Collegati con noi

Cronache

Calleri, Fondazione Caponnetto: riportare in Italia il tesoro da 3mila miliardi nascosto dalle mafie all’estero

Pubblicato

del

Con una conferenza stampa tenutasi nei giorni scorsi la Fondazione di studi sulla mafia Antonino Caponnetto ha illustrato le prospettive nazionali sulla mafia per il 2021. I temi trattati sono di stringente attualità e meriterebbero ben altra attenzione da parte di media e politica, ma in Italia, ormai da molti anni, il dibattito sulla mafia è ridotto a poco più di un rumore di fondo. Dalla mafia sanitaria che specula sugli appalti Covid e rischia, appena vedrà uno spiraglio, di inserirsi nella distribuzione dei vaccini, al tesorone delle cosche all’estero, stimato dalla Fondazione in circa tremila miliardi di euro, una cifra da capogiro. Tutte questioni che abbiamo approfondito con Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Caponnetto, analista e attento osservatore del fenomeno mafioso in Italia e all’estero, una di quelle voci che, parlando con cognizione di causa e dati alla mano, prova costantemente a tenere alta l’attenzione su quello che è il primo problema economico e sociale del nostro Paese. 

Presidente Calleri, la Fondazione Caponnetto ha stimato per le mafie un tesorone all’estero di tremila miliardi, come siete arrivati a questa cifra?

Siamo partiti da un caso sollevato un mese e mezzo fa dal quotidiano Domani. La notizia, come ho poi verificato, si basa su una informativa della squadra mobile di Reggio Calabria. Dalle intercettazioni emerge che un broker, tramite conti cifrati, gestirebbe per mano di alcuni gruppi criminali calabresi, siciliani e campani, un giro di affari di circa 500 miliardi di euro, di cui 130-135 di liquidità. Quello dell’informativa calabrese è un fatto, se costituisce o meno reato lo stabilirà la magistratura. La questione è molto semplice. Se una sola persona movimenta 500 miliardi per conto di cinque o sei gruppi, significa che, considerando tutti gli altri clan, di queste figure che riciclano i soldi delle organizzazioni criminali che ne saranno almeno altre cinque. Arriviamo così alla nostra proiezione di 3mila miliardi di euro. 

Quali azioni potrebbero essere messe in campo per provare a recuperare almeno una parte di questa cifra?

Dobbiamo trovarlo questo tesorone, che si utilizzino i servizi segreti. Io li manderei all’estero con la protezione diplomatica, con la quale sarebbero liberi di operare. Se non li possiamo impiegare per recuperare soldi sottratti al Paese dalle organizzazioni criminali italiane, a che cosa servono? I servizi nascono per tutelare la ragion di Stato. Ci vuole la volontà di mettere in campo un’azione del genere. 

Lei ha parlato di luoghi comuni che hanno preso piede nel contrasto alle mafie, quali?

Sono due. Il primo è che sempre più spesso l’antimafia viene parificata alla mafia. Troppe volte ormai sentiamo discorsi sull’inutilità dell’antimafia, sul fatto che sia formata da affaristi intenti a fare carriera. Non c’è però nessuna figura proveniente dal movimento antimafia ad occupare le posizioni che contano. Né un ministro né un sottosegretario. Il secondo errore è stato quello di ritenere che il contrasto alle mafie vada lasciato esclusivamente a forze dell’ordine e magistratura, svilendo l’utilità dell’antimafia sociale. È un peccato di autoreferenzialità. In realtà storicamente il movimento sociale antimafia si è occupato di lotta alla mafie ben prima che sopraggiungessero magistratura e forze dell’ordine. 

Servirebbe dunque che queste due parti lavorassero insieme.

La sinergia fra mondo sociale e forze dell’ordine e magistratura nel contrasto alle mafie è fondamentale. Ho visto con favore la dichiarazione di Conte, che per la prima volta ha affermato che quello mafioso è un virus peggiore del Covid. Bisogna concretizzare queste parole. Anzitutto sarebbe necessario che nel prossimo rimpasto di governo sia inserito qualcuno che conosce bene il fenomeno mafioso, perché al momento non c’è. Nel prossimo parlamento invece dovrebbero esserci almeno dieci parlamentari, provenienti sia da destra che da sinistra, che capiscano di mafia; ad oggi ce ne sono due o tre. Capire di mafia è una questione particolare: la mafia devi saperla annusare, devi capire come si muove.

 

In che modo e in quale momento le mafie potrebbero inserirsi nella distribuzione dei vaccini? 

