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Economia

Ponte sullo Stretto, primo via libera dell’Ue

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Un primo via libera, in attesa che l’Italia prepari un progetto che convinca definitivamente Bruxelles. Matteo Salvini torna in Europa dopo gli anni burrascosi del governo Conte I e, sul dossier Ponte sullo Stretto, può fare rientro a Roma soddisfatto.

“Siamo disponibili a finanziare la prima fase di fattibilità”, ha spiegato la commissaria Ue ai Trasporti Adina Valean al termine della riunione dei ministri delle Infrastrutture dei 27. “Siamo decisi a completare il progetto, il Ponte sullo Stretto non unisce solo Sicilia e Calabria ma anche l’Italia al Nord Europa”, ha esultato il vicepremier. L’Ue, in linea di principio, non ha mai manifestato contrarietà per un progetto che, in Italia, è stato invece spesso al centro di contestazioni. La rete Ten-T, ovvero lo spazio unico europeo dei trasporti, oltre alla Tav, include anche il Ponte sullo Stretto, opera per la quale Bruxelles è quindi pronta a mettere mano al portafogli, sempre che il progetto rispetti i parametri comunitari, a cominciare da quello della sostenibilità.

Ma alla fine del Consiglio Ue Salvini ha dispensato ottimismo. “Il Ponte è una priorità per me, per il governo ed è di estremo interesse per la Commissione europea e molti colleghi di altri Paesi”, ha sottolineato il vicepremier che, domenica sera, ha affrontato il dossier in un faccia a faccia con Valean, a cena presso la residenza del Rappresentante aggiunto in Ue Stefano Verrecchia. “Aspettiamo un progetto solido”, è stata l’apertura del commissario europeo. Ed è proprio nel progetto, che Roma si giocherà la partita dei fondi europei.

“Se tutto va come mi auguro e come l’Italia si augura, entro due anni partiremo con i lavori”, ha assicurato Salvini confermando che, in manovra, il governo è intervenuto per il reintegro della società concessionaria. Il leader della Lega, nel suo nuovo esordio in Europa, non si è certo limitato al dossier Ponte sullo Stretto ma ha già aperto più fronti, dallo stop alle auto a benzina e diesel all’operabilità al confine col Brennero. Puntando il dito contro Vienna.

“La limitazione di merci, uomini e mezzi all’ingresso fra Italia e Austria è qualcosa di anti-storico, anti-europeo e anti-economico e non può andare avanti a lungo”, ha rimarcato. Del tema ne ha parlato anche in un bilaterale con il suo omologo tedesco, Volker Wissing, ottenendo – ha spiegato – pieno sostegno. Sul fronte ambientale, invece, Salvinipotrebbe aver anticipato una battaglia che, nel governo Meloni, gode di ampia condivisione.

“Mettere fuori legge le auto a benzina e diesel dal 2035 chiedendo nel contempo di passare all’Euro7 dal 2025 non ha nessun senso economico, ambientale e sociale”, ha spiegato, attaccando “l’integralismo ambientalista” dell’Ue, che “rischia di mandare a casa migliaia di operai”. La sensazione è che, sui temi del Fit for 55, il rischio di un braccio di ferro con la Commissione sia dietro l’angolo e coinvolga, oltre allo stop alle auto inquinanti un altro pacchetto piuttosto ‘caro’ all’esecutivo europeo: quello sugli imballaggi. A Bruxelles Salvini ha avuto anche un bilaterale con il suo omologo francese, Clément Beaune. E con lui ha rilanciato un cavallo di battaglia innanzitutto della Lega: il nucleare.

“Faceva parte del programma elettorale e il governo intende mantenere la parola”, ha assicurato il vicepremier, che prima di fare rientro a Roma ha visto a pranzo gli eurodeputati della Lega. L’incontro è durato poco meno di due ore e si è svolto lontano dai riflettori, proprio mentre il titolare del Mef, Giancarlo Giorgetti, si avviava all’Europa Building per l’Eurogruppo.

Ed è probabile che, per Salvini, sia stata anche l’occasione per serrare i ranghi in un gruppo che, tra i suoi membri, annovera anche il bossiano Angelo Ciocca. Ma all’indomani della vittoria del suo candidato a Varese per soli 12 voti , parlando con i cronisti, Salviniha ostentato tranquillità, pungolando nel frattempo il Pd: “che in un fine settimana freddo, piovoso, migliaia di persone vadano a scegliere direttivi e segretari è emozionante. Mentre altri celebrano i congressi sui giornali, noi li facciamo veri”.

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Economia

Compagnia San Paolo, un miliardo nel piano 2025-2028

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Ammontano a un miliardo di euro le risorse che la Compagnia di San Paolo mette in campo per le attività filantropiche fino al 2028. Lo prevede il piano strategico che guiderà le azioni della Fondazione nei prossimi quattro anni: 700 milioni saranno destinati al cambiamento sistemico e progetti di impatto, 160 milioni all’attività filantropica e alla realizzazione di progetti diretti di grande portata, come il restauro del complesso della Cavallerizza Reale di Torino, 140 milioni ai Fondi nazionali, filantropici e progetti futuri. “Il Piano rappresenta un concreto esercizio di programmazione strategica con al centro i valori fondamentali delle persone e delle comunità, coerentemente con la missione storica della Fondazione.

