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Politica

Rischio strappo sulle tasse, altolà di Draghi: io non le aumento

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Le tasse non aumentano. E non aumenteranno. L’altola’ di Mario Draghi arriva dopo l’ennesimo strappo che si consuma sulla delega fiscale, con tanto di rissa in Parlamento. Lega e Forza Italia cavalcano temi che toccano le tasche di tanti italiani, il prelievo sugli affitti, le imposte sui risparmi, bloccano l’esame in commissione e chiedono un incontro al premier e finanche la mediazione di Sergio Mattarella. Senza intesa non si va avanti, e’ il messaggio dei partiti del centrodestra di governo. E a sera da Palazzo Chigi arriva una apertura al dialogo, ci saranno incontri, la prossima settimana. Ma si cerca di togliere dal tavolo quella che alcuni considerano propaganda, che inizia a farsi battente con l’avvio della campagna elettorale per le amministrative. Draghi e’ reduce da un faccia a faccia con il ‘falco’ Mark Rutte, che ha cercato di portare dalla sua parte sul tetto al prezzo del gas, e dall’incontro con i sindacati con cui vuole stringere un “patto” anti-crisi. Ma si ritrova, ancora una volta, a fare i conti con le fibrillazioni della sua maggioranza, che rallentano le riforme in Parlamento: al Senato ancora non si e’ nemmeno iniziato a votare la legge sulla concorrenza, mentre alla Camera si continua a cercare una intesa sul filo per evitare di mettere la fiducia sulla riforma del Csm, sempre piu’ nel caos. Ma e’ sulle tasse che la faglia tra i partiti si allarga sempre di piu’. Il tentativo di intesa, dopo settimane di incontri e di rifiniture al Mef, naufraga davanti alle richieste del centrodestra di non toccare le cedolari e di rendere vincolanti i pareri delle commissioni. La delega e’ troppo ampia, dicono, cosi’ si firma un assegno in bianco al governo e il rischio di aumenti delle tasse, soprattutto quelle sulle locazioni (ora al 10% e 21%) e sui titoli di Stato (al 12,5%) e’ concreto, salvo allineare il nuovo sistema “duale” a una di queste aliquote. Il problema e’ apparentemente tecnico – se e in che tempi passare al un sistema del prelievo “duale” – ma rivela tutta la distanza dell’approccio dei due schieramenti, centrodestra e centrosinistra, sul fisco. L’idea portata avanti dal governo, e sposata da Pd, Leu, M5S e anche Iv, e’ di semplificare il sistema e arrivare a due forme di tassazione, una sui redditi e una sul capitale. “Nessuno paghera’ piu’ tasse. Il governo non tocca le case degli italiani. E lo stesso sara’ per gli affitti e per i risparmi”, arriva tranchant la nota di Palazzo Chigi, per spazzare via ogni dubbio. Su una tutela delle cedolari, almeno su “case e risparmi”, insomma, ci sono ancora margini “per discutere”, aprono i collaboratori del premier, ma la linea Maginot, che viene definita nel governo “inaccettabile”, resta quella dei pareri vincolanti che di fatto “sovvertirebbe” il senso della richiesta di una delega da parte dell’Esercutivo al Parlamento. Draghi ne parlera’ la prossima settimana coi “leader del centrodestra di governo”, fa sapere Palazzo Chigi, dopo che in mattinata era arrivata la richiesta di un chiarimento da Forza Italia e dalla Lega. Matteo Salvini riunisce tutti gli esperti economici del partito – compreso Giancarlo Giorgetti – prima di ribadire il “no a nuove tasse” insieme alla richiesta di un incontro. E dopo avere archiviato come “incidente di percorso” quello in commissione e ipotizzato anche un incontro con il presidente della Repubblica, a sera con toni piu’ concilianti si dice sicuro che “una soluzione” si trovera’. Ma l’atteggiamento del centrodestra inizia a spazientire gli alleati: il segretario del Pd Enrico Letta chiede di smetterla con il “terrorismo comunicativo” e ricorda a Lega e Fi “che sono maggioranza di governo, come tale – dice – si comportino”.

