L’ex premier demolisce la strategia americana di Donald Trump e l’isolamento italiano in Europa: “Non siamo più indispensabili. L’Europa va avanti senza di noi”
È un Romano Prodi (foto Imagoeconomica in evidenza) senza freni quello che, intervistato dal Corriere della Sera, lancia stoccate pesanti alla nuova amministrazione americana guidata da Donald Trump e alla confusione politica italiana, incapace – secondo lui – di incidere davvero in Europa. L’analisi dell’ex presidente della Commissione UE parte dal voto del Parlamento europeo sul piano di riarmo, passando per i dazi americani, l’immobilismo europeo sulla difesa comune, fino al rischio che l’Italia diventi uno Stato marginale in una nuova alleanza franco-tedesca con la Polonia.
“Io avrei votato sì al piano europeo: è l’America che oggi è miope”
Prodi non ha dubbi: l’Italia doveva votare compatta a favore del piano di difesa europeo. «Avrei votato sì», dice, criticando l’approccio dilatorio e sterile di alcuni leader UE. La formula “Readiness 2030” di Ursula von der Leyen? «Mi ha fatto sorridere… si continua con passi troppo prudenti».
Ma la bordata più potente è riservata a chi crede ancora nel mito della protezione americana, proprio mentre Trump annuncia nuovi dazi e impone la sua agenda commerciale senza curarsi degli alleati. «Il voto all’unanimità per la difesa si può superare, basta volerlo. Se Orbán vuole, si faccia il suo esercito coi pennacchi. Ma l’Europa deve andare avanti, anche a due velocità».
“Trump parla di deficit? Allora tratteniamo i nostri soldi”
L’ex premier affonda: «Trump parla sempre del deficit americano con l’Europa. Ma se sommiamo anche i servizi e i big data, siamo noi in passivo». E lancia una proposta provocatoria: “Tratteniamo i 300 miliardi di risparmi europei investiti nei fondi americani”. Altro che trattative: una vera rappresaglia finanziaria mascherata da autonomia strategica.
Sull’atteggiamento di Trump, Prodi ironizza: «Vogliamo forse dirgli: fai pure? Ci faremo la frittata con i dazi, ma non stando a guardare».
“Meloni non conta nulla a Washington, e in Europa non siamo più centrali”
Per Prodi, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni non ha alcuna centralità nello scacchiere internazionale. «Tutti vanno a Washington, lei no. Così rischiamo di diventare Arlecchino servo di due padroni». Un tempo, secondo l’ex premier, l’Italia era pilastro dell’Europa, ora è un ospite tollerato. «Chirac mi diceva: non c’è Europa senza l’Italia. Purtroppo oggi non è più così».
Anche la visione sull’Unione europea è oggetto di critica: la Meloni, secondo Prodi, attacca il Manifesto di Ventotenesenza comprenderne il senso profondo, mentre in realtà «l’Europa è figlia tanto del sogno quanto del realismo, di Ventotene come di De Gasperi».
“Sulla pace in Ucraina? Trump e Putin non possono fallire. Ma la difesa comune avrebbe evitato l’invasione”
Sul conflitto ucraino, Prodi crede che un processo di pace ci sarà, per forza. «Trump e Putin non possono permettersi di fallire». Ma attacca: «Se avessimo avuto una difesa comune, l’Ucraina non sarebbe stata invasa». Quanto alla possibilità di inviare truppe europee per garantire un eventuale cessate il fuoco, Prodi critica l’idea che debbano essere solo truppe neutrali: «Inglesi e francesi dicono di essere pronti, tanto sanno che non lo faranno mai».
“In Italia ideologismi di destra e sinistra. E l’alternativa di governo non c’è”
Prodi fotografa l’Italia come un Paese spaccato, incapace di parlare con una sola voce sia sulla difesa sia sugli aiuti a Kiev. «A destra c’è il radicalismo dell’estrema destra. A sinistra lo stesso. È il ritorno degli ideologismi», dice. E aggiunge: «Questa destra vive perché la sinistra non è saggia».
Sul Partito Democratico evita il tema del congresso, ma ammette che “serve un’alleanza progressista che possa vincere”. Per ora, però, il governo resiste perché “esistono opposizioni ma non un’alternativa di governo”.