Al momento l’interesse attorno ai vaccini si limita al mercato nero, alla contraffazione, all’inserimento nelle liste per il vaccino di persone a cui in questa fase non spetterebbe. Fino a quando sarà alta la soglia dell’attenzione, l’assalto ai trasporti è un’ipotesi possibile ma complicata. Sarà importante però non abbassare il livello d’allerta. Ma i business di quella che noi chiamiamo mafia sanitaria non si limitano ai soli vaccini. Includono anche appalti per le forniture, ambulanze, nomine nelle Asl, farmacie e parafarmacie. A causa dell’urgenza dettata dal virus abbiamo abbassato la guardia e le mafie hanno approfittato delle procedure semplificate per gli appalti. Sul tema ci sono molte operazioni in corso, dobbiamo stare attenti.

Il procuratore Nicola Gratteri sta portando avanti un imponente processo alla ‘ndrangheta, la preoccupa il silenzio mediatico sull’argomento? C’è un rischio isolamento per il pm?

Il silenzio è frutto del periodo che stiamo vivendo: la mafia non è più un tema all’ordine del giorno. Non capisco poi perché non si possano effettuare riprese video del processo. Il maxiprocesso ideato da Caponnetto fu ripreso e ancora oggi rappresenta un’eccellente testimonianza del comportamento dei mafiosi. È un peccato, sarebbe un documento importantissimo. Gratteri ha una personalità molto forte, non credo che sia isolato; però va sostenuto in questo processo e da questo punto di vista l’attenzione mediatica è importante. 

La Fondazione Caponnetto ha aperto il 2021 con un focus sulla provincia di Livorno. Qual è il ruolo giocato da questo porto nei traffici illeciti internazionali?

Negli ultimi anni nel porto di Livorno sono state sequestrate quasi sette tonnellate di cocaina, a cui si aggiungono i sequestri relativi ad altri tipi di droga. Solo ieri sono stati sequestrati seicento chili di hashish. Noi riteniamo che il porto di Livorno sia almeno in parte gestito dalle mafie. Se faccio arrivare in uno scalo tonnellate di cocaina, non posso permettermi di mettere a rischio quell’investimento. Le mafie controllano quindi una parte dei meccanismi burocratici interni grazie alla collaborazione di alcuni operatori portuali.

A maggio o forse a settembre i napoletani saranno chiamati ad eleggere il primo cittadino. Potrebbe esserci anche il dottore Catello Maresca come candidato civico. È un’evenienza che le farebbe piacere o la disturberebbe?

Io sono amico e ho profonda stima del dottor Maresca, una sua candidatura non potrebbe che farmi piacere. Premesso che la Fondazione Caponnetto è trasversale rispetto alle questioni politiche, io come Salvatore Calleri darei il mio voto virtuale a Catello Maresca. 

Advertisement

Cronache

Sangue infetto, la famiglia di un militare napoletano morto nel 2005 sarà risarcita con un milione di euro

Pubblicato

del

Dopo quasi vent’anni di battaglie legali, la Corte di Cassazione ha riconosciuto il diritto al risarcimento per i familiari di un militare napoletano, deceduto nel 2005 a seguito di complicazioni derivanti da una trasfusione di sangue infetto. La sentenza storica condanna l’ospedale Piemonte e Regina Margherita di Messina, stabilendo un risarcimento di oltre un milione di euro ai familiari del defunto.

Il militare, trasferitosi da Napoli a Sicilia per lavoro, subì un grave incidente durante il servizio che necessitò un intervento chirurgico d’urgenza e la trasfusione di quattro sacche di sangue. Anni dopo l’intervento, si scoprì che il sangue trasfuso era infetto dall’epatite C, portando alla morte del militare per cirrosi epatica. La complicazione si manifestò vent’anni dopo la trasfusione, rendendo il caso particolarmente complesso a livello legale.

In primo e secondo grado, i tribunali di Palermo e la Corte d’Appello avevano respinto le richieste di risarcimento della famiglia, giudicando prescritto il diritto al risarcimento. Tuttavia, la decisione della Corte di Cassazione ha ribaltato questi verdetti, affermando che la prescrizione del diritto al risarcimento non decorre dal momento del fatto lesivo ma dal momento in cui si manifesta la patologia collegata al fatto illecito.

Questa sentenza non solo porta giustizia alla vittima e ai suoi cari ma stabilisce anche un importante precedente per la tutela dei diritti dei pazienti e la responsabilizzazione delle strutture sanitarie. Gli avvocati della famiglia hanno sottolineato l’importanza della decisione, che apre nuove prospettive nel campo della giustizia sanitaria e sottolinea l’obbligo delle strutture ospedaliere di rispettare protocolli medici dettagliati, anche in situazioni di urgenza.

