Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, approva la politica monetaria della Bce, ma non nasconde che avrebbe preferito “una maggiore gradualità”. A pochi giorni dalle ultime considerazioni finali Visco parla al Festival dell’Economia di Torino, a un incontro al Teatro Carignano su ‘L’Italia, l’Europa e l’incertezza economico-politica globale”. Tra i temi affrontati c’è quello del ritardo europeo, e in particolare italiano, sull’innovazione e sullo sviluppo dell’auto elettrica. “Che succede adesso che il prezzo dell’energia tende a scendere così rapidamente? Mi aspetto – spiega Visco – che si raffreddi anche l’aumento dei prezzi dei prodotti finali. L’inflazione di fondo dovrebbe riflettere la riduzione del costo dell’energia. Se questo avviene la politica monetaria è quella corretta per tenere sotto controllo le spinte di domanda possibili e garantire il rientro sull’obiettivo di stabilità dei prezzi, anche se forse io avrei spinto per una gradualità maggiore”. Il governatore osserva che “non bisogna lasciare la politica monetaria operare da sola, come il solo gioco in città, ma deve essere accompagnata da una politica di bilancio accorta e dalla responsabilità delle parti sociali”. I salari, avverte Visco, “devono crescere con la crescita dell’economia, mentre se si mettesse in moto una corsa tra prezzi e salari sarebbe illusorio come lo fu negli anni ’70 e ’80”. Tra i temi c’è il ritardo sullo sviluppo dell’auto elettrica. “L’Italia e l’Europa – osserva Visco – sono rimaste indietro. È mancata la consapevolezza dell’importanza dell’innovazione in questo campo”.
La questione è generale perché “nell’innovazione, nel digitale la leadership non è sicuramente europea. Quando furono introdotti i cellulari c’era una componente di aziende del Nord Europa, ma non ha avuto successo. Le grandi imprese tecnologiche sono negli Stati Uniti. E’ difficile aspettarsi che l’innovazione provenga da imprese europee. In questo ambito “la questione auto – osserva – è esemplificatrice del problema. Nel 2015 ci fu una lunga discussione sul dieselgate e a Parigi ci fu una Cop importantissima. Già allora l’Asia era diventata il massimo produttore di auto al mondo. Da noi all’epoca mi colpì molto Marchionne che diceva che l’auto elettrica era di là da venire e che non faceva investimenti sull’auto elettrica. Comunque, anche se la Fiat li avesse fatti mentre non li facevano gli altri, sarebbe stato un problema”. Oggi, sottolinea il governatore, “siamo indietro sulla questione di dove si posiziona la rete che consentirà il passaggio all’auto elettrica dall’auto a benzina o a diesel. Con il Pnrr si possono cominciare a muovere i primi passi in questa direzione che riguarda i consumi e le infrastrutture, non l’innovazione”.
Anche sulle batterie elettriche, spiega Visco, “i cinesi sono molto pronti, mentre noi siamo piuttosto ai margini. Mancano grandi imprese, a livello europeo e sicuramente italiano. Forse c’è la possibilità di rientrare in questi mercati, ma serve unità, coesione e condivisione degli obiettivi”. Quanto alle spinte protezionistiche Visco osserva che “non si può fare a meno della Cina e, quindi, serve la cooperazione internazionale, la diplomazia. Non bisogna rinunciare ai principi cruciali, ma si deve fare di tutto per convivere al meglio”. Al Festival dell’economia, che ha come tema la globalizzazione, il governatore spiega il suo pensiero: “Che sarebbe successo se non ci fosse stata la globalizzazione? Le persone in povertà estrema non si sarebbero ridotte da 2 miliardi a 700 milioni e sulla pandemia non avremmo reagito come invece abbiamo fatto aprendoci in uno scambio di competenze per arrivare a un vaccino”. La globalizzazione è stata un processo straordinario, ma le stagioni di cambiamenti molto forti hanno benefici e anche costi. Abbiamo avuto un’apertura dei mercati, una straordinaria innovazione tecnologica, ma non è stata una marcia trionfale”.