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Cultura

Torna Juorno Live Interview: parliamo di informazione e comunicazione ai tempi della pandemia col professor Angelo Turco 

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Torna l’appuntamento con Juorno Live Interview, la rubrica di approfondimento in diretta di Juorno. Stasera, alle ore 18:30, sui canali social del portale, ospiteremo il professor Angelo Turco, geografo africanista e studioso di teoria ed epistemologia della geografia, professore emerito all’Università IULM di Milano, nonché editorialista del nostro giornale. 

Durante gli ultimi dodici mesi, il professor Turco ha saputo fornirci le coordinate per orientarci nel mare magnum dell’informazione e del sapere scientifico sul Covid-19. Durante i primi mesi di pandemia, mentre medici, virologi, epidemiologi, politici si contendevano le luci della ribalta, subissandoci di pareri, informazioni e dettami spesso discordanti fra loro, il professor Turco ideava sul nostro giornale il corso digitale “Epistemologia della pandemia”. Lo scopo era proprio quello di spiegare in che modo il sapere scientifico viene prodotto e poi diffuso presso il grande pubblico. 

Un anno dopo, le cose non sembrano essere cambiate. Scienza e informazione continuano a giocare un ruolo fondamentale ma al tempo stesso non scevro da contraddizioni. Ne è una prova il cortocircuito della comunicazione sul vaccino AstraZeneca. Seppur in assenza di dati in grado di certificare un nesso di causalità fra la somministrazione del vaccino di Oxford e alcuni decessi, i media nostrani hanno offerto una comunicazione allarmistica che ha alimentato diffidenza e psicosi nella popolazione. Analizzeremo poi lo stato dell’arte della campagna di vaccinazione nel nostro Paese. Anche qui la comunicazione politica sarà vivisezionata per distinguere fra parole e fatti, propositi e programmi. Infine uno sguardo alla geopolitica dei vaccini: come cambiano gli equilibri internazionali con la più grande campagna di vaccinazione della storia?

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Cultura

Capodimonte, fusione di capolavori con il Louvre

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Caravaggio, Masaccio, Tiziano, Raffaello. E poi Michelangelo, Guido Reni, il Parmigianino, Bellini: una fusione di capolavori, un fiume di tesori dell’arte affluisce a Parigi per un’operazione senza precedenti. È la straordinaria mostra Naples à Paris, che sarà inaugurata domani dai presidenti Sergio Mattarella ed Emmanuel Macron. I due capi di Stato suggellano ancora una volta – come fecero il 2 maggio 2019 ad Amboise celebrando i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci – la profondità del rapporto culturale, storico e artistico che lega in modo indissolubile e unico l’Italia e la Francia. “Il Louvre invita il Museo di Capodimonte”: nell’annuncio del grande museo parigino c’è tutta l’eccezionalità di un evento che già si annuncia come un trionfo di pubblico fino alla chiusura, fissata per l’8 gennaio 2024: quasi 70 le opere del museo di Napoli prestate a quello di Parigi per l’allestimento di un’esposizione in cui tutto si fonde in maniera naturale, e ogni opera trova il suo posto come se fosse lì da sempre.

Lo spiega Sylvain Bellenger, direttore generale del Museo e Real Bosco di Capodimonte: “questa è una prima assoluta nella storia delle esposizioni. Il tema della mostra non è un artista, né un movimento, e neppure un paese, ma un museo”. Bellenger regala l’immagine di un’esposizione in cui le opere di Parigi e di Napoli “dialogano fra loro, si incontrano e raccontano il Museo, anzi i due musei”. “Con questa esposizione – spiega Sébastien Allard, direttore del dipartimento Pittura del museo del Louvre – c’è un mix fra le due collezioni, con Capodimonte che riempie le mancanze del Louvre. Il risultato ci dà anche la possibilità di uno sguardo critico sulle forze e sulle debolezze del nostro museo”. “Questa fusione apre prospettive inattese – gli fa eco Bellenger – anche perché Capodimonte racconta l’arte italiana dal XII secolo in poi, con tutte le scuole che vengono rappresentate in modo magistrale”. La mostra si sviluppa in tre luoghi diversi del Louvre: la Grande Galleria – dove dialogano uno di fronte all’altro, uno accanto all’altro – i più grandi capolavori dei due musei. L’effetto è spettacolare, il contatto fra due delle più importanti collezioni di pitture italiane al mondo fa scoccare subito la scintilla con la Crocifissione di Masaccio, grandissimo artista del Rinascimento fiorentino assente dalle collezioni del Louvre. Con una cascata di sensazioni, di colori, di luci, ecco stagliarsi un altro capolavoro di Capodimonte, La Trasfigurazione, di Giovanni Bellini, senza equivalenti a Parigi.

Quindi, 3 fra i dipinti più belli del Parmigianino, fra i quali si staglia il ritratto enigmatico della “giovane donna” chiamata Altea, che riesce ad ipnotizzare il visitatore che in quel momento si trova a pochi metri dalla sala in cui campeggia l’opera più famosa al mondo, la Gioconda di Leonardo da Vinci. Si snoda così nella Grande Galerie, in un allestimento la cui realizzazione sarà oggetto di un volume di foto dell’americano Robert Polidori in uscita a settembre, la doppia collezione di tesori italiani del Louvre-Capodimonte. Fra capolavori del Barocco Napoletano e del Rinascimento che si inseguono, si misurano e sembrano rincorrersi. La visita prosegue nella sua seconda sala espositiva, la Chapelle, dove sono raccontate e messe in evidenza le origini e la diversità delle collezioni di Capodimonte, che hanno origine essenzialmente in quelle dei Farnese e dei Borbone. È qui, nella Chapelle, dove le collezioni dei Farnese e dei Borbone rivaleggiano negli oggetti, nelle porcellane, nei paesaggi in cui spicca sempre il Vesuvio che sembrano dialogare con la Piramide del Louvre, che si staglia nella sua trasparenza fuori dalla grande finestra. Infine, ecco la sala dell’Horloge, dove si ammirano alcuni capolavori del disegno della collezione Farnese: un cartone autografo di Michelangelo, utilizzato per la Crocifissione di San Pietro nella Cappella Sistina, e uno di Raffaello, l’Annunciazione.

