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L’Inter passa il turno grazie a Lukaku, ma che fatica con la Fiorentina

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 Ad un passo dalla lotteria dei rigori l’Inter supera la Fiorentina per 2-1 e conquista il passaggio ai quarti di Coppa Italia dove affrontera’ il Milan. Mattatore il solito Lukaku andato a segno di testa al 119′: il belga e’ stato inserito a meta’ ripresa, dopo il momentaneo pareggio dei viola, insieme ad Hakimi e poco dopo a Barella autore dell’assist vincente. Un gol, il 17 stagionale per l’attaccante, che ha premiato la ricca panchina di Antonio Conte contro una Fiorentina che ha chiuso in crescendo e comunque, davanti al presidente Commisso arrivato stamani dagli Usa, esce dalla competizione a testa alta.

Le due squadre si sono presentate con ampio turnover: l’Inter rispetto alla trasferta di Roma ha confermato Handanovic, Skriniar, Young, Lautaro Martinez e Vidal inserito in extremis per l’infortunio di Sensi durante il riscaldamento. La novita’, annunciata alla vigilia da Conte, e’ stata l’impiego di Erikssen regista (prova intermittente), in difesa rilanciati Ranocchia e Kolarov, in attacco spazio a Sanchez determinante nell’azione prima dell’intervallo ha sbloccato la gara fino ad allora giocata a bassi ritmi: Terracciano ha respinto il tiro dalla distanza di Eriksen, sulla ribattuta Sanchez ha colpito il palo e sulla stessa azione Lautaro ha tirato forte ma impreciso. Sulle proteste dei nerazzurri l’arbitro Massa e’ andato al Var valutando falloso l’intervento del portiere viola su Sanchez e assegnando il rigore all’Inter realizzato da Vidal, al primo gol stagionale.

Qualche minuto dopo Massa ha assegnato e poi tolto, dopo un’altra revisione al Var, un penalty ai viola schierati con Eysseric Castrovilli a sostegno di Kouame’ titolare dopo mesi e Bonaventura dentro per il forfait di Borja Valero prima del match. Dopo un primo tempo senza aver mai impensierito gli avversari e aver rischiato grosso a inizio ripresa (errore di Lautaro) la Fiorentina ha preso coraggio: Prandelli ha messo Vlahovic accanto a Kouame’ e poco dopo e’ arrivato l’1-1 con l’ivoriano (gia’ a segno ai nerazzurri in campionato a settembre) con destro al volo in mischia. A quel punto la partita si e’ accesa: Conte, al quale non potevano far piacere i supplementari visto l’appuntamento con la Juve domenica, ha inserito l’artiglieria pesante (Lukaku per Lautaro, Hakimi per Young, poi Barella per Gagliardini) ma i viola con cuore e personalita’ hanno tenuto botta approdando ai supplementari.

Squadre stanche ma pronte a darsi ancora battaglia, piu’ pericolosa l’Inter che ha scheggiato la traversa con un tiro cross di Perisic e costretto Terracciano agli straordinari su Sanchez e Lukaku prima di arrendersi al colpo di testa dello stesso belga lasciato colpevolmente solo da una Fiorentina stanca e distratta dagli imminenti rigori.

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Calcio: curva Lecce protesta, fumogeni in campo e gara sospesa 5 minuti

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La protesta della curva del Lecce, in polemica con la Lega Serie A per il mancato ulteriore rinvio della sfida con l’Atalanta in seguito alla morte dello storico fisioterapista del club Graziano Fiorita, non si è limitata agli striscioni esposti nel pre-partita del match casalingo contro il Napoli valido per la 35/a giornata di campionato. Dopo circa sette minuti di gioco infatti l’arbitro Davide Massa è stato costretto a sospendere per qualche minuto la gara a causa del lancio di fumogeni e petardi in campo. La ripresa del gioco è stata tardata anche a causa di un buco nelle rete di una delle due porte. Dopo circa cinque minuti di sospensione la partita è ricominciata.

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Tennis: Sinner, un software per l’allenamento mentale ai match

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Un software per Jannik Sinner. Per ritrovare, davanti a un computer, la concentrazione e la performance mentale da match. E tornare agli Internazionali d’Italia, dopo tre mesi di stop, con la stessa energia mentale di quando ha smesso. Si chiama “Mental economy training”, e come racconta all’AGI Riccardo Ceccarelli, il mental coach che da quattro anni fa parte del pool allargato di Jannik Sinner, in questi tre mesi di assenza forzata dalle competizioni per lo stop dovuto al caso Clostebol ha aiutato parecchio il numero uno del mondo a gestire le emozioni della partita, simulando lo stress da match.

“Jannik e’ un atleta consapevole, leader di se stesso, e con lui il lavoro mentale in condizioni normali e’ diventato marginale – premette Ceccarelli a margine della conferenza stampa di presentazione del Simposio internazionale in scena oggi agli Internazionali – dopo tre mesi di lontananza dalle competizioni ha avuto pero’ bisogno di ritrovare il ritmo, risvegliare la mente e la concentrazione con una serie di allenamenti computerizzati”.

