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Iv molla Pd-M5s a Genova e annuncia sostegno a Bucci

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Il puzzle delle prossime elezioni comunali si fa e si disfa, segno delle tensioni sempre piu’ aspre dentro e tra i partiti. L’ultima mossa si gioca a Genova dove la renziana Raffaella Paita si schiera per Marco Bucci, il primo sindaco della citta’ eletto con il centrodestra dopo decenni. “Sosteniamo l’unica opzione che porta avanti una politica del fare”, spiega la deputata in un’intervista al Secolo XIX e cosi’ da’ uno schiaffo a Pd e M5s che appoggiano lo sfidante di Bucci, Ariel Dello Strologo, avvocato ed ex presidente della comunita’ ebraica genovese. Paita va oltre e cita la ricostruzione del ponte Morandi – gestita da Bucci in veste di commissario straordinario – come esempio di una politica da “vera sinistra, che fa fatti e non parole”. Per un asse con il centrodestra che si rafforza a nord, al sud la coalizione soffre e a Palermo triplica i suoi candidati tra l’Udc da un lato, il ticket Lega-Forza Italia dall’altro e in solitaria Fratelli d’Italia, messa all’angolo dagli alleati. A Genova di fatto la scelta di Italia viva fa salire le chance gia’ alte per il sindaco uscente. Alcuni azzardano una vittoria gia’ al primo turno, il 12 giugno. A sfidarlo, oltre a Dello Strologo, c’e’ Mattia Crucioli con la lista ‘Uniti per la Costituzione’. Nell’endorsement a Bucci, pero’, Iv rinuncia al suo simbolo. Il logo non potrebbe stare accanto a quelli di Lega e Fratelli d’Italia, e’ la giustificazione ufficiale. Ma probabilmente nemmeno i due partiti piu’ estremi l’avrebbero gradito. I candidati di Iv resteranno quindi in campo nella lista civica di Bucci. “E’ una decisione francamente incomprensibile”, sentenzia Dello Strologo ricordando che “ancora ieri, in commissione consiliare Iv ha svolto un ruolo di feroce opposizione nei confronti dell’amministrazione” e chiedendo agli elettori se “accetteranno di schierarsi con la destra estrema, dopo aver sempre sostenuto sindaci e governi di centrosinistra”. Nessuna sorpresa invece per Crucioli: “E’ una scelta fatta dal punto di vista dei tornaconti, visto che un candidato guida il carro dei vincitori e l’altro no”. Rispetto agli schieramenti, la mossa genovese replica quella che Iv ha fatto nei giorni scorsi a Palermo: qui Davide Faraone, presidente dei senatori renziani si e’ ritirato dalla corsa a sindaco schierandosi per Roberto Lagalla dell’Udc. Eppure in campo sono ancora molti i candidati. Ai tre del centrodestra si contrappone Franco Miceli, il presidente dell’Ordine degli architetti che ha il placet di Pd e M5s. Domina quindi il ‘tutti contro tutti’ e all’orizzonte non c’e’ aria di tregua, tanto meno di accordo. Non lo esclude in assoluto Antonio Tajani convinto che “dove non si trova un accordo, si possono fare delle primarie di centrodestra e al ballottaggio si sostiene chi del centrodestra ha piu’ consensi”. Tuttavia, gli azzurri vanno avanti con Francesco Cascio, il berlusconiano della prima ora affiancato da Alberto Samona’, aspirante vicesindaco della Lega. Staccata c’e’ Carolina Varchi di FdI che potrebbe cedere ma solo se la decisione verra’ dall’alto. “La partita ormai si gioca sui tavoli romani e tutto dipendera’ dalle libere scelte di Giorgia Meloni”, ammette Cascio. In effetti al momento non risultano contatti tra FI e FdI, ne’ telefonate con Silvio Berlusconi che Giorgia Meloni aveva chiamato in causa la settimana scorsa dopo l’annuncio del ticket Lega-FI, proprio per uscire dall’impasse.

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Stretta di FdI sui ballottaggi. La Lega punta sui salari

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Il centrodestra torna alla carica sulla battaglia per cancellare i ballottaggi dei sindaci delle grandi città (con più di 15 mila abitanti). Fallito il blitz di un mese fa al Senato, in forma di emendamento al decreto Elezioni, ci riprova con l’iter più tradizionale di un disegno di legge ad hoc, identico a quello. Martedì partirà l’esame in Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama, forte anche della spinta di Fratelli d’Italia che guida la Commissione con il meloniano Alberto Balboni, che è anche relatore del provvedimento. Stesso ruolo che ha per il ddl per aumentare il numero di assessori e consiglieri regionali e di quello costituzionale per allungare a 90 i giorni per la conversione in legge dei decreti (oggi sono 60).

Insomma, la strategia è tracciata. Sui sindaci, dopo le polemiche innescate a inizio aprile dall’emendamento anti ballottaggi che la maggioranza presentò e ritirò subito dopo, per evitare la figuraccia di non essere ammesso (per scarsa attinenza al decreto Elezioni, dedicato alle prossime Amministrative e ai referendum), ora si cambia strada. Ma la meta è decisa, assicurano soprattutto i Fratelli d’Italia. Sottoscritto da tutti i capigruppo di maggioranza, il disegno di legge punta a dire addio al doppio turno che quasi mai ha portato fortuna ai propri candidati e chiede di eleggere al primo turno il candidato sindaco che abbia avuto almeno il 40% dei consensi, oltre a prevedere un premio alla lista o al gruppo di liste collegate a quel candidato. Obiettivo: blindarsi sempre più sui territori, approfittando del buon vento di oggi.

Occasione ancor più allettante per un partito come quello della premier Meloni, che vanta consensi alti, ma viene spesso additato per avere pochi dirigenti e amministratori. Una sfida condivisa dagli alleati. Compresi i leghisti, protagonisti spesso di distinguo, nella coalizione, come ad esempio sul riarmo europeo. Una questione che continua a dividere i tre partiti e che giovedì sarà sul tavolo del Consiglio supremo di difesa, convocato dal Quirinale. Nel breve, la Lega si concentra sui temi economici e scommette sui salari. Nell’aria da giorni, è il leghista Claudio Durigon, nella veste di sottosegretario al Lavoro, a spiegare al Corriere i dettagli della proposta di legge targata Lega che a breve sarà in Parlamento. Il partito di Matteo Salvini lancia il pressing, anche rispetto agli alleati, per garantire stipendi realmente adeguati all’inflazione crescente.

L’escamotage è quello di anticipare in busta paga i soldi in più che normalmente derivano dal rinnovo contrattuale e spesso in ritardo di anni. E sui costi della misura, Durigon replica: “I soldi li stiamo valutando. Troveremo soluzioni”. Parole su cui FdI glissa, pur condividendo la lotta. Fredda e più scettica Forza Italia. In primis, sulle coperture. Secondo i vertici economici di FI, la novità potrebbe costare almeno un miliardo e forse più. Inoltre, non convince il tema delle contrattazioni: da un lato si vorrebbe rafforzare la contrattazione e delegarla ai territori e dall’altro introdurre meccanismi centralizzati, è la critica degli azzurri. Alessandro Cattaneo, responsabile Dipartimenti di FI, chiama in causa il ministro dell’Economia: “Giorgetti dovrà esprimersi perché bisogna stimare quanto sia oneroso intervenire”. Parallelamente FI annuncia la prossima battaglia contro le morti e gli infortuni sul lavoro. Un ddl sarà presentato “prima dell’estate”, garantisce il viceministro alla Giustizia e forzista Francesco Paolo Sisto. (

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Mattarella convoca il Consiglio Supremo di Difesa giovedì 8 maggio

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Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha convocato il Consiglio Supremo di Difesa al Palazzo del Quirinale per giovedì 8 maggio 2025 alle ore 17. Lo comunica la Presidenza della Repubblica.”L’ordine del giorno prevede le “valutazioni sul Libro bianco della difesa europea, sulle infrastrutture strategiche nazionali, sull’adeguamento dello strumento militare e le prospettive per l’industria della difesa italiana”. Inoltre, il Consiglio esaminerà “l’evoluzione nelle principali aree di crisi con particolare riferimento ai conflitti in Ucraina e Medio Oriente ed alle iniziative di pace in ambito internazionale ed europeo”.

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Interrogazione parlamentare di Fratoianni: carabiniere denuncia chi canta Bella ciao

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“Chissà se il maresciallo dei carabinieri che ha denunciato, a Mottola in provincia di Taranto, 10 cittadini accusati di aver voluto cantare ‘Bella Ciao’ e ‘Fischia il Vento’ durante le celebrazioni del 25 aprile, sa che per liberare l’Italia dai nazisti e dai loro servi fascisti l’Arma dei Carabinieri ha perso quasi 3mila uomini. E chissà se ha compreso le parole utilizzate dall’attuale comandante generale che solo pochi mesi fa ricordando il sacrificio di Salvo D’Acquisto lo ha definito ‘un esempio luminoso di coraggio, abnegazione e amore per il prossimo, che supera i confini del tempo: un modello di riferimento per tutti i Carabinieri e per le future generazioni’. Evidentemente non lo sa o meglio non intende riconoscerlo”.

Lo afferma Nicola Fratoianni di Avs in una nota. “Non comprendiamo ad esempio – prosegue il leader di SI – perché i suoi superiori non siano ancora intervenuti per sospenderlo dal servizio. La denuncia di cui si è fatto promotore è assolutamente inaccettabile e in contrasto con i valori costituzionali”. “È per questo che in attesa di conoscere i provvedimenti che intende assumere il Comando Generale, presenteremo un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno – conclude Fratoianni – su questa vicenda surreale e nello stesso tempo gravissima”.

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