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Roghi devastanti intorno ad Atene: 54 morti, decine di feriti e centinaia di dispersi

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Il bilancio di morte degli incendi devastanti nella zona a nord est di Atene, al momento, è di 54 vittime e decine di ustionati. Tra i feriti più gravi molti bambini. A rendere la situazione ancora più drammatica è il sindaco di Pikermi-Rafina, villaggio a pochi chilometri dalla capitale, Evangelos Bournos, secondo il quale gli incendi hanno distrutto finora almeno 1.000 abitazioni nell’area. Ci sarebbero molti disperi. Molti si sarebbero buttati in mare per scansare le fiamme alimentate da un vento fortissimo. Ed il rischio è che siano  morti annegati. Il cielo di Atene dopo 24 ore di fiamme è colorato di un inquietante arancio plumbeo mentre migliaia di persone costrette alla fuga ancora non sono potute rientrare. Sono centinaia i vigili del fuoco in azione. Non riescono però a domare le fiamme. Le autorità hanno dichiarato lo stato di emergenza, e chiesto l’aiuto dell’Unione Europea. Il premier Alexis Tsipras ha concluso in fretta una visita ufficiale in Bosnia per rientrare nella capitale e seguire personalmente l’emergenza. Nella città di Mati, sempre sulla costa, la Guardia Costiera è stata costretta a intervenire per evacuare centinaia  di turisti intrappolati sulla spiaggia, dove si erano rifugiati per evitare una morte atroce.

Emergenza roghi in Grecia. Morti e dispersi negli incendi devastanti a nord di Atene

Il fumo denso ha costretto le autorità alla chiusura della principale autostrada di collegamento di Atene con il Peloponneso. Sono sette gli aerei anti- incendio e quattro elicotteri che provano a circoscrivere i roghi dall’alto. Ma non basta, non è facile. Il vento forte alimenta come benzina il fuoco. Nelle prossime ore anche dall’Italia potrebbero arrivare due Canadair.  I tre ospedali della capitale sono in stato di allerta e si stanno attrezzando per ricevere altre persone coinvolte negli incendi.

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Trump attacca il giudice del processo, ‘mi odia’

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Donald Trump è pronto a dare battaglia al sistema giudiziario americano che lo ha incriminato, e interpretando il ruolo della vittima di una persecuzione politica, prova ad accreditarsi, almeno presso la base dei repubblicani, come il candidato più forte per le presidenziali del 2024. Dopo aver ricoperto di insulti, accusandolo di corruzione e manipolazione, il procuratore di Manhattan Alvin Bragg, nell’ultimo post sul suo social media Truth l’ex presidente ha iniziato a prendere di mira il giudice che con tutta probabilità presiederà l’eventuale processo a suo carico. “Mi odia”, ha tuonato il tycoon parlando di Juan Manuel Merchan. Il giudice ha già presieduto il processo contro due società della Trump Organization e il loro ex chief financial officer, Allen Weisselberg, uno dei consiglieri più fidati di Trump. E sta anche supervisionando il procedimento per frode e riciclaggio contro Steve Bannon, l’ex capo stratega del tycoon.

“E’ un tribunale fantoccio”, ha attaccato l’ex presidente ribadendo che si tratta di “interferenza nel voto”. La sua campagna ha annunciato che la raccolta fondi lanciata dal tycoon subito dopo la notizia della sua incriminazione ha raccolto oltre 4 milioni di dollari in un solo giorno. Dati che non possono essere verificati ma la diffusione di questo tipo di propaganda rivela come Trump abbia scelto la linea del contrattacco.

“Il presidente ha raccolto oltre 4 milioni di dollari nelle 24 ore successive alla persecuzione politica senza precedenti del procuratore di Manhattan Alvin Bragg”, si legge in una mail della campagna nella quale si sottolinea che il tycoon “è il principale candidato presidenziale repubblicano” e che “oltre il 25% dei fondi proviene da nuovi donatori”. Un elemento confermato dagli ultimi sondaggi che effettivamente indicano come la base repubblicana sia dalla sua parte e lo consideri una vittima dell’establishment corrotto. Intanto le forze dell’ordine di New York si preparano alla giornata epica di martedì 4 aprile, quando per la prima volta nella storia americana un ex presidente varcherà la soglia di un tribunale. Nelle ultime ore si sono susseguiti una serie di briefing tra la polizia della metropoli, Nypd, il Secret Service, gli US Marshals e gli agenti addetti ai tribunali per fare il punto sulla sicurezza e ridurre al minimo i rischi.

In un’intervista al britannico Times, l’attrice hard Stormy Daniels ha espresso il timore che l’incriminazione di Trump provochi nuovo caos, come accadde il 6 gennaio del 2021 con l’attacco a Capitol Hill. “E’ un fatto monumentale, epico. Sono fiera di me, è stata una vendetta. La cosa più divertente è che ho ricevuto la notizia mentre mi trovavo su un cavallo chiamato ‘Redemption’, redenzione”, ha raccontato la pornostar. “L’altro lato della medaglia è che questo evento dividerà ulteriormente gli americani. Se l’è già cavata una volta dopo aver aizzato alla rivolta e creato il caos. Quale che sia l’esito dell’incriminazione ci saranno violenza, feriti e morte”. Quanto ai timori di ritorsioni da parte dell’ex presidente, la 44enne ha ironizzato: “L’ho visto nudo, non c’è niente di peggio”.

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Dagli Usa 2 mld di nuove armi all’Ucraina, ma niente super razzi

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Quasi 2 miliardi di dollari di nuove armi, tra le quali per la prima volta missili Patriot e ‘bombe intelligenti’, ma ancora nessun Atacms, i razzi tattici a lungo raggio in grado di colpire obiettivi fino a 300 chilometri, quindi potenzialmente capaci di arrivare in territorio russo. Nella sua prima visita all’estero dall’inizio della guerra Volodymyr Zelensky non ottiene il bottino più agognato: gli Army Tactical Missile System, i razzi più a lungo raggio in dotazione alle forze armate americane, utilizzati dagli Stati Uniti anche nel 1991 durante l’operazione ‘Desert Storm’ per colpire i lanciamissili balistici a medio raggio e i siti missilistici terra-aria dell’Iraq. Il leader ucraino non può che essere grato a Joe Biden per l’aiuto senza precedenti alle sue forze armate, 18 miliardi di dollari di armi dall’inizio dell’invasione, e tuttavia è arrivato alla Casa Bianca anche per ribadire la necessità di sistemi Atacms e droni ‘Gray Eagle’ e ‘Reape’ che consentirebbero ai suoi uomini di rispondere alla controffensiva di Mosca e superare l’inverno. L’amministrazione americana su questo punto resta irremovibile.

I super razzi di lunga gittata, in grado di colpire nel territorio della Russia, rischiano di provocare un’escalation nel conflitto e l’uso da parte di Vladimir Putin di armi ancora piu’ letali, inclusa quella nucleare, nonchè un più diretto coinvolgimento degli Stati Uniti e lo spettro di “una terza Guerra Mondiale” che Biden evoca da mesi. Washington ha assicurato che continuerà a sostenere la resistenza di Kiev e in questo nuovo pacchetto da 1,85 miliardi di dollari ha incluso per la prima volta i missili Patriot, una decisione che ha stupito persino i vertici militari ucraini.

A lungo chiesti da Kiev, i sistemi, considerati il “fiore all’occhiello della difesa Usa”, sono in grado di intercettare missili balistici e saranno un’arma in più nelle mani di Kiev contro i continui attacchi della Russia sulle infrastrutture strategiche del Paese che stanno rendendo l’inverno ancora più insopportabile per milioni di ucraini. L’esercito americano si farà anche carico dell’addestramento, in un paese terzo, delle truppe di Kiev all’utilizzo dei Patriot. Dagli Stati Uniti partiranno anche 850 milioni di dollari di artiglieria e i ‘Joint Direct Attack Munition kits’. Questi kit rappresentano un passaggio in più rispetto agli Himars o agli Howitzers forniti nei mesi scorsi da tutto l’Occidente perchè sono in grado di convertire munizioni aeree non guidate in ‘bombe intelligenti’ per i jet ucraini con un tasso di precisione molto più alto. La convinzione di Washington è che i Patriot e le ‘bombe di precisione’, da soli, potranno davvero cambiare il corso della guerra.

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Russia a Onu, assurdo privarci del diritto a presidenza Cds

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 L’ambasciatore russo all’Onu Vassily Nebenzia in una intervista alla Tass ha definito l’idea di privare Mosca del diritto di presiedere il Consiglio di Sicurezza (come chiesto da Kiev) “semplicemente assurda”. Il diplomatico ha sottolineato tra l’altro che un’esclusione sarebbe impossibile senza modifiche alla Carta dell’Onu.

“Coloro che usano questa demagogia a buon mercato per privare la Russia del suo legittimo status giuridico sono ben consapevoli del lato legale della questione – ha aggiunto – La Russia è la continuatrice dell’URSS, soggetto di diritto internazionale che ha ereditato non solo i diritti e gli obblighi del suo predecessore, ma anche il suo stesso carattere giuridico. Lo status della Federazione Russa è ufficialmente riconosciuto dalla comunità internazionale. L’esclusione dal Consiglio di Sicurezza è impossibile senza modifiche alla Carta delle Nazioni Unite, così come è impossibile privare la Russia del diritto di presiedere il Consiglio”.

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