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Napoli

Sfrattato il Pd di Napoli, non ci sono soldi in cassa per pagare il canone per la sede in centro

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Ristrettezze economiche. In pratica non ci sono soldi in cassa. Dunque il Pd di Napoli deve lasciare la sede molto costosa viste le limitate disponibilità economiche di oggi in via  Toledo e andarsene nella sede del Pd regionale. Così si salvaguardano anche i posti di lavoro di due dipendenti. C’è poco da decidere, è una scelta obbligata, anche perchè si è anche presentato ufficiale giudiziario per chiedere saldo dei canoni non pagati e di andarsene entro fine novembre. La sede di Toledo costa 2200 euro di affitto per lo spazio per le riunioni dei dirigenti politici e le iniziative del partito. Il bilancio approvato di recente, quello del 2017, riporta un passivo di circa 30.000 euro.

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Economia

Addio ad Aldo Frulio, storico broker marittimo e punto di riferimento dello shipping napoletano

Fondatore della Unitramp Shipbrokers, fu stimato da armatori di tutto il mondo: una vita tra discrezione, competenza e grandi successi.

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Lutto nel mondo dello shipping napoletano per la scomparsa di Aldo Frulio, 78 anni, broker marittimo tra i più apprezzati a livello internazionale. Nato a Torre del Greco, Frulio è stato il fondatore e guida della Unitramp Shipbrokers, società di brokeraggio navale tra le più influenti in Italia, stimata da armatori di primo piano come Gianluigi Aponte, numero uno del colosso mondiale Msc.

Una carriera costruita su competenza e umanità

Aldo Frulio ha saputo distinguersi non solo per l’elevata competenza tecnica, ma anche per le qualità umane che tutti gli riconoscevano: gentilezza, discrezione, affidabilità. Un vero signore del mare, stimato e rispettato in ogni contesto, capace di mantenere relazioni professionali solide e durature, anche nei mercati internazionali più complessi.

I grandi successi: commesse in Cina e alleanze strategiche

Tra i suoi successi professionali più rilevanti si ricorda la commessa plurima di oltre 15 navi bulk carrier post-panamax da 92.500 tonnellate, coordinate con il cantiere New Jiangsu Yangzijiang nei primi anni Duemila. Un’iniziativa a cui aderirono numerose shipping company torresi. Negli stessi anni Frulio guidò un’operazione analoga per un consorzio di piccoli armatori campani riuniti nel Canadry, con una serie di ordini per navi mini-bulker presso lo stesso cantiere cinese.

Negli ultimi tempi, grazie anche alla presenza del figlio Vincenzo Frulio, Aldo era riuscito a rafforzare la presenza del brokeraggio napoletano in Asia, favorendo ordini strategici di traghetti per Moby e Gnv presso i cantieri Guangzhou Shipyard International, oggi in fase di debutto sul mercato.

Un marchio storico dello shipping napoletano

La Unitramp Shipbrokers affonda le sue radici nel 1969, quando nacque a Napoli la CimaSud Srl, fondata da un gruppo di soci per offrire servizi di brokeraggio al nascente mercato armatoriale locale. Nel 1975, Aldo Frulio e Alberto Paoluzzi rilevarono la società e la trasformarono nell’attuale realtà, interamente controllata, dal 1980, dalla famiglia Frulio.

Da allora, Aldo è stato l’amministratore delegato e cuore pulsante dell’azienda, con il figlio Vincenzo come braccio operativo, consolidando rapporti con gruppi come Msc, Giovanni Visentini, Vincenzo Onorato e numerosi altri armatori campani.

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In Evidenza

Renzo Arbore premiato a Napoli: dedico questo riconoscimento ai miei genitori e alla mia Napoli

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Oggi alle 17.30, nella sala Scarlatti del Conservatorio di Napoli, Renzo Arbore (le foto sono di Imagoeconomica) riceverà il Premio San Pietro a Majelladalle mani del direttore Gaetano Panariello e della presidente Carla Ciccarelli. Un riconoscimento importante, conferito a chi ha saputo raccontare l’anima di Napoli con eleganza e profondità culturale. «Sono contento e grato – ha detto Arbore in un’intervista rilasciata a Il Mattino – perché riconoscono ufficialmente il lavoro che ho fatto per promuovere la musica napoletana nel mondo, in radio, in tv, e con l’Orchestra Italiana».

Un premio che Arbore dedica con commozione alla memoria dei suoi genitori: «Penso a mio padre con i suoi dischi a 78 giri e a mia madre che suonava le melodie partenopee al pianoforte. A Foggia, nell’ambulatorio di papà, arrivavano musicanti di strada con i motivi del dopoguerra».

Un’eredità artistica lunga più di cinquant’anni

Renzo Arbore ha ripercorso i momenti fondamentali della sua lunga carriera, ricordando con orgoglio il debutto dell’Orchestra Italiana nel 1991, proprio a Napoli, nel programma Canta Napoli International. «In oltre 30 anni – ha raccontato – abbiamo fatto quasi duemila concerti in Italia e in tutto il mondo: Russia, Cina, Australia, Americhe… un trionfo».

A spingerlo a fondare l’orchestra fu l’amore per la canzone napoletana, che negli anni Ottanta era percepita come “roba da nonni”. Arbore ha voluto riscattare quella tradizione, con eleganza e innovazione, immergendola nei ritmi internazionali grazie a «15 strumentisti made in Naples, più un oriundo: me!».

RENZO ARBORE

L’impegno per il riconoscimento Unesco della canzone napoletana

Da tempo Arbore è promotore dell’iniziativa per far inserire la canzone napoletana nel patrimonio immateriale dell’umanità dell’Unesco. «È un peccato grave non averlo ancora fatto – ha dichiarato –. Il motivo più noto al mondo è ‘O sole mio. Si sbrigassero!».

Nel corso dell’intervista, Arbore ha anche ricordato il suo ruolo di pioniere nella promozione di artisti che hanno segnato la storia della musica napoletana contemporanea. «Nel ’69 invitai gli Showmen di Mario Musella e James Senese, poi fu la volta di Pino Daniele, Roberto Murolo, Sergio Bruni, la NCCP, gli Osanna, Pietra Montecorvino…».

Il futuro: un libro e uno spettacolo sulla sua Napoli

Arbore ha annunciato di essere al lavoro su un nuovo libro e sogna uno spettacolo di memorie napoletane. «Racconterò la mia Napoli, a partire da quando suonavo nei locali vicino al porto con gli americani… vedremo».

Prima della cerimonia, lo showman visiterà la casa museo di Roberto Murolo al Vomero, sede della fondazione a lui intitolata. «Sarà un pellegrinaggio, per tuffarmi in un caro passato», ha concluso.

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Cronache

Riscossione in crescita ma troppe esenzioni: a Posillipo quasi un terzo non paga l’Irpef

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A tre anni dal “Patto per Napoli”, bilancio positivo secondo Baretta e Manfredi: scongiurato il dissesto, ma restano forti distonie. La riscossione fiscale a Napoli ha fatto importanti passi avanti, ma permangono distonie clamorose che emergono dai dati diffusi dall’Osservatorio del Comune, presentati ieri a Palazzo San Giacomo. A tre anni dalla firma del “Patto per Napoli”, lo strumento ideato per salvare i conti pubblici della città, le cifre mostrano un miglioramento, ma anche contraddizioni difficili da spiegare.

Nel dettaglio, per l’Irpef comunale con aliquota all’1%, si registra nel 2024 un aumento medio del gettito pari a 123 euro per contribuente a Posillipo, contro appena 43 euro a Forcella-Borgo Sant’Antonio Abate. Eppure, a Posillipo – quartiere con reddito medio di 150mila euro – il 29% risulta esente dal pagamento Irpef. A Forcella la percentuale sale al 52%, ma lì i livelli di reddito sono notoriamente bassi.

La riscossione coatta sostiene la città

165 milioni di euro incassati nel 2024 grazie alla riscossione coatta da parte di NOV – Napoli Obiettivo Valorepermetteranno, come spiega l’assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta, di mitigare l’aumento della Tari nella prossima manovra di assestamento. «Il bilancio è positivo: ridotto il disavanzo di oltre un miliardo, pagamenti ai fornitori ora a 30 giorni, avviati investimenti con Invimit e riscossione in miglioramento».

La tassa di soggiorno da 20 milioni l’anno e la tassa di imbarco aeroportuale da 10 milioni contribuiranno al decoro urbano e ai servizi per i turisti, senza gravare sui cittadini.

Il “Patto” come leva per la rinascita

Firmato il 29 marzo 2022 dall’allora premier Mario Draghi e dal sindaco Gaetano Manfredi, il “Patto per Napoli” prevede 1,23 miliardi di euro a fondo perduto fino al 2042, a patto che Palazzo San Giacomo si autofinanzi attraverso tre canali: riscossione, valorizzazione del patrimonio e aumento delle aliquote.

Tra le innovazioni, il cosiddetto “switch”: tutto ciò che viene incassato tramite riscossione coatta resta al Comune e non va restituito allo Stato. Un meccanismo che ha evitato il dissesto, scongiurato il blocco delle partecipate e permesso l’assunzione di oltre 2mila persone tra Comune e partecipate.

Manfredi: “Abbiamo evitato il dissesto”

«Dopo tre anni possiamo essere soddisfatti. La strada è tracciata – ha commentato Manfredi – e oggi possiamo guardare al futuro con serenità». Il Comune ha ripagato tutti i fornitori, ridotto il debito e avviato investimenti strutturali in città. Degli 800 milioni da recuperare per il riequilibrio finanziario, 730 milioni (90%) arriveranno dalla riscossione, e solo 73 milioni (10%) dalla gestione del patrimonio, attraverso aumento dei canoni e riduzione dei fitti passivi.

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