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Politica

Atto di clemenza per onorare Papa Francesco: la politica torna a discutere di indulto e liberazione anticipata

Casini, Boschi, Serracchiani e altri parlamentari rilanciano l’appello di Papa Francesco: proposto l’indulto per l’ultimo anno di pena. Forza Italia apre, centrodestra diviso.

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Nel clima sospeso di queste giornate post-festive, scosse dalla solennità dei funerali di Papa Francesco, la politica italiana rispolvera un tema delicato e mai risolto: l’atto di clemenza verso i detenuti, nel nome del Pontefice scomparso. È stato Pier Ferdinando Casini, con un intervento sul Corriere della Sera, a riaprire il dibattito, rilanciando l’appello di Papa Francesco per una giustizia più umana, espresso simbolicamente all’apertura dell’Anno giubilare nel carcere di Rebibbia.

A farsi portavoce di questa istanza anche il movimento radicale Nessuno Tocchi Caino, che ha proposto la liberazione anticipata per i detenuti con un solo anno di pena residua. Una proposta già sottoscritta da parlamentari di diversi schieramenti: Maria Elena Boschi (Italia Viva), Debora Serracchiani (Pd), Luana Zanella (Avs), Maurizio Lupi (Noi Moderati), fino ad arrivare a Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia al Senato.

“Un minimo di coerenza vorrebbe che la politica, commossa ai funerali del Pontefice, dia un segnale concreto, non solo retorico”, ha dichiarato Zanettin. A fargli eco, Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera: “Serve una misura straordinaria, non un perdono indiscriminato”.

Tuttavia, non mancano i contrasti: Fratelli d’Italia e Lega restano silenziosi o critici, ricordando le frizioni già esplose nel centrodestra quando, lo scorso anno, Forza Italia sembrava aprire alla proposta di Roberto Giachetti sulla liberazione anticipata. Apertura poi rientrata dopo le tensioni con gli alleati.

Intanto, al ministero della Giustizia, guidato da Carlo Nordio, il viceministro Francesco Paolo Sisto conferma che è allo studio un provvedimento sull’uso eccessivo della custodia cautelare, ma frena su condoni e amnistie: “È giusto dire che si esce dal carcere solo perché non c’è posto? No. Lo sfratto non è incline alla funzione rieducativa della pena”.

Il confronto resta acceso, ma l’eredità spirituale e sociale di Papa Francesco torna a farsi sentire anche nelle aule parlamentari, spingendo una parte della politica a immaginare un gesto di clemenza come segno di civiltà e memoria.

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Economia

I sindacati in piazza, ‘basta morti sul lavoro’

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Oltre mezzo milione di incidenti sul lavoro e più di mille morti l’anno. Tre al giorno: tragedie in cantieri, fabbriche, campi, a cui bisogna mettere fine. Cgil, Cisl e Uil (foto Imagoeconomica in evidenza) scendono in piazza per il Primo maggio all’insegna della sicurezza sul lavoro, ricordando le tante vittime e dicendo basta. Al governo, che mette sul tavolo altri 650 milioni per la sicurezza, chiedono misure più incisive in vista dell’incontro dell’8 maggio a Palazzo Chigi.

Servono risposte ‘adeguate’ o sarà mobilitazione, avverte il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. In attesa del confronto, la premier Giorgia Meloni rivendica l’azione dell’esecutivo in questi due anni e mezzo: oltre un milione di posti di lavoro in più e il numero degli occupati al massimo storico, più di 24 milioni e 300mila. Un impegno che, assicura, continua anche sul fronte della sicurezza. Ma sulle sue parole si riaccende lo scontro con la segretaria del Pd, Elly Schlein: ‘Continua a mentire sui numeri’, attacca la segretaria dem, rilanciando la necessità di una legge sul salario minimo. Nelle piazze riecheggiano anche i referendum dell’8 e 9 giugno. Schlein al corteo a Roma sfila accanto a Landini, che rilancia l’invito ad andare a votare, e conferma che il Pd sostiene tutti i 5 sì al referendum.

