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Parigi, Mozzarella di bufala Campana e Grana Padano: per i consumatori è un matrimonio vincente. Il successo con Franco Pepe al Salone dell’alimentazione

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Metti una sera a cena a bordo di un bateaux mouche, che attraversa Parigi lungo la Senna illuminata dalla luna quasi piena, due protagonisti di grande qualità e le mani sapienti di interpreti di alto livello e sarà un successo sicuro.
Ovvero quando la mozzarella di bufala campana e il grana padano si incontrano. Lo fanno per rinforzare il concetto di alta qualità, per raccontare a tutti quanto è buono il food Made in Italy, e lo fanno da un palcoscenico mondiale -il Sial, salone internazionale dell’alimentazione di Parigi- con un interprete d’eccezione come Franco Pepe con la sua pizza.

Per celebrare bene questo matrimonio il consorzio di tutela della mozzarella ha scelto una crociera lungo la Senna. Musica, bollicine, mozzarella e grana padano come aperitivo, il cono Ciro a seguire: un impasto di bontà con pesto di rucola, mozzarella, fonduta di grana, olive di Caiazzo in un cono magistralmente fritto da monsieur Franco Pepe che spiega: “Ciro nasce da un’idea del mio amico Nino Di Costanzo – chef con grande amore per la materia prima e con due stelle Michelin – ed è dedicato a Ciro Paone, il fondatore della Kiton”, un’altra eccellenza campana. “La frittura spiega Pepe rende giustizia questo street food che era stato abbandonato e che oggi attraverso un percorso di sperimentazione, sia con materie prime importanti sia con tecniche di frittura innovative riusciamo ad dare un fritto sicuro”.
Per Domenico Raimondo, presidente del Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana dop questo matrimonio fra mozzarella e grana padano “è stato celebrato dopo anni di fidanzamento e convivenza: prodotti di qualità che uniscono l’Italia, non c’è nord senza sud e viceversa, siamo qui per dimostrare che le eccellenze italiane non hanno confini, sono uniche al mondo, e incontrano i favori dei consumatori come si è visto qui a Parigi”.
“Con questo matrimonio abbiamo dimostrato che il connubio di prodotti di qualità può dare vita a piatti importanti ed apprezzabili -dice Cesare Baldrighi, Presidente del Consorzio per la tutela del formaggio grana padano e questo salone di Parigi è il posto giusto per dimostrare la supremazia delle eccellenze italiani dei prodotti del latte su quelli francesi. Su questo ci sta dando ragione anche il mercato”.
E sulla tavola di giornalisti ed opinion maker francesi incuriositi da quelle fritture leggerissime e dall’utilizzo dei formaggi italiani, continuavano ad arrivare bontà come la pizza montanara interpretata da Franco Pepe cioè fritta e condita con riduzione di pomodoro e di basilico e mozzarella sminuzzata e ghiacciata. Un trionfo. Poi c’è stata la contaminazione fra due culture con i piatti dello chef francese Djibril Dameper a base di carni ma con grana padano e mozzarella, infine la bontà dolce: la pizza con le albicocche del Vesuvio, ricotta di bufala, granella di nocciole, mentuccia e polvere di olive di Caiazzo.
A Parigi anche Antonio Limone, direttore dell’Istituto sperimentale zooprofilattico per il Mezzogiorno di Portici e coordinatore degli istituti zooprofilattici di Italia: “al Salone Internazionale dell’Alimentazione si sono sposati mozzarella e grana padano sulla pizza di Franco Pepe, ambasciatore dei sapori campani nel mondo, dice Limone, ed è stata una scelta vincente qui a Parigi. Qui il mondo dell’alimentazione progredisce verso le nuove tecnologie per manipolare le materie prime e valorizzare i prodotti migliori. Noi campani abbiamo messo l’innovazione al servizio della tradizione e delle nostre eccellenze”.

