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Cultura

Marisa Albanese, la Combattente dell’arte che parla il linguaggio del mondo

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All’interno di un palazzo in una delle strade di collegamento più antiche tra il centro storico e quella che una volta era la collina agricola della città, il Vomero, passando per il budello che collega la strada che porta al corso Vittorio Emanuele con il quadrivio che come un collettore fa incontrare le tre strade che scendono dalla collina con la direttrice unica che accompagna al centro di Napoli, in quello stretto, lungo, vivace, animato e colorato vicolo conosciuto come vico delle Nocelle, c’è lo studio/laboratorio/pensatoio, ma specialmente archivio di Marisa Albanese, artista italiana tra le più conosciute e riconosciute sulla scena internazionale dell’arte contemporanea. Marisa Albanese vanta mostre nei maggiori musei e nelle più importanti gallerie d’arte moderna internazionali.

L’ artista che con il suo meticoloso lavoro ci ha accompagnato attraverso gli ultimi decenni con la sua arte e la sua visione del mondo, sempre ancorata a temi di attualità che ci hanno fatto riflettere e guardare la realtà con gli occhi dell’arte e della sensibilità di un’artista che non ha mai dimenticato le sue radici profondamente piantate nel cuore della sua città, Napoli.

Marisa Albanese, ha fatto conoscere, sé stessa, ma anche una Napoli che si confronta su temi internazionali, che affronta concetti globali, che pratica linguaggi planetari, non chiudendosi mai negli stereotipi di una concezione autocelebrativa territoriale presente tante volte nei lavori e negli ambienti artistici cittadini. Marisa ha sempre dialogato con l’esterno, con il mondo, confrontandosi con esso, traendone spunti e offrendo proposte e punti di vista, con le sue opere e i suoi progetti, che oggi la collocano all’interno di importanti collezioni museali e private. Entrare nel suo studio, un enorme loft all’interno di un cortile, con lucernai e un’ ampia vetrata sulla porta d’ingresso, si ha la sensazione di attraversare uno arco spazio/temporale che ci porta al di fuori dei nostri confini, ma anche indietro nel tempo, in un viaggio che ci accompagna nel lavoro dell’artista attraverso le sue opere e la sua storia. Ci sono i progetti ancora d realizzare e alcune, poche, opere nuove, non ci sono i modelli o i prototipi di  realizzazioni che sono attualmente in mostra nei musei e nelle gallerie in qualche parte del mondo, no, ma come in una sorta di collezione privata,  Marisa nel suo studio mantiene, conserva, custodisce e presenta solo le opere che in passato hanno fatto parte delle esposizioni, una, due, forse massimo tre per mostra, per raccontarci della sua vita artistica, alle quali si aggiungeranno, a esposizione finita, quelle che oggi sono in mostra. Protette dal sole e dalla luce diretta da grandi teli, su grandi banchi da lavoro, tele impilate in scaffali o sculture appoggiate su tavoli o a terra, si scorre la vita artistica di Marisa Albanese, dagli esordi del Grande Gioco agli studi sulla carta trasposti poi in marmo, dalle Combattenti all’esercito delle Mollichelle che da soldatini di  pane sono state trasformate, con un vero miracolo di pazienza in soldati di bronzo, 600 pezzi da cui ricavare il calco e poi mandare in fonderia, poi ci sono  le Combattenti, le Combattenti che  controllano gli spazi, Combattenti come Combattente è l’artista che ha affrontato con il suo usuale piglio e la sua sensibilità il tema dell’immigrazione, quella che è uso comune  definire clandestina, quella dei barconi, quella delle famiglie che si smembrano, quella dei rifugiati, quella dove la morte è dietro ogni angolo, dietro ogni duna e si respira ad ogni virata delle infinite traversate. Quindi, Lampedusa, Siria, Grecia, i temi e le situazioni affrontate dall’artista che ci ha fatto conoscere queste persone, persone con le quali ha lavorato e ha offerto una visione. Laboratori sull’isola degli sbarchi e laboratori al Museo Madre di Napoli, per dare ancora più forza al loro senso della vita che mai li ha abbandonati.

Uno studio/laboratorio/museo dove si incontra tutta la vita d’arte di Marisa Albanese, i suoi scritti, i libri sui quali ha lavorato e sui quali lavora con il suo progetto long time e del quale ci mostra il lavoro operato sulle pubblicazioni di Jane Auer Bowles, raffinatissimi studi sulle opere tipografiche di una delle più interessanti drammaturghe americane. Poi le mani, mani che indicano, stringono, tagliano, impugnano, le mani di Marisa Albanese, mani cui l’artista oggi mostra con  tralci, rami, radici, quelle radici che forti sono nel suo linguaggio artistico da sempre aperto al mondo, ma sempre pronto all’ironia profonda ironia che racchiude le verità sulla propria visione della vita. E come una sorta di mantra, il suo pensiero lo si legge in un appunto scritto con il gesso su di una lavagnetta in uno degli ambienti più intimi dello studio dove Marisa ha scritto: “Amo l’inutile!” e al quale, Giuseppe Fonseca, il suo compagno ha aggiunto la risposta: “che, nell’arte, notoriamente è l’essenziale”. Essenziale è ciò che trasmette Marisa Albanese alla vita artistica di questa città.

