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Cronache

Rifiuti e camorra, Di Maio: Consiglio dei Ministri a Napoli per la Terra dei Fuochi

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Sugli incendi di impianti industriali della filiera dei rifiuti abbiamo parlato spesso. Da sempre proviamo a spiegare che è una emergenza nazionale quella dei rifiuti in fiamme in Campania. Finalmente il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, parla di opera di criminali e che occorre “intervenire con forza”. Alla riunione in prefettura di Caserta sull’incendio allo Stir di Santa Maria Capua Vetere, il quarto in pochi mesi in Campania, il ministro dell’Ambiente dice di essersi sentito “con altri colleghi, e  con il premier, perché è necessario che il Governo intervenga nel suo insieme con forza e vigoria”. Per fare che cosa? “Non ci faremo mettere in ginocchio da qualche criminale. Saranno le indagini a stabilire la causa del rogo allo Stir, ma posso già dire che gli impianti vanno presidiati in modo adeguato, vediamo cosa non ha funzionato, ma questa tipologia di incendi ci lascia molto perplessi”, ha aggiunto. Costa dice a chiare lettere che “la camorra fa schifo, e fanno schifo tutti quelli che l’aiutano come i colletti bianchi. Ciò non vuol dire che dietro i roghi c’è sicuramente la mano dei clan, ma dico questo per ricordare a tutti che a quei tempi, quelli dell’emergenza, non si ritorna”. Chiacchiere a parte, in una giornata di riunioni, vertici e parole, c’è una promessa concreta e di alto profilo che arriva dal Governo nazionale. La offre il vice premier e capo politico del M5S Luigi Di Maio, che ha fatto sapere che ci sarà a breve “un consiglio dei ministri in provincia di Caserta o di Napoli e prenderà provvedimenti importanti per la terra dei fuochi”. Per Di Maio è in atto una strategia criminale perché “si è passati da incendi sporadici a incendi organizzati. I depositi devono essere presidiati con nuove normative di sicurezza, serve prevenzione e più responsabilità di chi li gestisce. E poi servono più fondi”.  

A proposito di incendi organizzati e sottovalutazione della minaccia camorrista arriva la denuncia dell’Isde, i Medici per l’Ambiente della Campania, che con il loro presidente Gaetano Rivezzi, hanno attaccato tutti quelli che in questi mesi non hanno capito che c’è una regia dietro gli incendi di questi mesi.  Sono otto i roghi di impianti industriali in 1 anno , 3 in tre mesi e due in una settimana, tra Bellona, Battipaglia, Casalduni, San Vitaliano, Caivano, Maddaloni, Marcianise e ora  Santa Maria Capua Vetere.

“Le velenose enormi emissioni di diossina documentate anche dalla pachidermica Arpa Campania stanno creando un danno di salute non solo acuto nelle zone limitrofe, ma una persistente bioaccumulazione di pops (inquinanti persistenti patologici ad azione di bioaccumulo) nell’organismo umano”.

“Come Medici per l’Ambiente abbiamo già 3 volte ( in 3 Procure diverse) denunciato una strategia criminale in assenza di qualsivoglia controllo, riteniamo che l’assessore regionale all’Ambiente Fulvio Bonavitacola debba dimettersi per non aver in alcun modo evitato tali disastri: pensiamo ai mancati controlli, ad un inefficace Piano Regionale per lo smaltimento dei Rifiuti, ad una anche minima bonifica, ad una assoluta assenza di dialogo con i cittadini e i volenterosi difensori del territorio. L’accertamento delle responsabilità giuridiche è improrogabile e contiamo sull’azione della magistratura per stroncare illegalità e collusioni” scrive nell’ennesimo atto di denuncia il presidente dell’Isde Rivezzi.  