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Intervento rivoluzionario a Napoli: ricostruzione della mandibola con intelligenza artificiale, prima volta in Italia

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Un’operazione straordinaria e senza precedenti in Italia è stata eseguita a Napoli, salvando la qualità della vita di Nona, una paziente georgiana di 48 anni e madre, colpita da un tumore aggressivo alla mandibola. Grazie a una tecnologia innovativa e all’impiego dell’intelligenza artificiale, i chirurghi dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Maxillo-Facciale dell’A.O.U. “Luigi Vanvitelli”, diretta dal professor Gianpaolo Tartaro, hanno ricostruito la mandibola e l’articolazione temporo-mandibolare con una protesi personalizzata, garantendo alla paziente il pieno recupero delle funzioni vitali come masticare, parlare e sorridere.

UN’OPERAZIONE MAI ESEGUITA PRIMA IN ITALIA

L’intervento rappresenta la prima applicazione in Italia e la seconda in Europa di questa tecnica rivoluzionaria. A rendere l’operazione unica è stato l’utilizzo di un device innovativo, progettato su misura grazie alla collaborazione tra chirurghi e ingegneri biomedici, che ha permesso di riprodurre con estrema precisione i movimenti naturali della mandibola.

La tecnica mininvasiva impiegata ha evitato cicatrici visibili e ha consentito alla paziente di recuperare in tempi record. In sala operatoria, oltre al professor Tartaro, hanno operato il professor Mario Santagada, l’anestesista Serena Merolillo e gli specializzandi Roberta Maiulo, Domato Setola e Martina Amodio.

«L’innovazione di questo intervento sta nella possibilità di un recupero funzionale completo – spiega il professor Tartaro – garantito da una protesi creata sulla base delle caratteristiche anatomiche del paziente, acquisite tramite scansione Tac e modellate con intelligenza artificiale».

UNA RICOSTRUZIONE PERFETTA E UN RECUPERO RAPIDO

Il tumore aveva compromesso la parte sinistra della mandibola e l’articolazione che collega la mascella al cranio, rendendo impossibili azioni quotidiane come parlare e mangiare. Le tecniche tradizionali avrebbero permesso solo una ricostruzione parziale, ma con questa innovazione la funzionalità è stata ripristinata completamente.

L’operazione è stata pianificata digitalmente e realizzata con dime chirurgiche per guidare il taglio osseo con precisione. Inoltre, l’approccio mininvasivo, simile a un lifting, ha consentito di preservare i nervi e i vasi sanguigni, riducendo il rischio di complicazioni e accelerando la ripresa.

Il Direttore Generale Ferdinando Russo ha sottolineato l’importanza di questo intervento:
«Questo è un esempio concreto di come la ricerca e le nuove tecnologie possano migliorare la qualità della vita dei pazienti. Prestazioni assistenziali all’avanguardia permettono cure più efficaci e tempi di recupero ridotti».

IL SORRISO RITROVATO

Dimessa dall’ospedale, Nona è tornata alla sua vita di sempre, incredula per il risultato ottenuto. Ora sogna di poter ricevere la visita della figlia in Italia, per mostrarle il volto sereno e sorridente che i medici di Napoli le hanno restituito.

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Salute

Chirurgia mininvasiva per i tumori addominali: recupero rapido al Malzoni Research Hospital

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Il Malzoni Research Hospital si distingue per l’eccellenza nella chirurgia mininvasiva applicata ai tumori addominali, garantendo interventi che riducono significativamente i tempi di degenza post-operatoria. L’approccio multidisciplinare adottato dall’Unità Operativa di Chirurgia Generale, guidata dal dottor Pietro Maida, consente di seguire le più aggiornate linee guida delle società scientifiche, offrendo ai pazienti cure all’avanguardia.

Un Team Multidisciplinare per la Chirurgia Mininvasiva

L’adozione della chirurgia mininvasiva rappresenta la nuova frontiera nel trattamento dei tumori addominali. Al Malzoni Research Hospital, questa metodologia viene applicata nei casi idonei grazie all’esperienza del dottor Maida e della sua equipe. L’obiettivo principale è garantire interventi efficaci con un recupero più rapido e meno invasivo per il paziente.

