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Una manina introduce “l’impunità per chi ricicla e scudo fiscale”, Di Maio: testo manipolato

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La “manina” che cambia testi di legge è recidiva. Cambiare le leggi nelle segrete stanze dei ministeri pare quasi sia una occupazione. Nemmeno tanto recente, nel senso che non è che ce l’hanno con Luigi Di Maio. No, fanno così da sempre. Questa volta la vicenda coinvolge anche il Quirinale e provoca l’ inedita minaccia di un vicepremier, Luigi Di Maio , pronto a denunciare in Procura i tecnici del ministero delle Finanze. Sempre loro. “Quelle merde” che non riescono a trovare i soldi per il reddito di cittadinanza di cui parla Rocco Casalino.
Nella bozza del decreto fiscale in possesso del Mef, infatti, sono inserite misure come la non punibilità per i reati di riciclaggio, uno scudo fiscale sui capitali all’estero, la sanatoria anche sull’ Iva. Sono tre misure che a Di Maio e ai 5Stelle fanno venire l’orticaria a sentirle, figurarsi a vederle scritte su un testo di legge. Misure non concordate con il M5S che, infatti, Di Maio denuncia rabbiosamente durante la trasmissione Porta a Porta: “È accaduto un fatto gravissimo, il testo sulla pace fiscale che è arrivato al Quirinale è stato manipolato. Non so se una manina politica o una manina tecnica, in ogni caso domattina si deposita subito una denuncia alla Procura della Repubblica perché non è possibile che vada al Quirinale un testo manipolato”.

Il Quirinale, con una nota, è costretto a smentire di aver ancora ricevuto il testo. Di Maio può spiegare che è sufficiente stralciare le norme contestate. Sembrano due cose agli antipodi, invece è vero quello che scrive il Quirinale e quello che dice Di Maio. Il Quirinale quel testo lo ha potuto esaminare. Ed è proprio perchè l’ha esaminato, ha anche potuto osservare che quelle cose su riciclaggio, sanatoria su Iva e altre cose erano “indigeribili”. E Di Maio sapeva. Ma chi ha “manipolato” i testi? La questione è seria. Sono in ballo anche i rapporti tra Lega e 5Stelle. Di Maio sostiene pubblicamente di avere “piena fiducia” in Matteo Salvini . Ma qualcosa è accaduto.

La bozza della “dichiarazione integrativa” con cui si garantisce la punibilità a chi ha commesso reati odiosi come riciclaggio e uso illecito di denaro, il condono anche per le attività finanziarie e gli immobili all’ estero, introducendo una forma di “scudo fiscale” non era quella uscita dal Consiglio dei Ministri.

Da qui la irritazione dei 5Stelle, da qui gli strali di Di Maio, da qui il dito  puntato contro la Direzione generale delle Finanze diretta da Fabriza Lapecorella . I testi licenziati da Palazzo Chigi arrivano alla DGF (direzione generale delle finanze) e da lì poi il testo con tutte le voci di spesa e le coperture economiche va al Quirinale. Nel frattempo, però, come ha già volte pubblicamente detto il premier Conte, in casi di testi di legge importanti, c’è sempre anche nella fase preparatoria, una eccellente interlocuzione ai livelli più alti con il Colle.  Dunque l’ennesima “manina” che aggiusta leggi, sostengono i 5Stelle, viene da lì.
Questa stavolta gli uffici ministeriali, sia pure indirettamente, finiscono nel mirino dello stesso Quirinale che avrebbe invitato il ministero a rimuovere quelle norme che diluiscono reati, gravi come il riciclaggio e l’uso illecito di denaro, ma anche a quelli di dichiarazione fraudolenta e infedele che pure vengono depenalizzate dal decreto. Dopo le dichiarazioni di Di Maio una nota dagli uffici di Sergio Mattarella assicura che il testo non è mai giunto al Presidente. Ma l’intervento del Quirinale c’è stato.
Il Movimento 5 Stelle assicura che così come è stato cambiato in maniera fraudolenta, il voto del M5S sul condono non ci sarà.
Come è cambiata la bozza, chi l’ha riscritta, chi l’ha sistemata, manipolata, non è chiaro. Il testo, certamente, esce dalla Direzione generale Finanze, quindi dipende direttamente dalla responsabilità politica di Giovanni Tria , il quale ha dovuto già affrontare il caso dell’ intervento, presunto, di Roberto Garofoli nella norma sulla Croce Rossa che domenica è stata cassata dalla bozza di decreto fiscale. E che quindi resta un sorvegliato speciale.

I funzionari del Mef, però, assicurano di aver solo eseguito, come da prassi, le indicazioni della Presidenza del Consiglio. Tali indicazioni provengono dal verbale stenografico delle riunioni del governo che è redatto a cura di una figura istituzionale, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, cioè Giancarlo Giorgetti. A Bruno Vespa che, durante la puntata di Porta a Porta di ieri sera, gli chiede se dietro questa vicenda possa esserci proprio Giorgetti, Di Maio risponde laconicamente: “Non mi permetterei mai”. Però il nome circola e non è un caso se a tarda sera arriva la nota di Matteo Salvini: “Noi siamo gente seria non sappiamo niente di decreti truccati”. La prova di uno scontro aperto nel governo. Sia come sia non proprio una bella pagina per il Governo. E se la cosa non si chiarisce, diventerà ancora più complicato perchè una denuncia in Procura del tenore “il testo uscito da Palazzo Chigi è diverso da quello inviato al Quirinale” non è più polemica politica tra chi vuole un condono e chi vuole la pace fiscale.

