L’hanno ucciso come fecero con suo padre, il boss Giuseppe Perinelli.
Raffaele Perinelli, 21 anni, ieri sera, dopo le 20, a bordo di un’auto è arrivato al pronto soccorso del Cardarelli. L’hanno lasciato lì un gruppo di ragazzi. Era zuppo di sangue. Ancora vivo, rantolante. Forse quasi dissanguato. Aveva uno squarcio all’altezza del cuore. Una coltellata sola, inferta con forza inaudita. I medici hanno tentato un disperato tentativo di salvarlo.  Raffaele, però, è spirato quasi subito. Non è riuscito ad arrivare in sala operatoria. Era sulla barella quando ha chiuso gli occhi e non  li ha riaperti più. Raffaele Perinelli è incensurato. Non si sa ancora dove è stato accoltellato. Chi l’ha ucciso. Chi l’ha portato in ospedale. Forse una lite, forse un agguato. Tutto molto fumoso. Pare che il ragazzo sia stato affrontato e ucciso con una coltellata nei pressi di casa sua,  in via Caprera, in periferia di Napoli. Quartiere di Miano. Da quel che si raccontava al pronto soccorso dovrebbe trattarsi di un omicidio a seguito di un litigio. Un litigio per strada.

Raffaele Perinelli. Il ragazzo ucciso

Raffaele viene da una famiglia di camorra ma è un incensurato, un ragazzo che non aveva mai dato problemi. Era un calciatore dilettante. Occorre capire se davvero si è trattato di un litigio di strada o se invece ha pagato per il cognome che portava. I parenti di Raffaele sono arrivati subito in ospedale. Tra loro, amici e parenti, solo pianti, rabbia e dolore dopo che i medici hanno comunicato che non c’era stato nulla da fare per salvare il giovane.  Le indagini su questo efferato omicidio sono affidate ai carabinieri. E partiranno dal luogo in cui Raffaele è stato accoltellato. Testimoni non ce ne sono ma saranno trovati. I primi che dovranno contribuire alla soluzione di questo omicidio sono i giovani che l’hanno portato in ospedale e se ne sono andati. Non sarà difficile rintracciarli. Raffaele era, da quel che si dice, un bravo ragazzo. Niente a che vedere che ambienti criminali. Amava lo sport. Il calcio. Era un promettente calciatore, che aveva esordito nel Sant’Agnello. Un difensore arcigno ma di quelli che scendono sulla fascia e mettono la palla al centro. Aveva militato nel Gragnano e poi nella Turris. I dissidi con quest’ultima squadra si erano conclusi con la condanna per la Turris a risarcirgli 3 mila euro per stipendi non corrisposti in maniera giusta. Il ragazzo si era rivolto alla procura Federale, alla giustizia. Questo per dire che se avesse frequentato ambienti opachi certo non si sarebbe rivolto alla giustizia. Perinelli era attualmente svincolato in attesa di sistemazione in un nuovo club.