 

Fotogiornalista da 35 anni, collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani. Ha raccontato con le immagini la caduta del muro di Berlino, Albania, Nicaragua, Palestina, Iraq, Libano, Israele, Afghanistan e Kosovo e tutti i maggiori eventi sul suolo nazionale lavorando per agenzie prestigiose come la Reuters e l’ Agence France Presse, Fondatore nel 1991 della agenzia Controluce, oggi è socio fondatore di KONTROLAB Service, una delle piu’ accreditate associazioni fotografi professionisti del panorama editoriale nazionale e internazionale, attiva in tutto il Sud Italia e presente sulla piattaforma GETTY IMAGES. Docente a contratto presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli., ha corsi anche presso la Scuola di Giornalismo dell’ Università Suor Orsola Benincasa e presso l’Istituto ILAS di Napoli. Attualmente oltre alle curatele di mostre fotografiche e l’organizzazione di convegni sulla fotografia è attivo nelle riprese fotografiche inerenti i backstage di importanti mostre d’arte tra le quali gli “Ospiti illustri” di Gallerie d’Italia/Palazzo Zevallos, Leonardo, Picasso, Antonello da Messina, Robert Mapplethorpe “Coreografia per una mostra” al Museo Madre di Napoli, Diario Persiano e Evidence, documentate per l’Istituto Garuzzo per le Arti Visive, rispettivamente alla Castiglia di Saluzzo e Castel Sant’Elmo a Napoli. Cura le rubriche Galleria e Pixel del quotidiano on-line Juorno.it E’ stato tra i vincitori del Nikon Photo Contest International. Ha pubblicato su tutti i maggiori quotidiani e magazines del mondo, ha all’attivo diverse pubblicazioni editoriali collettive e due libri personali, “Chetor Asti? “, dove racconta il desiderio di normalità delle popolazioni afghane in balia delle guerre e “IMMAGINI RITUALI. Penitenza e Passioni: scorci del sud Italia” che esplora le tradizioni della settimana Santa, primo volume di una ricerca sui riti tradizionali dell’Italia meridionale e insulare.

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Cultura

Il caffè simbolo di Napoli, una due giorni per celebrarlo

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Non c’è giornata dei napoletani che non inizi con un caffè: che sia tradizionale, macchiato, schiumato, freddo o caldo, in tazza o in vetro, ma il buongiorno è sempre accompagnato da un caffè. E per celebrare questo legame imprescindibile tra la città e la sua bevanda, il Comune di Napoli propone una due giorni, il 7 e 8 maggio, dedicata interamente al caffè con la manifestazione ‘Nu bbellu ccafè’ in programma al Maschio Angioino. “Parlare del caffè a Napoli è parlare di noi – ha detto il sindaco, Gaetano Manfredi – il senso del caffè è socialità, cultura, storia, è stare insieme. Il grande valore di Napoli oggi è essere una grande capitale in cui le persone stanno insieme ed è importante soprattutto in un momento fatto di grandi divisioni, sofferenze e guerre e il caffè è anche momento di pace”.

Un legame che è celebrato e raccontato da sempre anche dalla musica, dal teatro, dalla letteratura. “Il caffè, insieme alla pizza, è uno degli emblemi della nostra città – ha detto l’assessora al Turismo, Teresa Armato – vogliamo fare in modo che le nostre tradizioni enogastronomiche diventino sempre più attrattori turistici perché a Napoli vengono per tante ragioni e una di queste sono sicuramente il mangiare e il bere le nostre prelibatezze”. L’idea della manifestazione è nata da un ordine del giorno proposto dalla vicepresidente del Consiglio comunale, Flavia Sorrentino, e approvato all’unanimità, con cui si chiedeva di istituire la Giornata del caffè in città.

Al Maschio Angioino, napoletani e turisti potranno partecipare a incontri che spiegheranno il caffè, le sue varianti e come si è arrivati al rito del caffè, potranno partecipare a workshop, a cui si affiancheranno momenti di assaggio, competizioni e contest. Alla manifestazione parteciperanno esperti di caffè, tutte le torrefazioni napoletane, molti bar napoletani fra cui lo storico Gambrinus. Un’iniziativa che si pone anche nel solco del percorso che la città di Napoli, insieme ad altre città italiane, ha messo in campo affinché il caffè sia riconosciuto patrimonio Unesco.

“Con questa manifestazione proviamo a diffondere questa dipendenza – ha sottolineato lo scrittore Maurizio De Giovanni – cerchiamo di fare da ‘pusher’ di una dipendenza fondamentale per i napoletani per cui il caffè è una modalità di incontro sociale”. Il logo della manifestazione è stato realizzato dagli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Napoli.

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Cronache

Strasburgo: Getty restituisca la statua dell’Atleta di Lisippo all’Italia

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L’Italia ha tutto il diritto di confiscare e chiedere la restituzione della statua greca in bronzo dell’Atleta vittorioso attribuita a Lisippo che si trova attualmente nel museo della la villa Getty a Malibu, in California. Lo ha stabilito oggi all’unanimità la Corte europea dei diritti umani respingendo il ricorso presentato dalla fondazione Paul Getty per violazione della protezione della proprietà.

Nella sua sentenza, la Corte di Strasburgo ha quindi riconosciuto la legittimità dell’azione intrapresa dalle autorità italiane per recuperare l’opera d’arte che venne rinvenuta nelle acque dell’Adriatico, al largo delle Marche, nel 1964. E che, dopo varie vicissitudini, venne acquistata dalla fondazioni Getty nel 1977 per approdare infine al museo di Malibu. I giudici, in particolare, hanno sottolineato che la protezione del patrimonio culturale e artistico di un Paese rappresenta una priorità anche dal punto di vista giuridico. Inoltre, diverse norme internazionali sanciscono il diritto di contrastare l’acquisto, l’importazione e l’esportazione illecita di beni appartenenti al patrimonio culturale di una nazione.

La fondazione Getty, sottolinea inoltre la Corte, si è comportata “in maniera negligente o non in buona fede nel comprare la statua nonostante fosse a conoscenza delle richieste avanzate dallo Stato italiano e degli sforzi intrapresi per il suo recupero”. Da qui la constatazione che la decisione dei giudici italiani di procedere alla confisca del bene conteso “è stata proporzionata all’obiettivo di garantirne la restituzione”.

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Cultura

“L’avvocato del D10S”: Angelo Pisani e la battaglia giudiziaria per Maradona

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Il libro “L’avvocato del D10S” di Angelo Pisani non è solo un tributo a Diego Armando Maradona, ma anche una narrazione intensa e appassionata delle battaglie legali che hanno segnato la vita del leggendario calciatore. L’opera, pubblicata da LOG edizioni e lunga 159 pagine, è disponibile al prezzo di 14,90 euro e si rivela un testo cruciale per chi desidera comprendere a fondo le vicende giuridiche e umane del “pibe de oro”.

Angelo Pisani, che ha rappresentato Maradona nelle aule di giustizia, descrive con fervore la sua lotta per dimostrare l’innocenza del calciatore di fronte alle accuse di evasione fiscale e altri gravi addebiti mossi dalla giustizia italiana. Attraverso un lavoro legale che si è esteso per decenni, Pisani è riuscito a infrangere il “muro di titanio” di Equitalia, sancendo giuridicamente l’innocenza di Diego.

Il titolo del libro, “L’avvocato del D10S”, è una chiara dichiarazione di stima e devozione verso Maradona, e il sottotitolo “Un’arringa in difesa di Diego Armando Maradona” stabilisce inequivocabilmente il tono dell’opera. Le prefazioni e le postfazioni scritte da noti esponenti del tifo calcistico partenopeo e figure chiave dell’ambiente sociale latino, come Maurizio de Giovanni, Gianni Minà e Nicola Graziano, arricchiscono ulteriormente il testo, aggiungendo diverse prospettive sulla figura di Maradona.

Il libro offre un ritratto inedito di Maradona, non solo come sportivo eccezionale ma anche come eroe umano e difensore dei più deboli, costantemente in lotta contro figure potenti come i presidenti della FIFA, Joao Havelange e Sepp Blatter. Inoltre, evidenzia il supporto di Maradona ai governi di sinistra in America Latina, una posizione che lo ha reso un bersaglio politico tanto quanto una stella del calcio.

Pisani non manca di ricordare il sostegno di Fidel Castro a Maradona durante i suoi momenti più bui, come la lotta contro la tossicodipendenza, un periodo durante il quale Maradona stesso riconoscerà il suo debito verso il leader cubano tatuandosi l’immagine del Che Guevara.

Il culmine del libro si raggiunge nel racconto del 25 maggio 2014, quando la giustizia italiana, dopo una lunga serie di battaglie legali, ha finalmente scagionato Maradona da ogni accusa di evasione fiscale. Questo evento non solo ha rappresentato una vittoria legale, ma ha anche simboleggiato la riscossa di un uomo contro un sistema che sembrava schiacciarlo.

“L’avvocato del D10S” di Angelo Pisani è quindi molto più di un semplice racconto giuridico; è un’affascinante biografia che intreccia diritto, sport e politica, mostrando come la vita di uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi sia stata incessantemente intrecciata con le dinamiche del potere a livello mondiale.

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