Collegati con noi

Esteri

Spagna in fiamme, incendi record devastano il nordovest: 343mila ettari distrutti e migliaia di sfollati

Ondata di incendi senza precedenti nel nordovest della Spagna: devastati oltre 343mila ettari, 31mila sfollati, interrotte le linee ferroviarie verso la Galizia. Protezione civile ferma i pellegrini del Cammino di Santiago.

Pubblicato

del

Il nordovest della Spagna è devastato da una ondata di incendi senza precedenti, che sta trasformando vaste aree di Galizia, Asturie, Castiglia e Leon ed Estremadura in scenari di devastazione e cenere.

La Protezione civile ha lanciato un avviso urgente ai pellegrini del Cammino di Santiago, chiedendo di interrompere il percorso tra Astorga, Ponferrada e Bembibre, per il rischio di trovarsi intrappolati dalle fiamme.

Bilancio drammatico

Il bilancio è gravissimo: dall’inizio dell’anno sono stati distrutti 343.862 ettari di vegetazione, superando già il record del 2022 (306.555 ettari). Secondo il sistema europeo Effis, la Spagna è oggi il Paese Ue più colpito dagli incendi, davanti al Portogallo.

Da inizio agosto si contano quattro vittime, per lo più soccorritori, oltre 31.000 sfollati e centinaia di comuni evacuati. Le fiamme hanno raggiunto il cuore dei Picos d’Europa, costringendo alla chiusura della celebre Via del Cares.

Emergenza trasporti e pellegrini bloccati

Le conseguenze sono pesantissime anche per i trasporti: da cinque giorni le linee dell’alta velocità ferroviaria tra Madrid e Galizia sono interrotte, con migliaia di passeggeri bloccati nelle stazioni di Zamora e Ourense.

Molti pellegrini del Cammino di Santiago sono rimasti confinati negli ostelli, costretti a indossare mascherine contro cenere e gas tossici. “Che tristezza vedere ardere una natura così bella”, ha raccontato un camminante portoghese alle tv locali.

Una “situazione dantesca”

Dei 40 incendi attivi, 23 sono classificati come emergenza di livello 2, la massima gravità. “Una situazione dantesca e senza precedenti”, l’ha definita la ministra della Difesa Margarita Robles, sottolineando come l’Unità militare di emergenza (Ume) sia stata schierata con 4.000 soldati.

Il premier Pedro Sanchez visiterà domani l’area di Jarilla (Cáceres), dove un fronte di fuoco lungo 100 km brucia senza sosta da sette giorni.

Aiuti dall’Europa e speranze nel meteo

La Spagna ha attivato il meccanismo di Protezione civile europeo l’11 agosto, ricevendo “un’assistenza senza precedenti”, anche dall’Italia.

L’unico spiraglio arriva dall’agenzia meteorologica Aemet, secondo cui l’ondata di calore estremo che ha alimentato i roghi sta cedendo, aumentando la speranza di arginare la crisi.

Advertisement
Continua a leggere

Esteri

Il vocabolario della guerra e della pace in Ucraina

Dalle armi al cessate il fuoco, fino alla “Z” sui carri armati russi: il vocabolario della guerra in Ucraina che attraversa i negoziati tra Zelensky, Putin e la comunità internazionale.

Pubblicato

del

A come armi, quelle che Kiev chiede da anni per difendersi, ma anche come arsenale nucleare di Vladimir Putin, lo spettro che accompagna ogni trattativa.

I Baltici e la paura di essere i prossimi

B come i Paesi baltici, che osservano con apprensione il conflitto temendo di diventare il prossimo obiettivo delle mire espansionistiche del Cremlino.

Cessate il fuoco e Donbass

C come cessate il fuoco, obiettivo immediato di Zelensky e degli europei. D come Donbass, la regione che Putin rivendica come prezzo della pace.

Elmendorf e il fronte

E come Elmendorf-Richardson, la base militare in Alaska che ha ospitato l’incontro tra Putin e Trump. F come fronte, la linea di combattimento che da oltre tre anni divide l’Ucraina.

Garanzie di sicurezza e invasioni

G come garanzie di sicurezza, indispensabili per Kiev. I come invasione, quella scatenata il 24 febbraio 2022 dalla Russia.

Linee rosse e mobilitazione

L come linee rosse, quelle che Mosca e Kiev cercano di imporre. M come mobilitazione, la risposta ucraina alla guerra, e come i Mig-29, caccia di epoca sovietica ancora in prima linea.

Nato e Oblast contesi

N come Nato, l’adesione che Putin chiede di escludere per la pace. O come oblast, i territori ucraini contesi e insanguinati dai combattimenti.

Pace e ricostruzione

P come pace, il traguardo auspicato. R come ricostruzione, un’opera da miliardi che coinvolgerà Ue e grandi organizzazioni internazionali.

Sanzioni e trilaterale

S come sanzioni, quelle adottate dall’Ue contro Mosca e quelle solo evocate da Trump. T come trilaterale, l’incontro a tre tra Zelensky, Putin e Trump che potrebbe segnare la fine del conflitto.

L’ombra dell’Urss e i volenterosi

U come Urss, la cui caduta è definita da Putin “la più grande catastrofe geopolitica del XX secolo”. V come volenterosi, la coalizione guidata da Gran Bretagna e Francia a sostegno di Kiev.

La “Z” simbolo di invasione

Z come la lettera dipinta sui carri armati russi, divenuta il simbolo dell’invasione. Secondo il Cremlino significa Za pobedu (“per la vittoria”).

Continua a leggere

Esteri

Strage a Kharkiv, bombardamenti a Zaporizhzhia e l’uso provocatorio della bandiera americana da parte russa

Nuova giornata di sangue in Ucraina: 7 morti a Kharkiv, 3 a Zaporizhzhia, tra le vittime una bambina di un anno e mezzo. I russi sfilano un blindato americano con bandiera USA e russa, mentre Kiev rivendica la riconquista di sei villaggi nel Donetsk.

Pubblicato

del

Scorre ancora sangue in Ucraina. L’ennesima giornata di attacchi russi ha colpito duramente Kharkiv, nel Donetsk e a Zaporizhzhia, con un bilancio pesante di morti e feriti. A Kharkiv, città dell’est a ridosso del confine, sono morte sette persone e almeno 20 sono rimaste ferite. Tra le vittime anche una bambina di un anno e mezzo e un ragazzo di 16 anni.

Il sindaco Igor Terekhov ha riferito che un primo attacco con razzi ha colpito il distretto industriale, mentre un missile, probabilmente un Iskander, ha centrato un palazzo residenziale causando diversi feriti. Poco dopo, un sciame di droni ha colpito un’altra palazzina nella stessa zona, quasi collassata del tutto. Il bilancio di morti, per ora fermo a sette, potrebbe salire.

Le autorità locali hanno proclamato il lutto in tutta la regione, considerata una delle aree su cui Mosca potrebbe proporre concessioni.

Esplosioni a Zaporizhzhia

Anche Zaporizhzhia è stata colpita da missili russi. Il governatore ucraino Ivan Fedorov ha riferito che due ordigni hanno preso di mira infrastrutture strategiche. Non è chiaro se siano stati abbattuti o abbiano mancato il bersaglio, ma i detriti si sono trasformati in schegge letali, causando almeno 3 morti e oltre 30 feriti nelle aree residenziali circostanti.

Il blindato con la doppia bandiera

Un gesto di propaganda ha scioccato Kiev: vicino a Mala Tokmachka, le truppe russe hanno sfilato con un blindato americano M113 catturato, issando contemporaneamente la bandiera russa e quella statunitense. Un’immagine inedita, definita “arroganza totale” dal capo dello staff di Zelensky, Andriy Yermak: “I russi stanno usando i simboli degli Stati Uniti nella loro guerra terroristica di aggressione”.

Le riconquiste ucraine nel Donetsk

Mentre Mosca punta su bombardamenti indiscriminati, Kiev rivendica progressi militari. Negli ultimi giorni le forze ucraine hanno riconquistato sei villaggi nel Donetsk: Gruzke, Rubizhne, Novovodyanye, Petrivka, Vesele e Zolotoy Kolodyaz.

I paracadutisti ucraini hanno inoltre ripulito l’area di Pokrovsk da gruppi di sabotatori russi. Gli analisti sottolineano che, nonostante 18 mesi di offensive, Mosca non sia riuscita a sfondare in questa regione, costretta a intensificare i bombardamenti su centri abitati come Dobropillia e Kostiantynivka, dove oggi si contano altri quattro civili uccisi.

Continua a leggere

Esteri

Gaza, Hamas accetta la tregua di 60 giorni ma Israele frena: Trump sostiene la linea dura di Netanyahu

Hamas dice sì a una proposta di tregua di 60 giorni con rilascio parziale degli ostaggi, ma Israele respinge l’accordo. Netanyahu rilancia l’offensiva su Gaza City, mentre Trump sostiene la linea dura.

Pubblicato

del

Una nuova proposta di cessate il fuoco a Gaza è stata presentata al tavolo del Cairo dai mediatori di Egitto e Qatar. Lo schema prevede una tregua iniziale di 60 giorni per avviare negoziati e il rilascio di parte dei 49 ostaggi israelianiancora nelle mani di Hamas.

Il piano stabilisce la liberazione immediata di 10 ostaggi vivi e 18 morti, con la seconda tranche che includerebbe i rimanenti 12 vivi e 9 morti, seguita da negoziati per un accordo di pace più ampio con garanzie internazionali.

Hamas accetta, Israele frena

Hamas ha dato il suo sì alla proposta, dopo essersi consultata con la Jihad islamica e altre fazioni palestinesi. Ma da Gerusalemme è arrivata la freddezza: il governo guidato da Benjamin Netanyahu ha ribadito che non intende accettare accordi parziali, chiedendo il rilascio simultaneo di tutti gli ostaggi, il disarmo di Hamas e la smilitarizzazione di Gaza.

Il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir ha ammonito che Netanyahu “non ha il mandato per un accordo parziale”, minacciando di lasciare di nuovo l’esecutivo.

Il sostegno di Trump a Netanyahu

A rafforzare la linea dura del premier israeliano è arrivato il sostegno diretto di Donald Trump. Su Truth Social, il presidente americano ha scritto: “Vedremo il ritorno degli ostaggi solo quando Hamas sarà affrontata e distrutta. Prima accadrà, maggiori saranno le possibilità di successo”.

Preparativi per l’occupazione di Gaza City

Sul fronte militare, il capo di stato maggiore israeliano Eyal Zamir ha approvato il piano per occupare Gaza City, che prevede un’evacuazione della popolazione in meno di due mesi, seguita dall’accerchiamento e dall’entrata dell’Idf nel cuore della Striscia.

Netanyahu, parlando agli ufficiali dell’esercito, ha ribadito che Hamas è “sotto enorme pressione” e che la minaccia di un’invasione totale è l’arma più efficace per forzare la mano al movimento palestinese.

Una tregua ancora lontana

La ministra della Difesa Israel Katz ha sottolineato che Hamas ha accettato di discutere il rilascio degli ostaggi “solo perché teme la conquista di Gaza City”. Ma il clima resta quello di uno scontro crescente: la diplomazia appare sempre più marginalizzata, mentre sul terreno l’invasione israeliana sembra imminente.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto