Per Emmanuel Macron, due mesi dopo la conferma all’Eliseo, e’ arrivata la piu’ bruciante delle sconfitte. Un crollo al di la’ di ogni previsione per il presidente che in settimana – tornando dalla sua prima visita nell’Ucraina in guerra – aveva chiesto ai francesi una maggioranza “forte e chiara” per una “Francia davvero europea”. Ha vinto Jean-Luc Me’lenchon, il tribuno della gauche che tallona la maggioranza presidenziale. Ha stravinto Marine Le Pen, che senza neppure fare campagna elettorale ha decuplicato il numero dei deputati all’Assemble’e Nationale. A parlare nella serata piu’ difficile dell’era Macron, e’ stata la premier Elisabeth Borne, che ha pronunciato parole pesanti: “E’ una situazione inedita che rappresenta un rischio per il nostro Paese viste le sfide che dobbiamo affrontare, sia sul piano nazionale che internazionale”. La Borne ha lanciato un appello all’unita’ per “costruire una maggioranza d’azione” per il paese, ipotizzando “compromessi” per tenere la rotta. Sono crollati uno dopo l’altro i ministri del governo appena nominato da Macron, a cominciare dalla responsabile della Salute, Brigitte Bourguignon. Spazzati via due uomini vicinissimi al presidente fin dall’inizio della sua avventura in politica: il presidente del Parlamento, Richard Ferrand, e il capogruppo dei deputati di En Marche!, Christophe Castaner. La forbice dei seggi assegnati si e’ smussata con il passare delle ore, rendendo meno amara la sconfitta di Macron: Ensemble!, la coalizione di governo, ha fra i 230 e i 245 voti, comunque ben lontano dall’obiettivo dei 289 che Macron inseguiva per assicurarsi la maggioranza assoluta. Le truppe di Me’lenchon riunite nella Nupes (la sua France Insoumise piu’ verdi, socialisti e comunisti) inseguono distanziate ma minacciose la maggioranza, con 150-160 seggi. “La sconfitta del partito di Macron e’ totale, non c’e’ nessuna maggioranza”, ha esultato in serata Me’lenchon, con i suoi collaboratori che hanno parlato di “un presidente minoritario” annunciando gia’ il naufragio della riforma delle pensioni: “E’ andata a picco questa sera”. Con chi governera’ Emmanuel Macron? Come ristrutturera’ il suo governo decapitato da questo ballottaggio? E’ la premier giusta per una situazione cosi’ infuocata la tecnica e fredda Elisabeth Borne? Le domande si intrecciano stasera mentre davanti ai palchi di Jean-Luc Me’lenchon e di Marine Le Pen i sostenitori delle estreme fanno festa. E’ stata proprio la leader dell’ultradestra a raccogliere il successo piu’ clamoroso della sua carriera politica: partendo da 8 deputati, aveva l’obiettivo di raddoppiare per raggiungere il numero minimo per costituire per la prima volta un gruppo politico del Rassemblement National, ex Front National fondato dal padre Jean-Marie, a lungo senza alcuna rappresentanza in Parlamento. Il suo nuovo gruppo avra’ come minimo 85 deputati, un numero impensabile alla vigilia, piu’ che decuplicato. “Siamo riusciti ad eleggere un gruppo molto forte di deputati all’Assemblea, che d’ora in poi sara’ ancora piu’ nazionale. Sara’ di gran lunga il piu’ numeroso della storia della nostra famiglia politica”, ha cantato vittoria Le Pen. Macron avra’ vita durissima a dialogare sulle riforme con avversari cosi’ determinati. Entrambi – Me’lenchon e Le Pen – hanno fatto in questi anni dell’anti-macronismo la loro cifra principale. “Abbiamo raggiunto il nostro obiettivo – ha proclamato non a caso Me’lenchon -, far crollare l’uomo dell’arroganza. Il crollo di quest’uomo che dava lezioni e’ davanti a tutti, e’ senza appello”. Gli analisti sono concordi sul fatto che Macron possa rivolgersi unicamente alla destra tradizionale, gli ex neogollisti che fino a 10 anni fa sono stati sempre uno dei due poli che si alternavano al potere della Quinta Repubblica e sono ridotti oggi a quarta forza in parlamento (67-71 seggi), per la prima volta dietro all’estrema destra. Ma soltanto qualcuno dei dirigenti del partito, come Jean-Francois Cope’, ha evocato stasera un “patto di governo” con i macronisti in difficolta’. il presidente, Christian Jacob, afferma che i Re’publicains “sono opposizione e lo resteranno”. Lo spostamento a destra voluto da Macron – che sta strutturando proprio in questi giorni il suo nuovo partito con il nome di ‘Renaissance’ – appare denso di interrogativi: una formazione politica azzoppata, inseguita dai suoi nemici piu’ giurati, la sinistra radicale e l’ultradestra. Come previsto, si profilano cifre molto negative anche per l’affluenza, con un’astensione fra il 53,5% e il 54%, con meta’ del Paese sotto una cappa di afa vicina ai 40 gradi.