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Stop a mutui, cig e congedi: dall’Ue fondo da 25 miliardi

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L’Italia chiama e l’Europa risponde. Il governo delinea le sue misure, per un varo atteso a breve: cassa integrazione per tutti i settori e in tutta Italia, congedi speciali per i genitori che hanno i figli a casa da scuola, aiuti specifici per gli autonomi e per i lavoratori stagionali. E poi un sostegno corposo alla liquidita’ delle imprese, per evitare che vengano travolte dal blocco delle attivita’ a causa dell’epidemia. E dall’Europa arrivano segnali piu’ che incoggianti, non solo in termini di flessibilita’ sul deficit che l’Italia si accinge a ritoccare portando la cifra degli interventi almeno a 10 miliardi. La Commissione Ue proporra’ – annuncia la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen – di creare un fondo da 25 miliardi che andra’ “a sostegno del sistema sanitario, delle Pmi, del mercato del lavoro e delle parti piu’ vulnerabili dell’economia”, colpite dal Coronavirus, con risorse per favorire la liquidita’ attorno ai 7,5 miliardi.

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte ha parlato con i vertici europei con una call e in serata la presidente della Commissione assicura che l’economia in mezzo alla tempesta sara’ sostenuta ‘con ogni mezzo’: lo stesso ‘whatever it takes’, che e’ stato il timbro di fabbrica di Draghi e che oggi alcune fonti attribuiscono anche alle richieste che il premier italiano avrebbe posto nel colloquio europeo. L’Italia una decisione la prendera’ domani in un nuovo Consiglio dei ministri prima del voto delle Camere sulla richiesta di scostamento dagli obiettivi di finanza pubblica: l’asticella del deficit potrebbe essere portata fino al 2,7% o anche qualcosa di piu’, fermo restando, almeno per ora, il rispetto del vincolo europeo del 3%. Da Bruxelles anche su questo ci sono segnali incoraggianti. “Faremo pieno uso della flessibilita’ del Patto, e su questo chiariremo le regole prima dell’Eurogruppo di lunedi’. Ci saranno linee guida entro il weekend”, dice la Von den Leyen. Ma assicurazioni erano gia’ arrivate dalla commissaria alla Concorrenza, Margrete Vestager – “Restiamo pronti a lavorare con il Governo italiano su misure aggiuntive per rimediare ai seri problemi dell’economia” – e dal vicepresidente Valdis Dombrovskis: la Ue e’ pronta “a sostenere l’Italia e gli italiani con ogni mezzo”. Un intervento unitario viene invocato anche dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio italiano, secondo il quale e’ indispensabile anche il ricorso agli eurobond per sostenere i vari Paesi, a partire dai piu’ deboli come l’Italia. Sull’economia del Belpaese l’impatto del virus sara’ pesante, anche se l’authority dei conti pubblici non si spinge a fare stime, e rischia, se i supporti non saranno adeguati, di “compromettere la potenzialita’ dell’intero paese negli anni a venire”.

Intanto per il 2020 una contrazione del Pil sara’ inevitabile e ci saranno settori, a partire dal turismo, che probabilmente non riusciranno a recuperare le perdite di queste settimane nemmeno se l’epidemia si conterra’ entro aprile. Proprio il turismo e’ uno dei settori sotto la lente dell’esecutivo, e il primo che potrebbe godere degli indennizzi allo studio per le attivita’ che hanno perso fette importanti di fatturato (si valuta un intervento su chi registra un -25%). Per le aziende del settore, come per tutte le Pmi, l’esecutivo sta mettendo a punto, insieme ad Abi e alla Banca d’Italia, una serie di interventi per sostenere la liquidita’, attraverso il congelamento dei mutui e il rafforzamento del Fondo di Garanzia delle Pmi, oltre alla sospensione dei versamenti di ritenute e contributi (tutte misure gia’ attivate per le imprese delle prime ‘zone rosse’). Ma si agira’ anche sui mutui prima casa delle famiglie, in particolare per quelle che hanno attivita’ autonome, e sulla cassa integrazione estesa a tutti i settori e anche alle piccole attivita’ che attualmente non possono farvi ricorso. Per la Cig in deroga, annuncia il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, ci saranno circa 2 miliardi e procedure semplificate, insieme a un “rafforzamento del fondo di integrazione salariale con 500 milioni” cui potranno accedere anche “le aziende da 5 a 15 dipendenti”. Per aiutare le famiglie con figli fino a 12 anni arriveranno poi dei “congedi speciali” di 12-15 giorni (niente limiti di eta’ per chi ha figli disabili), parametrato al reddito, o voucher babysitter da utilizzare in alternativa, che saranno potenziati per gli infermieri. In piu’ si sta studiando anche un apposito bonus per chi deve accudire anziani non autosufficienti.

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Covid-19 e genetica: uno studio italiano spiega perché il virus ha colpito più il Nord che il Sud

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Un team di scienziati italiani ha scoperto un legame tra genetica e diffusione del Covid-19, individuando alcuni geni che avrebbero reso alcune popolazioni più vulnerabili alla malattia e altre più resistenti.

Come stabilire chi ha maggiore probabilità di sviluppare il Covid-19 in forma grave? E perché la pandemia ha colpito in modo più violento alcune zone d’Italia rispetto ad altre? A queste domande ha risposto uno studio multidisciplinareguidato dal professor Antonio Giordano, direttore dell’Istituto Sbarro di Philadelphia per la Ricerca sul Cancro e la Medicina Molecolare, in collaborazione con epidemiologi, patologi, immunologi e oncologi.

Dallo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Journal of Translational Medicine, emerge che la predisposizione genetica potrebbe aver giocato un ruolo determinante nella diffusione e nella gravità del Covid-19.

Il ruolo delle molecole Hla nella risposta immunitaria

Il metodo sviluppato dai ricercatori ha permesso di individuare le molecole Hla, ovvero quei geni responsabili del rigetto nei trapianti, come indicatori della capacità di un individuo di resistere o soccombere alla malattia.

“È dalla qualità di queste molecole che dipende la capacità del nostro sistema immunitario di fornire una risposta efficace, o al contrario di soccombere alla malattia”, ha spiegato Pierpaolo Correale, capo dell’Unità di Oncologia Medica dell’ospedale Bianchi Melacrino Morelli di Reggio Calabria.

Lo studio ha dimostrato che chi possiede molecole Hla di maggiore qualità ha più possibilità di combattere il virus e sviluppare una forma più lieve della malattia. Questo metodo, inoltre, potrebbe essere applicato anche ad altre malattie infettive, oncologiche e autoimmunitarie.

Perché il Covid ha colpito più il Nord Italia? Questione di genetica

Uno dei dati più interessanti dello studio riguarda la distribuzione geografica delle molecole Hla in Italia. I ricercatori hanno scoperto che alcuni alleli (varianti genetiche) sono più diffusi in certe zone del Paese, influenzando così l’impatto della pandemia.

Secondo lo studio, la minore incidenza del Covid-19 nelle regioni del Sud rispetto a quelle del Nord potrebbe essere dovuta a una specifica eredità genetica.

Tra le ipotesi vi è quella di un virus antesignano del Covid-19 che si sarebbe diffuso migliaia di anni fa nell’area che oggi corrisponde alla Calabria, “immunizzando” in qualche modo i discendenti di quelle terre.”

Lo studio: 525 pazienti analizzati tra Calabria e Campania

La ricerca ha preso in esame tutti i casi di Covid registrati in Italia nella banca dati dell’Istituto Superiore di Sanità, oltre a 75 malati ricoverati negli ospedali di Reggio Calabria e Napoli (Cotugno), e 450 pazienti donatori sani.

I risultati hanno evidenziato che:

  • Gli Hla-C01 e Hla-B44 sono stati individuati come geni associati a maggiore rischio di infezione e malattia grave.
  • Dopo la prima ondata pandemica, questa associazione è scomparsa.
  • L’allele Hla-B*49, invece, si è rivelato un fattore protettivo.

Uno studio rivoluzionario con implicazioni future

Questa scoperta non solo aiuta a comprendere la diffusione del Covid-19, ma potrebbe anche essere utilizzata in futuro per prevenire altre pandemie, individuando le popolazioni più a rischio e quelle più protette.

Un lavoro che apre nuove strade nel campo della medicina personalizzata, dimostrando che genetica e ambiente possono influenzare l’evoluzione di una malattia a livello globale.

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Covid-19, cinque anni dopo: cosa è cambiato e quali lezioni abbiamo imparato

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Cinque anni fa, l’Italia si fermava. L’8 marzo 2020, l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte annunciava il primo lockdown totale della storia repubblicana. Un provvedimento drastico, nato dall’esplosione dei contagi da Covid-19, che costrinse il Paese a chiudere in casa 60 milioni di persone, con l’unica concessione delle uscite per necessità primarie.

L’Italia è stato uno dei primi paesi occidentali ad affrontare un impatto devastante del virus. Il primo caso ufficiale venne individuato nel paziente zero di Codogno, Mattia Maestri, mentre il primo decesso fu registrato il 21 febbraio 2020 con la morte di Adriano Trevisan a Vo’ Euganeo.

Nei giorni successivi, il Paese assistette a scene che rimarranno impresse nella memoria collettiva: ospedali al collasso, città deserte, striscioni con “andrà tutto bene” esposti sui balconi, mentre nelle province più colpite, come Bergamo, i camion dell’esercito trasportavano le bare delle vittime.

Con il Vaccine Day del 27 dicembre 2020, l’arrivo dei vaccini segnò l’inizio della campagna di immunizzazione di massa, accompagnata dall’introduzione del Green Pass, che portò a feroci polemiche e alla nascita di movimenti No-Vax. Il 31 marzo 2022 venne dichiarata la fine dello stato di emergenza in Italia, mentre il 5 maggio 2023 l’OMS decretò la conclusione della pandemia a livello globale.

Il nuovo approccio alla gestione delle pandemie

Cinque anni dopo il lockdown, il governo Meloni ha rivisto il piano pandemico nazionale, con l’introduzione di nuove regole che limitano l’uso di misure restrittive. I DPCM (Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri), usati ampiamente durante il governo Conte per imporre limitazioni agli spostamenti e alle attività economiche, non saranno più utilizzati, sostituiti da una gestione più parlamentare dell’emergenza.

Inoltre, il 25 gennaio 2024 è entrato in vigore il decreto che ha abolito le multe per chi non ha rispettato l’obbligo vaccinale, un provvedimento che ha riacceso il dibattito su come è stata affrontata la pandemia e sui diritti individuali.

La commissione d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza

Uno dei segnali più evidenti della volontà di rivalutare le scelte fatte è l’istituzione della commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione della pandemia, approvata il 14 febbraio 2024. La commissione ha già tenuto 24 audizioni, ascoltando esperti, rappresentanti istituzionali e figure chiave della crisi sanitaria, come l’ex commissario straordinario Domenico Arcuri, assolto di recente per l’inchiesta sulle mascherine importate dalla Cina.

A cinque anni di distanza: quali lezioni?

La pandemia ha lasciato un segno profondo sulla società italiana e ha messo in discussione il modello di gestione delle emergenze. Se da un lato c’è chi sostiene che le restrizioni fossero necessarie per salvare vite umane, dall’altro si solleva il dibattito su quanto fossero proporzionate e su eventuali errori di valutazione nelle misure adottate.

Oggi, il nuovo piano pandemico riconosce la necessità di una maggiore trasparenza e coinvolgimento del Parlamento, evitando misure straordinarie come quelle imposte con i DPCM. Ma l’eredità di quei mesi resta incisa nella memoria collettiva: l’Italia che si fermava, i bollettini quotidiani, i medici in prima linea e il ritorno, lento e faticoso, alla normalità.

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Covid: tra Natale e Capodanno scendono casi, stabili le morti (31)

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In Italia scendono i contagi mentre i decessi restano sostanzialmente stabili nella settimana tra Natale e Capodanno: dal 26 dicembre all’1 gennaio sono stati registrati 1.559 nuovi positivi, in calo rispetto ai 1.707 del periodo 19-25 dicembre, mentre le morti sono state 31 rispetto ai 29 casi nei 7 giorni precedenti. E’ quanto si legge nel bollettino settimanale sul sito del ministero della Salute. Lombardia e Lazio, seguite dalla Toscana, sono le regioni che hanno riportato più casi. Le Marche registrano il tasso di positività più alto (11,4%). Ancora una riduzione del numero di coloro che si sottopongono a tamponi: scendono da 44.125 a 34.532 e il tasso di positività cresce dal 3,9% al 4,5%.

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