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Economia

Kurz avverte Roma,”bene le riforme annunciate,ma fatele altrimenti niente recovery fund

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La cosa è insopportabile ma bisogna in qualche modo raccontarla. Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ‘promuove’ le riforme di Roma. Ve lo sareste mai aspettato? Bene, dice Kurz, che si è autoproclamato controllore dei conti e delle riforme italiane, che   “l’abbattimento della burocrazia, la lotta all’evasione fiscale, sistemi economici competitivi” sono belle riforme e che “bisogna andare nella direzione del programma di riforme dell’Italia”. Così si potrà procedereall’esborso dei denari europei per la ripresa post-Covid. Il giovane cancelliere però  avverte anche l’Italia: “Non uniremo i debiti” con i trasferimenti a fondo perduto previsti dalla proposta messa sul tavolo dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel per il Recovery Fund. L’austriaco inoltre insiste: “La condizionalità è necessaria per evitare che le risorse siano spese per coprire buchi di bilancio”, perchè “in Italia già nel passato programmi di stimolo promossi dall’Europa non hanno avuto il successo sperato”. “Se i soldi fossero impiegati non per le riforme ma per i buoni vacanze o per l’aumento incondizionato di un salario minimo – chiarisce – non aiuterebbero il miglioramento della competitività” del Paese. Insomma, il cancelliere austriaco al guinzaglio della Germania, a poco meno di una settimana dal vertice europeo di venerdì e sabato, resta in linea con quella dei leader degli altri tre governi Frugali (Olanda, Danimarca e Svezia) ed in particolare con Mark Rutte, il premier olandese. Il principale campo di battaglia al vertice – come evidenzia anche il Financial Times – saranno comunque la grandezza del Fondo per il rilancio (750 miliardi in totale è la proposta) e la magnitudo del Bilancio Ue 2021-2027 (ora ridotto a 1.074 miliardi da 1.100). E’ possibile infatti che il prezzo da pagare per l’ok dei Frugali all’accordo dovra’ essere una sostanziale riduzione del primo ed un ulteriore snellimento del secondo. In cambio potrebbe restare immutata la ripartizione di due terzi e un terzo tra prestiti e aiuti, spiegano alcune fonti diplomatiche europee, che invitano tuttavia a trattare il ragionamento con grande cautela, perche’ i giorni che dividono dal summit saranno caratterizzati da un intenso lavoro diplomatico. Domani sera Giuseppe Conte sara’ infatti a Meseberg da Angela Merkel e da giovedi’, quando cenera’ a Bruxelles con Emmanuel Macron, saranno giorni di negoziato non stop. Obiettivo dell’Italia e’ che le risorse del Recovery Fund non siano ridotte – e su questo Conte ha mostrato un cauto ottimismo dopo aver incontrato Rutte – ma anche evitare che i fondi vengano vincolati a giudizi e veti dei partner europei, che li rendano difficilmente accessibili. A giocare di sponda con Conte saranno anche lo spagnolo Pedro Sanchez ed il portoghese Antonio Costa. Entrambi, in visite distinte, lunedi’ saranno da Rutte per cercare di ammorbidirne le posizioni e approfondire quello che uno dei principali quotidiani olandesi, il Telegraaf, indica come “l’offensiva dei Paesi del Sud”. E sempre nel tentativo di sbloccare la situazione, lo spagnolo martedi’ e mercoledi’ andra’ in Svezia per vedere un altro osso duro dei Frugali, lo svedese Stefan Lofven.

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Economia

Fumata nera su contratto infermieri, fermi anche medici

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Dopo 13 mesi di stallo, ancora una fumata nera sul contratto del comparto Sanità 2022-24, che riguarda oltre 580mila lavoratori del Servizio sanitario nazionale tra infermieri – che rappresentano oltre la metà del totale – tecnici e personale non medico. Sul tavolo ci sono 172 euro di aumento mensile ma i sindacati di categoria sono divisi e varie sigle reputano insufficienti le risorse stanziate e carente la parte normativa. L’incontro di oggi all’Aran per la ripresa delle trattative, dopo che alcune sigle avevano già fatto saltare l’accordo nei mesi scorsi, si è dunque chiuso con un nulla di fatto. Un nuovo incontro è previsto il 22 maggio.

Intanto, anche per il contratto dei medici è stallo: attendono ancora l’atto di indirizzo e chiedono di avviare subito le trattative. Nell’incontro di oggi, i sindacati degli infermieri e di categoria confermano posizioni differenti. Da un lato il sindacato Nursind, favorevole ad una chiusura. “Anche oggi – rileva il segretario Andrea Bottega – abbiamo ribadito la nostra disponibilità a sottoscrivere il Ccnl, ma soprattutto sollevato un problema di tempi perché i fondi, seppure pochi e insufficienti a compensare l’inflazione degli ultimi anni, vanno spesi entro fine anno come previsto dal Documento di finanza pubblica. Oppure sarà meglio poi doversi piegare a quanto sarà deciso unilateralmente dal governo? Questa sì che sarebbe una sconfitta per le relazioni sindacali”. Riferendosi quindi alle sigle che insistono sul nodo dei fondi, Bottega sottolinea che “la questione delle scarse risorse non è da porre al tavolo Aran. Non è in quella sede che può essere affrontata e risolta. Per disporre di nuovi stanziamenti, infatti, serve una legge”.

Per il Nursing up, l’incontro “si è rapidamente trasformato nell’ennesimo muro contro muro, senza uno spiraglio di soluzione”. E pur chiedendo di chiudere il contratto al più presto, il sindacato chiede a governo e regioni “da che parte stanno: basta teatrini, i professionisti sanitari non sono marionette”. E’ netta invece l’opposizione di Fp Cgil e Uil Fpl: “Non è emersa alcuna novità sostanziale, né sul piano economico né su quello normativo. Ancora una volta – affermano – il confronto si è rivelato privo di contenuti in grado di rispondere concretamente alle attese dei lavoratori e lavoratrici del settore. Ribadiamo con fermezza l’indisponibilità a sottoscrivere una pre-intesa che non riconosca il valore del personale sanitario attraverso tutele reali, diritti esigibili e un adeguato incremento salariale”. Insomma, avvertono, “in assenza di un cambio di rotta non esistono le condizioni per la chiusura positiva della trattativa”. Da parte sua, l’Aran sottolinea che, anche se restano distanti le posizioni delle parti, “il confronto ha permesso di entrare nel merito di alcune questioni specifiche, offrendo l’occasione per un dialogo più concreto. Per continuare il confronto e verificare se ci sono le condizioni per arrivare a un’intesa”.

Ricorda quindi che si prevede un aumento medio mensile di 172,37 euro per tredici mensilità, pari al 6,8% in più rispetto agli stipendi attuali, e le risorse stanziate ammontano a 1,784 miliardi. Oltre agli aspetti economici, il contratto introduce inoltre “maggiore tutela contro le aggressioni al personale, riorganizzazione degli incarichi professionali, potenziamento della formazione e nuove misure per migliorare l’equilibrio tra vita e lavoro”. Intanto, medici e dirigenti sanitari ancora attendono l’atto di indirizzo necessario ad avviare le trattative per il loro contratto 2022-24, dunque già scaduto. “Non solo non siamo disponibili ad aspettare, perchè è inaccettabile dover attendere la conclusione del contratto del comparto Sanità per poter iniziare a discutere di quello dei medici – affermano i leader dei sindacati Anaao e Cimo, Pierino Di Silverio e Guido Quici – ma anzi chiediamo di fare un ulteriore passo avanti accorpando i trienni contrattuali 2022-24 e 2025-27, una decisione che sarebbe storica”. Questo, concludono, per “garantire ai colleghi adeguamenti retributivi accettabili e bloccare l’intollerabile tradizione di firmare solo contratti già scaduti”.

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Françoise Bettencourt Meyers lascia il consiglio di L’Oréal

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Dopo quasi 30 anni, Françoise Bettencourt Meyers (foto Imagoeconomica) lascia il consiglio di amministrazione di L’Oréal, pur mantenendo la presidenza della holding familiare Tethys, primo azionista del gruppo. Al suo posto nel board entrerà un altro rappresentante di Tethys, mentre il ruolo di vicepresidente sarà assunto dal figlio Jean-Victor Meyers, 38 anni. Françoise Bettencourt Meyers, 71 anni, è l’unica erede diretta del fondatore di L’Oréal, Eugène Schueller.

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Economia

Cambio ai vertici di Engineering: Aldo Bisio nuovo amministratore delegato

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Cambio della guardia al vertice di Engineering, multinazionale specializzata nella trasformazione digitale. Maximo Ibarra (foto Imagoeconomica sotto) ha rassegnato le dimissioni da amministratore delegato con effetto immediato. Al suo posto, il consiglio di amministrazione della società – controllata dai fondi Bain e Renaissance – ha nominato Aldo Bisio (foto Imagoeconomica in evidenza), ex numero uno di Vodafone Italia dal 2014 al 2024.

MAXIMO IBARRA EX AD ENGINEERING

Prima della sua lunga esperienza in Vodafone, Bisio ha ricoperto incarichi di rilievo in Ariston Thermo e in McKinsey. Attualmente siede anche nel board di Coesia, produttore globale di soluzioni industriali per l’imballaggio.

Il bilancio della gestione Ibarra

Maximo Ibarra lascia Engineering dopo quasi quattro anni di gestione che hanno visto la società crescere significativamente: circa 14.000 dipendenti, oltre 80 sedi tra Europa, Stati Uniti e Sud America, con un fatturato che ha raggiunto quasi 1,8 miliardi di euro, generato da oltre 70 società controllate in 21 Paesi.

«Negli ultimi mesi ho maturato la volontà di prendermi del tempo per valutare nuovi progetti professionali», ha dichiarato Ibarra, aggiungendo che resterà disponibile fino al prossimo 1° settembre per garantire un efficace passaggio di consegne e che continuerà a essere investitore nella società.

La sfida per Bisio: crescita e nuove operazioni strategiche

Il presidente di Engineering, Gaetano Micciché, ha ringraziato Ibarra per il lavoro svolto ed espresso fiducia nella capacità di Bisio di guidare l’azienda verso una nuova fase di sviluppo e innovazione.

Tra i primi dossier sul tavolo del nuovo amministratore delegato c’è la valutazione sulla vendita di Municipia, società del gruppo attiva nei servizi ai Comuni. Engineering ha incaricato Klecha di esplorare il mercato alla ricerca di investitori interessati, con una valutazione che si aggira intorno ai 250 milioni di euro.

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