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Esteri

Tutti contro il veto Usa all’Onu, Israele ringrazia

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E’ stato accolto da una pioggia di critiche il veto degli Usa al Consiglio di sicurezza dell’Onu che ha bloccato una risoluzione a favore di un cessate il fuoco a Gaza. Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen ha definito “immorale e aggressiva” la decisione americana, che rende gli Stati Uniti “responsabili dello spargimento di sangue di bambini, donne e anziani palestinesi”. Al contrario è stata una scelta “giusta”, invece, per il premier israeliano Benyamin Netanyahu, secondo il quale il mondo “deve capire che non si può voler eliminare Hamas e al tempo stesso chiedere lo stop alla guerra che ne impedirebbe la distruzione”.

Per questo, “la guerra è giustificata” e “proseguirà”, ha dichiarato mentre nella Striscia si continua a combattere, da nord a sud. Israele ha quindi ringraziato Washington, con il ministro degli Esteri Eli Cohen che è tornato ad attaccare la posizione del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres definendola “una vergogna, un marchio di Caino sull’Onu”, mentre i Paesi arabi, a cominciare dagli Emirati, pensano a presentare in tempi brevi un nuovo progetto di risoluzione per il cessate il fuoco e l’accesso di aiuti umanitari alla Striscia. Anche l’Iran ha tuonato contro il veto americano mettendo in guardia da una possibile “esplosione incontrollabile” della situazione nella regione, mentre il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha attaccato il Consiglio di sicurezza, diventato dall’attacco di Hamas del 7 ottobre il “Consiglio di protezione israeliano”. Contro gli Usa si sono espresse poi anche le organizzazioni non governative a tutela dei diritti umani, a partire da Human Rights Watch secondo cui gli Stati Uniti rischiano l’accusa di “complicità in crimini di guerra”.

Nelle decisioni dell’amministrazione di Joe Biden a favore dello Stato ebraico, va inoltre segnalata quella di bypassare il periodo di valutazione a disposizione del Congresso per inviare a Israele migliaia di munizioni: si parla della vendita di 45.000 proiettili per i carri armati Merkava. Nella Striscia, intanto, l’esercito israeliano – che in battaglia ha perso finora 97 soldati – continua la sua operazione a tutto campo contro Hamas: i combattimenti più pesanti si sono svolti sia a Jabalya e a Beit Hanun nel nord, sia a Khan Yunis nel sud. Nella pressione, oramai sempre più crescente dell’esercito, accompagnata dagli incessanti raid aerei, “i soldati hanno colpito terroristi che avevano sparato da una scuola dell’Unrwa (agenzia dell’Onu, ndr) e da una moschea” a Beit Hanun, ha riferito il portavoce militare, accusando di nuovo Hamas per l’uso militare delle strutture civili, anche quelle destinate ai bambini. In una scuola – ha spiegato senza precisare quale – i soldati hanno trovato un grande orsacchiotto di peluche contenente “fucili di precisione e munizioni”.

In un’altra vicina, sono state rinvenute “armi nascoste nelle aule, alcune in borse dell’Unrwa”. Lo stesso portavoce ha denunciato inoltre che la salva di razzi di venerdì pomeriggio contro Tel Aviv e il centro di Israele è partita da una “zona umanitaria” approntata nell’estremità sud della Striscia di Gaza per le masse di palestinesi sfollati da altre aree. A Khan Yunis la battaglia contro gli operativi di Hamas ha riguardato una moschea e tunnel, poi distrutti, mentre a Jabalya è stato “individuato un punto di comando della fazione islamica usato dagli operativi per imboscate ai soldati”. A Gaza la situazione è allo stremo e i camion degli aiuti umanitari sono ben al di sotto delle necessità della popolazione. Per il ministero della sanità di Hamas i morti sono ora arrivati a 17.700, per Israele 7.000 sono miliziani. Secondo una ricerca di Haaretz, si tratta della più alta percentuale di civili uccisi di sempre.

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Esteri

Algeria, uomo rapito da un vicino di casa ritrovato dopo 30 anni

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Le autorità giudiziarie di Djelfa, 300 km a sud di Algeri, capitale dell’Algeria, hanno arrestato oggi un uomo accusato di aver sequestrato per circa trent’anni un vicino di casa, trovato ieri sera sano e salvo, seppure in stato di grave abbandono, in una buca coperta di fieno in un allevamento di pecore. Lo riferisce il tribunale di Djelfa in una nota. La Procura ha ricevuto due giorni fa, il 12 maggio 2024, tramite la divisione regionale della gendarmeria nazionale di El Guedid, una denuncia contro uno sconosciuto secondo cui il fratello del denunciante, Omar Ben Amrane, scomparso da circa 30 anni, si trovava nella casa di un loro vicino, all’interno di un recinto per le pecore”.

https://x.com/Belhassine_Bey/status/1790483411179601969

“In seguito a questa segnalazione, il pubblico ministero del tribunale di Idrissia (provincia di Djelfa) ha ordinato alla gendarmeria nazionale di aprire un’indagine approfondita e gli ufficiali di giustizia si sono recati nella casa in questione. La persona scomparsa (B.A.) è stata ritrovata e il sospetto, di 61 anni, proprietario della casa, è stato arrestato”, aggiunge la nota. “La Procura ha ordinato un trattamento medico e psicologico per la vittima e il sospetto sarà portato davanti alla Procura non appena l’indagine sarà completata”, ha precisato il tribunale.