Alla fine del cosiddetto vertice in prefettura a Caserta (tecnicamente era un comitato per l’ordine e la sicurezza publica), al quale ha preso parte anche il ministro dell’Ambiente Costa, nelle dichiarazioni finali non si è andati oltre la generica affermazione di principio che si farà qualcosa in più perchè quel che sta accadendo non accada più. Forse la dichiarazione più succulenta della giornata è quella che ha dato ai giornalisti il prefetto di Caserta, Raffaele Ruberto. “Sono in contatto con il ministro dell’Interno Salvini, che sta seguendo costantemente la situazione del rogo che ha interessato lo Stir di Santa Maria Capua Vetere e degli altri episodi simili accaduti di recente. Presto il ministro verrà nel Casertano” ha annunciato il prefetto. Dal luglio di quest’anno, dopo che il Viminale ha emesso la circolare che ordinava alle Prefetture di individuare i siti di rifiuti “sensibili”, ovvero che potevano presentare rischi per la salute e l’incolumità della cittadinanza, la Prefettura di Caserta è stata tra le prime in Italia ad individuarne, ben 262.

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Falso terapista accusato di stupro, vittima minorenne

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Accoglieva le sue pazienti all’interno di un finto studio allestito in una palestra di Fondi e, una volta solo con loro nelle stanze della struttura, le molestava nel corso di presunti trattamenti di fisioterapia, crioterapia e pressoterapia, facendo leva sulle loro fragilità psicologiche e fisiche affinché non raccontassero nulla. Dolori e piccoli problemi fisici che spingevano ciascuna delle vittime, tra cui anche una minorenne, a recarsi da lui per sottoporsi alle sedute, completamente all’oscuro del fatto che l’uomo non possedesse alcun titolo di studio professionale, né tanto meno la prevista abilitazione, e che non fosse neanche iscritto all’albo. È finito agli arresti domiciliari il finto fisioterapista trentenne di Fondi, per il quale è scattato anche il braccialetto elettronico, accusato di aver commesso atti di violenza sessuale su diverse donne, tra cui una ragazza di neanche 18 anni, e di aver esercitato abusivamente la professione.

Un’ordinanza, quella emessa dal giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Latina ed eseguita nella giornata di oggi dagli agenti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, arrivata al termine di un’indagine di polizia giudiziaria svolta su delega della Procura di Latina. Durata all’incirca un anno, quest’ultima ha permesso di svelare, attraverso le indagini condotte anche con accertamenti tecnici, acquisizioni di dichiarazioni ed esami documentali, i numerosi atti di violenza da parte dell’uomo nei confronti delle pazienti del finto studio da lui gestito. Tutto accadeva all’interno di un'”Associazione sportiva dilettantistica” adibita a palestra nella città di Fondi, nel sud della provincia di Latina: quella che il trentenne spacciava per il suo studio, sequestrata in queste ore dalle fiamme gialle quale soggetto giuridico formale nella cui veste è stata esercitata l’attività professionale, in assenza dei prescritti titoli di studio, della prevista abilitazione e della necessaria iscrizione all’albo, nonché dei locali, attrezzature e impianti utilizzati. Un’altra storia di abusi a Lodi.

Vittima una ragazza siriana di 17 anni arrivata in Italia per sfuggire alla guerra e al sisma del 2023: finita nelle mani dei trafficanti è stata sottoposta a violenze e maltrattamenti e poi abbandonata. La Polizia, coordinata dalla Procura di Lodi e dalla Procura presso la Direzione distrettuale antimafia di Bologna, ha arrestato i due aguzzini.

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Aggressione omofoba a Federico Fashion style, ‘botte e insulti’

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Preso a schiaffi e pugni sul treno e insultato da un passeggero solo perchè gay. Un’aggressione omofoba che ha visto sul treno Milano-Napoli vittima Federico Lauri, conosciuto come Federico Fashion Style, parrucchiere e volto tv. Lo racconta lui stesso sui social e un’intervista al Corriere della Sera on line. “Preso a schiaffi e pugni in faccia su un treno Italo davanti agli occhi di tutti — scrive Federico, che è anche un volto di Real Time —Essere insultato, denigrato e aggredito per l’orientamento sessuale è vergognoso. Vi prego smettetela di chiamare la gente fr… L’omosessualità non è una malattia». L’aggressione è avvenuta sul Milano Napoli all’altezza di Anagni. Il treno si ferma per un guasto, Lauri chiede informazioni e un passeggero prima lo insulta con frasi omofobe e poi lo picchia. Lauri finisce all’ospedale a Colleferro cn un trauma cranico e una prognosi di 15 giorni. Ora promette che denuncerà tutto. “Questa bestia mi ha dato un cazzotto, ma se avesse avuto un coltello mi avrebbe accoltellato -dice al Corriere- Il rischio è uscire di casa e non rientrare più. L’omofobia è la malattia, non l’omosessualità. Loro si devono curare”.

