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Cronache

Sgombero per morosità per i canoni dei mesi di lockdown marzo e aprile, l’avvocato Pisani difende il locatario: è abuso del diritto del locatore e provoca danni psico-fisici

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C’è un’intimazione di sgombero dei locali per morosità inoltrata al Tribunale di Napoli dal locatore. Una intimazione per  il mancato pagamento di due canoni di fitto. Sono i canoni di locazione di marzo e aprile. Erani i mei del  lockdown per coronavirus. Le attività commerciali in genere erano chiuse per ordine del Governo nazionale ed altre restrizioni sono state imposte dal governo regionale per gli stessi motivi: la lotta al covid 19. La  proprietaria dell’immobile, nonostante non siamo parlare di mesi e mesi di morosità ma dei due mesi del lockdown, ha voluto notificare lo sfratto per morosità a un imprenditore che si è subito rimesso al lavoro per riattivare l’azienda rimasta ferma causa epidemia virale. Il locale in questione si trova al Vomero. Era stato completante ristrutturato a  spese dall’inquilino senza mai dare un problema alla proprietaria. Parliamo di un negozio di servizi /impianti per ambienti . Il fitto è fissato da contratto, a 1000,00 euro mensili. E per i mesi di marzo e aprile il titolare dell’attività non è riuscito a farvi fronte. Ora l’avvocato Angelo Pisani, difensore dell’imprenditore che si intende sfrattare, protagonista anche di una reazione civile di fronte alle cause di sfratto, si è deciso a passare al contrattacco a fronte delle minacce ed azione del locatore. Ecco perché ha deciso di poetare in tribunale il locatore per abuso del diritto e danni psico fisici al suo assistito.

“Siamo stati, non dimentichiamolo, in piena emergenza Covid-19 che ha innescato il lockdown con ripercussioni pesantissime per l’economia, sull’intero territorio nazionale. Tra coloro che hanno pagato maggiore dazio, proprio gli imprenditori, che hanno visto bloccate ed ancora oggi crollare le entrate, già dalla fine del mese di febbraio. Nonostante le pesanti ripercussioni  della crisi innescata dal lockdown – sostiene Pisani – a differenza di altre attività che hanno dovuto abbassare le serrande, licenziando o mettendo in cassa integrazione i dipendenti, il destinatario del temerario attacco e sfratto per morosità salvo i canoni dei due mesi infernali ha sempre pagato tutto e tutti e fatto sacrifici per salvare l’attività e tutelare i dipendenti ma il colpo e la mortificazione dello sfratto ha colpito gravemente e causato grave stress e depressione all inquilino tacciato di morosità e minacciato di finire con l’attività in mezzo alla strada” spiega Pisani che prova a tracciare l’identikit del suo assistito, persona perbene e sempre puntuale nel pagare i canoni di locazione. Insomma non uno moroso patologico, anzi!

Ma Pisani sottolinea anche che “l’azione del proprietario della struttura si registra in un periodo ancora emergenziale (a livello planetario), periodo in cui il Governo ha varato un provvedimento di congelamento delle procedure di sfratto, e (detta azione) avviene in seguito alla mancata corresponsione solo di due canoni, da parte del titolare del imprenditore oggi affiancato dai suoi avvocati intenzionato a chiedere giustizia e rispetto anche come esempio di resistenza per tutti quelli che stanno soffrendo e sacrificandosi sotto il peso di debiti e pretese assurde senza alcun aiuto ed assistenza dallo stato e per mancanza totale di buon senso nella società”. Ed ecco perché spiega Pisani “a fronte di appena due canoni arretrati per causa di forza maggiore, la richiesta di sfratto per morosità appare assai eccessiva e solo un ulteriore aggravio di spese e carico di stress ed ansia per la malcapitata vittima di un palese esempio di abuso di diritto. Fortunatamente – conclude Pisani – il nostro assistito crede nella legge ed ha una grande forza morale ma questa provocazione e temerario attacco in questi giorni così difficile appaiono ingiustificabili e vanno stigmatizzati e sanzionati perché può considerarsi quasi al limite dell’istigazione a gesti estremi da parte del fragile debitore di turno”.  “Se si giustificano tali pretese e non si pone rimedio alla provocazione e temerarietà di qualche creditore – sottolinea Pisani -, che soprattuto con il buon senso oltre che con correttezza ha sempre il diritto di tutelare i suoi interessi , di questo passo, tutti si sentiranno legittimati a distruggere il tessuto produttivo, commerciale e imprenditoriale cittadino, aprendo le porte alla recessione, che sarà ben più grave dell’emergenza sanitaria che in Campania, si è riusciti ad arginare”.

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Cronache

Torre Annunziata, la Guardia di Finanza propone lo scioglimento del Comune: «Non è sanzione, ma misura preventiva»

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Un nuovo terremoto istituzionale potrebbe abbattersi su Torre Annunziata, a meno di un anno dalla fine del commissariamento imposto dallo scioglimento per infiltrazioni mafiose della precedente amministrazione. Un dossier della Guardia di Finanza, già trasmesso alla Prefettura di Napoli, propone lo scioglimento dell’attuale Consiglio comunale guidato dal sindaco Corrado Cuccurullo, invocando il ricorso all’articolo 143 del Testo Unico degli Enti Locali, non come sanzione, ma come misura preventiva, in linea con la giurisprudenza consolidata e il parere del Consiglio di Stato.

Un’amministrazione nel mirino: tre informative e un’indagine per false dichiarazioni

Il dossier delle Fiamme Gialle non è isolato. Altri due rapporti informativi, uno dei Carabinieri e uno della Polizia municipale, completano il quadro di elementi già all’attenzione della Prefettura. Al centro, anche un’indagine giudiziaria per falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, che vede coinvolti tre consiglieri comunali e un ex assessore. I quattro avrebbero dichiarato falsamente l’assenza di cause di incompatibilità, pur avendo pendenze economiche con il Comune, condizione che avrebbe dovuto comportare l’incandidabilità e l’inconferibilità.

Irregolarità e pressioni: nomine sospette, assunzioni anomale e sgomberi ostacolati

Il dossier non si limita all’aspetto penale, ma evidenzia una lunga serie di scelte discutibili sotto il profilo dell’opportunità amministrativa. Tra le criticità:

  • La volontà dell’amministrazione di far passare la processione della Madonna della Neve in zone sconsigliate dalle forze dell’ordine, perché frequentate da soggetti legati a clan camorristici, poi fortunatamente annullata.

  • La frequentazione irregolare degli uffici comunali da parte di persone non autorizzate, alcune delle quali successivamente assunte nello staff del sindaco. Tre soggetti avrebbero lavorato per mesi senza titolo, occupando postazioni e partecipando a riunioni. Tra questi, anche una persona sentimentalmente legata alla figlia di un’esponente del clan Gallo-Cavalieri.

  • Pressioni da parte di esponenti dell’amministrazione per ritardare alcuni sgomberi che interessavano famiglie vicine o imparentate con consorterie criminali.

Ombre sul consiglio comunale: legami con la criminalità organizzata

Un altro passaggio del dossier ricorda come diversi consiglieri comunali risultino legati a clan camorristici, secondo quanto già emerso nella precedente relazione della commissione d’accesso che aveva portato allo scioglimento del 2022. In tale contesto, l’ipotesi di una nuova commissione d’accesso appare sempre più concreta.

Il silenzio del sindaco

Il sindaco Corrado Cuccurullo, nonostante sia stato interpellato dai giornalisti, ha scelto per ora di non commentarele rivelazioni contenute nei dossier. Un silenzio che pesa, mentre la Prefettura valuta se avviare ufficialmente la procedura per un nuovo scioglimento.

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Roberto Saviano: “Vivo come in un ergastolo. Ho pensato anche al suicidio, ma scrivere è la mia unica salvezza”

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Roberto Saviano (le foto sono di Imagoeconomica) torna a parlare. Lo fa in una lunga e intensa intervista rilasciata al Corriere della Sera, in occasione dell’uscita del suo nuovo libro L’amore mio non muore (Einaudi). Dall’esperienza ai funerali di Papa Francesco alla memoria dolorosa della sua zia scomparsa, dal prezzo pagato per la scrittura alla condanna della solitudine, Saviano racconta senza filtri la sua vita da recluso, il senso di colpa, il peso degli attacchi e l’ossessione per la verità.

“Ho partecipato ai funerali di Francesco, come a quelli di Wojtyla. Ma lì c’era la camorra a vendere i panini”

La sua presenza in Vaticano ha destato curiosità. Ma Saviano spiega: «Ero stato anche ai funerali di Wojtyla, da cronista. Seguivo la vendita dei panini, organizzata dal clan». E sottolinea quanto la figura di Francesco, a differenza delle autorità presenti, abbia voluto essere toccata dagli ultimi.

“Mi sento in colpa. La mia famiglia ha pagato tutto. Io ho scelto, loro hanno solo perso”

Saviano ammette il dolore più intimo: la scomparsa recente della zia, vissuta in solitudine. «Ho la sensazione di aver sbagliato tutto», confessa. «I miei genitori si sono sradicati da Caserta per proteggermi. Io ho fatto carriera, loro hanno solo pagato».

E ancora: «Pensavo di cambiare la realtà con i libri, di accendere una luce. Ma ho solo generato isolamento».

“Il simbolo è di pietra. Non puoi sbagliare, non puoi contraddirti. Non sei più uomo, ma solo rappresentazione”

La condizione di scrittore-simbolo lo opprime: «Esisto per quello che rappresento, non per quello che sono». E il suo ruolo pubblico – protetto, attaccato, giudicato – ha inciso su tutto: amicizie, amore, libertà. «Quando vuoi bene a qualcuno, quella persona deve restare fuori dalla gabbia in cui tu sei chiuso. Nessun amore sopravvive così».

“Ho pensato di farla finita. Ma il corpo ha reagito. E ho capito che la fine non era quella”

Parla anche di pensieri estremi: «Ho pensato al suicidio. Volevo mettere il punto. Poi, guardandomi allo specchio, ho capito che non era quella la soluzione». E oggi convive con crisi di panico, insonnia, ansia. «Alle 5 del mattino non respiro. E mi chiedo: dove vado adesso?».

“Rushdie è vivo solo perché l’attentatore non sapeva usare il coltello. Ma almeno ora nessuno può dire che la minaccia era inventata”

L’amicizia con Salman Rushdie è per Saviano un nodo emotivo forte. L’attacco subito dallo scrittore anglo-indiano ha svelato la verità del pericolo: «È vivo per miracolo, e ora nessuno può più dire che la fatwa era un’esagerazione. Lui almeno ha avuto una liberazione. Io no: sono ancora dentro».

“Vorrei sparire. Cambiare nome. Prendere un camion e guidare lontano. Ma so che non posso”

L’idea della fuga è ricorrente: «Vorrei una nuova identità, un’altra vita. Ho preso la patente per il camion. Sogno di fare come Erri De Luca, partire per una missione umanitaria». Ma aggiunge con amarezza: «Non ne uscirò mai. Sono un bersaglio».

ROBERTO SAVIANO

“In Italia, se non muori, ti dicono che il pericolo non era reale. La scorta diventa uno stigma, non una protezione”

Saviano riflette sull’ossessione per la scorta: «In Italia, se non ti uccidono, allora vuol dire che hai esagerato». Racconta l’episodio surreale di una signora che lo accusa in aeroporto di aver mentito sul pericolo perché era da solo.

“Con Gomorra ho illuminato l’ombra. Ora racconto Rossella, uccisa dall’amore e dalla ’ndrangheta”

Il suo nuovo libro ricostruisce la storia di Rossella Casini, ragazza fiorentina scomparsa nel 1981 perché si era innamorata del figlio di un boss. Una tragedia sommersa, raccontata con sguardo letterario e civile. «Una Giovanna d’Arco ingenua e lucida. Il suo corpo non è mai stato trovato. La sua colpa: amare dissidenti».

“Michela Murgia mi ha insegnato la libertà nei legami. E mi ha donato vita. Ora mi manca anche l’amore”

Commuove il ricordo dell’amicizia con Michela Murgia: «Mi ha insegnato a tagliare i lacci ai sentimenti». E confessa: «Mi manca l’amore. Ma come si ama, se vivi da prigioniero? L’amore ha bisogno di leggerezza. Io sono pesante, ormai».

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Badessa destituita a Treviso, madre Aline racconta: “Cacciata senza motivo, con me via undici suore”

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La destituzione di madre Aline Pereira Ghammachi, 41 anni, la più giovane badessa d’Italia, è arrivata come un fulmine a ciel sereno lo scorso 21 aprile 2025, gettando nel caos il monastero cistercense dei Santi Gervasio e Protasio di San Giacomo di Veglia, alle porte di Treviso. Un provvedimento inatteso del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata, che ha commissariato il monastero nonostante le ispezioni precedenti avessero escluso anomalie. Il caso è esploso dopo che undici consorelle hanno abbandonato il convento in segno di solidarietà con la badessa rimossa.

«Mi hanno cacciata all’improvviso, senza spiegarmi il motivo»

Intervistata dal Corriere della Sera, madre Aline ha raccontato la sua versione dei fatti, parlando per la prima volta dopo la destituzione:
«Il giorno di Pasquetta mi è stata comunicata la rimozione. Una cosa inaspettata. Non mi è stato chiarito il motivo del commissariamento. Mi è stato riferito solo che due anni fa sarebbe stata inviata una lettera a Papa Francesco che mi accusava di maltrattamenti. Ma quella vicenda era stata archiviata». Secondo la religiosa, a sostenere l’assenza di irregolarità era stata anche l’ispettrice madre Ester Stucchi, in una relazione che avrebbe confermato la regolarità della vita comunitaria.

Undici suore via con lei: «Pregherò per riaccoglierle»

Madre Aline racconta che l’ambiente in monastero era diventato pesante: «Il clima era insopportabile. Per questo abbiamo deciso di andar via. Undici suore hanno lasciato il convento una dopo l’altra. Alcune si sono presentate dai carabinieri per evitare allarmi. Viviamo separate, ma il mio sogno è quello di poterle accogliere tutte in un nuovo luogo, se Dio me lo permetterà».

Le accuse dell’Ordine: «Falsità e affermazioni diffamatorie»

La religiosa ha poi risposto con fermezza a chi la descrive come una figura divisiva, forse troppo moderna: «Mi sono laureata in Economia e Commercio, ho riorganizzato le attività del convento. Qualcuno parla d’invidia. L’abate Lepori avrebbe detto che sono “troppo giovane e bella per essere badessa”. Io prego soltanto perché emerga la verità».

E ancora: «Mi preoccupo per il monastero, che ha spese importanti e tante attività sociali: accoglievamo persone sole, donne in difficoltà. Avevamo un orto, una serra per l’aloe, facevamo miele, vino biologico. Non so cosa ne sarà adesso».

Infine, conclude: «L’Ordine ha diffuso falsità e affermazioni lesive della mia dignità. D’ora in avanti parleranno i miei avvocati. Ma tutto ciò che ho fatto, l’ho fatto per il bene del monastero».

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