A casa, davanti al suo computer, spiega Ceccarelli che da anni lavora anche con i piloti di Formula 1, il mestiere che Sinner sognava da bambino, il numero uno del mondo, che riapparira’ agli Internazionali d’Italia tra sei o sette giorni, si cimenta con dei test, una sorta di videogiochi che, portandolo fuori dalla sua comfort zone, servono ad allenare le funzioni mentali, a partire dalla focalizzazione e passando anche per la meditazione.

“Mentre l’atleta si cimenta con i test, sul computer arrivano dei parametri biometrici – chiarisce Ceccarelli – uno misura l’attivazione del lobo frontale e quindi l’efficienza cerebrale, un altro il battito cardiaco, un po’ come quando sul tapis roulant compaiono i chilometri percorsi, le calorie e la frequenza cardiaca”. In questo caso pero’ si allena la mente, con l’obiettivo di “migliorare le performance e abbassare il livello energetico. Non ci si deve focalizzare soltanto sulla performance ma anche nell’eliminare, durante il test pensieri inutili e distrazioni, pulendo la mente e quindi anche il consumo cerebrale”.

Come? “Con il mio team di psicologi studiamo e personalizziamo le tecniche: esercizi di respirazione o un mantra da ripetere, cui ricorrere poi durante i cambi campo – continua Ceccarelli – i trucchi mentali per ottimizzare le proprie risorse possono essere infiniti, li studiamo ascoltando le esigenze degli atleti”. Sinner e’ stato dotato della piattaforma messa a punto da Ceccarelli da quando aveva 19 anni, utilizzandola, chiarisce il mental coach e medico sportivo “quando gli serve, quando sente di dover sviluppare il suo tasso di consapevolezza. E’ autonomo, si gestisce da solo”.

Se ne servono anche parecchi piloti di Formula 1, oltre alle campionesse di sci Federica Brignone e Mikaela Schiffrin. Tra i tennisti oltre a Sinner, si allena mentalmente davanti al computer soltanto Lilly Taggher, la 17enne austriaca che fa parte della scuderia del manager di Sinner Alex Vittur ed e’ allenata da Francesca Schiavon: “Ai piu’ giovani consigliamo allenamenti trisettimanali, Sinner si gestisce da solo”.

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Cronache

Vincenzo Nibali: «Ero un carusu dannificu. La bici mi ha salvato dalla strada»

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Messina, la Sicilia, la fatica, la gloria. Vincenzo Nibali si racconta al Corriere della Sera, tra ricordi di un’infanzia ribelle, il riscatto sulla bicicletta e la consapevolezza maturata solo dopo il ritiro. Un’intervista intensa, autentica, a cuore aperto.

Una giovinezza a rischio: «Compagni con la pistola nello zaino»

«Ero un carusu dannificu», dice Nibali, usando l’espressione siciliana per “bambino disastroso”. Uno che attirava guai: sassate alle vetrate, petardi nelle cassette postali, motorini lanciati contro i muri. Una giovinezza vissuta in un quartiere difficile di Messina, dove alcuni compagni portavano la pistola a scuola. Nessuna mafia organizzata, ma il pizzo sì: «Colpì anche la cartoleria dei miei genitori».

La salvezza arriva su due ruote: «Sempre in salita, come da Messina»

La svolta arriva con la bici, a 12 anni, grazie al padre e ai suoi amici cicloturisti. Le prime gare, l’ammiraglia della Cicli Molonia, il traghetto per Villa San Giovanni che diventava un passaggio simbolico verso il sogno. A 15 anni vince a Siena e non torna più: «Mai avuto nostalgia. I miei genitori mi dissero: se ti impongono cose sbagliate torna, qui avrai sempre un lavoro. Mi ha aiutato a non cedere al doping».

L’ascesa, la gloria, il peso della vittoria

Nibali è uno dei pochi ciclisti ad aver vinto tutti e tre i grandi Giri. Il Tour de France del 2014 è stato l’apice, ma anche l’inizio di un incubo: «Non potevamo camminare con la carrozzina di nostra figlia senza essere assaliti. Solo adesso che ho smesso, vivo davvero». E confessa: «Mai provato e mai pensato di doparmi. Ma ho pagato il sospetto solo perché vincevo ed ero italiano».

La caduta che fa crescere: l’Olimpiade sfumata

Nel 2016 era lanciato verso l’oro olimpico, ma cadde in curva. «Scelsi io di rischiare, e sbagliai. Nessuna scusa». Parla anche del secondo posto alla Liegi-Bastogne-Liegi, “scippato” da un dopato, ma senza rancore: «Non mi chiedo mai quanto ho perso per colpa del doping».

Il ritorno da turista: «Messina è ‘u megghiu postu nto munnu’»

Oggi Nibali è ambasciatore del Giro e padre presente. Ha visitato la Sicilia con le figlie per farla conoscere da turista: «Antonello da Messina, i templi di Agrigento, i boschi dei Peloritani… È il posto più bello del mondo». Un campione che, a distanza di anni, può guardarsi indietro con orgoglio: «A testa alta, sempre».

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