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Politica

Toninelli parla alla Camera: pressioni per non togliere segreto di Stato su concessioni ad Autostrade

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Danilo Toninelli, ministro delle Infrastrutture, dice di avere tolto il segreto di Stato dagli atti sulle concessioni a Autostrade dopo il crollo del Ponte sul Polcevera a Genova. E dice di averlo fatto con convinzione “nonostante le pressioni interne ed esterne” subite. Queste parole risuonano nell’aula della Camera, nel giorno in cui a Genova gli sfollati protestano contro Regione e Comune per il modo in cui si sta affrontando l’emergenza e Genova è  protagonista del dibattito insieme con le misure da adottare con urgenza. Toninelli manco finisce di riferire le minacce subite che scoppia la bagarre.

Ministro delle Infrastrutture. Danilo Toninelli

Dai banchi del Pd chiedono al ministro di fare i nomi di chi ha fatto pressioni. Chiedono al ministro se ha già denunciato, che genere di pressioni ha subito. E chiedono al Presidente della Camera, Roberto Fico, di inviare il verbale della seduta, viste le affermazioni, in Procura. Il primo ad intervenire è l’ex ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. Poi arriva l’ora di Andrea Orlando, l’ex ministro dem della Giustizia che concede la sua “solidarietà a Toninelli” ma si augura che poi “la magistratura se ne occupi”.  Il ministro Toninelli non si scompone. E nemmeno risponde. Non lo fa neppure nella replica che precede il voto finale sulle risoluzioni per aiutare Genova a riprendersi dalla mazzata del crollo del viadotto che ha diviso in due la città.
Nella sua Toninelli dice che sono stati i governi Prodi e D’Alema ad avere negli Anni Novanta avviato “il banchetto” delle privatizzazioni. Parla anche di “mangiatoia” per imprenditori e partiti. “Abbiamo preso in mano un’Italia in cui lo Stato non c’è” . Descrive “i guadagni ottenuti non solo dai pedaggi ma anche sui lavori delle infrastrutture da gestire”. Annuncia che i lavori per il nuovo ponte a Genova non saranno affidati a quelli che il viadotto non dovevano farlo crollare, bensì a un soggetto pubblico – e pensa a Fincantieri – con i soldi di Autostrade.
Le reazioni al discorso di Toninelli a Montecitorio non si fanno attendere. Comincia la società Autostrade. In una nota Autostrade ricorda che la convenzione le assegna oneri e onori: in pratica chi paga, per contratto fa anche i lavori di ricostruzione. Delrio, predecessore di Toninelli, in aula richiama il ministro a restare ai fatti perchè “abbiamo sentito solo chiacchiere, nessun impegno preciso, parole vuote”. Su Facebook è Matteo Renzi, ex segretario del Pd, che ci va giù duro: “Toninelli vai in Procura oppure sei colluso, devi fare i nomi, squallido sparare nel mucchio”.

A fine giornata, il Pd decide di portare ai magistrati i verbali della seduta della Camera.

A Montecitorio, dopo una giornata convulsa e ricca di polemiche, vengono bocciate le 4 risoluzioni delle opposizioni e approvata quella 5Stelle- Lega che prevede: ponte ricostruito in un anno; ricostruzione affidata a un soggetto pubblico, Autostrade metterà i soldi; aiuti fiscali a famiglie e imprese.

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Politica

Ursula ai sovranisti: amici di Putin, non cediamo

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Chi aspettava il primo vero scontro in Aula tra Ursula von der Leyen e l’opposizione dall’inizio di questa legislatura, non è rimasto deluso: a Strasburgo, in una Plenaria insolitamente affollata di lunedì, la presidente della Commissione ha sferrato un attacco diretto a chi ha firmato la mozione per sfiduciarla. “Il testo è stato firmato dagli amici di Putin. Sono movimenti alimentati da cospirazioni e complottismi, che vogliono polarizzare le nostre società inondandole di disinformazione”, ha scandito von der Leyen rievocando il triste ricordo delle bare che sfilavano a Bergamo durante le prime settimane del Covid e puntualizzando che la corsa ai vaccini di Bruxelles fu messa in atto “in tandem” con le 27 capitali Ue. La mozione di sfiducia, firmata da Gheorghe Piperea, europarlamentare dell’estrema destra di Aur che siede tra i banchi dei Conservatori, è partita proprio dallo Pfizergate, per poi allargarsi e trasformarsi in un generale j’accuse.

E neanche la risposta della presidente della Commissione si è limitata al caso dei messaggi che si sarebbe scambiata con il ceo di Pfizer nei convulsi giorni dell’approvvigionamento dei vaccini. “Quello che ha detto l’onorevole Piperea è eclatante, segue il manuale degli estremisti. C’è in corso una caccia alle streghe, ma non cederemo e lavoreremo sempre per l’unità europea”, ha sottolineato von der Leyen che, al suo fianco, aveva la stragrande maggioranza dei commissari. “Lei, presidente, ha agito da sola, fuori dal quadro democratico. L’Europa è governata all’oscuro dei popoli”, ha replicato Fabrice Leggeri a nome dei Patrioti. Il gruppo in cui milita la Lega voterà in blocco la sfiducia alla presidente della Commissione. Ma sarà il solo. Il voto che si terrà giovedì segnerà invece una plastica spaccatura tra i Conservatori. Le delegazioni romena e polacca – ovvero Aur e il Pis di Mateusz Morawiecki – voteranno la sfiducia. Le restanti delegazioni, inclusa quella di Fratelli d’Italia, non hanno ancora comunicato ufficialmente cosa faranno. Il co-presidente Nicola Procaccini, tuttavia, ha sottolineato in Aula che non sosterrà la sfiducia. Ha parlato a titolo personale ma, di fatto, ha anticipato la posizione degli eurodeputati italiani.

E il presidente del Ppe Manfred Weber, che sulla spaccatura di Ecr conta da tempo, non a caso è intervenuto a gamba tesa in Aula: “So che l’AfD tedesca e l’Aur rumena sono burattini di Putin. Ma perché il PiS polacco si unisce ora a questa alleanza filo-russa?”. Giovedì la sfiducia non passerà. Neanche la Sinistra, ad eccezione del M5s, voterà a favore. “Non siamo né con con von der Leyen né con l’estrema destra”, hanno spiegato da The Left. Verdi, Renew e Socialisti non si uniranno, chiaramente, all’iniziativa dei sovranisti. Ma per tutti e tre i gruppi la Plenaria di luglio deve essere uno spartiacque dove von der Leyen è chiamata comunicare “un cambio di passo” su dossier come la Coesione o le politiche sociali. Fonti socialisti hanno spiegato di valutare l’astensione. “Il nostro sostegno non è garantito, ci aspettiamo segnali nelle prossime 48 ore”, hanno sottolineato. Nel mirino c’è anche Weber. “Quanto sta accadendo segna il fallimento della linea ambigua del Ppe, che strizza l’occhio di continuo alla destra”, ha detto il capodelegazione del Pd Nicola Zingaretti.

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Esteri

Elisabetta Belloni lascia il gabinetto di von der Leyen: l’addio confermato da Bruxelles

La Commissione Europea conferma l’uscita di Elisabetta Belloni dal gabinetto della presidente Ursula von der Leyen, dove ricopriva il ruolo di consigliere diplomatico.

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Possiamo confermare che Elisabetta Belloni lascia il gabinetto della presidente Ursula von der Leyen”. Così un portavoce della Commissione Europea ha ufficializzato l’uscita di Belloni, ex direttrice del Dis, dal team ristretto della presidente.

Una consulenza diplomatica di altissimo profilo

Belloni, nominata consigliere diplomatico (Chief Diplomatic Adviser) alla fine di gennaio 2025, aveva riportato in Europa la sua vasta esperienza nella diplomazia e nei servizi di sicurezza italiani. La sua presenza era stata accolta con favore, vista la sensibilità strategica nel contesto geopolitico contemporaneo.

Conferma e tempistiche

L’uscita, inizialmente segnalata da Repubblica e per prima riportata da ANSA, è stata confermata ufficialmente oggi da Bruxelles. Stando a quanto riportato, la diplomatica lascerà l’incarico dopo l’estate, con rientro in Italia previsto a settembre.

Motivazioni e scenari futuri

Secondo quanto emerge, l’addio sarebbe motivato da ragioni personali e non legate a tensioni istituzionali. Non sono al momento state fornite precise indicazioni sui suoi futuri incarichi, anche se fonti parlano di possibili coinvolgimenti nei vertici europei con Cina e Giappone.

Il momento politico

La notizia arriva in un periodo cruciale per la Commissione, alle prese con l’avvio del secondo mandato di von der Leyen e la composizione del nuovo gabinetto. L’uscita di una figura di rilievo come Belloni acquista quindi un particolare rilievo politico-strategico.

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Politica

Commissione parlamentare su periferie a Caivano e Scampia

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Al via la missione esterna della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle periferie: una delegazione di parlamentari, guidata dal presidente Alessandro Battilocchio (Forza Italia) è da stamattina nel territorio di Caivano e nel pomeriggio si recherà a Scampia. Tra gli appuntamenti previsti: alle ore 10,45 al centro sportivo “Pino Daniele”, alle 11,30 a Parco Verde (nuova ludoteca, scuola “Collodi” e Polo Millegiorni di “Save the Children”) e alle 12,45 presso la Chiesa di San Paolo Apostolo, con un incontro con don Maurizio Patriciello.

Nel pomeriggio, dopo una visita al nuovo Polo Universitario di Caivano, la Commissione parlamentare si recherà alle ore 15,45 a Scampia al complesso “Le Vele”. Previsti anche incontri alla Stazione dei Carabinieri e al Commissariato di Polizia di Scampia. In serata, alle 18, incontro con la comunità del Santuario della Madonna del Buon Consiglio a Grumo Nevano.

“Stiamo seguendo con particolare attenzione Caivano, poiché da qui è partito un modus operandi che, considerando le specificità delle varie situazioni, si sta già replicando in altre aree periferiche del Paese. Qui, con un’azione efficace e celere, il cambiamento è oggettivamente in corso”, ha commentato Alessandro Battilocchio (Forza Italia), presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sullo stato di sicurezza e degrado delle città e delle loro periferie al suo arrivo stamattina a Caivano.

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