Collegati con noi

Esteri

40 anni di Kate Middleton, nata per diventare regina

Pubblicato

del

Mai una gaffe o un capello fuori posto, sempre sorridente ma distaccata, “istituzionale” nei modi, portamento da modella di cui ha anche l’altezza, 1.75, ma stile sobrio nel vestire. Catherine, duchessa di Cambridge, meglio nota come Kate Middleton, moglie del principe William d’Inghilterra, compira’ 40 anni il 9 gennaio, ma ha gia’ superato tutti i test che la proiettano in un futuro da regina, ruolo per il quale, nonostante le sue origini borghesi, sembra essere nata. In effetti Kate, nata a Reading e cresciuta a Chapel Row, un villaggio vicino Newbury, nel Berkshire, ha le phisique du role per diventare la futura sovrana d’Inghilterra. Ha studiato storia dell’arte in Scozia all’Universita’ di St Andrews, dove ha incontrato il principe William nel 2001. Il loro fidanzamento ufficiale e’ stato annunciato dopo 9 anni dall’incontro, nel novembre del 2010. E la coppia dopo sei mesi e’ convolata a nozze, il 29 aprile 2011 nell’Abbazia di Westminster. Il loro sembra un matrimonio felice allietato dalla nascita di tre figli, George Alexander Louis, Charlotte Elizabeth Diana e Louis Arthur Charles, terzo, quarta e quinto in linea di successione al trono del Regno Unito. E pazienza se in Kate non scorre sangue blu, visto che suo padre, Michael Francis Middleton e sua madre Carol Elizabeth Goldsmith erano due ex assistenti di volo della British Airways, divenuti in seguito milionari, dopo aver fondato nel 1987 la societa’ Party Pieces, per la vendita per corrispondenza di accessori per feste. Kate ha anche una sorella, Philippa Charlotte, detta Pippa, nata nel 1983, di cui si ricorda la magnifica silhouette di schiena mentre, nel ruolo di damigella, sorreggeva lo strascico dell’abito da sposa di sua sorella Kate. Il piu’ giovane dei Middleton e’ James William nato nel 1987. Kate piace molto al popolo britannico. Il suo stile e’ molto imitato. Come del resto accadeva alla sua compianta suocera, la principessa del popolo Lady Diana, che aveva dettato legge per oltre un decennio nella moda con pettinature e abiti, prima di morire prematuramente in un incidente d’auto sotto al Ponte de l’Alma a Parigi, nel 1997. L’impatto avuto da Catherine sulla moda e sui costumi inglesi ed americani e’ stato definito dai media come “Kate Middleton effect”. Un abito indossato e fotografato su Kate diventa il giorno dopo introvabile. Ma la duchessa e’ amata molto anche dalla stampa. Anche se lei, a differenza della ribelle cognata Meghan Markle, moglie del principe Harry, con i giornalisti tace. Nonostante l’estrema riservatezza tra la stampa e Catherine e’ stato amore a prima vista, tanto che nel 2012 e nel 2013, Kate e’ stata prescelta tra le “100 persone piu’ influenti nel mondo” dalla rivista Time. Considerata soprattutto nel Regno Unito un’icona di stile, diversi siti internet e settimanali, compresi Vanity Fair e Style.com l’hanno inclusa nelle loro classifiche. Il sito BeautifulPeople.com l’ha inserita al terzo posto nella hit delle reali piu’ belle di sempre, dietro a Grace di Monaco e Rania di Giordania, e davanti alla defunta suocera, Lady Diana Spencer. Nel Regno Unito le sono state dedicate delle bambole. L’immagine di Kate Middleton e’ spesso accostata a quella di Diana, sia per quanto riguarda lo stile che per quanto riguarda l’impegno sociale: la principessa del Galles dava sostegno a varie associazioni (si ricordano le campagne da lei sostenute contro l’AIDS e le mine antiuomo), mentre Catherine da’ il proprio supporto ad alcune associazioni i cui nomi furono resi noti nel 2012. Per celebrare i 50 anni della principessa del Galles, il settimanale Newsweek nel 2011 ha pubblicato in copertina un fotomontaggio in cui le due reali camminano vicine. Ecco allora che, ripercorrendo i primi quarant’anni della duchessa, scopriamo una donna che con tenacia ha saputo integrarsi nella royal family piu’ complicata del mondo, ma anche addomesticare la temibile stampa britannica. Ricordando i suoi outfit piu’ ammirati ne calcoliamo il valore economico per il suo Paese e per il brand monarchia. Rileggendo le interviste e i reportage scandalistici notiamo le minuscole crepe in una facciata perfetta, tra faticose gravidanze, condite da nausee mattutine di cui parlavano ogni giorno i tabloid, sussurri e ipocrisie, problemi alimentari mai confermati, gelosie e rivalita’, rapporti familiari a volte molto tesi. Ad aleggiare su tutto, l’indimenticato fantasma della suocera, Lady Diana, visto che Kate, prima che regina, sara’ la prossima Principessa del Galles, un titolo pesante come una corona. Eva Grippa, giornalista di Repubblica, royal watcher per passione, ha dedicato una biografia alla duchessa di Cambridge, intitolato “Kate, Luci e ombre sulla futura regina” (De Agostini, 224 pp, euro 17), in uscita l’11 gennaio, dove “spacchetta” un’immagine, quella dell’inappuntabile moglie, madre e queen to be, costruita a uso e consumo del pubblico.

Advertisement

Esteri

Maradona, nuove rivelazioni dal processo: «Luque vietò l’ingresso ai medici chiamati dalle figlie»

Il chirurgo che seguì Diego negli ultimi giorni avrebbe impedito le valutazioni cliniche dopo l’intervento alla testa.

Pubblicato

del

Durante il processo per la morte di Diego Armando Maradona, il dottor Fernando Villarejo, capo del reparto di terapia intensiva della clinica Olivos, ha rilasciato dichiarazioni importanti e potenzialmente decisive. Secondo il medico, Leopoldo Luque, il neurochirurgo a capo del team che seguì Maradona negli ultimi giorni, avrebbe impedito l’accessoad altri specialisti che volevano visitare l’ex campione dopo l’intervento alla testa del 3 novembre 2020.

Medici bloccati all’ingresso: «Chiamati dalle figlie»

Villarejo ha precisato che i medici esclusi erano stati convocati dalle figlie di Maradona, tra cui il dottor Mario Schitere una psichiatra. Il loro compito era valutare la possibilità di un trasferimento del paziente in una struttura di riabilitazione, data la complessità della sua condizione clinica.

«Luque ha vietato l’ingresso ai medici che dovevano valutare Maradona», ha dichiarato Villarejo in aula, definendo il divieto «strano e intempestivo».

Cartella clinica: «Pluripatologie di difficile controllo»

Nonostante il divieto, il dottor Villarejo è riuscito comunque a consultare la cartella clinica di Maradona, dalla quale ha tratto conclusioni preoccupanti: il paziente era ancora in condizioni critiche, affetto da patologie complesse e difficili da gestire.

«Era un paziente molto complesso», ha spiegato, «e necessitava di un monitoraggio costante e di interventi mirati, che forse non gli sono stati garantiti».

Un processo che riaccende i riflettori sulla gestione medica

Le parole di Villarejo si inseriscono in un processo delicato, che mira a chiarire eventuali responsabilità e negligenzenella gestione sanitaria del più grande calciatore argentino. Il comportamento di Luque e le decisioni prese nei giorni successivi all’intervento chirurgico saranno al centro dell’analisi dei giudici.

Continua a leggere

Esteri

La crociata di Ursula contro ‘i populisti filo-Putin’

Pubblicato

del

Lontano dalle suggestioni populiste, fermamente contro gli “estremisti di destra e di sinistra che non sono a favore della pace ma sono amici di Putin”, per usare le parole di Ursula Von der Leyen. E’ il Partito popolare europeo che si è ritrovato al Congresso di Valencia forte di una stagione di successi elettorali, a trazione sempre più tedesca, convinto di essere il motore propulsore di un’Europa che vuole rilanciarsi ed essere sempre più protagonista anche fuori dai confini dei 27. L’Europa disegnata dai popolari è un’entità politica capace di difendere i propri interessi nei confronti dell’alleato tradizionale, gli Usa, ma anche in grado di aprirsi nei confronti dei mercati emergenti, dalla Cina all’India, dall’Australia ai Paesi del Mercosur. Impegnata a voltare pagina sul fronte della difesa comune, della crescita e della lotta ai clandestini. L’asse formato da Ursula Von der Leyen, l’applauditissimo cancelliere in pectore Merz e il neo eletto presidente del partito, Manfred Weber tiene banco e dà la linea. “L’Europa è la nostra casa. E la nostra prima missione è proteggere il luogo che tutti chiamiamo casa”, ha sintetizzato Ursula Von der Leyen.

“Abbiamo vinto le ultime europee – ha detto Manfred Weber – grazie all’allargamento della famiglia del Ppe: non sono più conservatori o liberali ma stanno con noi. Il Ppe è il partito dell’Europa, dello stato di diritto. Viktor Orban se ne andrà in pensione e la nuova Ungheria sarà popolare”, ha aggiunto Weber tra gli applausi. Anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha concordato sulla necessità per l’Unione europea di “voltare pagina”, a partire dalla lotta contro l’eccesiva burocratizzazione legislativa. E soprattutto chiudendo quanto prima la stagione del Green Deal, lasciandosi alle spalle “quella visione di Timmermans e di Greta Thunberg che – ha osservato il leader azzurro – aveva creato una sorta di dea natura, una forma di panteismo che non teneva conto della presenza dell’uomo, facendo perdere decine se non centinaia di migliaia di posti di lavoro”. Dalla pace in Ucraina, alla tensione con Trump sui dazi, dalla lotta contro l’immigrazione clandestina alla partita sulla crescita, il Ppe serra le file sulla responsabilità della leadership europea, consapevole che l’Unione, con i suoi valori e la sua storia, è destinata ad avere un ruolo centrale, in prima fila, nel mondo del futuro. L’Europa a guida popolare lancia poi un monito a Trump: “I mercati globali – ha ammonito Von der Leyen – sono scossi dall’imprevedibile politica tariffaria dell’amministrazione Usa. I loro dazi sul resto del mondo sono ai massimi da un secolo a questa parte. Le tariffe sono come le tasse. Fanno male sia ai consumatori che alle imprese. Non possiamo e non dobbiamo permettere che questo accada”.

Un partito popolare e una Commissione europea che oggi può incassare la discesa in campo di una sua nuova e fondamentale supporter, la Germania a guida Merz, il cui intervento è stato quello più applaudito nella sede della Fiera di Valencia. “Se altri Paesi mettono in discussione la legittimità della difesa dei confini e della sovranità – ha ammonito Merz – noi lotteremo ancora più forte a favore di questi valori”. Molto determinato anche sul dossier difesa: “Dobbiamo lavorare insieme come mai prima, con una sola voce, soprattutto sulla difesa: dobbiamo essere pragmatici nel nuovo progetto. Tutto deve avvenire nella cornice Nato ma dobbiamo essere capaci di difenderci meglio che nel passato”, ha concluso tra gli applausi.

Continua a leggere

Esteri

Tre morti in una sparatoria in Svezia, caccia al killer

Pubblicato

del

Una sparatoria davanti a un barbiere in pieno centro, tre morti a terra, l’aggressore in fuga. La città universitaria di Uppsala, in Svezia, è sotto shock. Alle 17:04 è scattato l’allarme con molte segnalazioni di spari uditi nel centro abitato a 70 km a nord di Stoccolma. Sul posto sono intervenuti i soccorritori e la polizia e, secondo diverse testimonianze, tre ambulanze si sono allontanate a sirene spiegate. Attorno alle 19:30 la polizia ha dichiarato che le vittime sono tre e di non averle ancora indentificate. “Si indaga per omicidio”, si legge sul sito internet della polizia. Un testimone ha detto al quotidiano Aftonbladet di aver visto un uomo su un monopattino elettrico pochi istanti prima della sparatoria: poi ha sentito gli spari e si è rifugiato in un locale nelle vicinanze.

“Stiamo lavorando a pieno ritmo e abbiamo molto lavoro da fare”, ha dichiarato il portavoce della polizia Magnus Jansson Klarin. Gli agenti confermano che sono giunte segnalazioni di un uomo con una maschera che si è allontanato dalla scena a bordo di un monopattino e che stanno cercando una o più persone. Una grossa area attorno alla scena del crimine è stata transennata mentre in serata era ancora in corso una maxi caccia all’uomo con l’ausilio di un elicottero, droni e diverse unità cinofile. Le ricerche sono ancora più complesse dalla vigilia di Valpurgis, una festività svedese particolarmente sentita nella città universitaria di Uppsala che annualmente si trasforma in un enorme festival studentesco.

Per le strade ci sono dunque più persone del solito ma per la polizia non sarebbero in pericolo: “In questo momento non riteniamo che ci sia un pericolo per il pubblico. Ci tengo a sottolinearlo visto che molte persone sono in giro per i festeggiamenti”, ha aggiunto Jansson Klarin, citato da Aftonbladet. “Questo è avvenuto mentre Uppsala stava iniziando i festeggiamenti di Valborg”, ha dichiarato il ministro della giustizia svedese, Gunnar Strömmer. “Ciò che è successo è estremamente grave. Il ministero di giustizia tiene uno stretto contatto con la polizia e segue con attenzione gli sviluppi” ha aggiunto Strömmer, citato dalla radio pubblica Sveriges Radio. Il quartiere dove è avvenuta la sparatoria è molto tranquillo, un misto di zona residenziale e negozi a poca distanza dalla stazione ferroviaria e non è nota per episodi violenti in passato.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto