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Capire la crisi Ucraina

Ramzan Kadyrov, il signore della guerra ceceno ha rubato macchine agricole per milioni di euro in Ucraina

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Ramzan Kadyrov, capo della Repubblica fantoccia cecena, ha fama di essere un signore della guerra sanguinario. Un titolo onorifico che s’è guadagnato sul campo grazie alle brutalità commesse in giro per guerre al soldo dei russi. In Ucraina, al momento, la sua masnada di guerrieri dell’Islam fedeli a Putin e al Patriarca Kirill, si sono distinti certamente per gli orrori commessi tra Bucha e Mariupol ma anche per i furti di decine di mietitrebbie che costano milioni di dollari a contadini ucraini uccisi e depredati. Ad accusare anche di furti di macchine agricole Kadyrov sono i servizi segreti di Kiev che hanno scoperto, grazie a rivelatori Gps piazzati sulle mietitrebbie e i trattori spariti dall’Ucraina, che si trovano a Grozny e nelle campagne della Cecenia. Bottino di guerra. Anche questi furti fanno parte della operazione militare speciale di Putin per denazificare l’Ucraina?

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“Operazione Mida”, l’inchiesta che scuote Kiev: water d’oro, sacchi di banconote e l’ombra di Zelensky sull’amico Mindich

Scandalo in Ucraina: Timur Mindich, stretto alleato di Zelensky, al centro dell’“Operazione Mida”. L’inchiesta anticorruzione scopre lusso sfrenato, tangenti per 86 milioni e una fuga all’estero.

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Un water d’oro massiccio, un bidet d’oro, e cucine piene di sacchetti di banconote da 200 euro. Sono le immagini più sfrontate dell’“Operazione Mida”, l’inchiesta che sta travolgendo l’Ucraina e mettendo in imbarazzo il presidente Volodymyr Zelensky.
Gli investigatori della NABU, l’agenzia anticorruzione di Kiev, hanno scoperto nella villa di Timur Mindich, l’uomo chiave dell’indagine, un patrimonio di lusso e sfarzo che stride con la crisi energetica del Paese, mentre milioni di ucraini vivono al buio per i bombardamenti russi.

Nella stessa abitazione — secondo quanto riportano i media — sarebbe stato visto anche Zelensky, che nel 2021 vi avrebbe festeggiato un compleanno, un dettaglio che oggi pesa come un macigno politico.


Chi è Timur Mindich, l’amico potente del presidente

Timur Mindich, 46 anni, nato a Dnipro, è stato per anni uno degli uomini più influenti e protetti del Paese.
Protetto a lungo dal “re degli oligarchi” Ihor Kolomoyskyi — oggi in carcere per riciclaggio — Mindich ha costruito un impero che spazia dai fertilizzanti ai diamanti, dalla finanza ai media, accumulando una ricchezza leggendaria e un potere trasversale.

È stato cofondatore della società di produzione Kvartal 95 insieme a Zelensky, la fucina che lanciò la carriera televisiva e politica dell’attuale presidente.
Secondo l’accusa, fu proprio Mindich a presentare a Zelensky l’oligarca Kolomoyskyi, poi tra i principali finanziatori della sua campagna elettorale nel 2019.

Oggi, lo stesso Mindich è l’uomo da cui Zelensky deve prendere le distanze. Il presidente ha promesso “pulizia totale” e sanzioni personali per gli imputati, ma le ombre dei legami personali restano.


L’inchiesta “Operazione Mida”: 86 milioni di euro in tangenti

L’indagine della NABU e della procura anticorruzione SAPO descrive Mindich come l’architetto di uno schema corruttivo da 86 milioni di euro, pari al 10-15% di ogni contratto energetico gestito da società pubbliche ucraine.
Un sistema tanto redditizio quanto cinico, in un Paese stremato dalla guerra.

Secondo i magistrati, Mindich “controllava l’accumulo, la distribuzione e il riciclaggio dei fondi illeciti nel settore energetico”, sfruttando le sue “relazioni amichevoli con personalità ai vertici dello Stato”.

A lui sono riconducibili diverse nomine politiche negli ultimi governi, tra cui quella dell’ex ministro della Giustizia German Galushchenko e dell’ex vicepremier Oleksiy Chernyshov, già rimosso per corruzione.

Fonti del Kyiv Independent sostengono che l’influenza di Mindich fosse tale da aver ispirato il tentativo del governo, lo scorso luglio, di ridimensionare i poteri della NABU, proprio mentre l’agenzia stava indagando su di lui.


La fuga e la soffiata dall’interno

Mindich è riuscito a fuggire il 10 novembre, meno di 24 ore prima della notifica ufficiale dell’indagine.
Secondo le autorità, avrebbe beneficiato di una soffiata interna: sarebbe stato avvisato da un alto funzionario della procura speciale anticorruzione, Andriy Synyuk, ripreso in video mentre incontrava un avvocato vicino all’imprenditore.

L’amico fuggitivo avrebbe quindi lasciato il Paese diretto in Israele, una delle sue mete frequenti, nonostante il divieto di espatrio per gli uomini in età da leva.

Già a giugno, la NABU aveva arrestato un parente di Mindich, Leonid Mindich, sorpreso mentre cercava di espatriare con 14 milioni di euro provenienti da una compagnia energetica di Kharkiv.


Zelensky nel mirino dell’opinione pubblica

Lo scandalo travolge l’immagine di Volodymyr Zelensky, che ora si trova a dover dimostrare di non aver mai coperto o favorito il suo ex socio.
La sua promessa di “tolleranza zero” contro la corruzione rischia di essere compromessa dal fatto che Mindich viene ancora definito, sui media internazionali, “stretto alleato del presidente”.

Mentre la guerra continua a devastare il Paese, l’Ucraina deve ora affrontare un’altra battaglia: quella contro il potere marcio e il denaro facile che hanno infettato le sue istituzioni.
E il paradosso è tutto nel nome dell’inchiesta, “Operazione Mida” — come il re che trasformava in oro tutto ciò che toccava.
Solo che, stavolta, quell’oro è il simbolo di un Paese che rischia di perdere la sua credibilità nel momento più fragile della sua storia.

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Ucraina, scandalo corruzione scuote il governo Zelensky: coinvolti ministri e alti funzionari

Scandalo corruzione in Ucraina: indagati ministri e funzionari vicini a Zelensky per mazzette milionarie legate al settore energetico. Dimissioni e arresti scuotono il governo.

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Un terremoto politico senza precedenti scuote Kiev. L’Ucraina è travolta da una “mani pulite” che colpisce ministri, dirigenti pubblici e uomini molto vicini al presidente Volodymyr Zelensky, accusati di corruzione e arricchimento illecito per centinaia di milioni di euro.
L’inchiesta, guidata dal National Anti-Corruption Bureau (NABU) e dal Specialized Anti-Corruption Prosecutor’s Office (SAPO), ha messo nel mirino alti funzionari della Energoatom, la compagnia statale che gestisce le centrali nucleari, e diversi esponenti del governo.

Lo scandalo esplode in un momento critico per il Paese: mentre l’esercito russo avanza nel sud-est e milioni di cittadini restano al buio per i bombardamenti sulle infrastrutture energetiche, l’opinione pubblica scopre che a Kiev i corrotti conducevano vite da nababbi.

Come possiamo rischiare la vita in trincea, se i funzionari a Kiev rubano alle nostre spalle?”, aveva denunciato qualche settimana fa un ufficiale del Donbass.


Dimissioni a catena e inchieste a tappeto

Nelle ultime ore, le conseguenze politiche si sono moltiplicate.
La ministra dell’Energia Svitlana Grynchuk (foto Imagoeconomica in evidenza) ha annunciato le proprie dimissioni in un post su Facebook, seguita dal ministro della Giustizia German Galushchenko, che fino a luglio guidava lo stesso dicastero energetico.
Zelensky, finora accusato di eccessiva protezione verso i suoi collaboratori, ha cambiato linea, chiedendo pubblicamente che le indagini vadano avanti senza eccezioni.

Il presidente, secondo la stampa ucraina, non può più permettersi di difendere i suoi uomini, anche per il crescente malcontento popolare.
Come sottolinea il Kyiv Independent, la stampa — dopo anni di silenzio in nome dell’unità nazionale — ha rotto gli indugi e pubblica ora inchieste e dettagli esplosivi sui responsabili del sistema di tangenti.


Gli indagati e la fuga del “padrino” di Zelensky

Secondo il quotidiano Ukrainska Pravda, al centro della rete corruttiva c’è Timur Mindich, figura chiave nel passato del presidente.
Produttore televisivo e mentore di Zelensky ai tempi della sua carriera artistica, fu con lui tra i fondatori della Kvartal 95, la compagnia di produzione che lo rese famoso.
Mindich sarebbe fuggito all’estero poco prima dell’arresto, avvertito da una soffiata.

Tra gli altri indagati figurano l’ex vicepremier Oleksiy Chernyshov e l’ex ministro della Difesa Rustem Umerov, fino a ieri segretario del Consiglio di sicurezza nazionale.
Secondo le procure anticorruzione, otto dirigenti sono formalmente incriminati per corruzione, abuso d’ufficio e arricchimento illecito.
Le accuse sarebbero supportate da intercettazioni in cui gli imputati discutono mazzette e appalti truccati, usando linguaggi in codice.

Tra i nomi emersi, quello di Ihor Myroniuk, alias “Rocket”, ex assistente dell’avvocato Andrii Derkach, oggi senatore a Mosca e accusato in patria di alto tradimento.
Dalle carte risulta anche il pagamento di 1,2 milioni di dollari e 100.000 euro all’ex vicepremier Chernyshov, soprannominato “Che Guevara”, già costretto alle dimissioni a giugno.
Almeno cinque dei principali sospetti sono stati arrestati.


Mazzette sull’energia e mancate difese contro i bombardamenti

Secondo le indagini, la rete di corruzione prevedeva una tangente fissa tra il 10 e il 15% delle entrate annuali delle società fornitrici di Energoatom, un sistema che avrebbe fruttato decine di milioni di dollari ogni anno.

Dalle intercettazioni emerge anche un aspetto ancor più grave: i responsabili avrebbero ritardato o ostacolato l’installazione delle misure di protezione per le centrali energetiche contro gli attacchi russi, scegliendo appaltatori disposti a pagare bustarelle pur di ottenere i contratti.
Un fatto che, se confermato, rischia di scatenare l’indignazione dell’intera nazione, già provata da due anni di guerra e sacrifici.


Zelensky sotto pressione

Lo scandalo mette in luce uno dei punti deboli storici del presidente Zelensky: la difficoltà a liberarsi della vecchia cultura del malgoverno ereditata dai tempi sovietici.
Dopo aver tentato lo scorso luglio di sciogliere NABU e SAPO, gli stessi organismi che oggi stanno portando alla luce le tangenti, il capo di Stato è stato costretto a fare marcia indietro di fronte alla rabbia dell’opinione pubblica.

Ora la sua immagine di riformatore è in bilico: la “mani pulite” ucraina potrebbe diventare la prova politica più difficile del suo mandato, proprio mentre Kiev continua a chiedere all’Occidente aiuti economici e militari per resistere alla Russia.

Il messaggio dei cittadini è chiaro: prima di vincere la guerra esterna, l’Ucraina deve vincere quella interna contro la corruzione.

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Ue, accordo tra Consiglio e Parlamento per accelerare gli investimenti nella difesa con il piano ReArm Europe

Accordo provvisorio tra Consiglio e Parlamento Ue per introdurre un quadro che renda più rapidi e coordinati gli investimenti nella difesa europea. Il piano ReArm Europe punta a rafforzare la capacità militare dell’Ue entro il 2030 e include anche l’Ucraina.

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Accordo provvisorio tra il Consiglio dell’Unione Europea e il Parlamento Europeo per introdurre un nuovo quadro normativo capace di rendere più rapidi, flessibili e coordinati gli investimenti legati alla difesa all’interno del bilancio comunitario. Si tratta di un passaggio decisivo per l’attuazione del piano “ReArm Europe”, noto anche come Piano di Preparazione 2030, che mira a rafforzare la capacità militare e tecnologica dell’Europa.

L’obiettivo: una difesa comune più pronta e moderna

L’intesa tra i co-legislatori europei segna un momento chiave nel percorso verso una maggiore prontezza alla difesa entro il 2030. Il piano punta a rafforzare la base industriale e tecnologica europea del settore militare, consentendo agli Stati membri di investire in maniera coordinata nelle nuove tecnologie e nella produzione di sistemi avanzati.

Il ministro della Difesa danese Troels Lund Poulsen, presidente di turno dell’Ue, ha sottolineato come questo accordo rappresenti “un importante traguardo nell’attuazione del piano ReArm Europe”. Ha inoltre ribadito la necessità di massimizzare gli investimenti nelle tecnologie a duplice uso per garantire la sicurezza collettiva europea, “insieme in Europa e con l’Ucraina”.

L’Ucraina associata al Fondo Europeo per la Difesa

Tra i punti centrali dell’accordo figura la partecipazione dell’Ucraina al Fondo Europeo per la Difesa, che apre nuove possibilità per la collaborazione nel campo della ricerca e sviluppo militare. Le imprese ucraine potranno così prendere parte a progetti europei congiunti e beneficiare dei programmi di finanziamento Ue.

Anche la ministra danese degli Esteri Marie Bjerre ha definito l’intesa “un messaggio forte” che testimonia come “l’Europa sia determinata a investire nella propria sicurezza e a rimuovere ogni ostacolo in questa direzione”.

Le modifiche ai programmi europei e il ruolo di Horizon Europe

L’accordo mantiene la proposta della Commissione Europea di semplificare e accelerare gli investimenti nel comparto della difesa attraverso la modifica di cinque regolamenti Ue: Digital Europe Programme, European Defence Fund, Connecting Europe Facility, SStep e Horizon Europe.

In particolare, Horizon Europe estenderà il proprio sostegno finanziario anche alle imprese legate alla difesa e al duplice uso, mantenendo in larga misura le regole di ammissibilità già previste per strumenti come il prestito Safe e il programma di difesa Edip.

Il piano ReArm Europe rappresenta dunque una svolta strategica per la sicurezza del continente, rafforzando l’autonomia tecnologica dell’Unione e consolidando la cooperazione militare con i partner europei e internazionali.

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