La nota conclude sottolineando che “l’autore di questo efferato crimine sarà perseguito con tutta la severità richiesta dalle leggi della Repubblica”. Sui social algerini è diventato virale il video del ritrovamento dell’uomo, ritrovato in uno stato pietoso, con abiti trasandati e una lunga barba. Secondo quanto riportato dai media locali algerini, la famiglia della vittima riteneva in precedenza che fosse stata rapita e uccisa da gruppi terroristici islamici armati attivi in Algeria negli anni ’90, quando aveva solo 16 anni.

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Esteri

Zelensky cancella visita a Madrid prevista per venerdì

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Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha annullato la visita che avrebbe effettuato a Madrid venerdì prossimo, secondo fonti della Casa del Re, dopo che oggi aveva annunciato l’incontro che si sarebbe svolto incontro con Filippo VI e il successivo pranzo al Palazzo Reale. Lo scrive l’agenzia spagnola Efe. Il Palazzo della Zarzuela non ha spiegato i motivi della cancellazione della visita, che sarebbe stata la prima visita bilaterale di Zelensky in Spagna e nella quale avrebbe dovuto incontrare il premier Pedro Sánchez e firmare un accordo sulla sicurezza.

Il viaggio di Zelensky avrebbe incluso il Portogallo, tappa anche questa destinata a saltare stando a Rtp, la televisione pubblica portoghese, che – senza specificare le sue fonti – indica come motivo dell’annullata visita “l’aggravarsi della situazione in Ucraina”, si legge nella homepage della Rtp.

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Economia

Brasile: il governo Lula licenzia il capo di Petrobras

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Il governo del leader brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva ha licenziato il presidente del colosso petrolifero statale Petrobras, Jean Paul Prates, dopo una disputa tra la società e l’esecutivo sul pagamento dei dividendi. “Prates è stato licenziato”, ha detto un portavoce presidenziale. Da parte sua, Petrobras ha indicato in un comunicato stampa che Prates ha chiesto una riunione del consiglio di amministrazione.

Il 25 aprile gli azionisti di Petrobras hanno approvato il pagamento di 22 miliardi di reais (4 miliardi di euro) di dividendi straordinari per l’esercizio 2023, durante il quale il gruppo ha realizzato il secondo utile netto più grande della sua storia, e il collocamento di altri 22 miliardi in un fondo destinato a garantire il pagamento dei dividendi futuri. Inizialmente il cda di Petrobras, controllata dallo Stato brasiliano, aveva deciso di non pagare alcun dividendo. Questo annuncio, avvenuto il 7 marzo, ha causato il crollo del prezzo delle azioni Petrobras in borsa ed è stato considerato dagli analisti come il risultato di un’ingerenza del governo negli affari della società, una possibilità che preoccupa i mercati dall’avvento al potere del presidente di sinistra Lula all’inizio del 2023.

Lula ha ripetutamente accusato i dirigenti di Petrobras di pensare solo a soddisfare gli azionisti del gruppo, a scapito dei consumatori. Poco più della metà del capitale di Petrobras è detenuto dallo Stato brasiliano, mentre il resto appartiene ad azionisti privati. Jean Paul Prates, ex senatore del Partito dei lavoratori di Lula, è stato nominato capo di Petrobras nel gennaio 2023, poco dopo l’insediamento del presidente, al quale era noto per essere vicino. Il gruppo ha già sperimentato turbolenze durante il mandato quadriennale del presidente di estrema destra Jair Bolsonaro (2019-2022). Quattro presidenti si erano succeduti alla guida dell’azienda, a causa dei violenti disaccordi sulla politica dei prezzi della Petrobras. In 68 anni di esistenza, Petrobras ha conosciuto un susseguirsi di presidenti: 39 precisamente, con una longevità media inferiore ai due anni. Lula ha posto fine al processo di privatizzazione avviato dal governo Bolsonaro. Il governo brasiliano non ha menzionato il nome di un sostituto di Prates. I media brasiliani scommettono su Magda Chambriard, ex capo dell’Agenzia nazionale del petrolio, un’organizzazione responsabile della regolamentazione dell’industria petrolifera brasiliana.

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