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Salute

Tumori, uno smart watch per i pazienti operati alla prostata

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Uno smart watch, quello consegnato al primo paziente del Pascale sottoposto a chirurgia robotica per tumore alla prostata, che, nell’immediato periodo post operatorio, lo seguirà nel suo percorso diagnostico, consentendo, così, un rientro a casa precoce e in sicurezza. Un progetto portato avanti nell’Istituto dei tumori di Napoli dal direttore della Struttura complessa di Oncologia, Sandro Pignata e dal direttore della Struttura complessa di Urologia, Sisto Perdonà attraverso la rete del Gruppo Oncologico Multidisciplinare, nata nell’intento di guidare e seguire il paziente nel percorso di diagnosi, cura e follow-up. Lo smart watch dovrà essere portato costantemente al polso. Attraverso l’orologio tecnologico il paziente viene istruito da un case manager che monitora quotidianamente, lo assiste e lo supporta, attivando l’assistenza medica in caso di segnalazioni o rilevazioni anomale dei parametri vitali e o valutazione del dolore.

Il dispositivo è in grado, infatti, di raccogliere i parametri vitali principali e dialogare con una app attraverso la quale si raccolgono anche informazioni relative allo stato di salute – inteso come benessere psico-fisico – attraverso dei questionari sulle principali possibili problematiche cui può andare incontro un paziente sottoposto a chirurgia robotica per tumore della prostata. Questa raccolta dati consente una migliore e precoce assistenza integrata che di fatto ottimizza i tempi di degenza e quindi la riduzione delle liste d’attesa. Il nuovo dispositivo per ora riguarda solo i pazienti sottoposti a interventi alla prostata, ma non si esclude di applicarlo anche ad altre patologie. “L’intento di questo nuovo progetto che abbiamo attivato – dice il direttore generale del Pascale, Attilio Bianchi – è quello di essere al fianco del paziente nella delicata fase che vive assieme con la sua famiglia immediatamente dopo la dimissione E’ quindi un’ulteriore passo in avanti nell’opera di gestione e presa in carico del paziente a 360 gradi, oramai diventata la principale mission del nostro Istituto”.

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Cervello: primo modello 3D dell’ippocampo umano

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A partire da immagini ad altissima risoluzione di un cervello umano è stato ottenuto il primo modello virtuale in 3D dell’ippocampo, basato su dati relativi a oltre 5 milioni di neuroni e oltre 40 miliardi di connessioni (sinapsi): aiuterà lo studio di funzioni cognitive come l’apprendimento e la memoria, di disfunzioni come l’epilessia e l’Alzheimer, e contribuirà a ridurre tempi e costi della ricerca sui farmaci. Il risultato, che potrà essere replicato per creare ‘gemelli digitali’ di altre parti del cervello, è pubblicato su Nature Computational Science da un team di ricerca dell’infrastruttura Ebrains-Italy, composto dall’Istituto di biofisica del Cnr e dall’Università di Modena e Reggio Emilia (Unimore), in collaborazione con l’Istituto di neuroscienze dei sistemi a Marsiglia. “Abbiamo eseguito un’operazione di data mining su immagini ad alta risoluzione dell’ippocampo umano, ottenute dal database BigBrain”, spiega Michele Migliore del Cnr-Ibf di Palermo, coordinatore scientifico di Ebrains-Italy. Dalle immagini è stato estratto un set di dati di oltre 5 milioni di neuroni, individuando successivamente con un algoritmo (realizzato ad hoc) gli oltre 40 miliardi di sinapsi che li connettono.

“Il nostro algoritmo analizza immagini ad alta risoluzione e, dopo la creazione di specifiche forme geometriche da associare a proprietà morfologiche, ci permette di calcolare la probabilità che due neuroni siano connessi”, spiega Daniela Gandolfi di Unimore. I ricercatori stanno condividendo sia il set di dati che la metodologia di estrazione sulla piattaforma Ebrains. “Il nostro obiettivo principale era rendere i dati prontamente disponibili con Human Brain Project, il grande progetto europeo per la costruzione di una simulazione digitale completa del cervello, e la più ampia comunità delle neuroscienze. Ora – conclude Gandolfi – stiamo usando lo stesso approccio per modellare altre regioni del cervello”. Il progetto Ebrains-Italy per la costruzione di un cervello digitale è finanziato nell’ambito del Pnrr ed è costituito da un consorzio, guidato dal Cnr, che riunisce 16 istituzioni italiane.