Si tratta di un piano flessibile, frutto di un processo partecipativo e condiviso, concepito per essere attuabile fin da subito con il contributo cruciale e sinergico degli organi della Compagnia, della struttura operativa e di numerosi stakeholder ed esperti esterni” ha spiegato il presidente Marco Gilli. La Compagnia aspetta l’esito della trattativa con il Mef sul tetto di un terzo del patrimonio che le fondazioni devono rispettare rispetto agli investimenti nelle banche conferitarie.

“Siamo fiduciosi di poter conservare le azioni di Intesa Sanpaolo”, ha affermato Gilli. “I colloqui li porta avanti l’Acri perché riguardano tutto il sistema delle fondazioni. Osserviamo che c’è un valore ad avere le fondazioni nell’azionariato, che riguarda non solo la stabilità, ma addirittura la sicurezza nazionale. In secondo luogo noi non abbiamo comprato altre quote, ma l’incremento della percentuale deriva dallo straordinario andamento della banca. Terzo, abbiamo una buona gestione di un portafoglio molto diversificato. Per questo siamo fiduciosi che si troverà una soluzione”.

Il valore di mercato complessivo del portafoglio di attività finanziarie della Compagnia è pari a 10,8 miliardi di euro al 12 febbraio. La componente strategica vale circa 5,2 miliardi, dei quali 4,5 miliardi rappresentati dalla partecipazione in Intesa Sanpaolo. Sul rinnovo della governance di Intesa Sanpaolo Gilli ha ricordato che “non sono ancora iniziate le interlocuzioni. Il piano deve essere approvato dalla Bce, l’auspicio è che l’autorizzazione arrivi entro fine mese”. Il ceo Carlo Messina, in collegamento, ha riconosciuto l’importanza “di avere azionisti stabili che garantiscono serenità al management della banca” e ha ribadito che Intesa Sanpaolo non è interessata al risiko bancario in corso “con una dinamica spesso caotica e confusionaria”.

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Bollette gas e luce, nel 2024 spesi 2.130 euro a famiglia

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Nel 2024 le famiglie italiane con un contratto di fornitura nel mercato libero a tariffa indicizzata hanno speso, in media, 791 euro per la bolletta della luce e 1.339 euro per quella del gas. Tra luce e gas, lo scorso anno gli italiani hanno pagato, mediamente, 2.130 euro in tutto. Lo rivela un’analisi del sito Facile.it. Guardando alla sola fornitura elettrica, la Sardegna, la Sicilia e il Veneto, si confermano come le aree con le bollette più salate. Per quanto riguarda le bollette del gas 2024, si è speso di più in Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e, ancora una volta, in Veneto.

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Economia

Confcommercio, la crescita 2025 va costruita da zero

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I consumi in Italia languono ancora e “l’auspicata crescita del 2025 va tutta costruita da zero”: parola di Confcommercio che nel consueto rapporto sulla congiuntura stima che il Pil italiano del mese di febbraio sia rimasto fermo a un +0,2% come a gennaio. “L”inizio del 2025 conferma le caratteristiche di disfunzionamento dell’economia italiana: ai robusti presupposti per una crescita dei consumi, favoriti anche dall’occupazione elevata, dai redditi reali crescenti e da un’inflazione sotto controllo, non corrisponde un coerente sviluppo della spesa delle famiglie” afferma Confcommercio.

E spiega che se le spinte all’economia devono provenire dai consumi, lo schema “più servizi meno beni” non sembra ancora generare un impulso sufficiente a sostenere l’attività produttiva nel complesso. Alla luce di questo secondo i commercianti “sembra difficile riconquistare il terreno perso in termini di prodotto lordo”. Dal lato dei consumi, il mese scorso l’Indicatore Icc di Confcommercio ha mostrato una variazione dello 0,3% rispetto allo stesso mese del 2024. La stima è sintesi di una lieve diminuzione della spesa per i beni (-0,1%) e di una crescita dell’1,4% per i servizi.

A livello delle singole voci di consumo che compongono l’indice sono molto articolate e agli estremi opposti della scala spiccano l’ottimo andamento della domanda di trasporti aerei (+11,2%) e il deciso calo di quella di auto (-3,8%). Tra le diverse funzioni di spesa le dinamiche più positive si rilevano per i beni e servizi per la comunicazione (+2,8%). Si conferma in positivo anche la domanda per gli alberghi e i pasti e le consumazioni fuori casa (+1,9%). E apprezzabili segnali di recupero hanno interessato anche gli alimentari, le bevande e i tabacchi (+1,3%). In moderata crescita si confermano i beni e i servizi per la cura della persona (+0,4%). Segnali di un modesto recupero hanno interessato anche la domanda per l’abbigliamento e le calzature (+0,4%).

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