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Salute

Torna l’ora solare, stanotte si dorme un’ora in più

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Torna l’ora solare. Tra stanotte e domani dovremo spostare le lancette degli orologi un’ora indietro per il consueto passaggio dall’ora legale all’ora solare. Stanotte potremo quindi goderci un’ora di sonno in più, visto che alle ore 3 di domenica le lancette dovranno essere spostate alle 2, facendoci recuperare quell’ora di sonno persa lo scorso 25 marzo, quando avvenne il passaggio contrario, dall’ora solare a quella legale. Il nuovo orario ci farà ‘compagnia’ fino al 31 marzo del 2019 quando tornerà l’ora legale.

Potrebbe essere l’ultima volta che cambiamo la posizione delle lancette sull’orologio. Dall’Unione europea, infatti, è arrivata la proposta di proporre l’abolizione del doppio orario in tutta Europa. Il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, dopo un sondaggio tra i cittadini, ha annunciato che ne proporrà l’abolizione. Già lo scorso febbraio il Parlamento europeo aveva affrontato il tema senza però trovare un accordo sull’ipotesi di abolizione del doppio orario.

In Italia l’ora legale è stata adottata per la prima volta nel 1916. Dal 1965, però, con un provvedimento legislativo, è entrata pienamente in vigore. I Paesi della fascia tropicale non adottano l’ora legale, in quanto la variazione delle ore di luce durante l’arco dell’anno è minima e non consente di avere ore di luce sufficienti la mattina per giustificare uno spostamento di lancette in avanti di un’ora. Nell’emisfero australe, essendo le stagioni invertite rispetto all’emisfero boreale, anche l’ora legale segue un calendario invertito: in Australia è in vigore da ottobre a fine marzo o inizio aprile, con possibili variazioni da stato a stato, mentre in Brasile si va dalla terza domenica di ottobre alla terza domenica di febbraio. In Africa l’ora legale è scarsamente usata e in Russia dal 2011 è stata abolita l’ora solare.

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Sanità: Felice Pirozzi nuovo primario Chirurgia 2 del Cardarelli

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Felice Pirozzi è il nuovo primario del reparto di Chirurgia 2 dell’ospedale Cardarelli di NAPOLI. L’incarico è stato attribuito a seguito della selezione indetta dall’Azienda Ospedaliera lo scorso settembre, successivamente al pensionamento del precedente primario. Nell’assumere il nuovo incarico il dott. Pirozzi lascia la posizione di Direttore di UOC Chirurgia Generale dell’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli presso cui era arrivato nel 2018 e dove aveva contribuito in modo consistente all’utilizzo della Chirurgia Robotica nel trattamento delle patologie oncologiche dell’addome. In poco meno di cinque anni di attività presso l’ospedale flegreo, l’equipe di Felice Pirozzi solo per il trattamento del tumore al Colon ha realizzato oltre mille interventi con l’ausilio della tecnologia robotica. Precedentemente, Felice Pirozzi, allievo di Franco Corcione, aveva ricoperto l’incarico di primario presso l’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Addominale dell’Irccs Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo. Nel suo curriculum conta circa 6.000 interventi, la maggior parte dei quali eseguiti con tecniche di chirurgia mini-invasiva o robotica. In virtù di questa esperienza il dottore Pirozzi è attualmente consigliere della Società Italiana di Chirurgia Endoscopica e Nuove Tecnologie, mentre negli anni precedenti ha ricoperto incarichi nella Società Italiana di Chirurgia Oncologica e nell’Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani.

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Tumori: Cnr, nuovo approccio per valutare farmaci cancro al pancreas

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Uno studio condotto da ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche – afferenti all’Istituto di nanotecnologia (Cnr-Nanotec) di Lecce e all’Istituto di genetica e biofisica ‘Adriano Buzzati-Traverso’ (Cnr-Igb) di Napoli – assieme a Università del Salento, Università degli studi di Roma ‘La Sapienza’ e all’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) di Lecce, descrive una nuova metodologia di analisi cellulare nell’ambito del trattamento del cancro pancreatico: lo studio è pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS).La ricerca ha indagato le interazioni tra le diverse cellule presenti nel microambiente tumorale con l’obiettivo di migliorare l’efficacia dei trattamenti farmacologici: nelle neoplasie al pancreas, infatti, una delle più grandi criticità è rappresentata dall’individuazione del farmaco o della combinazione di farmaci più efficace.

“All’interno dei nostri laboratori, fulcro del Tecnopolo per la medicina di precisione della Regione Puglia, abbiamo creato un modello di tumore al pancreas in vitro e, utilizzando la microscopia ad alta risoluzione e tecniche di tracciamento cellulare, abbiamo registrato le interazioni che avvengono tra le varie popolazioni cellulari, studiando le variazioni determinate dal tipo di cellula tumorale e dalle diverse condizioni di crescita, in presenza o meno di un farmaco antitumorale”, spiega Loretta L. del Mercato, primo ricercatore di Cnr-Nanotec.Il cancro al pancreas è considerato uno dei più complicati da combattere, dal punto di vista terapeutico. “Questo tumore è molto aggressivo e la scarsa efficacia delle terapie è dovuta alla presenza massiccia di stroma, il tessuto connettivo che circonda il tumore: ciò determina un ambiente ostile alla penetrazione dei farmaci chemioterapici, favorendo la crescita e la metastatizzazione del tumore stesso”, precisa Enza Lonardo, ricercatrice di Cnr-Igb.

Questo aspetto ha spinto i ricercatori a sviluppare un modello nel quale le cellule tumorali crescono in presenza di cellule stromali. “Abbiamo definito un metodo per misurare in modo rapido ed efficace le interazioni tra cellule e farmaco: il protocollo computazionale che abbiamo sviluppato racchiude tre tecniche indipendenti e ben consolidate in un approccio unificato, che ha un elevato livello di robustezza e versatilità statistica”, aggiunge Adriano Barra, docente dell’Università del Salento.“Le piattaforme tecnologiche sviluppate rappresentano un importante passo in avanti per la comprensione dei fenomeni che regolano la formazione e la crescita del tumore del pancreas. Il loro campo di applicabilità è atteso essere molto vasto, ben oltre i casi di studio analizzati in questo lavoro”, conclude Giuseppe Gigli, direttore del Cnr-Nanotec e coordinatore del Tecnopolo per la medicina di precisione della Regione Puglia.

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Nuova protesi mitralica impiantata a cuore battente

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Una nuova protesi mitralica transcatetere, di produzione italo-francese, è stata impiantata a cuore battente per la prima volta al mondo nell’uomo con un intervento eseguito a Torino all’ospedale Molinette. La protesi, chiamata Epygon, si posiziona senza ricorrere alla tradizionale circolazione extracorporea, ossia all’intervento a cuore aperto. È stata ideata nel Bioparco di Colleretto Giacosa (Torino) e sviluppata in Francia. La paziente è una donna di 62 anni che soffriva di una grave forma di insufficienza mitralica, giudicata non trattabile con intervento cardiochirurgico tradizionale per molteplici fattori di rischio.

La paziente è stata trasferita presso la riabilitazione di Veruno dopo soli 5 giorni di ricovero. “Queste procedure – spiegano alla Città della Salute – sono chiamate transcatetere e vengono effettuate in modo ottimale da parte di gruppi specializzati, chiamati Heart Team. E’ una tecnica già applicata in tutto il mondo sulla valvola aortica (Tavi) per pazienti molto anziani o ad alto rischio operatorio. Ma applicare lo stesso metodo sulla valvola mitrale è una novità. Innanzitutto le fasi dell’invenzione e dello sviluppo sono molto più difficili perché l’anatomia di questa valvola è ben più complessa di quella della valvola aortica. L’intervento necessita inoltre della perfetta collaborazione dell’Heart Team in centri iper-specializzati”.

L’operazione è stata eseguita da Stefano Salizzoni – coadiuvato da Michele La Torre e Antonio Montefusco – nel dipartimento cardio-toraco-vascolare delle Molinette diretto da Mauro Rinaldi. Epygon, sviluppata dalla francese Affluent Medical, ha superato un lungo iter “grazie alla sinergia tra industria, aziende ospedaliere ed università dei due Paesi, ed ha ottenuto il nulla osta del Comitato Etico interaziendale”. I direttori dei Centri universitari di Torino e Lione, Mauro Rinaldi e Marco Vola, esprimono “soddisfazione per il risultato clinico, per la collaborazione forte tra le due équipe, soprattutto perché il processo di ricerca e sviluppo della protesi valvolare è stato tutto condotto in ambito europeo, tra Italia e Francia”.

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