VIA SPARANO PRIMO MAGGIO FESTA DEI LAVORATORI CGIL CISL E UIL UNITI PER UN LAVORO SICURO BANDIERE CGIL UIL CISL (foto Imagoeconomica)

Mentre il leader M5s, Giuseppe Conte, su Fb scrive che il movimento ‘dirà 4 sì’ ai quesiti sul lavoro (resta fuori quello sulla cittadinanza che non aveva firmato). Il tema unitario resta quello della sicurezza e del contrasto agli incidenti sul lavoro. ‘Questa vergogna deve finire’, dice la segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola, dal palco a Casteldaccia (Palermo), dove il 6 maggio dell’anno scorso cinque operai persero la vita, guardando alla convocazione dell’8 maggio per costruire una strategia nazionale e ‘un’alleanza’.

Da Montemurlo (Prato), il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ricorda invece Luana D’Orazio, morta lì quattro anni fa in una ditta tessile. E da lì torna a chiedere di istituire il reato di omicidio sul lavoro e una procura speciale. Alla giovane nel pomeriggio viene intitolata una strada, su iniziativa del comune. E alla mamma, Emma Marrazzo, arriva l’abbraccio anche della ministra del Lavoro, Marina Calderone, presente alla cerimonia: ‘Quello che le è accaduto è il peggior incubo’, le dice assicurando l’impegno a fare di più. Nel pomeriggio il concertone del Primo maggio a Roma – aperto da Leo Gassmann sulle note di ‘Bella Ciao’ – omaggia Papa Francesco: ‘La sicurezza sul lavoro è come l’aria che respiriamo, ci accorgiamo della sua importanza quando viene tragicamente a mancare ed è sempre troppo tardi’, le parole di Bergoglio che riecheggiano in una piazza San Giovanni stracolma.

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Politica

Mattarella: Resistenza non è feticcio ma responsabilità

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Le associazioni combattentistiche “sono l’anima perenne della memoria”: la loro opera è “preziosa” perchè voi trasmettete “il senso di quello che è avvenuto, la custodia della memoria senza farne un feticcio consegnato al solo ricordo, ma facendola vivere come consapevolezza civile, come educazione alla responsabilità. Un ponte ideale tra generazioni nell’attualità dei valori”. Sergio Mattarella chiude le celebrazioni per il 25 aprile con un ennesimo appello a non dimenticare quanto accaduto con la Resistenza e la Liberazione ma soprattutto con un invito a far si che questa data non diventi uno sterile appuntamento ma una spinta ad agire nel nome di quei valori. Ricevendo al Quirinale le associazioni combattentistiche e d’arma, il cui incontro era programmato per il 23 aprile, il presidente della Repubblica è tornato a sottolineare l’importanza della festa della Liberazione.

Infatti per il capo dello Stato il 25 aprile deve essere “un’eredità vissuta nel presente e trasformata in impegno per riflettere sull’attualità di quei valori, a cominciare dal rifiuto dell’indifferenza”. Ma non solo perchè, ha ricordato ancora Mattarella, la Liberazione sprigionò “energia morale” e fu “il frutto di un moto individuale delle coscienze che divenne espressione della dignità del nostro paese, del nostro popolo che non si lasciò sopraffare dalla barbarie”. La rievocazione del presidente con le associazioni combattenti è quindi giocata tutta sul valore degli ideali che portarono al 25 aprile, sulla necessità di non perdere la spinta propulsiva che generò. Infatti ha spiegato come “minacce in forme diverse che pretendono di porre in discussione i valori di democrazia, libertà e pace che furono alla base della Resistenza sono sempre presenti. Conflitti armati sempre più frequenti vicini ai confini dell’Europa.

Tensioni nei rapporti internazionali che con oblio della memoria rischiano di provocare crisi globali dalle conseguenze catastrofiche. Ecco perché – ha ripetuto – il 25 aprile non è mera occasione di formale omaggio”. Non poteva infine mancare un raccordo tra gli ideali di quei tempi e le prime visionarie idee sulla necessità di arrivare ad un Europa unita, unico vero baluardo contro i nazionalismi aggressivi di quell’epoca: “rendiamo onore ai protagonisti della Liberazione e della Resistenza che ci hanno condotto nella nuova Italia, libera, democratica e promotrice di quella che oggi è l’Unione europea, un’Italia protagonista della cooperazione internazionale”, ha concluso il presidente.

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