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Salute

Sanità: Felice Pirozzi nuovo primario Chirurgia 2 del Cardarelli

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Felice Pirozzi è il nuovo primario del reparto di Chirurgia 2 dell’ospedale Cardarelli di NAPOLI. L’incarico è stato attribuito a seguito della selezione indetta dall’Azienda Ospedaliera lo scorso settembre, successivamente al pensionamento del precedente primario. Nell’assumere il nuovo incarico il dott. Pirozzi lascia la posizione di Direttore di UOC Chirurgia Generale dell’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli presso cui era arrivato nel 2018 e dove aveva contribuito in modo consistente all’utilizzo della Chirurgia Robotica nel trattamento delle patologie oncologiche dell’addome. In poco meno di cinque anni di attività presso l’ospedale flegreo, l’equipe di Felice Pirozzi solo per il trattamento del tumore al Colon ha realizzato oltre mille interventi con l’ausilio della tecnologia robotica. Precedentemente, Felice Pirozzi, allievo di Franco Corcione, aveva ricoperto l’incarico di primario presso l’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Addominale dell’Irccs Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo. Nel suo curriculum conta circa 6.000 interventi, la maggior parte dei quali eseguiti con tecniche di chirurgia mini-invasiva o robotica. In virtù di questa esperienza il dottore Pirozzi è attualmente consigliere della Società Italiana di Chirurgia Endoscopica e Nuove Tecnologie, mentre negli anni precedenti ha ricoperto incarichi nella Società Italiana di Chirurgia Oncologica e nell’Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani.

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Tumori: Cnr, nuovo approccio per valutare farmaci cancro al pancreas

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Uno studio condotto da ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche – afferenti all’Istituto di nanotecnologia (Cnr-Nanotec) di Lecce e all’Istituto di genetica e biofisica ‘Adriano Buzzati-Traverso’ (Cnr-Igb) di Napoli – assieme a Università del Salento, Università degli studi di Roma ‘La Sapienza’ e all’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) di Lecce, descrive una nuova metodologia di analisi cellulare nell’ambito del trattamento del cancro pancreatico: lo studio è pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS).La ricerca ha indagato le interazioni tra le diverse cellule presenti nel microambiente tumorale con l’obiettivo di migliorare l’efficacia dei trattamenti farmacologici: nelle neoplasie al pancreas, infatti, una delle più grandi criticità è rappresentata dall’individuazione del farmaco o della combinazione di farmaci più efficace.

“All’interno dei nostri laboratori, fulcro del Tecnopolo per la medicina di precisione della Regione Puglia, abbiamo creato un modello di tumore al pancreas in vitro e, utilizzando la microscopia ad alta risoluzione e tecniche di tracciamento cellulare, abbiamo registrato le interazioni che avvengono tra le varie popolazioni cellulari, studiando le variazioni determinate dal tipo di cellula tumorale e dalle diverse condizioni di crescita, in presenza o meno di un farmaco antitumorale”, spiega Loretta L. del Mercato, primo ricercatore di Cnr-Nanotec.Il cancro al pancreas è considerato uno dei più complicati da combattere, dal punto di vista terapeutico. “Questo tumore è molto aggressivo e la scarsa efficacia delle terapie è dovuta alla presenza massiccia di stroma, il tessuto connettivo che circonda il tumore: ciò determina un ambiente ostile alla penetrazione dei farmaci chemioterapici, favorendo la crescita e la metastatizzazione del tumore stesso”, precisa Enza Lonardo, ricercatrice di Cnr-Igb.

Questo aspetto ha spinto i ricercatori a sviluppare un modello nel quale le cellule tumorali crescono in presenza di cellule stromali. “Abbiamo definito un metodo per misurare in modo rapido ed efficace le interazioni tra cellule e farmaco: il protocollo computazionale che abbiamo sviluppato racchiude tre tecniche indipendenti e ben consolidate in un approccio unificato, che ha un elevato livello di robustezza e versatilità statistica”, aggiunge Adriano Barra, docente dell’Università del Salento.“Le piattaforme tecnologiche sviluppate rappresentano un importante passo in avanti per la comprensione dei fenomeni che regolano la formazione e la crescita del tumore del pancreas. Il loro campo di applicabilità è atteso essere molto vasto, ben oltre i casi di studio analizzati in questo lavoro”, conclude Giuseppe Gigli, direttore del Cnr-Nanotec e coordinatore del Tecnopolo per la medicina di precisione della Regione Puglia.

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