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Emergenza Covid, la situazione preoccupa e gli esperti invocano nuove misure

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Una situazione preoccupante: gli esperti che seguono l’evoluzione dell’epidemia di Covid-19 in Italia non usano mezzi termini per descrivere l’andamento dei casi. C’e’ chi vede nei dati i primi segnali di una ripresa della curva e chi punta l’indice su una situazione di stallo che si sta prolungando oltre ogni previsione. In ogni caso l’aumento del 44% in un giorno i casi positivi al virus SarsCoV2 in Italia e il numero ancora alto dei decessi sono i segnali di una situazione difficile e che impone di tenere alta la guardia. “I dati rivelano una situazione preoccupante, alla luce della quale, dopo gli effetti positivi delle misure del periodo delle feste di fine anno, sarebbe necessario mettere in atto al piu’ presto nuove misure restrittive analoghe per tipo e durata”, osserva il matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac). L’obiettivo, prosegue, e’ “portare la percentuale a valore piu’ bassi e tornare cosi’ al controllo del tracciamento. Tramite risultati di simulazione si puo’ dimostrare che ritardare le misure restrittive comporta un costo maggiore sia in termini di decessi che di durata delle misure e di conseguenza anche dal punto di vista economico”. Inoltre, prosegue, “da 30 giorni i decessi oscillano attorno ad un valore medio di 480 al giorno e, visto il forte rallentamento della vaccinazione, l’unico modo per ridurre la mortalita’ e’ ridurre l’incidenza dei positivi”. Dall’analisi del matematico emerge che “per la maggioranza delle regioni-province autonome il trend negli ultimi 7-10 giorni e’ di aumento o di stasi. La percentuale dei positivi, osserva, e’ stata calcolata, dal 15 gennaio, solo sulle undici regioni-province autonome che trasmettono i dati sui positivi separatamente per i test molecolari e per quelli antigenici rapidi, mentre le altre non lo fanno, Tra queste ci sono regioni molto popolose e molto colpite dall’epidemia, come Abruzzo, Liguria, Marche e Veneto. Questo perche’, rileva Sebastiani, “calcolare la percentuale cumulando i dati dei due tipi di test e’ sbagliato in quanto le percentuali separate sono molto diverse e quindi quella cumulativa dipende dalla percentuale dei test molecolari sul totale dei test, che varia molto tra le regioni. Pone l’accento sulla stasi lo statistico Matteo Villa, ricercatore dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Ispi): “Siamo in una sorta di plateau molto lungo e, a sette settimane dal picco raggiunto in novembre, decessi e ricoveri sono scesi solo di un terzo”. Questo significa che “in dicembre c’e’ stato qualcosa che non ha funzionato bene”, osserva riferendosi allo shopping prenatalizio: probabilmente e’ la ripresa nella circolazione del virus favorita da quella situazione a determinare il blocco attuale. Uno stallo che emerge soprattutto dai dati relativi ai decessi: “La media settimanale dei decessi – rileva lo statistico – e’ ferma a circa 480 al giorno, contro i 730 del periodo tra fine novembre e inizio dicembre. Se avessimo continuato a scendere con lo stesso ritmo adesso dovremmo essere intorno a 200”. Potrebbe invece essere letta positivamente la situazione relativa ai ricoveri nei reparti Covid e nelle unita’ di terapia intensiva: “I dati ci dicono che potrebbe forse esserci un miglioramento nei prossimi giorni e nelle prossime settimane”. Quella attuale, conclude Villa, “resta una situazione tragica, ma non c’e’ stata la ripresa dell’epidemia che avremmo potuto paventare due settimane fa”. Le incognite adesso sono soprattutto “la ripresa delle scuole, i casi sommersi e sicuramente la protezione del vaccino”.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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