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Zuckerberg punta ai giovani: anche su Facebook sarà possibile aggiungere brani musicali al profilo

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Entro la fine dell’anno, secondo quanto annunciato in un post sul blog ufficiale di Facebook, sarà possibile caricare sul social network alcuni brani musicali, che appariranno sotto l’immagine del nostro profilo.  Ancora non è stato reso noto quali saranno le prime nazioni a sperimentare questa funzione; si sa invece che il brano sarà accompagnato da una sorta di video algoritmico, messo assieme dal social network utilizzando immagini degli artisti e le copertine dei loro album. La canzone non potrà essere ascoltata nella sua versione integrale; anche se è probabile che – in futuro e se il nuovo strumento avrà successo – Facebook stringa accordi con società come Spotify o Apple Music per consentire lo streaming di brani interi.

Non è l’unica funzione musicale appena annunciata dal social network, che – proseguendo nella sua ormai consolidata tradizione di clonare le caratteristiche delle altre piattaforme – ha recentemente introdotto Lip Sync Live, che consente di pubblicare brevi video durante i quali gli utenti ballano o cantano in playback sulle hit del momento. Una funzione ripresa da uno dei social network preferiti dai giovanissimi: Musical.ly (da poco ribattezzato TikTok). Mark Zuckerberg, insomma, punta sulla musica: una risorsa cruciale per provare a riconquistare l’attenzione dei più giovani.  L’ultima novità riguarda le Storie di Facebook, che in molti paesi (tra cui l’Italia) potranno essere accompagnate da un brano che svolgerà la funzione di colonna sonora (come già è possibile fare su Instagram ). Mark Zuckerberg, insomma, punta sulla musica: una risorsa cruciale per provare a riconquistare l’attenzione dei più giovani.

 

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Economia

Diesel sale e benzina non cala dopo riordino accise

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E’ allarme dei consumatori sui prezzi dei carburanti, a pochi giorni dall’entrata in vigore del decreto per il riallineamento delle accise. Le principali associazioni di difesa degli utenti puntano il dito sul fatto che, invece di vedere l’auspicato adeguamento dei listini, si assiste già al rialzo dei prezzi del diesel a cui non fa fronte però il ribasso di quelli della benzina. E c’è già chi decide di procedere per vie legali. Secondo quanto stabilito dal decreto del ministero dell’Ambiente e di quello dell’Economia adottato in attuazione del dlgs della delega fiscale sulla revisione del sistema, l’accisa sulla benzina cala di 15 euro per mille litri (1,5 centesimi al litro) passando a 713,40 euro per mille litri dai precedenti 728,40 della vecchia aliquota, mentre l’accisa sul gasolio usato come carburante sale di 15 euro per mille litri (1,5 centesimi al litro) a 632,40 per mille litri, contro i precedenti 617,40 euro.

Per l’Unione Nazionale Consumatori il riordino delle accise avrebbe dovuto essere, a parità di litri consumati, “una partita di giro”, con il gasolio che sarebbe dovuto costare 1,50 centesimi in più al litro, 1,83 conteggiando anche l’Iva al 22%, e la benzina che sarebbe dovuta scendere in modo corrispondente. E invece, avverte, “come temevamo, purtroppo, non è così”. Il presidente Massimiliano Dona lamenta che “il gasolio è salito ma la benzina non è praticamente scesa”. L’Unc ha infatti elaborato uno studio basato sulle medie regionali calcolate giornalmente dal Mimit da cui emerge che in autostrada, per la benzina self service si registra “l’impalpabile e ridicola riduzione di 0,1 cent (-5 cent per 1 pieno di 50 litri), mentre il gasolio è rincarato di 1,5 cent al litro (+75 cent per un pieno), ossia 15 volte tanto”. Nelle regioni, prosegue l’associazione che ha fatto una media aritmetica tra i prezzi medi regionali, “la benzina è diminuita di appena 0,4 cent, ossia si risparmiano 20 cent a rifornimento, il gasolio invece è aumentato di 1,3 cent al litro, pari a un costo aggiuntivo di 66 cent per un pieno, ossia oltre 3 volte tanto rispetto alla benzina”.

Una situazione, questa, che induce il Codacons a ricorrere alla magistratura. L’associazione avverte infatti che sta preparando un esposto a 104 Procure della Repubblica “affinché aprano indagini sul territorio alla luce delle possibili fattispecie di truffa aggravata e aggiotaggio”. I prezzi dei carburanti alla pompa “stanno subendo modifiche non omogenee, con un deciso aumento del gasolio ma ribassi minimi per la benzina”, afferma il Codacons. Che sottolinea come, per effetto del riordino delle accise, i listini alla pompa della benzina avrebbero dovuto subire una generalizzata diminuzione per 1,5 centesimi di euro a partire dal 15 maggio scorso, “ma sulla rete si assiste a riduzioni minime dei prezzi della verde”. Al contrario, anche secondo le rilevazioni del Codacons, il gasolio ha registrato un deciso rialzo come effetto della misura fiscale, portando un pieno a costare 0,915 euro in più a vettura.

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Dalle pandemie ai fondi, l’Oms cerca il riscatto

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Dalla resilienza globale di fronte a nuove pandemie alla ricerca di nuove risorse dopo il terremoto causato dalla fuoriuscita del principale finanziatore, gli Stati Uniti di Donald Trump. L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha aperto oggi i lavori della 78/ma Assemblea mondiale, il suo organo legislativo, che si riunirà a Ginevra fino al 27 maggio con l’auspicio di approvare un epocale Accordo pandemico e, soprattutto, incrementare i contributi degli Stati membri a fronte di un taglio del budget del 21% dal bilancio del biennio 2026-2027, anch’esso in attesa di approvazione. A dare il via all’incontro, dal titolo “One World for One Health”, il segretario generale Tedros Adhanom Ghebreyesus, con la presentazione del suo rapporto sul 2024.

Un intervento incentrato sui tre principali pilastri su cui si fonda l’azione di salute globale dell’Oms: la prevenzione e l’intervento sulle cause alla radice delle malattie; l’espansione dell’accesso equo ai servizi sanitari; il supporto alle nella protezione della salute attraverso prevenzione e risposta alle emergenze sanitarie. Tra i passaggi cruciali dell’evento svizzero la possibile (e auspicata) approvazione dell’Accordo pandemico. “Questa Assemblea sarà davvero storica: dopo tre anni di negoziati, i Paesi potranno adottare il primo patto globale per proteggere le popolazioni dalle pandemie”, ha affermato Ghebreyesus, in vista dell’atteso ok al documento – discusso già oggi – nella mattina di martedì 20 maggio. Nel pomeriggio della stessa giornata la discussione sul Programma di bilancio 2026-2027, inclusa l’ipotesi di un incremento del 20% dei contributi obbligatori dai Paesi membri e la riduzione del budget del 21%, da 5,3 a 4,267 miliardi, necessaria a causa del ritiro degli Usa, contributori per 960 milioni (15% del budget) lo scorso biennio. Tagli a costi di viaggio, approvvigionamento, pensionamento anticipato e altro, che “hanno contribuito a ridurre il divario, ma non c’è ancora alternativa alla riduzione del nostro personale”. Da qui “un importante riallineamento strutturale” tra cui la riduzione del “team di gestione esecutiva della sede centrale da 14 a 7 membri e dei dipartimenti da 76 a 34”. Senza il primo aumento di contributi degli Stati al 50% del bilancio di base, tre anni fa, “la nostra attuale situazione finanziaria sarebbe molto peggiore: di 300 milioni di dollari”. Eppure “ci troviamo di fronte a un divario salariale di oltre 500 milioni di dollari per il prossimo biennio”. Approvando l’aumento ulteriore e grazie agli investimenti “siamo fiduciosi di aver già assicurato oltre 2,6 miliardi di dollari, il 60% dei fondi per il biennio”, ha spiegato il segretario. Due miliardi l’anno, ha detto, non sono una cifra ambiziosa: “È l’equivalente della spesa militare globale ogni 8 ore; è il prezzo di un bombardiere stealth, che uccide persone; è un quarto delle spese di promozione annue dell’industria del tabacco, un prodotto che uccide persone. Sembra che qualcuno abbia scambiato le etichette di ciò che vale davvero nel nostro mondo”. Nella sua presentazione Ghebreyesus ha ricordato i risultati raggiunti dall’azione globale dell’Oms, tra cui la negoziazione di una pausa umanitaria a Gaza per una campagna di vaccinazione anti-polio che ha raggiunto oltre 560mila bambini. “Ma la popolazione continua a fronteggiare molte altre minacce. A due mesi dall’inizio dell’ultimo blocco, due milioni di persone muoiono di fame, mentre 116mila tonnellate di cibo sono bloccate al confine”, ha sottolineato, chiedendo agli Stati membri “di accettare più pazienti e a Israele di consentire queste evacuazioni e di consentire l’ingresso a Gaza di cibo e medicine di cui c’è urgente bisogno”. (ANSA). 2025-05-19T19:14:00+02:00 YAA-BR ANSA per CAMERA01 NS055 NS055

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Economia

Unicredit, difficile la sospensione dell’Ops su Banco Bpm. Intanto al via Srt per 4,2 miliardi

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Si fa sempre più complessa la strada per Unicredit, che ha chiesto alla Consob di sospendere temporaneamente l’offerta pubblica di scambio (Ops) su Banco Bpm. Una richiesta che, secondo fonti finanziarie, rischia di ricevere una risposta negativa, con tempi molto brevi. L’Ops è in corso dal 28 aprile e resterà aperta fino al prossimo 23 giugno.

Al centro della questione c’è l’applicazione del Golden Power, la normativa che consente al governo di dettare condizioni su operazioni ritenute strategiche per l’interesse nazionale. Secondo le valutazioni che emergono dagli ambienti finanziari, la richiesta di Unicredit potrebbe non avere i presupposti giuridici per essere accolta. Il Golden Power, infatti, è già previsto tra le condizioni di efficacia dell’offerta, e non può essere considerato un “fatto nuovo”ai sensi dell’articolo 102, comma 6.b del Testo unico della finanza, norma che consente a Consob di sospendere un’Ops solo in presenza di eventi inattesi o non noti in precedenza.

In parallelo maxi operazioni di trasferimento di rischio

Nel frattempo, Unicredit si muove su un altro fronte per rafforzare il proprio profilo di rischio e aumentare la propria capacità di manovra. Secondo quanto riportato da Bloomberg, la banca guidata da Andrea Orcel è al lavoro su tre operazioni di “significant risk transfer” (SRT), per un valore complessivo di circa 4,2 miliardi di euro.

Nel dettaglio:

  • Un primo Srt da 2,3 miliardi di euro riguarda un portafoglio di prestiti alle imprese in Europa;

  • Un secondo, da 700 milioni di euro, coinvolge crediti legati all’attività della banca in Croazia;

  • Il terzo è una vendita già in corso legata a un portafoglio da 1,2 miliardi di euro di contratti di factoring.

Gli Srt consentono agli istituti di credito di trasferire parte del rischio di credito a investitori istituzionali come fondi pensione, fondi sovrani o hedge fund, permettendo di liberare capitale regolamentare e migliorare gli indici di solvibilità.

Unicredit punta così a rafforzare la propria posizione patrimoniale in vista di nuove opportunità di crescita o per coprirsi in modo più robusto da potenziali perdite.

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