L’elemento di moderazione di questa battaglia potrà essere il premier Conte. Che è già intervenuto altre volte e lo fa anche questa volta. “Visionerò io articolo per articolo il testo” ha fatto sapere Conte appena arrivato a Bruxelles.

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Primo addestramento in Italia per i militari ucraini

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Il Samp-T italo-francese non è ancora arrivato in Ucraina. Ma circa 20 militari di Kiev sono stati in Italia per un ciclo di addestramento all’impiego del sistema anti-missile. Nessuna conferma arriva dal ministero della Difesa sulla loro destinazione: il tema è considerato molto sensibile, al pari della tipologia di aiuti spediti al Paese invaso dalla Russia. Finora era stato reso noto solo l’invio di 4 istruttori italiani in Germania nell’ambito del programma europeo che prevedeva la formazione di 15 mila militari entro marzo. ‘Il Fatto’ ha indicato nella caserma Santa Barbara di Sabaudia (Latina), sede del Comando artiglieria controaerei dell’Esercito, il luogo dove si è svolta l’attività addestrativa.

Dal Comando di Sabaudia dipende il 4° Reggimento artiglieria controaerei ‘Peschiera’, di stanza a Mantova, che ha in dotazione i 4 Samp-T operativi. Era stato all’inizio di febbraio il generale Nikolai Oleshuk, comandante dell’Aeronautica ucraina, ad annunciare l’invio all’estero di specialisti della forza armata per l’addestramento sul Samp-T. Il generale aveva nell’occasione ringraziato i Governi di Italia e Francia per la decisione di fornire il sistema – prodotto in consorzio da Roma e Parigi – “per proteggere l’Ucraina dal terrore missilistico russo e rafforzare la difesa aerea del paese”, auspicando che gli specialisti “possano tornare in primavera in Ucraina non a mani vuote ma con conoscenze, abilità e lo stesso Samp-T”.

Indiscrezioni avevano indicato nella base aerea di Avord, sede del 1/o Reggimento di artiglieria dell’aria dell’Aeronautica francese, una delle sedi del training. Ma sarebbe stata coinvolta anche l’Italia con il comando di Sabaudia che avrebbe accolto i militari ucraini per un ciclo di addestramento. Il Samp-T è un sistema sofisticato che richiede un training articolato per poter essere ‘maneggiato’ con efficacia. Ed i tempi sono stretti, visto che il suo invio in Ucraina è stato annunciato per la primavera da Italia e Francia, che ne stanno perfezionando l’assemblaggio. Intanto, lo scorso 10 marzo Kiev ha ricevuto uno dei due sistemi di difesa aerea Patriot promessi da Stati Uniti e Germania. Lo ‘scudo’ dal cielo contro droni, missili ed aerei è stato invocato più volte dal presidente Volodymyr Zelensky e l’alleanza che lo sostiene sta rispondendo in vista della possibile offensiva russa.

L’Italia, ha riferito la premier Giorgia Meloni in occasione della sua visita nella capitale ucraina, manderà anche sistemi contraerei a più corto raggio e più datati, Skyguard Aspide e Spada. Il Samp-T è tuttavia la punta di diamante, con i suoi missili Aster 30, in grado di intercettare il bersaglio fino a 120 km di distanza ed ingaggiarne 10 contemporaneamente. In passato non sono mancate polemiche sull’addestramento in Italia di militari ucraini. L’1 dicembre scorso il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, aveva affermato che l’addestramento militare degli ucraini viene fatto sul territorio di “Regno Unito, Germania, Italia e altri Paesi della Nato”.

Secca smentita il giorno stesso dalla Difesa, che aveva precisato di non “aver compiuto alcun addestramento in Italia” in favore dei militari ucraini sul territorio nazionale: “la Difesa, ad oggi, ha inviato solo 4 membri delle Forze armate in Germania nell’ambito del gruppo europeo addestramento, che, in questo momento, stanno pianificando i possibili cicli addestrativi da svolgersi in futuro”. Tre mesi dopo le cose sono cambiate. La linea del Governo è comunque di non divulgare informazioni su queste attività. Inutile fornire ulteriori spunti per gli attacchi mediatici di Mosca ad esponenti delle istituzioni italiane.

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Vigilanza Rai, sulla presidenza manca ancora l’intesa

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Manca ancora l’intesa sulla presidenza della commissione di Vigilanza Rai. I parlamentari appena scelti come componenti non si sono ancora riuniti ufficialmente e la data continua a ballare: l’appuntamento previsto per martedì all’ora di pranzo sembra destinato a slittare nuovamente. In ambienti di maggioranza si parla, però, di un momento di dialogo con le opposizioni che potrebbe aprirsi mercoledì sera, in occasione di un punto tra le due parti sulle nomine dei membri laici dei consigli di presidenza di Corte dei conti, Consiglio di Stato e giustizia tributaria.

