campo dal Governo. E’ il risultato della battaglia di civiltà e di dignità nella quale si sono impegnati in questi mesi centinaia di sindaci, amministratori, semplici cittadini. E’ un motivo di grande speranza e di grande soddisfazione per quanti hanno creduto nella giustizia amministrativa del nostro Paese”. Così il governatore Vincenzo De Luca sulla decisione del Consiglio di Stato in relazione ai fondi per la Campania, giudicata una “straordinaria vittoria” dopo mesi di polemiche.

Il Consiglio di Stato, ricorda ancora De Luca, “ha considerato pretestuosa la sopravvenienza dell’articolo 10 del Decreto coesione: smantellata la norma che surrettiziamente introduceva la vicenda Bagnoli nel Fondo di sviluppo e coesione”. “Ci si augura che a questo punto sia terminata la lunga e vergognosa catena di pretesti, di dilazioni, di ritardi strumentali, che ha penalizzato e penalizza le imprese, le famiglie, i Comuni della Campania. Ci si augura di poter cominciare a lavorare nell’interesse delle nostre comunità”, conclude il presidente della Regione.

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