Uno degli ultimi interventi eseguiti ha coinvolto un paziente ottantenne affetto da tumore al colon sinistro. La procedura effettuata è stata un’emicolectomia sinistra, ovvero la rimozione del tratto di intestino che va dal colon trasverso distale fino alla giunzione retto-sigmoidea. L’intervento, eseguito in laparoscopia, ha avuto una durata di un’ora e trenta minuti e ha permesso una notevole riduzione dei tempi di recupero.

dottor Pietro Maida

Recupero Rapido e Dimissione Precoce

Grazie alla tecnica laparoscopica e alle procedure post-operatorie avanzate, il paziente è stato mobilizzato già dal giorno successivo all’intervento. Dopo una prima fase di rialimentazione semiliquida nella mattina di venerdì, la sera stessa ha potuto riprendere un’alimentazione più solida. Il ricovero complessivo si è limitato a circa 48 ore, dalle 13 di giovedì alle 9 di sabato mattina, con dimissione accompagnata dalla sola terapia di profilassi tromboembolica.

Il Protocollo ERAS: Un Approccio Integrato

L’applicazione del protocollo ERAS (Enhanced Recovery After Surgery) è stata determinante per il successo dell’intervento e il rapido recupero del paziente. Come spiega il dottor Maida, questo protocollo prevede la collaborazione attiva del paziente e dei suoi familiari, attraverso accorgimenti mirati sia nella fase preoperatoria che postoperatoria.

“Abbiamo applicato tutte le buone pratiche dell’ERAS, che prevedono un’attenta gestione del dolore, un’assistenza infermieristica intensiva e una precoce mobilizzazione del paziente,” afferma il dottor Maida. “Questo approccio consente di minimizzare il ricovero post-operatorio e di garantire un veloce recupero funzionale.”

Verso un Futuro di Chirurgia Sempre Più Innovativa

L’impegno del Malzoni Research Hospital nella chirurgia mininvasiva conferma l’importanza dell’innovazione tecnologica e dell’approccio multidisciplinare nel trattamento dei tumori addominali. Grazie alla laparoscopia e all’integrazione con i protocolli ERAS, i pazienti possono beneficiare di cure più sicure, meno invasive e con un recupero più rapido, migliorando significativamente la loro qualità di vita post-operatoria.

 

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Virus aviaria in formaggi da latte crudo, ma non ci sono casi

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I formaggi fatti con latte crudo proveniente da mucche contaminate con il virus dell’ aviaria mantengono il microrganismo infettivo al loro interno anche per mesi: e’ quanto ha osservato un nuovo studio Usa della Cornell university. I ricercatori hanno rilevato che il virus era ancora contagioso sia all’ interno di mini forme di formaggio iniettate in laboratorio con il virus H5N1, che in formaggi di una fattoria le cui mucche erano malate di aviaria.

In entrambe le situazioni il virus e’ sopravvissuto piu’ di due mesi pieni. Lo stesso gruppo di ricercatori aveva osservato che l’ H5N1 rimane contagioso nel latte non pastorizzato, tenuto in frigorifero, per 8 settimane minimo. Diego Diel, autore principale della ricerca finanziata dalla Food and drug administration, ha osservato che al momento non ci sono casi provati di trasmissione dell’ aviaria avvenuta tramite l’ ingestione di formaggi o latte.

“Ma – ha precisato – penso che cio’ sia possibile, come nel caso delle infezioni occorse ad addetti di allevamenti con l’aviaria, che hanno preso la malattia da schizzi di latte”. Il livello di pericolo – ha ipotizzato – dovrebbe essere legato alla quantita’ di sostanza contaminata assunta”. Il ministro della sanita’ Kennedy ha osservato di recente che “la malattia non puo’ essere diffusa dal cibo, e a quanto si sa non si puo’ prendere dalle uova, dal latte o dalla carne di un animale infetto”.

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