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Cronache

Telefoni e droga in carcere, preso anche l’ultimo indagato

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E’ stato bloccato in serata, nel Napoletano, l’uomo sfuggito ieri mattina alla notifica di una delle quattro misure cautelari in carcere emesse dal gip di Benevento (oltre a un obbligo di dimora), su richiesta dell’ufficio inquirente coordinato dal procuratore Aldo Policastro, nell’ambito di una indagine della polizia penitenziaria di Benevento sull’introduzione di telefoni cellulari e droga nell’istituto carcerario sannita, anche tra alcuni detenuti appartenenti al circuito alta sicurezza. L’uomo e’ stato preso nel Napoletano dagli agenti della Penitenziaria di Benevento insieme con i colleghi del Nucleo investigativo regionale di Napoli (Nic). “Ennesimo successo del Nic regionale della Campania – commenta Ciro Auricchio, segretario regionale del sindacato Uspp – che unitamente ai colleghi di Benevento ha assicurato alla giustizia dopo una accurata ed intensa ricerca il destinatario della misura restrittiva. A loro vanno i complimenti del sindacato per la brillante operazione”.

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Calendario Google rimuove il Black History Month ed eventi Pride

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Il calendario di Google rimuove i riferimenti al Black History Month, allo Women’s History Month e alle feste Lgbtq+, che apparivano nel 2024 ma non nel 2025. Un portavoce di Google afferma con il Guardian che le festività non sono più elencate perché non sostenibili. “Alcuni anni fa il team di Calendar ha iniziato ad aggiungere manualmente una serie più ampia di momenti culturali in un ampio numero di Paesi nel mondo. Abbiamo ricevuto osservazioni sulla mancanza di eventi e il mantenimento di centinaia” di appuntamenti “in modo coerente a livello globale non era sostenibile”, ha detto.

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Cronache

Torna a processo l’avvocato di Ischia, Ciro Rizzotto: è accusato di truffa e abusivismo finanziario

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Il prossimo 28 maggio, l’avvocato Ciro Rizzotto, 51enne di Ischia, tornerà in aula presso il Tribunale di Milano per affrontare nuove accuse di truffa aggravata dal danno di rilevante entità e abusivismo finanziario. Il pubblico ministero Francesco Cajani sostiene che l’indagato abbia proposto ad almeno 133 persone offese operazioni di investimento per l’acquisto, la ristrutturazione e il frazionamento di immobili tra Milano e la Brianza, senza però restituire i capitali raccolti. La cifra contestata ammonta ad almeno 1,5 milioni di euro, ma il dissesto della Hub srl, la società utilizzata per l’operazione, potrebbe nascondere un ammanco ancora maggiore.

Tuttavia, è fondamentale sottolineare che ogni imputato o indagato è da considerarsi innocente fino a sentenza definitiva, secondo i principi garantisti della giustizia italiana.

I precedenti penali e la sospensione dall’albo

Fra sentenze provvisorie, definitive e provvedimenti di cumulo pena emessi dalla Procura generale di Napoli, Rizzotto risulta già condannato per truffa, peculato, calunnia e bancarotta fraudolenta. Inoltre, il Consiglio Distrettuale di Disciplina Forense di Napoli ha deciso di sospenderlo dall’esercizio della professione per cinque anni, a seguito delle numerose denunce e segnalazioni ricevute sulla stampa. Anche in questo caso, tuttavia, va ricordato che il principio di presunzione di innocenza resta centrale fino all’eventuale conferma delle sentenze nei tre gradi di giudizio.

Le accuse e il processo in corso

Secondo il pm Cajani, Rizzotto avrebbe utilizzato artifici e raggiri, nascondendo la rivendita degli immobili e falsificando gli atti di acquisto originario, facendoli apparire come regolarmente avvenuti. Tra le contestazioni mosse al legale figura anche l’aggravante della recidiva reiterata e specifica.

L’ultima vicenda giudiziaria e la prescrizione

Negli scorsi mesi, la Corte d’Appello di Milano ha stabilito il non doversi procedere per intervenuta prescrizione in un caso che ha coinvolto nuovamente Rizzotto e la sua collaboratrice Lucia Losacco, una procacciatrice d’affari presentata ai clienti come avvocato. I due erano stati condannati in primo grado a un anno di reclusione per una truffa immobiliare del 2016, ai danni di una coppia pugliese che cercava un appartamento per la figlia studentessa all’Università Cattolica di Milano. In merito alla vicenda, i giudici del collegio Anelli-Lai-D’Addea hanno scritto: “La elevata dignità della professione forense non è compatibile con il brigare da faccendieri”.

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Lettera protesta di 336 archivisti “esodati” da assunzione a Mic

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Sono in 336 ed hanno vinto, o sono stati dichiarati idonei, l’ultimo concorso per Funzionari Archivisti di Stato del Ministero della Cultura: una procedura concorsuale avviata due anni fa e che ancora non ha avuto come suo naturale esito le assunzioni, più volte annunciate come imminenti. Con l’ultima tappa che si è svolta a gennaio: la prima il 9 quando una Pec della Direzione Generale Organizzazione del Mic li avvisava della presa di servizio “inderogabile il 17 febbraio 2025” con relativa richiesta di avvio delle procedure di dimissioni dai propri posti di lavoro da parte degli interessati.

La seconda, datata il 23 gennaio, in cui veniva invece comunicata la sospensione della graduatoria, con rinvio “a data da destinarsi” delle assunzioni e, conseguenza, con la richiesta di revoca delle dimissioni da parte degli stessi interessati. Ora 124 di questi hanno sottoscritto una lettera agli organi competenti per sollecitare una celere risoluzione della procedura e l’assunzione immediata di vincitori e idonei e in cui chiedono di “sbloccare finalmente una situazione giunta al paradosso, che non ha mancato di provocare anche danni materiali a una platea di persone al momento non quantificabile”.

Nella lettera gli idonei e i vincitori del concorso annunciano infatti la richiesta di danni economici derivanti dai mancati redditi e dall’ interruzione della continuità contributiva per chi non ha ottenuto la revoca delle dimissioni, dalla perdita di incarichi da parte dei liberi professionisti e dalla perdita di stipendi percepibili con annesse anzianità di servizio nella nuova mancata posizione lavorativa. La quantificazione economica dei danni, avvertono nella lettera, “sarà calcolata tenendo fermi i parametri temporali della data iniziale del 9 gennaio, da quando siamo stati indotti a prendere le misure per rispettare la data della decorrenza dell’assunzione, sino alla data in cui avverrà l’effettiva presa di servizio, riservandoci di ricorrere alle opportune vie legali per il loro risarcimento”.

Chi, infatti, alla data della comunicazione, lavorava come libero professionista con partita iva ha proceduto a chiuderla col nuovo anno fiscale; chi lavora da precario nel mondo della scuola ha scelto di rifiutare supplenze di lunga durata sempre perché ha creduto nel rapido svolgimento della procedura di assunzione e chi, il 9 gennaio, aveva un contratto di lavoro dipendente ha presentato le dimissioni con ragionato anticipo. Così, al 23 gennaio, data dell’avviso in cui, oltre a rinviare la data della presa di servizio si intimava di revocare le dimissioni, solo alcuni hanno potuto farlo. Tutti gli altri, tutti quelli che si sono dimessi da un posto di lavoro nel privato, non hanno potuto in alcun modo revocarle, trovandosi di fatto disoccupati e senza possibilità di percepire forme di sostegno del reddito quali la Naspi.

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