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Cronache

Quindicenne suicida a Santi Cosma e Damiano: ispezioni nelle scuole e inchiesta per bullismo

Il ministro Valditara annuncia ispezioni dopo il suicidio di un quindicenne in provincia di Latina. La Procura indaga per istigazione al suicidio: sequestrati cellulari e chat.

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Un’intera comunità è sconvolta per la morte di un quindicenne di Santi Cosma e Damiano, in provincia di Latina, che si è tolto la vita nei giorni scorsi nella sua abitazione. La Procura di Cassino (foto) ha aperto un’inchiesta per istigazione al suicidio e i carabinieri stanno ricostruendo le ultime ore del ragazzo, analizzando messaggi e contatti avuti nella serata precedente al gesto estremo.

Gli inquirenti hanno sequestrato i cellulari del giovane e di alcuni compagni di scuola. Al centro dell’attenzione c’è un messaggio inviato nella chat di classe, in cui il ragazzo avrebbe scritto: «Conservatemi un posto in prima fila».

Le denunce per bullismo

La vicenda si intreccia con episodi di bullismo denunciati dai genitori quando il ragazzo frequentava la scuola media. All’epoca la famiglia decise di trasferirlo in un altro istituto, a Castelforte, ma secondo il padre le prevaricazioni e le esclusioni sarebbero iniziate già alle elementari, senza che vi fossero mai state risposte efficaci.

Il fratello della vittima ha scritto una lettera alle massime autorità:

«Mio fratello si è ucciso per colpa dei bulli che lo perseguitavano. Ogni episodio rimasto senza risposte adeguate è un fallimento che pesa non solo sulle famiglie, ma sull’intera società».

E ha chiesto provvedimenti urgenti per contrastare il bullismo nelle scuole italiane, promuovendo una cultura del rispetto e della responsabilità.

L’intervento del Ministero

Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha espresso cordoglio e vicinanza alla famiglia, annunciando ispezioninegli istituti frequentati dal ragazzo: le scuole medie e l’istituto tecnico Pacinotti di Fondi, dove avrebbe dovuto iniziare il nuovo anno.

Le verifiche dovranno accertare se episodi di bullismo fossero emersi, se i docenti avessero colto i segnali di disagio e se fossero state applicate le misure previste dalla legge 70/2024, che obbliga le scuole a coinvolgere i genitori e attivare percorsi educativi, con possibilità di denuncia nei casi più gravi.

Un fenomeno che interroga la società

Il dramma del giovane studente riporta in primo piano la necessità di azioni concrete contro il bullismo, fenomeno che negli ultimi anni ha avuto conseguenze tragiche su molti adolescenti. Le indagini e le ispezioni ministeriali dovranno chiarire se ci siano state responsabilità o omissioni nel percorso scolastico del ragazzo.

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Cronache

Giugliano-Varcaturo, terrore in casa: arrestato 61enne per maltrattamenti e lesioni

A Giugliano-Varcaturo i Carabinieri hanno arrestato un 61enne per maltrattamenti in famiglia. Moglie e figlia, vittime di anni di violenze, hanno riportato 84 giorni di prognosi.

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Quando i Carabinieri della stazione di Varcaturo sono entrati nell’appartamento, hanno trovato sangue sul pavimento e sull’interruttore della luce, segni di una violenza brutale. La chiamata al 112 era arrivata poco dopo le 8 del mattino da una 31enne che, in lacrime, aveva denunciato di essere stata picchiata dal padre insieme alla madre.

Le vittime: madre e figlia

All’arrivo dei militari, la donna di 57 anni presentava lividi e graffi al volto e sulle braccia, mentre la figlia aveva il volto gonfio, il naso sanguinante e le labbra tumefatte. La sua maglietta era completamente imbrattata di sangue. Entrambe erano sconvolte e terrorizzate.

Anni di violenze e minacce

Dal racconto della giovane è emerso un contesto di maltrattamenti in famiglia che andava avanti da anni. Il 61enne, arrestato dai Carabinieri, era solito insultare e picchiare moglie e figlia. In un’occasione aveva addirittura strappato alla moglie invalida il cuoio capelluto. Sullo smartphone della figlia erano conservate foto e video che documentavano le aggressioni subite.

L’episodio che ha fatto scattare l’arresto

L’ultima violenza è esplosa dopo che le donne avevano consigliato all’uomo di recarsi al lavoro. Da lì l’ennesimo insulto rivolto alla figlia – “Ho il porco a ingrassare in casa, sei brutta!” – seguito da calci e schiaffi. La madre, intervenuta per difenderla, è stata colpita a sua volta.

Arresto e prognosi per le vittime

L’uomo è stato arrestato con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate. Le due donne sono state soccorse dal 118 e trasferite all’ospedale di Pozzuoli, dove i medici hanno diagnosticato 42 giorni di prognosi ciascuna, per un totale di 84 giorni.

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Cronache

Uomo muore dopo un pestaggio a Manduria: indaga la magistratura

Un 62enne originario di Napoli è morto dopo essere stato picchiato nei giardini pubblici di Manduria. La magistratura indaga sulle circostanze e sulle responsabilità del pestaggio.

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Un episodio di violenza si è trasformato in tragedia a Manduria, in provincia di Taranto. Un uomo di 62 anni, originario di Napoli e con alle spalle un periodo trascorso in una struttura riabilitativa per problemi di alcol, è stato aggredito a calci e pugni nei giardini pubblici della città.

Secondo le prime ricostruzioni, l’uomo avrebbe importunato alcune minorenni, scatenando la reazione del fidanzato di una di loro, che lo ha colpito con estrema violenza.

Il ricovero e il decesso

Dopo l’aggressione, il 62enne è stato trasportato in ospedale, dove le sue condizioni sembravano inizialmente sotto controllo. Tuttavia, il giorno successivo sono sopraggiunte complicazioni improvvise che hanno portato al decesso.

Le indagini in corso

La magistratura ha aperto un fascicolo per chiarire le circostanze della morte e valutare eventuali responsabilità penali. Restano da accertare sia la dinamica esatta dell’aggressione, sia il nesso tra le percosse e il decesso. Gli inquirenti ascolteranno i testimoni presenti nei giardini e acquisiranno le immagini delle telecamere di sorveglianza della zona.

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Urbanistica a Milano, il Riesame annulla due arresti: “Mancano prove di corruzione”

Il Tribunale del riesame di Milano annulla due arresti nell’inchiesta urbanistica. Per i giudici mancano prove di corruzione e il regolamento comunale era lacunoso sui conflitti di interesse.

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Nell’inchiesta sull’urbanistica milanese arriva una battuta d’arresto per l’accusa di corruzione. Il Tribunale del riesame ha annullato i provvedimenti cautelari disposti dal gip nei confronti dell’architetto Alessandro Scandurra e del costruttore Andrea Bezziccheri, entrambi rimasti per 12 giorni rispettivamente ai domiciliari e in carcere. Le giudici Pendino, Ghezzi e Papagno hanno motivato la decisione con la mancanza di gravi indizi, non con l’assenza di esigenze cautelari.

La posizione di Scandurra e i rapporti con Coima

Secondo la Procura, Scandurra avrebbe ricevuto incarichi da Manfredi Catella di Coima sgr mentre era membro della Commissione paesaggio del Comune di Milano, senza astenersi dall’esame dei progetti dei suoi clienti. Per il gip, ciò costituiva un atto contrario ai doveri d’ufficio e, sommato alle parcelle, integrava il reato di corruzione.

Il Riesame, però, ha sottolineato che non è emersa alcuna evidenza di un patto corruttivo e che Scandurra ha svolto incarichi professionali «di alto livello», regolarmente remunerati. Anche la fattura da 28 mila euro, ritenuta falsa dal gip, per i giudici è risultata riferita a un’attività effettiva e correttamente contabilizzata.

Le lacune normative sui conflitti di interesse

Il nodo centrale riguarda la disciplina sui conflitti di interesse. Per i pm, norme nazionali avrebbero imposto l’astensione di Scandurra. Per il Riesame, invece, il regolamento edilizio comunale – fino a giugno 2023 – obbligava l’astensione solo sui progetti propri e non su quelli dei clienti. Una norma «lacunosa e ambigua», ma che ha influenzato la condotta dei membri della Commissione, convinti di rispettare le regole locali.

Abuso d’ufficio e abrogazione

Il Riesame ha osservato che, in teoria, la condotta avrebbe potuto configurare il reato di abuso d’ufficio, per non essersi astenuti in presenza di un interesse personale. Ma il reato è stato abrogato dalla legge Nordio nel 2023 e, in ogni caso, mancava l’elemento soggettivo dell’intenzionalità.

Le chat e le prove ritenute deboli

Anche le chat sequestrate tra Scandurra, altri membri della Commissione e alcuni imprenditori non hanno convinto i giudici: «contenuto disadorno», privo di sollecitazioni a favorire interessi privati.

Una vicenda ancora aperta

L’inchiesta resta in corso, ma il Riesame ha tracciato un solco netto: non bastano incarichi e parcelle per provare la corruzione, occorre dimostrare un accordo illecito e un concreto condizionamento dell’attività pubblica.

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