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Cultura

Chi si nasconde dietro lo pseudonimo di Elena Ferrante? Lo rivela Lino Zaccaria nel suo libro

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Chi si nasconde dietro lo pseudonimo Elena Ferrante? E’ un mistero che dura da più di trenta anni ed ha scatenato una vera e propria caccia tra addetti ai lavori, critici, studiosi, giornalisti. Ora la querelle arricchisce di un nuovo capitolo. Lino Zaccaria, giornalista napoletano di lungo corso, è andato a scavare tra le pieghe più recondite dei libri di Elena Ferrante e di Domenico Starnone, da sempre il maggiore “sospettato”. E basandosi sul suo vissuto giovanile, trascorso negli stessi luoghi e attraverso le spesse esperienze dei due autori, fornisce in un saggio, che è sostanzialmente una lunga e articolata inchiesta giornalistica, nuovi spunti e inediti indizi sull’identità della scrittrice italiana più famosa al mondo. Indizi che confermano i sospetti. Sarebbe, secondo l’autore, “statisticamente straordinario” se lo scrittore di “Via Gemito” non avesse quanto meno partecipato alla stesura dei romanzi firmati Ferrante. Il libro “Elena Ferrante, chi è costei?”, (Edizioni Graus, 305 pagine) sarà presentato domani, lunedì 5 giugno alle 18 al teatro Diana di Napoli. Discuteranno con l’autore la giornalista-scrittrice Titti Marrone e la professoressa ordinaria di Letteratura ordinaria contemporanea Paola Villani. Letture di Antonio Leccisi. Coordina il giornalista Gianni Ambrosino.

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Cultura

Il San Carlo dopo Lissner, sovrintendente entro luglio

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Nel primo giorno del dopo-Lissner, il sovrintendente del Teatro San Carlo di Napoli decaduto oggi per l’effetto del decreto legge che lo pensiona in quanto settantenne, c’è almeno una schiarita. I sindacati, che erano sul piede di guerra, ritirano lo stato di agitazione dopo un incontro di due ore con il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, che è anche presidente della Fondazione del Teatro, il quale ha detto che il nuovo sovrintendente sarà nominato “entro luglio” e che rispetterà gli impegni già presi con i lavoratori. E così l’8 giugno Anna Bolena andrà in scena (domenica scorsa lo sciopero aveva fatto saltare il Don Chisciotte): le rassicurazioni avute da Manfredi sono state giudicate positivamente.

Ma come sarà scelto il successore di Lissner? “Lo valuteremo, dobbiamo procedere con grande velocità – dice il sindaco in merito ad una possibile manifestazione d’interessi – dipende dai tempi di conversione della norma”. Che dovrebbe accadere ad inizio luglio. Ma se nel frattempo arrivasse l’annunciato ricorso di Lissner, che sembra intenzionatissimo a dare battaglia nel doppio ruolo di sovrintendente e direttore artistico? “Risponderanno gli avvocati – taglia corto Manfredi – è un problema legale che ho affidato a loro”. Intanto il sovrintendente francese oggi in teatro non si è visto, le prove dell’opera si sono svolte regolarmente. “Il mio obiettivo – dichiara Manfredi in una nota diffusa in serata – è salvaguardare la grande reputazione del Teatro San Carlo e i suoi lavoratori. Come sindaco di Napoli e della Città Metropolitana ho già dimostrato concretamente di voler sostenere il Teatro con nuovi finanziamenti che lo rendano sempre più solido. Abbiamo preso atto di un decreto del governo sulla decadenza del sovrintendente Lissner. Nel momento in cui la norma verrà convertita almeno in un ramo del Parlamento, avvierò in maniera rapida la procedura di individuazione del nuovo sovrintendente per completarla entro la fine di luglio in modo da tornare così rapidamente in un regime di normalità. I bilanci sono solidi, è stata approvata la pianta organica, ora vanno fatti ulteriori passi in avanti.

I miei poteri, in questa fase di transizione, consentono la gestione ordinaria, ma mi assumo l’impegno di fare in modo che il nuovo sovrintendente rispetti gli impegni già presi tra Teatro e lavoratori su accordo ricognitivo e nuove assunzioni a tempo indeterminato nei limiti della sostenibilità del bilancio 2023”. Parole che lasciano soddisfatti i sindacati, una cui delegazione (composta da Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Fials Cisal, con le Rsu) ha incontrato Manfredi all’interno del Massimo. “Il presidente ha confermato che procederà rapidamente all’individuazione tramite manifestazione di interesse del nuovo sovrintendente entro e non oltre il 30 luglio – scrivono in un comunicato congiunto -. Sarà condicio ‘sine qua non’ per colui che avrà l’onore di essere il nuovo sovrintendente rispettare gli accordi sottoscritti con le parti sociali nella gestione sia del documento ricognitivo sia sul piano di assunzioni. In riferimento alla dotazione organica le parti si rincontreranno dopo la prima di Anna Bolena per sottoscrivere le intese necessarie che garantiscano la tutela dei ruoli vacanti nell’ambito dei vuoti organici”. Si parla di 24 assunzioni e di un integrativo per i lavoratori di circa 150 euro lordi, da calcolarsi dal primo giugno.

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