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Lo stupro di Palermo, la difesa vuole la vittima in aula

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Dentro l’aula è scontra tra accusa e difesa. Fuori dal tribunale di Palermo i familiari dei detenuti che arrivano con il pullman della polizia penitenziaria sono in attesa di salutare ‘i loro ragazzi’ mentre non lontano una decina di associazioni hanno dato vita ad un sit in per chiedere di essere ammesse come parti civili. Sono in aula cinque dei sei giovani indagati per lo stupro di gruppo a una 19enne avvenuto lo scorso 7 luglio a Palermo in un cantiere abbandonato del Foro Italico. Uno solo segue l’udienza in videoconferenza, collegato da una sala del carcere dove è recluso. Assente la vittima dello stupro, ospite in una comunità protetta, fuori dalla Sicilia. L’unico minorenne del branco è in un istituto minorile, dopo essere stato già condannato a 8 anni e 8 mesi in abbreviato. L’udienza preliminare davanti al gup Cristina Lo Bue per i sei maggiorenni – Elio Arnao, Cristian Barone, Gabriele Di Trapani, Angelo Flores, Samuele La Grassa e Christian Maronia – si apre in un clima di scontro aperto tra le parti. I legali degli indagati hanno già preannunciato le contromosse per ribaltare le accuse nei confronti dei loro assistiti.

La linea difensiva è chiara ed è legata alla richiesta di ascoltare nuovamente la vittima alla luce delle “nuove prove” che gli avvocati avrebbero raccolto. Alla prossima udienza chiederanno l’abbreviato condizionato a una nuova audizione della vittima, già ascoltata dal gip di Palermo Clelia Maltese due mesi fa nel corso dell’incidente probatorio. Il materiale raccolto dalla difesa già in un’udienza stralcio a marzo non era stato ammesso fra le carte del procedimento, ma i legali insistono. Secondo gli avvocati le nuove prove dimostrerebbero in sostanza che la giovane era consenziente. Una linea difensiva che non sorprende l’avvocato Carla Garofalo, legale della ragazza. “Questa è letteratura – spiega -, lo fanno in tutti i processi per stupro. Lo farei anche io, ma è improbabile perché mai difenderò un indagato per stupro. In ogni caso questa tesi è insostenibile, perché ci sono i filmati che parlano (i video girati con i cellulari dagli stessi indagati ndr)”.

La legale parla di “un ambiente tossico” attorno alla sua assistita “che a Pasquetta è stata pesantemente minacciata e aggredita” e denuncia “una campagna denigratoria nei confronti della ragazza durata tutta l’estate”. “Io, purtroppo – aggiunge -, sono entrata nel processo solo a gennaio per cui non ho potuto gestire e seguire la parte precedente”. L’avvocato Garofalo sottolinea anche lo stato di profonda prostrazione vissuto dalla giovane: “ha alti e bassi, momenti di angoscia e di speranza. Per fortuna abbiamo un buon rapporto. Sta raccogliendo i cocci di tutto lo sfacelo attorno a lei, con aggressioni continue. E a volte si chiede chi glielo ha fatto fare”. Attorno alla ragazza vittima dello stupro si sono strette una decina di associazioni che oltre a manifestare davanti al tribunale hanno chiesto di costituirsi parte civile, così come ha fatto il Comune di Palermo. Il Gup ha rinviato ogni decisione alla prossima udienza, fissata per il 29 aprile. Se il giudice non ammetterà l’abbreviato condizionato i legali degli imputati dovranno scegliere tra l’abbreviato “secco” o l’ordinario.

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