Collegati con noi

Cronache

Salvini a Napoli vuole imporre i termovalorizzatori, Di Maio gli spiega che “non c’entrano una ceppa”. E su Ischia il capo del M5S dice al leghista: basta balle sul condono

Pubblicato

del

Matteo Salvini a Napoli è andato ad abbracciare Arturo, il 17enne accoltellato e rapinato il 18 dicembre del 2017. L’ha fatto prima di lasciare la sede della Prefettura di Napoli dove si è a lungo intrattenuto anche con la mamma del ragazzo, Maria Luisa Iavarone. Così si è conclusa la giornata napoletana del ministro leghista. Una giornata spesa più o meno a discutere di questioni serie come l’ordine e la sicurezza pubblica tra Napoli e Caserta, aree dove c’è una certa effervescenza criminale. A fine vertice con le forze dell’ordine, il ministro, rivolto ai cronisti, ha detto “tornerò ogni mese”. E a chi gli chiedeva un giudizio su quanto accaduto in Galleria Umberto I, ovvero qualche scaramuccia tra manifestanti e polizia, il ministro col suo consueto tono di scherno, ha detto che era a conoscenza del fatto che ” c’erano in strada i soliti quattro deficienti dei centri sociali, ma di loro ci occuperemo quando finiremo le cose serie”.

La questione seria da affrontare è quella del tentativo della camorra di imporre una nuova fase di emergenza rifiuti. I tanti impianti per il trattamento della monnezza andati a fuoco altro non sono che tessere di questo  mosaico di sfida della camorra allo Stato. Prima di discuterne con sindaci, questori e prefetti di Napoli e Caserta, il ministro aveva incontrato i parroci di Napoli. Con loro aveva discusso di periferie abbandonate, occasioni di lavoro per evitare che i ragazzi finiscano nella rete del crimine organizzato. Ma questo è argomento che toccherà affrontare a tutto al governo nel suo complesso. Assieme ai parroci, ce n’era uno dei più combattivi sul terreno della lotta alla mafia della monnezza, padre Maurizio Patriciello. Questo parroco ha provato a spiegare a Salvini che “il problema sono gli scarti delle industrie, l’evasione fiscale, il lavoro nero, assenza di impianti per i rifiuti speciali” ho spiegato al ministro ci dice il parroco di Caivano. E il ministro ha spiegato in conferenza stampa che “si rischia il disastro ambientale, si rischia l’emergenza sia sanitaria che sociale perchè non c’è programmazione e c’è incapacità”. Perchè, con chi ce l’ha? gli chiede qualche giornalista. “Posso supporre che non si è fatto niente perché qualcuno ha interesse perché non si faccia nulla”, ha aggiunto. “È a rischio la salute dei cittadini come in nessuna altra regione italiana”, ha aggiunto. Quale è la soluzione? Per Salvini, la ricetta è quella più semplice, quella più banale. Bisogna fare i termovalorizzatori. Ma il sindaco Luigi de Magistris, non li vuole, obietta qualche giornalista. E Salvini, ha prontissima la soluzione.

“Il sindaco si oppone ai termovalorizzatori? Se li mangi i rifiuti” ha affermato provocatoriamente. “Non vorrei doverli imporre, abbiamo sentito tutto. Se c’è di mezzo la salute dei bimbi e c’è incoscienza da parte di pubblici amministratori allora si può anche imporre”.

“Stiamo parlando della salute di milioni di persone – ha aggiunto – A meno che de Magistris non sia disposto a fare un unicum mondiale e anche la Regione”. “Se trovano una localizzazione bene – ha concluso -altrimenti ci pensiamo noi”.

Vertice in Prefettura. Il ministro a colloquio con i vigili del fuoco sull’incendio doloso degli impianti per i rifiuti

Su questo versante, però, rispetto a questa lettura semplicistica del disastro della Terra dei Fuochi, è intervenuto l’altro vicepremier Luigi Di Maio, certo più competente e meglio informato su quanto accaduto e su quanto non è stato mai fatto nella terra dei fuochi. Ed è proprio Di Maio che, anche se non lo cita mai e anche se uno la vuole vedere senza malizia, si rivolge all’alleato Salvini con un post su Fb.

“Quando si viene in Campania e si parla di terra dei fuochi si dovrebbero tener presenti la storia e le difficoltà di questo popolo. La terra dei fuochi – scrive Di Maio –  è un disastro legato ai rifiuti industriali (provenienti da tutta Italia) non a quelli domestici. Quindi gli inceneritori non c’entrano una beneamata ceppa e tra l’altro non sono nel contratto di Governo”.

E continua Di Maio: “Lotta alla contraffazione, contrasto alle organizzazioni criminali, video-sorveglianza del territorio, bonifiche ed economia circolare. Tutte cose che sono nel contratto e che stiamo affrontando con il Ministero dell’Ambiente di questo Governo” conclude, molto seccato dall’invasione di campo di Salvini e dall’impreparazione sul delicato tema dei rifiuti in Campania. Peraltro il 19 novembre, tra qualche giorno, a Napoli, in Prefettura, dovrebbero arrivare il premier e un po’ di ministri del Governo proprio per affrontare in maniera radicale, drastica la questione terra dei fuochi,  ad oggi solo promesse future di impegni mai assunti e qualcuno mai rispettato. A questa riunione di Governo a Napoli, pare di capire che Salvini non ci sarà. Salvini che ha ricevuto un  mezzo “vaffa” dalla portavoce dei consiglieri regionali della Campania del M5S Maria Muscarà. “Salvini si occupi delle questioni di ordine e sicurezza pubblica che sono importanti, lasci stare l’ambiente e i rifiuti in Campania, protegga i siti dei rifiuti” sono le poche e sentite parole della signora Muscarà che sul suo profilo Fb, pubblica questo  manifesto che lascia poco spazio alle interpretazioni.

Anche sulla questione Ischia e le polemiche relative al condono vero o presunto, il leader leghista ha preso le distanze dal M5S, in maniera anche inspiegabile. “Sono in linea di principio contro le sanatorie, ne abbiamo pagato il prezzo in Sicilia qualche giorno fa, e non ritengo sia una giustificazione l’abusivismo di necessità. Ma c’era una richiesta dei sindaci. Speriamo sia l’ultimo” ha detto Salvini commentando le norme su Ischia contenute nel decreto urgenze. Parole con cui dà ragione a chi (Matteo Renzi e il Pd) sostiene che quello di Ischia sia un nuovo condono.  “Abbiamo chiesto che riguardasse comprovati casi su comprovate richieste con comprovate mancanze di risposte. Laddove c’era una necessità e un diritto da rivalere, il pubblico doveva riconoscerlo”, ha concluso . Anche su questo versante, Di Maio, non ha lasciato passare la provocazione come ha fatto spesso in questi mesi per senso di responsabilità e per evitare polemiche nel Governo. Di Maio è nettissimo con Salvini anche su questo versante. “Il condono a Ischia? È una balla!”. Abbiamo sintetizzato con le parole di Di Maio, il pensiero che il capo del M5S ha espresso con un’altro post su Fb, che ha chiesto a tutti di condividere. È un suo commento su ilblogdellestelle

Eccolo il posto di Di Maio 

ORA BASTA: ECCO LA VERITÀ SU ISCHIA!
Per favore condividetela con tutti!

Sono andato ad Ischia, ho visto con i miei occhi e mi sono impegnato ad aiutare quei cittadini. Perché è un loro diritto, un diritto che è stato loro negato per troppo tempo. Parliamo di un migliaio di persone interessate, chi accusa di averlo fatto per voti si copre di ridicolo. Io non ho nessun interesse personale, non ho nessun conflitto di interessi, non ragiono in quella maniera. È il mio dovere in quanto rappresentante del Governo. Non c’è nessun condono e sfido chiunque a dimostrare il contrario. Provate ad andare in Comune a chiedere un nuovo condono. Vi rideranno dietro per aver creduto alle bugie del Pd e dei giornali.

Invito pubblicamente le opposizioni a venire con me a Ischia per parlare con queste persone e ripetere davanti a loro la balla del condono, sempre che non li infastidisca il contatto con la gente comune che non campa di privilegi.

Insomma anche questo post è un modo per rintuzzare un altra scortesia istituzionale e anche umana dell’alleato leghista su un tema assai delicato. Tema che è costato a Di Maio anche molti attacchi personali ed una campagna stampa di odio di chi ha messo in piazza anche la sua famiglia.

Advertisement

Cronache

Giffone (RC), i Carabinieri scoprono e distruggono la quinta piantagione di marijuana in pochi giorni

Pubblicato

del

Continuano le operazioni di contrasto alla coltivazione illegale di marijuana nel comune aspromontano di Giffone. I Carabinieri della Compagnia di Taurianova, supportati dallo squadrone eliportato “Cacciatori di Calabria”, hanno scoperto e distrutto un’altra vasta piantagione di marijuana nascosta in una zona boschiva e impervia. Questa è la quinta piantagione individuata nel giro di pochi giorni.

Durante l’ultimo intervento, i militari hanno rinvenuto oltre 2500 piante di marijuana, alcune delle quali superavano i due metri di altezza e si trovavano già in uno stato avanzato di crescita, pronte per essere raccolte. Sul posto, è stato sorpreso un giovane di 21 anni, residente a Giffone, mentre controllava lo stato di maturazione delle piante e gestiva un sofisticato sistema di irrigazione.

L’operazione ha impedito la produzione di oltre 70 mila dosi di marijuana, che avrebbero avuto un valore di mercato di circa 600.000 euro. Grazie all’intervento tempestivo dei Carabinieri, le piante sono state estirpate e sequestrate, prevenendo così l’immissione sul mercato illegale degli stupefacenti.

Attualmente, il procedimento è nella fase delle indagini preliminari. La responsabilità del giovane arrestato sarà valutata nel corso del successivo processo, in base alla fondatezza delle accuse mosse a suo carico. Non si escludono ulteriori sviluppi investigativi e probatori, anche in favore della persona indagata.

L’impegno dei Carabinieri nel contrastare la coltivazione e il traffico di droga continua a dare risultati significativi. La scoperta e la distruzione di queste piantagioni rappresentano un importante passo avanti nella lotta contro il mercato illegale degli stupefacenti, contribuendo a proteggere la salute pubblica e la sicurezza della comunità.

Continua a leggere

Cronache

Magnate asiatico Kwong, mai pagato o conosciuto Boraso

Pubblicato

del

Il magnate singaporiano Ching Chiat Kwong si chiama ‘fuori’ dalle accuse che lo inseriscono nell’inchiesta di Venezia, sostenendo di non aver “mai pagato, ne’ conosciuto” l’assessore Renato Boraso, in carcere per corruzione. Kwong, indagato dai pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini, ha fatto conoscere la sua posizione attraverso il proprio difensore, l’avvocato Guido Simonetti. Nelle carte dell’accusa il miliardario asiatico è chiamato in causa – per l’acquisto dei due palazzi veneziani Donà e Papadopoli, e per la trattativa sui ‘Pili’ – assieme a Luois Lotti, suo plenipotenziario in Italia, e Claudio Vanin, imprenditore prima con loro in affari, ora ingaggiato in una dura lotta legale con Lotti.. A Venezia c’è intanto attesa per capire quali saranno le mosse del sindaco Luigi Brugnaro, a sua volta indagato, che pressato dei partiti della sua maggioranza – in particolare Fdi – ha deciso di anticipare al 2 agosto (prima era il 9 settembre) la data del chiarimento in Consiglio Comunale. Brugnaro continua a lavorare, e non ha intenzione di presentarsi dimissionario.

E se può essere suggestivo accostarvi oggi le dimissioni di Giovanni Toti, suo ex compagno di avventura in ‘Coraggio Italia’, da ambienti vicini a Ca’ Farsetti si fa notare come le due vicende siano “completamente diverse”. Brugnaro è indagato per concorso in corruzione con i due dirigenti dell’ufficio di gabinetto Morris Ceron e Derek Donadini. Quando scoppiò l’inchiesta il Procuratore Bruno Cherchi aveva sottolineato che l’iscrizione del sindaco nel registro era stata fatta solo “a sua tutela”. I chiarimenti veri, tuttavia, non saranno possibili fino a quando i nomi di peso finiti nell’inchiesta non decideranno di presentarsi davanti ai magistrati. Oggi intanto ha provato a chiarire la propria posizione l’uomo d’affari singaporiano “Ching Chiat Kwong – ha dichiarato l’avvocato Simonetti – “non ha mai disposto né effettuato (neppure tramite persone terze) il pagamento di una somma nei confronti dell’assessore Renato Boraso”.

Inoltre “non ha mai neppure conosciuto l’assessore Renato Boraso”. E sulle due operazioni portate a termine da Kwong a Venezia, viene sottolineato che i due edifici citati nell’inchiesta, palazzo Donà e palazzo Papadopoli, “sono stati acquistati attraverso una procedura ad evidenza pubblica e a prezzi in linea (se non superiori) al loro valore di mercato”. Nelle carte dell’inchiesta, l’accusa sottolinea tuttavia che proprio per far abbassare il valore di acquisto di palazzo Papadopoli, da 14 mln a 10,7 mln, Boraso avrebbe ricevuto da Kwong “”per il tramite dei suo collaboratori”, la somma di 73.200 euro, attraverso due fatture da 30.000 euro più Iva, emesse da una società dell’assessore, la Stella Consuting, per una consulenza “in realtà mai conferita, ne’ eseguita”. Quanto all’affare, poi sfumato, dei Pili, l’avvocato di Kwong evidenzia “come la trattativai non si sia in alcun modo mai concretizzata, fermandosi ad uno stadio del tutto embrionale”.

Continua a leggere

Cronache

‘Sgomberate la Vela’, l’ordinanza del 2015 mai eseguita

Pubblicato

del

Un’ordinanza datata ottobre 2015 metteva in guardia dal pericolo crolli: la Vela Celeste va sgomberata, il succo di una relazione del Comune di Napoli messa nero su bianco. La firma in calce è quella del sindaco dell’epoca, Luigi de Magistris. Un sos che non troverà mai seguito e di cui oggi la città piange le conseguenze dopo il crollo del ballatoio-passerella che lunedì sera ha determinato la morte di tre persone e il ferimento di altre dodici. Dunque, non solo il documento datato 2016 che denunciava la mancata manutenzione dei ballatoi della Vela Celeste di Scampia con relativo rischio crollo, dal passato emerge anche un’altra carta che chiama in causa l’immobilismo delle istituzioni. Perché quell’ordinanza di sgombero coatto non è mai stata presa in considerazione?

E perché si è preferito agire con degli accorgimenti che sanno di palliativo piuttosto che affrontare di petto l’emergenza segnalata da quel documento pubblicato sull’albo pretorio del Comune? Domande in attesa di risposta e sulle quali la procura di Napoli – che ha aperto un’indagine contro ignoti per crollo colposo e omicidio colposo – intende fare chiarezza. L’ordinanza firmata de Magistris – è quanto emerge – era dettata dalla necessità di tutelare l’incolumità di 159 famiglie per un totale di 600 persone residenti nella Vela Celeste. Alla base del provvedimento c’era la relazione di un dirigente comunale che delineava un quadro di pericolo allarmante. Anche la politica chiede di fare chiarezza.

A partire dalla segretaria del Pd Elly Schlein che ne ha parlato al festival di Giffoni: “È un tragedia drammatica – ha detto -. Abbiamo immediatamente espresso tutta la nostra vicinanza alle persone, alle famiglie, al quartiere colpito. C’è da fare luce su quello che è accaduto perché non può succedere una cosa del genere”. Fare luce è quello che intende fare la Procura di Napoli che ha disposto l’ampliamento dell’area sottoposta a sequestro, dal terzo piano fino al piano terra. Le verifiche stanno riguardando anche le posizioni dei residenti nella Vela “incriminata” che, in gran parte, secondo quanto si apprende da fonti qualificate, risulterebbero abusivi. E intanto si sta rivelando più difficoltosa del previsto l’acquisizione della copiosa documentazione amministrativa sulla Vela Celeste. Si tratta in particolare degli atti relativi al progetto di riqualificazione ReStart e alla manutenzione del complesso di edilizia popolare con relative negligenze che oramai sono date per scontate. Fondamentali saranno per gli inquirenti le risultanze del lavoro affidato al perito, un ingegnere strutturista forense. Conferito, infine, l’incarico per gli esami autoptici sui corpi delle tre vittime.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto