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Milan si riparte: allenamenti individuali scaglionati con Donnarumma lasciato…fuori

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C’e’ chi si allena individualmente a Milanello dalle 10.30 del mattino, chi invece scende in campo nel pomeriggio, alle 15.30. C’e’ chi – come Rebic, Castillejo e Saelemaekers – si sottopone allo screening medico alla clinica “La Madonnina”, chi invece – come Ibrahimovic e Kessie – deve ancora rientrare in Italia e resta atteso nel weekend. Il primo giorno di scuola del Milan e’ scaglionato su piu’ gruppi e si tinge subito di una nota di colore con Donnarumma, tra i primi ad arrivare al centro sportivo perche’ tra i sei convocati al mattino. Il portiere della Nazionale, dopo due mesi di vacanze forzate, trova i cancelli chiusi e, sconsolato ma divertito, abbassa i finestrini dell’auto per rivolgersi ai pochissimi tifosi presenti: “Non mi fanno entrare”. Non un’anticipazione di mercato – con il tema del rinnovo all’orizzonte – ma un modo per sdrammatizzare una situazione piuttosto surreale. La gag dura una manciata di istanti ma esemplifica tutte le difficolta’ del caso: a Milanello il personale e’ ridotto all’osso per evitare un incontrollabile via vai e i meccanismi organizzativi sono ancora da rodare. Sui tre campi tutta la seduta si svolge en plein air: corsa, pesi e attrezzi, percorsi ad ostacoli con i “cinesini”. Un classico allenamento aerobico per sviluppare la forza nei muscoli ingolfati. Del pallone non vi e’ ancora traccia: impensabile calciare senza correre rischi dopo mesi di inattivita’. C’e’ Massara, con il viso nascosto dalla mascherina: parla con Pioli e osserva la squadra che suda sotto un bel sole. Non c’e’ Maldini, guarito dal Coronavirus ma ancora a casa perche’ coinvolto nelle riunioni quotidiane con l’ad Gazidis e le altre aree del club: i due dirigenti prima o poi dovranno anche incontrarsi di persona per definire il futuro al Milan del direttore tecnico. Si replica domani con gli stessi orari, a gruppi pero’ mischiati: nove la mattina e nove il pomeriggio. Qualcuno dovra’ anche sottoporsi a nuovi test medici per i certificati di idoneita’. La doccia e il cambio abiti si fanno in camera, gli spogliatoi e la palestra restano chiusi. Non il massimo del comfort per chi e’ abituato a centri a cinque stelle lusso ma sacrifici necessari per ripartire.

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Mossa del Governo: agenzia per controllo dei bilanci club

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Un altro terremoto sul mondo del calcio. Si chiama Agenzia per la vigilanza economica e finanziaria delle società sportive professionistiche. È l’organo pensato dal Governo per sostituire la Covisoc e controllare bilanci e conti delle società professionistiche di calcio (e basket). Un progetto arrivato nelle ultime ore anche sul tavolo della Federcalcio e del Coni, costringendo Gabriele Gravina a convocare per lunedì pomeriggio alle 18 una riunione d’urgenza in Via Allegri con i presidenti delle componenti federali.

Il documento emerso è la bozza di un decreto legge interamente dedicato allo sport da discutere nei prossimi giorni in Consiglio dei Ministri con la volontà governativa di attuarlo nel minor tempo possibile (entro un anno). Ma cosa potrebbe fare l’Agenzia che sarà un ente pubblico non economico, con sede a Roma, posto sotto la vigilanza di Palazzo Chigi o del ministro dello Sport? Tra i poteri, si legge nel documento, ci sarebbero anche quelli di verifica nella consegna della documentazione prevista dalla normativa federale ai fini del rilascio della licenza nazionale. E ancora: potrebbe effettuare anche verifiche e ispezioni presso le sedi delle società e richiedere di fornire chiarimenti laddove necessario.

In sostanza quello che oggi fa la Covisoc per la Figc in sede di accettazione delle domande di iscrizione ai campionati, su cui l’ultima parola ce l’ha comunque il consiglio federale. Perché nel sistema attuale il controllo economico è in capo alle federazioni con il Coni a fissare modalità e principi generali. Da qui la decisione di indire un vertice federale per cercare di chiarire alcuni contorni, ancora poco definiti, e soprattutto perché secondo la Federcalcio, la proposta del Governo viene vista come un’invasione di campo dell’autonomia dello sport da parte della politica.

Di vedute opposte l’esecutivo che sottolinea come l’agenzia non si sostituirebbe alla federazione nella decisione finale di iscrizione o meno ai campionati dei club. Fonti governative precisano inoltre che la legge dell’81 ha previsto l’introduzione dei controlli finanziari ma senza mai parlare di controlli interni con le federazioni che negli ultimi anni si sono ritrovate così a riempire un vuoto. Una legge, però, che dalla Figc fanno notare sia stata abrogata con decreto legislativo del 2023. Nel documento inviato direttamente dal ministro Abodi a Federcalcio e Coni si legge come l’agenzia sarebbe “dotata di autonomia regolamentare, organizzativa e finanziaria, operando con indipendenza di giudizio e di valutazione”.

L’organo sarebbe di stampo collegiale con massimo 30 unità e dunque formato da un presidente e due componenti nominati dal presidente del Consiglio dei Ministri o dall’autorità di governo competente in materia di sport (il ministro Abodi in questo caso). La durata del mandato delle cariche sarebbe di 4 anni, senza la possibilità di esser rinnovate e inoltre sarebbero incompatibili con gli organi di vertice del Coni, delle Federazioni con settori professionistici e con gli organi di vertice delle leghe di riferimento. Infine i costi per il funzionamento dell’agenzia, oggi stimati intorno ai 2,5 milioni l’anno e a carico dei club. Nel frattempo le leghe professionistiche non commentano e vogliono aspettare l’incontro di lunedì per avere un quadro più chiaro.

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Giro: Pogacar si fa sentire, ma il primo rosa è Narvaez

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C’è stato subito tanto Pogacar nella prima tappa del Giro d’Italia, 140 chilometri da Venaria Reale a Torino: sulle rampe dell’ultimo strappo il fuoriclasse sloveno ha ripreso lepri e inseguitori e si è lanciato verso il traguardo. Nella volata a tre è finito dietro all’ecuadoriano Narvaez e al tedesco Schachman, però ha già messo in crisi qualche avversario, a partire dal francese Romain Bardet, considerato il suo principale concorrente nella Corsa rosa, in difficoltà sulle pendenze più forti delle colline torinesi e già in ritardo di oltre un minuto da Pogacar e di 1’07” dal leader della classifica generale.

La prima maglia rosa la indossa dunque il 27enne Jhonatan Narvaez (Ineos Granadiers), fresco campione ecuadoriano su strada, professionista dal 2017. Al Giro d’Italia aveva già vinto una tappa, la 12/a del 2020, a Cesenatico, corsa sotto la pioggia, staccando tutti i compagni di fuga. A Torino si è imposto allo sprint, dopo avere resistito benissimo agli scatti di Pogacar sull’ultima salita della collina torinese, in località San Vito, prima della discesa verso il traguardo in corso Moncalieri.

Alla piazza d’onore il berlinese Maximilian Schachman, che al Giro ha vinto la 18/a tappa del 2018, da Abbiategrasso a Prato Nevoso (Cuneo), con arrivo in salita. Pogacar si accontenta del terzo posto, soddisfatto comunque del messaggio di forza mandato ai rivali. Dopo l’avvicinamento ‘dolce’ alle prime asperità del Giro numero 107, la corsa si è accesa sulla salita verso Superga, protagonisti il ventinovenne eritreo Amanuel Ghebeigzabhier, il francese Lilian Calmejane (Intermarché) e gli italiani Filippo Fiorelli (Bardiani) e Andrea Pietrobon (Polti Kometa).

Scalando verso Superga Ghebeigzabhier è riuscito a staccare tutti, ma sul più duro colle della Maddalena è stato poi il francese a transitare per primo, incamerando i 18 punti del Gpm di seconda categoria. a 22 chilometri dall’arrivo. Calmejane ha resistito al comando fino a 10 chilometri dall’arrivo, quando il gruppo dei migliori ha aumentato il ritmo: tra i protagonisti il 36enne Damiano Caruso (Bahrain), mentre Bardet cominciava ad andare in affanno. Sfortunato Domenico Pozzovivo, il veterano del Giro coinvolto in una caduta, rapidissimo comunque a rimettersi in sella e a recuperare. Da un gruppetto al comando è uscito Nicola Conci, 27enne trentino della Alpecin Deceuninck, che ha resistito in testa per qualche chilometro, fino a quando Pogacar ha aumentato i giri, accendendo il finale di tappa concluso con la volata vinta da Narvaez.

“Complimenti a Narvaez – le parole del n.1 della federciclismo, Cordiano Dagnoni – e a tutti i girini, che fin da subito hanno infuocato la corsa. Sono convinto che anche in questa edizione i corridori italiani saranno in grado di essere protagonisti e rendere la corsa avvincente fino alla fine”. Domani subito le prime pendenze dure, con l’arrivo in salita al santuario di Oropa (Biella), teatro 25 anni di una delle leggendarie imprese del ‘Pirata Marco Pantani. La partenza è da San Francesco al Campo, a una trentina di chilometri da Torino, 161 chilometri di corsa, si comincia a salire dopo una novantina, due Gpm di terza categoria, all’Oasi Zegna e a Nelva, frazione di Callabiana, poi la discesa su Biella e la successiva scalata fin a 1.142 metri di Oropa, Gpm di prima categoria. Un severo test per tutti: Pogacar, i suoi avversari e gli scalatori puri.

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Djuric nel finale riprende la Lazio, a Monza è 2-2

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Il campo dice che a livello di occasioni, a recriminare è il Monza. A livello di classifica, la Lazio. Finisce con due gol per parte la sfida dello U-Power Stadium, con il gol di Djuric nel finale che rischia di pesare non poco sullo slancio della Lazio verso la zona Champions. Biancocelesti avanti due volte e riagguantati dai brianzoli, che partono bene con una girata di Djuric a incrociare sul secondo palo ma fuori per centimetri. Dalla distanza è anche il tiro di Kamada al minuto 11: Di Gregorio ha il riflesso pronto per metterci una mano e respingere sulla traversa il tiro, sporcato da una deviazione. Ma Immobile è lì a due passi per segnare lo 0-1 e consegnare al capitano biancoceleste la rete numero 201 in A, a quasi tre mesi e 9 partite dall’ultimo centro in campionato. Il trend sembra confermare quanto ha raccontato la storia recente di Serie A.

Perché sono periodi contrapposti quelli da cui provenivano alla vigilia Palladino e Tudor, compagni di squadra in B con la Juventus: mai il Monza, nella gestione dell’allenatore campano, aveva vissuto una parentesi di 5 partite senza vittorie. Le stesse che la Lazio ha abbinato invece a 4 vittorie dall’arrivo del mister croato. Nel primo tempo non si gioca ad alto ritmo, ma la manovra è comunque piacevole. Siedono inizialmente in panchina gli ex di turno, Rovella e Akpa Akpro, con il Monza che in fase di rifinitura si trova anche senza Maldini.

Tra i biancocelesti la mossa a sorpresa è Zaccagni a sinistra (poi ammonito e sostituito alla mezzora). È da quella parte che affonda Pessina strappa, complice la scivolata di Kamada, quando poi Colpani alza per Valentin Carboni un assist sprecato malamente di testa. Vicinissimo al pari ci va anche Bondo, proprio su assist di Carboni, dopo anche un tiro di Pessina. Colpani va di doppio slalom a inizio ripresa su Patric e Mandas, ma si vede poi stoppare il tiro dal rientro del portiere. Palladino cambia uomini e posizioni, Pessina in tuffo di testa chiama Mandas al miracolo, ma Djuric da due passi fa 1-1. Prima del finale, il patatrac dei brianzoli: Donati appoggia dietro un destro debole, Akpa scivola e Vecino si avventa sul pallone per battere Di Gregorio in uscita. Si rivede Caprari dopo 7 mesi di stop per la rottura del crociato, poi Pessina in pieno recupero crossa dalla sinistra con il goniometro per la testa di Djuric, che fa 2-2. Il Monza salva una partita che non avrebbe meritato di perdere, la Lazio perde tre punti che l’avrebbero potuta proiettare verso l’Europa che conta.

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