Sara’ domani il giorno della verita’ per la nascita del terzo polo. Dopo l’ottimismo di ieri, oggi e’ il giorno della prudenza. Carlo Calenda in mattinata considera l’intesa “sulle cose di fondo” ormai raggiunta. Ma in serata ostenta cautela: “Ormai – ironizza – sono molto prudente, m’e’ saltato un matrimonio poco tempo fa…A parte le battute spero nell’accordo”. Anche Matteo Renzi prende tempo e, gelando ogni entusiasmo, usa la classica formula “se son rose fioriranno”. Intervistato da Massimo Giannini su La Stampa.it, il segretario di Italia Viva frena dicendosi “ottimista ma anche prudente”. E punzecchia implicitamente il suo potenziale futuro partner, osservando che la sua cautela e’ doverosa “visto il teatrino degli ultimi giorni”, da cui, aggiunge: “mi sono tenuto alla larga”. Nessun dettaglio sui nodi aperti, se al centro della trattativa di questi giorni ci siano i collegi, il simbolo o la leadership: “Se si fa l’accordo – spiega Renzi – bisogna capire qual e’ la prospettiva per la prossima legislatura, se c’e’ un progetto serio: le candidature e le liste sono le cose piu’ facili su cui accordarci. La domanda vera e’: ‘vogliamo fare un polo del buon senso nella prossima legislatura? Io sono ottimista e prudente. Penso che domani dobbiamo vederci e decidiamo se si o no”. Giannini lo incalza sulla futura leadership di questo terzo polo. “Io – replica Renzi – sono pronto a fare un passo indietro sulla leadership ma prima viene l’accordo e poi i nomi, che, come dicevano i latini, sono conseguenza delle cose. Io che non sono una mammoletta, dico che prima viene il progetto politico poi viene la generosita’ personale”. Accordo a parte, la sintonia tra lui e Calenda e’ evidente. Anche Renzi, come il leader di Azione, auspica che Draghi torni a Palazzo Chigi. “Ci aspettano tempi difficili: avremo tanta inflazione. Quando hai l’8-9% – sottolinea Renzi – tanti vanno sotto la soglia di poverta’. A quel punto tra settembre e dicembre si deve ridiscutere il patto di stabilita’ europeo: A Bruxelles ci sono quelli tosti, gli olandesi, i tedeschi. Ma se non cambiamo quel patto non andiamo da nessuna parte. Io chiedo agli italiani, chi preferite che vada a trattare? Draghi o Meloni?”. Ambedue i leader sono convinti che il loro bacino elettorale sia molto piu’ vasto delle percentuali registrate dagli ultimi rilevamenti. Al riguardo, Calenda ha criticato violentemente Youtrend. “Il 4% ce lo da’ il sondaggista del Pd e Piu’ Europa… l’ho visto in azione alle amministrative… In questo momento – attacca l’europarlamentare – sondaggisti seri non stanno rilevando perche’ la gente e’ al mare”. Durissimo anche il batti e ribatti con Emma Bonino che ha definito il suo strappo “un voltafaccia repentino, immotivato e anche truffaldino”. “Io – la replica di Calenda – sono una persona educata. Ho avuto per te solo parole di stima. Cerca pero’ di non perdere il controllo di te stessa”. Anche Renzi usa toni acidi contro Enrico Letta, accusandolo di aver sbagliato tutto, di aver fatto “una frittata” nella scelta delle alleanze, di inseguire Di Maio, di aiutare la destra proponendo l’aumento delle tasse. Lo definisce addirittura “il miglior amico di Giorgia Meloni” e prende le distanze dal Pd anche sulle possibili conseguenze dell’arrivo della leader di Fdi a Palazzo Chigi: “Se vince la destra – sostiene – e’ in pericolo il portafoglio e i conti pubblici, non la democrazia o la Costituzione”. E sul capitolo delle riforme, prima osserva che esiste la necessita’ di un’elezione diretta “ma del premier e non del capo dello Stato”. Poi rivolge un appello a tutte le forze politiche perche’ vi sia “l’impegno comune a fare la riforma costituzionale tutti insieme”. “La riforma serve a tutti: l’idea che si debba fare tutti insieme – conclude – supera il problema del 66%”.