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Il Real Madrid stende l’Inter, i nerazzurri chiudono al secondo posto

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La sconfitta e’ indolore, ma l’Inter a Madrid riesce comunque a complicarsi la vita verso gli ottavi di Champions League. Al Bernabeu contro il Real di Ancelotti contava solo per il primo posto nel girone, dopo che i nerazzurri avevano gia’ conquistato la qualificazione alla fase ad eliminazione diretta per la prima volta dopo dieci anni. Il ko contro i blancos (decisive le reti di Kroos e Asensio, una per tempo) fa poco male, quindi, con l’Inter che chiude seconda, ma porta con se’ un problema non da poco, visto l’espulsione di Nicolo’ Barella per un fallo di reazione, che mette a rischio la presenza dell’ex Cagliari non solo nella gara d’andata degli ottavi ma in entrambe le sfide, nel caso in cui gli venisse comminata una squalifica di due giornate.

E sarebbe una perdita grave per Simone Inzaghi, che al Bernabeu ha anche fatto i conti con un divario ancora decisamente ampio con una delle migliori squadre d’Europa. L’Inter se l’e’ giocata, anche con coraggio, in un primo tempo da ben 13 tiri verso la porta dei blancos (non succedeva in Champions dall’aprile 2012, quando l’avversaria del Real era il Bayern Monaco), dovendo pero’ fare i conti, come fin troppo spesso successo in questo avvio di stagione, con la scarsa precisione negli ultimi 30 metri, in una serata in cui troppi tra i trascinatori nerazzurri, da Lautaro a Calhanoglu fino allo stesso Barella, hanno giocato sottotono. Il tutto contro un’avversaria come il Real Madrid, letale quando c’e’ qualcosa in palio, come in questo caso il primo posto. Agli uomini di Ancelotti, dopo qualche lampo interista in avvio (mancino di Brozovic alto di poco, destro al volo di Perisic a colpo sicuro respinto da Carvajal) sono bastate un paio di sgasate, un paio di colpi da biliardo, per colpire i nerazzurri: come il mancino di Kroos da fuori, chirurgico nella sua precisione, che ha regalato il vantaggio al Real Madrid.


L’Inter ha reagito, creando qualche pericolo ma senza grandi interventi di Courtois e lasciando anche grandi spazi in contropiede in cui Vinicius, Jovic e Rodrygo sono andati a nozze: il serbo a tu per tu con Handanovic ha messo a lato, mentre nel finale di primo tempo l’ex Santos ha centrato un palo a portiere battuto. Nella ripresa il protagonista e’ stato invece Barella, nel bene e nel male. Prima l’ex Cagliari ha sprecato la migliore occasione interista, calciando alto praticamente a tu per tu con Courtois. Poi si e’ fatto espellere dopo una reazione per un duro intervento di Militao: il pugno verso la gamba del brasiliano e’ stato visto al Var, con Brych che ha estratto il rosso, forse fin troppo severo (e ora si attendera’ il referto per capire se il rischio due giornate di stop diventera’ realta’ o meno). Con l’uomo in piu’ e con Inzaghi che ha scelto di pensare al Cagliari, togliendo alcuni big da Dzeko a Brozovic, il finale e’ diventato un dominio blancos, con il raddoppio trovato grazie a uno splendido mancino di Asensio infiliatosi sotto il sette. Ora per l’Inter non resta che pensare all’urna di Nyon, da dove uscira’ nel sorteggio di lunedi’ prossimo l’avversaria negli ottavi: il rischio e’ di trovare una big come Liverpool, Manchester City o Bayern Monaco, piu’ alla portata invece l’Ajax (che pero’ ha vinto sei partite su sei) e chi tra Lilla, Salisburgo, Siviglia e Wolfsburg chiudera’ il girone da prima in classifica. 

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Ancelotti, tra Real Madrid, Brasile e Arabia: il futuro è ancora un rebus, ma una cosa è certa: non ha fretta

Il futuro di Carlo Ancelotti resta in bilico tra Real Madrid, Brasile e offerte arabe. Ma il tecnico non ha fretta: vuole chiudere con eleganza la sua avventura a Madrid.

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Chiamatelo fattore “tempo”. Perché quando si parla del futuro di Carlo Ancelotti, signore della Champions League e tecnico più vincente d’Europa, è proprio il tempo a scandire ogni passo. Ancelotti ha costruito la sua leggenda senza mai cedere alla fretta, e anche oggi – stretto tra Real Madrid, Brasile e offerte saudite – non ha intenzione di affrettare decisioni.

