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Economia

Antitrust, troppe norme e corruzione rischi per Pnrr

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La legge per la concorrenza non e’ ancora arrivata sul tavolo del consiglio dei ministri, ma con il lavoro del governo ancora in corso e l’obiettivo indicato da Mario Draghi di approvarlo entro ottobre, l’Antitrust traccia alcune delle priorita’ per liberare il Paese dai “lacci e lacciuoli” che ancora lo soffocano. La dicitura e’ antica, prima dell’attuale presidente dell’Autorita’, Roberto Rustichelli, molti l’hanno gia’ utilizzate per descrivere lo stato di restrizione in cui versa l’economia italiana. Ma negli anni la situazione e’ evidentemente poco cambiata e ora la fiducia e’ riposta tutta nella riforma annunciata dall’esecutivo Draghi per portare a casa gli obiettivi di crescita e sviluppo del Pnrr. Attenzione pero’, avverte Rustichelli. Il Piano potrebbe essere messo a rischio da alcuni dei peggiori difetti del Paese. L’eccesso normativo da una parte e la corruzione dall’altra. Per questo, dopo le indicazioni gia’ arrivate nella segnalazione inviata al governo a marzo scorso (e in parte gia’ assorbite nelle bozze del ddl circolate finora), la parola d’ordine se si vuole dare una spinta al tessuto produttivo italiano deve essere oggi piu’ che mai semplificare. “Le incognite sull’attuazione del Piano – ha spiegato Rustichelli nella sua relazione annuale – sono molte, a partire da un quadro normativo ipertrofico che fa da freno agli investimenti”. Il rischio e’ che le risorse in arrivo “non riescano a tradursi tempestivamente in opere pubbliche”. D’altra parte, la corruzione continua ad essere un fenomeno radicato che va combattuto con forza, perche’ rischia di compromettere la nuova fase di sviluppo. Non a caso, il 74% dei procedimenti in materia di corruzione riguarda proprio il settore degli appalti pubblici, in particolar modo le procedure di gara (82%) piu’ che gli affidamenti diretti (18%). Da qui la necessita’ urgente di rivedere il Codice degli appalti che, pur essendo stato modificato piu’ e piu’ volte, “non solo non e’ stato in grado di contribuire a ridurre gli illeciti, ma rischia, con le sue farraginosita’ e complicazioni, di ostacolare il conseguimento degli ambiziosi obiettivi assegnati al nostro Paese”. Quello che serve sono poche regole, “chiare e proporzionate”, in modo da velocizzare le procedure e non dare allo stesso tempo appigli all’illegalita’. La revisione del Codice, parzialmente iniziata con il decreto semplificazioni, rientra tra le stesse riforme del Pnrr ma, anche in questo caso, le problematiche non mancano e riguardano soprattutto la tempistica delle possibili novita’. Il pericolo, come ha spiegato il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini, e’ che, nonostante la proposta di riforma sia stata inviata al Parlamento con sei mesi di anticipo rispetto ai tempi del Piano, i cambiamenti non arrivino prima della fine del 2022, provocando nelle stazioni appaltanti una reazione di blocco di fronte alle novita’. Il tutto proprio poco prima del “massimo sforzo, perche’ tutti i fondi del Pnrr – ha spiegato – vanno impegnati entro il 2023”. Con uno sguardo piu’ internazionale l’Antitrust invita inoltre a fare di piu’ sulla global minimum tax che, di fronte ai veri e propri paradisi fiscali nati anche all’interno dell’Unione europea, potrebbe non bastare ad abbattere la concorrenza sleale tra Stati. Su base tutta italiana, invece, e’ alla cooperazione con le imprese che Rustichelli guarda come metodo per tutelare i consumatori: da gennaio 2019 a luglio 2021 grazie agli impegni presi dalle aziende finite sotto il faro dell’Autorita’ sono stati ristorati 580.000 utenti, per un totale di 34 milioni di euro.

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Abi, tasso medio dei conti corrente sale allo 0,59%

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In aprile il tasso medio praticato dalle banche italiane sui nuovi depositi a durata prestabilita (cioè certificati di deposito e depositi vincolati) è stato il 3,63%. A marzo 2024 tale tasso era in Italia superiore a quello medio dell’area dell’euro (Italia 3,67%, area dell’euro 3,50%). Rispetto a giugno 2022, quando il tasso era dello 0,29% (ultimo mese prima dei rialzi dei tassi Bce), l’incremento è stato di 334 punti base.

Lo afferma il rapporto mensile dell’Abi. Il rendimento delle nuove emissioni di obbligazioni bancarie a tasso fisso ad aprile 2024 è stato il 3,81%, con un incremento di 250 punti base rispetto a giugno 2022 quando era l’1,31%. In aprile il tasso medio sul totale dei depositi (certificati di deposito, depositi a risparmio e conti correnti), è stato l’1,05% (1,04% nel mese precedente, 0,32% a giugno 2022). Il tasso sui soli depositi in conto corrente è salito allo 0,59% (0,57% nel mese precedente), tenendo presente che il conto corrente “permette di utilizzare una moltitudine di servizi e non ha la funzione di investimento”, conclude l’Abi.

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Gli indici Pmi al centro della settimana dei mercati

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Mercati, la prossima settimana, soprattutto nel segno degli indici pmi di maggio in calendario giovedì, tanto in Europa quanto negli Usa. Dati preliminari che saranno determinanti per valutare se, dopo un primo trimestre migliore delle attese, la ripresa possa consolidarsi durante la primavera. La lente è in particolare al manifatturiero tedesco che, al momento, stenta a dare segnali di ripresa, e sul comparto dei servizi statunitense che di recente ha evidenziato segnali di indebolimento. Tra gli altri dati saranno da monitorare le letture dell’inflazione in arrivo dal Regno Unito (martedì) e dal Giappone (venerdì), anticipato il giovedì dal pmi manifatturiero. Da tenere sotto osservazione, sempre giovedì, la pubblicazione del dato relativo al primo trimestre dei salari negoziati dell’Eurozona. Si tratta di “un elemento particolarmente monitorato dalla Bce per valutare le future mosse di politica monetaria, anche se solo un’accelerazione inattesa del dato potrebbe mettere in dubbio il taglio di giugno”, evidenzia Mps nei market movers.

“I rinnovi contrattuali nazionali, nonché le rilevazioni Indeed a più alta frequenza, sembrano suggerire che il picco per la crescita delle retribuzioni sia stato ormai superato”, aggiunge Intesa Sanpaolo nella Weekly economic monitor. Venerdì in Germania, la seconda stima del pil fornirà lo spaccato delle componenti, che dovrebbe evidenziare un calo per i consumi privati a fronte di un apporto positivo di esportazioni nette e investimenti. Questi ultimi verosimilmente trainati dalle costruzioni. In agenda dagli Stati Uniti, oltre ai pmi di maggio (giovedì), gli ordinativi di beni durevoli (venerdì) sono attesi in rallentamento ad aprile, ma potrebbero risultare poco variati per il secondo mese al netto dei trasporti. Sul fronte immobiliare, le vendite sia di case esistenti che di nuove abitazioni (giovedì) potrebbero correggere dopo i forti incrementi del mese precedente, anche a causa della salita dei tassi sui mutui ad aprile.

Riguardo alle banche centrali, ci saranno interventi di diversi banchieri Fed ma anche della Bce, (la Lagarde tra gli altri è prevista martedì) e la pubblicazione dei verbali dell’ultima riunione della Fomc. In agenda infine le decisioni delle banche centrali cinese (lunedì), neozelandese (mercoledì) e turca (giovedì), da cui non sono attese variazioni ai tassi di riferimento.

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Economia

Il Tar conferma multa da 450mila euro per Google

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Google ha violato il divieto di pubblicità al gioco e alle scommesse e per questo il Tar del Lazio ha confermato la multa da 450mila euro comminata da Agcom per violazione del decreto Dignità. Con un’ordinanza il tribunale amministrativo regionale ha infatti respinto la domanda cautelare del colosso dell’internet. Al centro della questione dei video pubblicati sulla piattaforma Youtube (di proprietà di Google) “dal content creator Spike, che, come notificato dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, violano il divieto di pubblicità a giochi e scommesse introdotto nel 2018”. Secondo i giudici “non sembra che la ricorrente abbia provato la sussistenza di elementi idonei ad escludere la propria colpa, essendosi limitata ad affermare che ‘nella specie, non è stata mai selezionata la casella della promozione a pagamento nei dettagli relativi ai Video Contestati’ e che la mancata selezione della suddetta casella le avrebbe impedito di ‘controllare a priori se il contenuto promosso violi o meno le policy di YouTube”.

Google aveva presentato una domanda per l’annullamento della delibera con cui l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni l’aveva sanzionata per la violazione del divieto di pubblicità al gioco in base al Decreto dignità. La decisione di Agcom risale al marzo scorso e nella delibera veniva spiegato che l’Authority tra luglio e settembre 2023 aveva condotto un’attività di vigilanza sulla pagina web del canale YouTube ‘Spike slot 2022’ dalla quale era emerso che il canale, creato “il 1° settembre 2022 con oltre 50.000 iscritti e 23.000.000 visualizzazioni”, ospitava “numerosi video (pari, rispettivamente in ciascuna delle tre giornate di accertamento, a 287, 325 e 330 video del content creator Spike) tutti con contenuti afferenti alla pubblicità di giochi con vincite in denaro”.

Alla luce della contestazione e della sanzione Google aveva evidenziato che “l’Autorità è priva di giurisdizione nei confronti di Google in relazione all’oggetto della contestazione” e che “il divieto di pubblicità italiano sarebbe inapplicabile nei suoi confronti”. In merito all’eccezione sollevata circa la presunta carenza di giurisdizione dell’Autorità in ragione dell’inapplicabilità del decreto Dignità, l’Agcom aveva obiettato che “il legislatore europeo ha ritenuto di non disciplinare a livello europeo la comunicazione commerciale afferente ai giochi con vincite in denaro ma di lasciare ciascuno Stato membro libero di inserire previsioni ad hoc”.

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