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Economia

Gas ai massimi storici sfiora 300 euro, tremano le Borse

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Era atteso, ma e’ nuovo boom per il prezzo del gas: e’ bastato l’annuncio dello stop di tre giorni alle consegne dalla Russia attraverso il gasdotto Nord Stream 1 per portare il metano al massimo storico vicino ai 300 euro, oltre dieci volte le quotazioni di un anno fa. Con forti ripercussioni sull’inflazione e sui rischi di recessione, mentre i mercati azionari sono scivolati in attesa del meeting di Jackson Hole della Federal Reserve statunitense, con l’euro che e’ tornato sotto la parita’ contro il dollaro. In un lunedi’ davvero nero, una buona notizia ha provato a cambiare il clima. Il gruppo Eni, insieme ai francesi di TotalEnergies, ha infatti individuato al largo di Cipro riserve di gas per oltre 70 miliardi di metri cubi. Serviranno anni perche’ il giacimento chiamato Cronos, a 160 chilometri dalle coste dell’isola, possa produrre e trasferire il gas verso l’Italia, ma intanto nella diversificazione degli approvvigionamenti e’ un passo importante. Ma intanto ad Amsterdam il gas ha toccato in corso di seduta i 295 euro al Megawattora, per poi concludere a quota 276. Hanno pesato anche le date di chiusura delle aste dei future a settembre, ma il nervosismo e’ chiaro: il prezzo del metano corre infatti anche negli Usa, dove i contratti hanno toccato i massimi da 14 anni. Secondo la piattaforma europea Gie-Agsi, le scorte di gas in Italia sfiorano un confortante 79%, ma uno stop delle forniture di gas russo in agosto esaurirebbe le riserve nei Paesi euro gia’ a fine anno, innescando razionamenti e recessione. Lo prevede un’analisi di tre economisti del Meccanismo europeo di stabilita’ (Mes), secondo la quale, senza interventi sui consumi, il Pil dell’eurozona perderebbe l’1,7%, con un impatto del 2,5% per i due Paesi piu’ esposti, cioe’ Italia e Germania. La Bundesbank tedesca teme che nel prossimo autunno, con questo trend, il tasso di inflazione in Germania possa raggiungere “un ordine di grandezza del 10%”, mentre il governo italiano “continuera’ nelle prossime settimane a monitorare questa situazione e a muoversi sul solco tracciato dal Capo dello Stato al momento dello scioglimento delle Camere”, assicura dal meeting di Rimini il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli. Ma il momento e’ chiaramente difficile: il prezzo dell’energia elettrica in Germania ha superato per la prima volta i 700 euro al Megawattora, 14 volte di piu’ della media stagionale degli ultimi 5 anni, mentre in Italia il prezzo di acquisto dell’energia elettrica sfonda quota 500 euro con un rialzo del 9,7% rispetto alla settimana precedente. Il petrolio invece accusa i timori di recessione mondiale ed e’ sceso anche sotto i 90 dollari al barile, con le Borse che seguono il ‘sentiment’ del greggio e soprattutto temono la conferma di politiche monetarie rigide da parte dalle banche centrali: Francoforte ha perso il 2,3%, Parigi l’1,8%, Piazza Affari e’ scivolata dell’1,6%, con Wall street sulla stessa linea. Sullo sfondo ci sono sempre i massimi dell’inflazione Usa, che a luglio ha raggiunto l’8,5%: l’attesa e’ tutta sul Jackson Hole Economic Symposium della Fed che iniziera’ giovedi’ e l’intervento del presidente Jerome Powell previsto per venerdi’. Cosi’ prosegue la corsa del dollaro, anche contro l’euro, con la moneta unica scesa di nuovo sotto la parita’ rispetto al biglietto verde. E il nervosismo coinvolge anche i titoli di Stato. Lo spread Btp-Bund, gia’ in tensione per la situazione politica italiana e l’attesa delle elezioni, ha chiuso infatti a quota 231 punti base, con il tasso del prodotto del Tesoro al 3,6%: lo spread viaggia ai massimi da fine luglio, mentre il rendimento dei Btp ha toccato il livello piu’ alto dalla seconda meta’ di giugno.

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Economia

Trump: non rimuoverò Powell prima della scadenza

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Donald Trump ha dichiarato in un’intervista a Nbc che non rimuoverà Jerome Powell (foto in evidenza Imagoeconomica) dalla carica di presidente della Fed prima della scadenza del suo mandato, prevista per maggio 2026, definendo il banchiere centrale una persona “completamente rigida” e ripetendo gli appelli alla Fed ad abbassare i tassi di interesse.

rump ha affermato che Powell non è un suo fan, ma si aspetta che la Fed abbassi i tassi di interesse a un certo punto. “Beh, dovrebbe abbassarli. E a un certo punto lo farà. Preferirebbe di no perché non è un mio fan”, ha detto, sostenendo di non piacere a Powell perché lo ritiene una persona totalmente rigida e incapace. Alla domanda se avrebbe rimosso Powell prima della fine del suo mandato come presidente nel 2026, Trump ha rilasciato la sua smentita più decisa, dicendo: “No, no, no… perché dovrei farlo? Potrò sostituire quella persona tra poco tempo”.

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Economia

Sncf sfida Trenitalia e Italo: “Porteremo 10 milioni di nuovi passeggeri sull’alta velocità italiana”

La francese Sncf vuole entrare nel mercato AV italiano con 13 treni al giorno tra Nord e Sud. Investimento da 800 milioni e 300 assunzioni.

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L’operatore francese chiede spazio per 13 treni al giorno tra Nord e Sud. Ma le trattative con Rfi sono complicate: “Binari saturi, serve razionalizzare”

Milano–Roma–Napoli, ma anche Torino–Venezia: sono queste le direttrici su cui Sncf, il colosso ferroviario francese, punta per rompere il duopolio Trenitalia-Italo nell’alta velocità italiana. Dopo i primi contatti nel 2022, il debutto dei treni francesi è atteso per l’estate del 2027, ma le difficoltà non mancano.

In una lunga intervista al Corriere della Sera, Caroline Chabrol (le foto sono di Imagoeconomica), direttrice generale di Sncf Voyages Italia, racconta le ambizioni del gruppo: “Non vogliamo sottrarre clienti alle aziende esistenti. Il nostro obiettivo è intercettare milioni di italiani che oggi non viaggiano in treno”.

Da Milano a Parigi: +10% di passeggeri, nonostante la frana

Sncf è già presente in Italia con il collegamento Milano–Torino–Parigi, interrotto a lungo per una frana e recentemente ripristinato. “Nonostante il viaggio sia passato da 7 a 9 ore, la domanda è rimasta alta. Le prenotazioni estive 2025 sono aumentate del 10%”, spiega Chabrol.

Con tre frequenze giornaliere, si stimano circa 700mila passeggeri all’anno. Proprio questi volumi hanno spinto la società a investire sull’alta velocità nazionale: “Abbiamo ordinato 15 nuovi TGV M a due piani adattati alle infrastrutture italiane”.

CAROLINE CHABROL DIRETTRICE SNCF VOYAGES ITALIA

Trattative difficili con Rfi: “Ci avevano dato due viaggi, poi solo uno”

Sncf ha chiesto 13 frequenze giornaliere a Rfi: 9 tra Torino–Milano–Roma–Napoli, 4 tra Torino e Venezia. Ma, secondo la dirigente, “le trattative sono state frustranti: all’inizio ci avevano dato due viaggi a direttrice, poi sono scesi a uno. Non è sostenibile”.

Sullo sfondo c’è anche un’indagine dell’Antitrust italiano, che sospetta un possibile “abuso di posizione dominante” da parte di Rfi nell’ostacolare l’ingresso di Sncf. La società che gestisce i binari respinge ogni addebito.

Un piano industriale da 800 milioni e 300 nuove assunzioni

Sncf stima 10 milioni di passeggeri all’anno, con una potenziale sottrazione del 30% agli operatori attuali, ma la strategia resta quella di “aumentare lo switch modale”, spingendo chi oggi viaggia in auto, aereo o autobus a passare al treno.

Ogni treno in doppia composizione potrà trasportare 1.300 passeggeri, con tariffe non ancora definite, anche se si smentisce l’intenzione di diventare una low cost: “Guardiamo anche al segmento corporate”, precisa Chabrol.

Il piano prevede 800 milioni di investimento e 300 assunzioni in Italia, tra macchinisti, capitreno, manutentori e addetti operativi.

“Binari saturi, il modello multi-frequenza non regge più”

La sfida non sarà solo con Trenitalia e Italo, ma anche con la capacità della rete ferroviaria. “I binari sono saturi, e questo sta causando ritardi. Il modello di alta frequenza non è più sostenibile. Serve una razionalizzazione dell’offerta”, dice Chabrol.

Sncf pagherà circa 50 milioni di euro l’anno a Rfi per l’uso dell’infrastruttura, ma chiede in cambio condizioni eque per garantire concorrenza. “Portiamo valore a tutto il sistema, anche all’Italia”, conclude.

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Economia

L’Italia perderà quasi 3 milioni di lavoratori in dieci anni: l’allarme della Cgia

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Entro il 2035 l’Italia potrebbe contare su quasi 3 milioni di persone in età lavorativa in meno. È quanto emerge dalle proiezioni della Cgia, secondo cui la fascia tra i 15 e i 64 anni passerà dagli attuali 37,3 milioni a 34,4 milioni, con un calo del 7,8%. Alla base di questo declino, il progressivo invecchiamento della popolazione che investirà l’intero territorio nazionale.

Conseguenze economiche e sociali preoccupanti

Il calo demografico avrà effetti profondi sul sistema produttivo: le imprese faticheranno a trovare forza lavoro giovane e qualificata. Neanche il ricorso alla manodopera straniera potrà colmare del tutto il vuoto occupazionale. Le conseguenze più gravi potrebbero riguardare il rallentamento del PIL, l’aumento della spesa per pensioni, sanità e assistenza, con ripercussioni inevitabili sui conti pubblici.

Il Sud meno esposto, ma solo in parte

Paradossalmente, il Mezzogiorno potrebbe reggere meglio l’urto nel breve periodo. I tassi elevati di disoccupazione e inattività consentono margini di recupero, specie nei comparti dell’agroalimentare e del turismo. Tuttavia, anche il Sud dovrà affrontare il declino, con la Sardegna in testa (-15,1%), seguita da Basilicata (-14,8%), Puglia (-12,7%), Calabria (-12,1%) e Molise (-11,9%).

Le imprese più piccole a rischio sopravvivenza

Le aziende di piccole dimensioni saranno le più esposte, potenzialmente costrette a ridurre gli organici per l’impossibilità di assumere nuovo personale. Le grandi e medie imprese, invece, potranno attrarre lavoratori con salari più alti, orari flessibili, benefit e piani di welfare. Il divario tra imprese si farà quindi ancora più profondo.

I settori più colpiti

Secondo la Cgia, i settori che risentiranno maggiormente della crisi saranno immobiliare, trasporti, moda e ricettività. Poche le eccezioni: tra queste, il settore bancario, che potrebbe beneficiare di alcuni effetti positivi legati all’automazione e alla digitalizzazione.

Le province più a rischio

A livello provinciale, il calo maggiore è previsto a Nuoro (-17,9%), Sud Sardegna (-17,7%), Caltanissetta (-17,6%), Enna (-17,5%) e Potenza (-17,3%). In termini assoluti, la perdita più pesante sarà quella della provincia di Napoli, con 236.677 persone in meno. Le province meno colpite saranno Bologna (-1,4%), Prato (-1,1%) e Parma (-0,6%).

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