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Cronache

Choc a Leicester, elicottero si schianta fuori lo stadio: morti nel rogo proprietario delle Foxes, figlio e 2 piloti

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Una tragedia che squarcia la tranquillità del calcio inglese in un sabato sera normale. L’elicottero di Vichai Srivaddhanaprabha, proprietario del Leicester City, si è schiantato fuori al King Power Stadium subito dopo il pareggio delle Foxes contro il West Ham. Il velivolo del 60enne thailandese, per cause che dovranno essere accertate, secondo testimoni oculari, è caduto dopo il decollo dall’interno dello Stadio in una area utilizzata come parcheggio a due isolati di distanza. Appena schiantatosi il velivolo è stato travolto dalle fiamme. Nell’area di parcheggio, dove per fortuna non c’era nessuno, vicino Filbert Way, sono arrivati immediatamente i mezzi dei soccorsi ma non c’era  nulla da fare.

Sembra che il velivolo abbia avuto un problema al motore che si sarebbe fermato avvitandosi su se stesso prima di schiantarsi al suolo con un forte boato, trasformandosi in una grande palla di fuoco. Secondo alcuni testimoni oculari il pilota quando ha perso il controllo del velivolo o comunque quando aveva pesanti difficoltà a controllarlo, ha fatto di tutto, riuscendoci, per far cadere il mezzo in un posto isolato, comunque lontano dalle centinaia, migliaia di persone che ancora defluivano dall’area dello stadio dove da poco era terminato l’incontro tra il Leicester e il West Han United.

Vichai Srivaddhanaprabha. proprietario del Leicester City in questa foto di 4 anni fa con Claudio Ranieri quando vinsero la League

A bordo dell’elicottero c’erano il proprietario e il figlio Aiyawatt: i due sono morti sul colpo, insieme ai due piloti. Solo ad operazioni concluse di spegnimento delle fiamme è stato possibile capire chi e quante fossero le vittime della tragedia che ha sconvolto il calcio inglese. Grande commozione e dolore in Gran Bretagna e la Thailandia. Kasper Schmeichel, il portiere di Leicester, è stato visto in lacrime fuori dallo stadio, mentre quando ancora non si sapeva con certezza l’entità della tragedia Jamie Vardy, Harry Maguire e Ndidi Wilfred hanno affidato a Twitter le loro preghiere. Messaggi di cordoglio per la tragedia stanno arrivando al Leicester da ogni parto del mondo. Una tragedia che non è paragonabile alla tragedia di Superga o del Chapecoense ma che la ricorda da vicino.

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Cronache

In Italia 70 detenuti transgender, ‘vivono isolamento’

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Sono sei gli istituti penitenziari italiani che accolgono le persone transgender, per una settantina di detenuti in totale. La loro situazione di “doppia difficoltà”, per la limitazione della libertà e l’appartenenza ad una particolare minoranza è sottolineata dal garante regionale per i detenuti in Emilia-Romagna Roberto Cavalieri che ha promosso per il 9 aprile, nella sede della Regione a Bologna, un convegno di approfondimento sul tema. Il focus sarà sulla sezione di Reggio Emilia dove, viene spiegato, istruzione, formazione professionale e accesso al lavoro, fondamentali per la rieducazione, non vengono garantiti: “Per queste persone si traduce in un vero e proprio isolamento, con la conseguenza della violazione di un diritto fondamentale”, secondo il garante. I dati più aggiornati sono nel rapporto sulle condizioni di detenzione curato di Antigone per il 2023, che conta 69 persone transgender in sezioni protette omogenee riservate, due collocate in una sezione promiscua nuovi giunti, una collocata in isolamento circondariale.

Gli istituti sono Rebibbia Nuovo Complesso (16 su una capienza di 30 posti), Como (11), Reggio Emilia (11), Napoli-Secondigliano (11, di cui 8 collocate nella sezione per persone transgender, su una capienza di 24 posti), Ivrea (7 su una capienza di 20 posti) e Belluno (16). “La scelta di gestire la collocazione in sezioni protette attraverso ‘circuiti’ (connotati dal carattere dell’informalità), anziché attraverso ‘regimi’ (che invece formalizzano la limitazione del diritto all’uguaglianza di accesso al trattamento), non si traduce, nella materialità della condizione detentiva, nel godimento del pieno diritto al trattamento, anzi, può rivelarsi di fatto come una condizione punitiva”, osserva Antigone. “L’essere percepiti e trattati come ‘eccezione’ dentro al carcere non va inteso in termini di opportunità di accedere a una condizione per vari aspetti privilegiata, bensì, al contrario, significa rischiare o sperimentare forme di pluri-stigmatizzazione ed emarginazione”, continua.

“Servirebbe attivare percorsi personalizzati che tengano conto di questa condizione particolare e che non trascurino l’aspetto del disagio psichico che queste persone spesso manifestano”, dice il garante Cavalieri. Nella sezione reggiana (attiva dal 2018), denominata Orione, “il problema riguarda l’offerta di servizi rientranti nel trattamento in carcere, decisamente più carente rispetto ai detenuti maschi”, spiega il garante. Inoltre, “nel caso dei transgender deve essere assicurata la fruizione delle terapie ormonali e della psicoterapia a supporto del percorso di transizione. Un aspetto che, però, non trova piena attuazione a Reggio Emilia, a causa della carenza in struttura di personale sanitario”.

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Cronache

Gaja ai sommelier, ‘non abbiate paura di Ia e naso artificiale’

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L’innovazione e il progresso tecnologico legato all’intelligenza artificiale non possono spaventare un sommelier professionista. E’ il messaggio del produttore piemontese Angelo Gaja ai numerosi sommelier diplomati oggi durante il 44/o Forum della cultura dell’olio e del vino della Fondazione italiana Sommelier (Fis). “Un naso artificiale potrà forse distinguere – ha detto Gaja – la concentrazione di un vino. Ma c’è qualcos’altro che il naso artificiale non sarà mai capace di fare e che ha bisogno di voi a un certo punto per individuare quando un vino è elegante. L’eleganza di un vino è infatti un aspetto emozionale, non c’è una misurazione meccanica. Solo il soggetto umano ne è capace. Quindi non dobbiamo aver timore dell’intelligenza artificiale e del naso artificiale che arriverà perché la capacità suprema è sempre quello del soggetto che ne è capace”.

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Cronache

Carabiniera suicida: perquisizione cronista non necessaria

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Una perquisizione “deliberatamente mirata a disvelare la fonte informativa del giornalista senza alcuna vera ricaduta sulle indagini, che oltre tutto sembrano essersi limitate agli accertamenti, preliminari e funzionali, volti a stabilire che si fosse effettivamente trattato di un suicidio. Tale modus operandi da parte dell’organo requirente non è obiettivamente consentito” alla luce della Costituzione e della legge.

Così la Cassazione nella motivazione della sentenza con cui lo scorso 22 gennaio ha annullato il decreto di sequestro di tre computer e di un telefono cellulare nella disponibilità di Simone Innocenti, giornalista del Corriere Fiorentino, indagato dalla procura di Firenze per concorso con uno o più pubblici ufficiali di rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio per un articolo del 17 maggio 2024 sul caso del suicidio di un’allieva della Scuola marescialli e brigadieri di Firenze.

La procura diretta da Filippo Spiezia lo scorso 31 luglio aveva disposto perquisizioni e sequestro. Il giornalista, difeso dall’avvocato Caterina Malavenda, aveva impugnato il decreto di perquisizione e il conseguente sequestro: il Riesame aveva respinto il ricorso, decisione poi ribaltata dalla Cassazione.

La Suprema Corte richiama la tutela delle fonti fiduciarie che l’ordinamento riconosce al giornalista in base all’articolo 15 della Costituzione e all’articolo 200 del codice di procedura penale, riportando, così la norma, “‘che se le notizie sono indispensabili ai fini della prova del reato per cui si procede e la loro veridicità può essere accertata solo attraverso l’identificazione delle fonti’, il giudice e non il pubblico ministero ‘ordina al giornalista di indicare la fonte delle sue informazioni'”.

Per la Cassazione “deve, dunque, sussistere la necessità di accertare dei fatti costituenti reato, il che non era nel caso di specie, e ricorrere l’evenienza che l’esame testimoniale della fonte riservata costituisca la sola modalità per l’accertamento di quei fatti, anch’essa non riscontrabile nella fattispecie in esame”: “L’eventuale identificazione del pubblico ufficiale responsabile della divulgazione della notizia presunta riservata non avrebbe avuto alcuna incidenza sul fatto da accertare”, ovvero le modalità del decesso dell’allieva morta.

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