E c’è chi ipotizza un possibile intreccio tra le intese sulle due partite. Esponenti di maggioranza attribuiscono il possibile posticipo della riunione di martedì a questioni di carattere organizzativo. Si dice per via della coincidenza di orario con la presenza in Aula della premier Giorgia Meloni. Ma intanto resta lo stallo che riguarda l’accordo sul nome di chi dovrà guidare l’organismo di garanzia. La prassi vuole che la presidenza spetti all’opposizione e, dopo la scelta del Dem Guerini per il Copasir, il M5s sembra pronto ad esprimere una carica di prestigio. Tra i deputati e i senatori pentastellati candidati alla presidenza, si è fatto il nome di Riccardo Ricciardi, molto vicino al presidente Giuseppe Conte. Candidatura che vedrebbe qualche mal di pancia nella maggioranza. In alternativa, nei giorni scorsi, è spuntata l’ipotesi della senatrice Barbara Floridia.

E c’è chi ha parlato anche di un ripescaggio di Chiara Appendino, che andrebbe a sostituire un componente appena eletto. Eventualità che per ora sembra assai distante. Nel frattempo, il Terzo Polo ha fatto sapere di voler puntare su Maria Elena Boschi. Posizione che apre un braccio di ferro dall’esito difficile da prevedere. A complicare la faccenda, è la riconferma di Blangiardo al vertice dell’Istat. La maggioranza, infatti, non ha i numeri nelle commissioni Affari costituzionali e ha bisogno di scendere a patti per rieleggerlo. I voti del Terzo Polo, in questo caso, non bastano.

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Pd e M5s tornano a dividersi sulle armi all’Ucraina

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Le opposizioni si accingono a presentarsi in ordine sparso, martedì e mercoledì nei due rami del Parlamento, per il voto in vista del Consiglio europeo che ha al primo punto dell’ordine del giorno il sostegno all’Ucraina. Mentre infatti il centrodestra presenterà una risoluzione unitaria dopo le comunicazioni della premier Giorgia Meloni in Aula, Pd, M5s e Terzo Polo presenteranno ciascuna un proprio documento di indirizzo diversificato sul punto essenziale: l’appoggio militare a Kiev, che i pentastellati escluderanno ancora una volta, mentre Pd e Terzo Polo confermeranno.

Una situazione in cui il centrodestra ha gioco facile nello stigmatizzare la divisione delle minoranze. Martedì mattina alle 11,30 in Senato, e mercoledì mattina alle 9,30 alla Camera, la presidente del Consiglio terrà le consuete comunicazioni in vista del vertice del 23 e 24 marzo. Qui si attendono anche notizie fresche proprio sul sostegno militare all’Ucraina, dato che lunedì il Consiglio Ue degli Affari Esteri e Difesa dovrebbe dare il via libera al piano munizioni in favore delle Armate di Kiev. Scontata la risoluzione unitaria dei gruppi di centrodestra (Fdi, Fi, Lega e Noi Moderati), e per certi versi scontata anche le diverse posizioni delle opposizioni certificate da tre diversi documenti di indirizzo, che confermano quanto già affermato in passato da M5s, Pd e Terzo Polo.

Nella risoluzione dei Dem, oltre a ribadire il sostegno su tutti i piani all’Ucraina, verrà però inserito un impegno per il governo Meloni su cui si spera possa convergere M5s se ci sarà un voto per parti separate: quello di chiedere che gli organi comunitari Ue promuovano un’iniziativa diplomatica per la pace. Facile per il centrodestra irridere la spaccatura tra le opposizioni dopo l’unità in piazza sabato a Milano in favore delle famiglie arcobaleno: “Pd e cinquestelle non saranno più alleati di fatto da dopodomani, quando in Parlamento, al netto delle passerelle arcobaleno, si discuterà della guerra in Ucraina e i due partiti esprimeranno posizioni totalmente diverse”, ha dichiarato Alfredo Antoniozzi vice capogruppo di FdI alla Camera. L’Ucraina, tuttavia, in un’altra sede parlamentare tornerà a unire le opposizioni su un terreno più congeniale, quello dell’accoglienza dei migranti. In Commissione Affari costituzionali della Camera, infatti, da martedì verranno votati i 23 emendamenti al decreto in favore dell’assistenza dei profughi ucraini.

Qui si profila una riunificazione delle opposizioni su quelli depositati dal Filiberto Zaratti (Avs). Il primo allarga l’assistenza ai minori ucraini non accompagnati anche a quelli provenienti da Siria e Turchia. Altri, invece, puntano ad abrogare le diverse norme del decreto sulle Ong. Se su questi ultimi è scontato il voto contrario del centrodestra, sull’emendamento in favore dei minori non accompagnati provenienti da Siria e Turchia risulta – secondo quanto viene raccontato in ambienti della maggioranza – più problematico il “niet”.

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