La stagione del Real tra infortuni, ego e delusioni

La stagione 2024-2025 del Real Madrid è stata un percorso a ostacoli, nonostante il clamoroso arrivo di Kylian Mbappé. Gli infortuni pesanti a Carvajal e Militao, il vuoto lasciato da Kroos, l’inserimento complicato di Mbappé e una squadra iper-offensiva e senza equilibrio hanno lasciato segni profondi. I Blancos sono usciti ai quarti di Champions, hanno perso la Copa del Rey in finale, la Supercoppa, e in Liga inseguono il Barcellona a -4. Solo l’11 maggio, nel Clásico che sa di sentenza, si capirà se la corsa è ancora viva.

Il Brasile aspetta, ma Ancelotti temporeggia

Le voci sull’approdo di Ancelotti sulla panchina della Seleção circolano da mesi. Sembravano spente, ma i problemi del Brasile nelle qualificazioni mondiali le hanno riaccese. Qualche giorno fa, a Londra, c’è stato un incontro ufficiale tra Ancelotti e i vertici della Federazione brasiliana. Ma è arrivata fumata nera: il Brasile lo vuole subito, Carlo vuole chiudere con stile la sua avventura madridista, eventualmente fino al Mondiale per club.

L’offerta araba e il silenzio di Ancelotti

Sul tavolo è spuntata anche una proposta monstre dall’Arabia Saudita, si parla di 50 milioni a stagione, forse dall’Al-Ahli. Ma Ancelotti non si è mosso. Rimane a Madrid, prepara la sfida contro il Celta Vigo, e spera che il Barcellona inciampi. Nel frattempo, la stampa spagnola inizia a ipotizzare che possa restare anche per il Mondiale per club.

Il commiato perfetto? Con la Liga in mano

Con 15 trofei vinti alla guida dei Blancos, don Carlo merita un’uscita di scena all’altezza della sua storia. E anche il club lo sa. Il finale di stagione sarà determinante: Liga o no, l’addio sarà comunque elegante.

Il resto? Arabia, Brasile, Italia (si vocifera Milan o Roma), o una pensione serena. Ancelotti, unico tecnico a vincere nei cinque principali campionati europei, non ha fretta, e questa è – per ora – l’unica certezza.

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Europa League: vincono Tottenham e United, verso finale inglese

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Vittorie per Tottenham e Manchester United, si va verso una finale di Europa League tutta inglese. La squadra londinese ha fatto un grande passo battendo 3-1 il Bodo Glimt nella semifinale di andata giocata a Londra. Vantaggio lampo per il Tottenham che al 1′ va a segno con Brennan Johnson, il raddoppio al 34′ con James Maddison: al 16′ della ripresa Dominic Solanke su rigore segna il tris. Saltnes ha accorciato le distanze al 38′ in una delle rare azioni offensive dei norvegesi, chiamati ora alla missione quasi impossibile tra sette giorni in casa. Nell’altra semifinale, grazie anche alla superiorità numerica dal 35′, lo United, a cui resta solo l’Europa per salvare la stagione, ha travolto l’Athletic Bilbao 3-0. I Red Devils, solo quattordicesimi in Premier League, hanno sconfitto i baschi che vedono sfumare il sogno di una finale casalinga il 21 maggio: a segno per gli inglesi Casemiro (30′) e poi doppietta del capitano portoghese Bruno Fernandes (37′ su rigore e 49′).

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Conference: Fiorentina ko a Siviglia, al Franchi per la rimonta

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La Fiorentina cade a Siviglia e ora deve sperare nella rimonta tra sette giorni al Franchi. Il Betis si aggiudica il primo round della semifinale di Conference League, battendo 2-1 i viola grazie ai gol di Ezzalzouli e Antony, ma Ranieri a segno per la squadra di Palladino ha riacceso la speranza. Minuto di raccoglimento per ricordare Papa Francesco, e poi in campo è subito Betis che infatti passa in vantaggio dopo appena sei minuti grazie alla rete di Ezzalzouli. Azione nata dal duello vinto da Bakambu con Comuzzo, arriva sul fondo e crossa: l’attaccante marocchino non sbaglia a due passi da De Gea. La rete passa sotto la lente del Var per verificare eventuali irregolarità, ma l’arbitro Oliver convalida il gol del vantaggio degli andalusi. La Fiorentina reagisce e al 21′ sfiora il pari con Mandragora, che di testa manda fuori di un soffio.

A ridosso della mezzora Palladino è costretto a un cambio; problema muscolare per Cataldi che chiede di uscire, al suo posto Adli. Nel recupero il Betis va vicino al raddoppio con Bartra che calcia il pallone sopra la traversa. Nella ripresa Palladino gioca la carta Kean, rientrato da poco in gruppo e partito dalla panchina. Ma proprio nel momento migliore die viola arriva il raddoppio della squadra andalusa con Antony (19′). Al 27′ però la riapre Ranieri che batte Vieites e fa tornare a sperare la Fiorentina, che qualche minuto dopo va vicina anche al pari con Gosens. La Viola ha reagito e tiene viva la speranza di volare in finale: tra sette giorni il ritorno in casa.

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