Il caso di Antonio (nome di fantasia) sottolinea la necessità di garantire la sicurezza nelle procedure mediche e di monitorare con rigore le condizioni di sicurezza del sangue donato, indipendentemente dalle circostanze. La sentenza rappresenta un passo significativo verso una maggiore giustizia e sicurezza nel sistema sanitario italiano, ribadendo che nessuna circostanza può esimere dal rispetto delle norme di sicurezza e prudenza necessarie per proteggere la salute dei pazienti.

Continua a leggere

Cronache

Addio a Italo Ormanni, magistrato e gentiluomo napoletano

Pubblicato

del

Italo Ormanni, magistrato, è scomparso all’età di 88 anni. Dopo una vita dedicata alla giustizia e alla lotta contro la criminalità organizzata, Ormanni ci lascia ricordi indelebili di un uomo che ha saputo coniugare serietà professionale e un vivace senso dell’umorismo. È deceduto ieri a Roma, nella clinica Quisisana, dove era ricoverato e aveva subito un’angioplastica.

La carriera di Ormanni, iniziata nella magistratura nel 1961, è stata lunga e fruttuosa, con servizio attivo fino al 2010. Tra i casi più noti che ha seguito, ci sono stati quelli che hanno toccato i vertici della camorra a Napoli, sua città natale, e importanti inchieste su eventi di cronaca nazionale, come il rapimento di Emanuela Orlandi e l’omicidio di Simonetta Cesaroni. Anche nel suo ruolo di procuratore aggiunto a Roma, Ormanni ha gestito casi di grande risonanza, contribuendo significativamente alla sicurezza e alla giustizia in Italia.

Oltre al suo impegno nel campo giudiziario, Ormanni ha avuto anche una breve ma memorabile carriera televisiva come giudice-arbitro nella trasmissione “Forum”, dove ha lasciato il segno con la sua capacità di gestire le controversie con saggezza e empatia.

Amante delle arti e della cultura, Ormanni ha sempre cercato di bilanciare la durezza del suo lavoro con le sue passioni personali, dimostrando che dietro la toga c’era un uomo completo e poliedrico. I suoi funerali si terranno a Roma, nel primo pomeriggio di lunedì, dove amici, familiari e colleghi avranno l’occasione di rendere omaggio a una delle figure più influenti e rispettate del panorama giudiziario italiano.

Continua a leggere

Cronache

Falso terapista accusato di stupro, vittima minorenne

Pubblicato

del

Accoglieva le sue pazienti all’interno di un finto studio allestito in una palestra di Fondi e, una volta solo con loro nelle stanze della struttura, le molestava nel corso di presunti trattamenti di fisioterapia, crioterapia e pressoterapia, facendo leva sulle loro fragilità psicologiche e fisiche affinché non raccontassero nulla. Dolori e piccoli problemi fisici che spingevano ciascuna delle vittime, tra cui anche una minorenne, a recarsi da lui per sottoporsi alle sedute, completamente all’oscuro del fatto che l’uomo non possedesse alcun titolo di studio professionale, né tanto meno la prevista abilitazione, e che non fosse neanche iscritto all’albo. È finito agli arresti domiciliari il finto fisioterapista trentenne di Fondi, per il quale è scattato anche il braccialetto elettronico, accusato di aver commesso atti di violenza sessuale su diverse donne, tra cui una ragazza di neanche 18 anni, e di aver esercitato abusivamente la professione.

Un’ordinanza, quella emessa dal giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Latina ed eseguita nella giornata di oggi dagli agenti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, arrivata al termine di un’indagine di polizia giudiziaria svolta su delega della Procura di Latina. Durata all’incirca un anno, quest’ultima ha permesso di svelare, attraverso le indagini condotte anche con accertamenti tecnici, acquisizioni di dichiarazioni ed esami documentali, i numerosi atti di violenza da parte dell’uomo nei confronti delle pazienti del finto studio da lui gestito. Tutto accadeva all’interno di un'”Associazione sportiva dilettantistica” adibita a palestra nella città di Fondi, nel sud della provincia di Latina: quella che il trentenne spacciava per il suo studio, sequestrata in queste ore dalle fiamme gialle quale soggetto giuridico formale nella cui veste è stata esercitata l’attività professionale, in assenza dei prescritti titoli di studio, della prevista abilitazione e della necessaria iscrizione all’albo, nonché dei locali, attrezzature e impianti utilizzati. Un’altra storia di abusi a Lodi.

Vittima una ragazza siriana di 17 anni arrivata in Italia per sfuggire alla guerra e al sisma del 2023: finita nelle mani dei trafficanti è stata sottoposta a violenze e maltrattamenti e poi abbandonata. La Polizia, coordinata dalla Procura di Lodi e dalla Procura presso la Direzione distrettuale antimafia di Bologna, ha arrestato i due aguzzini.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto